John Charles, il gigante buono della Vecchia Signora

John Charles, il gigante buono della Vecchia Signora

ACCADE OGGI – John Charles, il Gigante Buono della Juventus di fine anni ’50, si spegneva a Wakefield, il 21 febbraio di diciotto anni fa.

È il 1957. La Juventus non vince il campionato da ben cinque anni. Tanti, troppi per la blasonata Vecchia Signora. Per Agnelli serve la svolta. Prende prima un certo Omar Sivori, poi gli occhi cadono su un ragazzo grande e grosso che milita nelle file del Leeds United che trascina fino alla massima serie inglese. Non ci sono dubbi per l’Avvocato. John Charles dovrà essere il prossimo attaccante della sua Signora.

Riavvolgiamo il nastro e scopriamo davvero chi è John Charles.

JOHN CHARLES. DAL CALCIO AL PUGILATO, DAL PUGILATO AL CALCIO

By Geoff Charles – This image is available from the National Library of WalesYou can view this image in its original context on the NLW Catalogue, CC BY 2.0, Wikipedia

John, gallese di Swansea, nasce e cresce tra le miniere dove lavora il padre. La sua bontà cattura le persone che lo crescono. Viene apprezzato da tutti. Lavora come minatore, si adatta a spazzino e ciabattino. Comincia subito a dare calci al pallone tanto che viene anche convocato in Nazionale a soli 18 anni. La gioia dura poco.

Lo mandarono a Darlington per la leva militare. Si tratta di una cittadina distante cento chilometri da Leeds. Per lavorare si alza tutte le mattine alle cinque e va a lucidare i carri armati. Ben presto viene aggregato alla compagnia sportiva e ogni settimana poteva giocare le partite di campionato con il Leeds. Beh, il suo sogno. Giocare a calcio.

La fortuna dura poco perché il capitano Smith si accorge che John Charles è molto alto. E ben piazzato. Non ci pensa due volte e lo spedisce in palestra per imparare le tecniche del pugilato. Ma John è sempre stato essenzialmente un buono e nonostante vinca dieci incontri su dieci, quella non è proprio la sua strada.

In ogni storia c’è sempre qualcuno da ringraziare per aver fatto prendere una determinata piega agli eventi. E anche quella di John non fa eccezione. Infatti, un altro ufficiale, il maggiore Gordon cerca per la nazionale militare occorreva un centromediano. Il profilo perfetto? John.

GLI ANNI DI JOHN CHARLES A ELLAND ROAD

By Cesare Galimberti / OLYCOM – Alberto Costa , ed. (in italian) (2013) Il grande libro dello scudetto, Milan: Corriere della Sera, p. 45, Public Domain, Wikipedia

Siamo nel 1949. John sigla il suo primo contratto da professionista per il Leed United. Giocatore forte, imponente e difficilmente surclassabile. Ben presto diventa King John, il gigante buono.

A suon di goal riesce a trascinare, nel ’55, il Leeds nel massimo campionato. Charles non risente del salto di categoria e lo dimostra andando a segno trentotto volte. Il 1956-57, però, è segnato dall’incendio che il 18 settembre del 1956 distrugge quasi tutto lo stadio di Elland Road, le fiamme ingoiano divise, palloni, trofei e tribune, ma nessuno vuole abbandonare la casa in cui la squadra è cresciuta. L’anno successivo serve il sacrificio.

Nella tana del Leeds è presente costantemente Gigi Peronace, talent scout di una squadra italiana. La Juventus.

IL NUOVO GIGANTE DELLA VECCHIA SIGNORA

Di LaPresse – Vittorio Martone, Enrica Speroni, Francesco Frisari (June 22, 2021). Giampiero Boniperti, i ricordi sono a colori (in Italian). ultimouomo.com., Pubblico dominio, Wikipedia

Torniamo all’inizio della nostra storia. Al 1957, quando la Vecchia Signora decide di portare sotto la Mole il gigante gallese. Omar Sivori, Giampiero Boniperti e John Charles. Sarà il trio che farà sognare i tifosi juventini negli anni avvenire.

In campo si nota subito di che pasta è fatto il gallese. Riusciva a conciliare la stazza con l’estetica, la potenza con la precisione, la gagliardia con la realtà. I compagni lo ammiravano devotamente, gli avversari lo temevano rispettosamente. Il primo anno è da sogno: scudetto e 28 goal realizzati che gli valgono subito il titolo di capocannoniere del torneo.

Dal 1957 al 1962 il trio magico conquista tre scudetti e due coppe Italia. Sivori è il genio, a volte arrogante e rissoso, il vizio dell’Avvocato, Boniperti la bussola, Charles la torre, inamovibile. Alzi la mano chi, pensando a Sivori, non associa Charles e Boniperti. E viceversa. Tre nomi, un’unica persona, un’unica squadra.

Quando eri vicino a lui ti sentivi bene. Eri protetto dalla sua figura, eri protetto dal suo silenzio. Con lui al fianco avresti affrontato il mondo. Ma quante ne prendeva John e non ha mai reagito. Lo picchiavano per fermarlo o per non farlo saltare e lui niente, sopportava. Mai un lamento. Quando proprio non ce la faceva più, mi diceva: “Boni, quello picchiato me”. Già, come se io non avessi visto. Quante volte nello spogliatoio, nell’intervallo tra il primo e il secondo tempo, mi dimenticavo di bere il té per cercare di convincerlo a saltare alzando i gomiti, in modo da proteggersi. “Tu non devi fare fallo – gli spiegavo – devi solo saltare tenendo le braccia larghe. Sarebbe sufficiente. E se fai così noi facciamo gol sempre”. Lui annuiva, giusto per farmi contento, Poi tornava in campo e si comportava esattamente come prima. L’unica sberla l’ha data a Sivori per stoppare una reazione isterica verso l’arbitro. E Omar l’ha presa. Fermo, zitto. L’ha guardato solo un po’ così . – G. Boniperti

Il 1962 Boniperti, appena ritirato, offre un nuovo contratto a John. Il gallese firma. Ma non ha considerato la voglia della moglie Peggy di tornare in Inghilterra. Quel pezzo di carta con sopra scarabocchiato il suo nome dura una sola notte, l’ultima da juventino.

Poi dieci misere presenze con la maglia della Roma e una scintilla mai scoccata. Poi il Cardiff e, a quasi quarant’anni, chiude la carriera all’Hereford.

ADDIO JOHN!

Di sconosciuto – Figurina da Il calcio italiano, ed. 1961-62, Torino, SIDAM, 1961., Pubblico dominio, Wikipedia

La vita, a un certo punto, sembra voltargli la faccia. John è malato, ha un ictus. L’organismo è logoro e le speranze sono sempre più labili. Tante persone gli sono accanto da Umberto Agnelli, a Boniperti, Leoncini, Castano, Benito Sarti, Emoli, Garzena, Bettega e, soprattutto, Boldi. E ovviamente la dirigenza bianconera. Sono le 5 del mattino in un freddo febbraio nella città di Leeds. Si spengono per sempre i riflettori sulla vita di John.

Non resta che dire addio, in rispettoso silenzioso al professionista impeccabile, al gigante mite dall’animo fanciullo adorato dai tifosi, stimato e rispettato dagli avversari. Verrà sempre ricordato per il suo carattere mite, per essere stata una persona buona con tutti. Sarà ricordato come il Gigante Buono.

Charles, vi lascia e vi saluta; io, lo giuro, sarei rimasto tra di voi per sempre! – John Charles

Francesco Frosini
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