Posso passare una serata intera a parlare di cinema, a discutere di politica, a chiacchierare del più, del meno o di quanto possa essere frustrante avere 30 anni e far fatica a trovare lavoro. Però, non posso farci nulla: quando ci sono i mondiali e gioca la nazionale per un’ora e mezza mi metto in stand-by e mi trasformo in un tamarro incredibile. Ed è una trasformazione palpabile.
Non sono affatto superstizioso ma per le partite ho i miei riti. E l’ansia da attesa fa parte del gioco. Perciò, mi organizzo come meglio posso. Un giro lungo di messaggi, una casa come stadio, tabacco per l’intervallo, birre, birre e ancora birre. E caffè in quantità tali da arrivare a mezzanotte, orario di inizio di Inghilterra-Italia, come una corda di violino da allentare con le birre di cui sopra (e un goccio di mirto gentilmente offerto da Luca e Giovanna).
La cena è pronta e si respira inevitabilmente il profumo delle notti del 2006, perché ognuno vuole dimenticare l’acre odore di quelle del 2010. A ricordarci che son passati già otto anni sono la fede al dito di Matteo, la sua stempiata aggressiva, quella in progressione di Luca e, infine, Romeo e Sveva, cinque anni in due di teste ciondolanti dalla stanchezza rimasti con gli occhi e le ugole sgranate fino alla fine del primo tempo.
Ore 21.45: Tutti hanno finito la loro porzione di pasta allo scoglio, io mi accingo a finire il terzo piatto. Ho fame. La prima bottiglia di bianco con bollicine è andata e viene servita la seconda portata: merluzzo al forno con capperi, olive nere, pan grattato e patate.
Ore 22.30: Finisce anche il secondo. Qualcuno fa pausa sigaretta, gli altri sgocciolano il fondo della seconda e della terza bottiglia.
Gli stomaci pieni ci fanno rotolare sui divani ma l’ananas ci convince a tornare al tavolo per sperare di bruciare i grassi, giusto quelli che verranno reintegrati con la torta alla crema di limone.
Ore 23.55: la TV cambia proprietari. La maratona ‘Peppa Pig’ lascia il passo al pre-partita. Sveva è resa obbediente da una caramella e Romeo ancora non parla e non può protestare. Si comincia.
E’ l’ora degli inni nazionali e il tempo cambia la sua forma d’espressione. Non esistono più le ore ma il minutaggio della gara. Solo una coincidenza dovuta al fuso orario brasiliano permette di far partire il cronometro da zero alle 00:00. Pronti e via.
Minuto 2: le palpebre di Giovanna, la compagna di Luca, subiscono la gravità e cadono. Desireè, compagna di Angelo e madre di Romeo, cerca inutilmente di fare addormentare i bambini. Non s’immola per la causa, lo fa senza problemi perché tanto – dice – non ci sono giocatori poi così belli da guardare.
Passano i primi venti minuti senza particolari momenti d’esaltazione o frustrazione fatto salvo un intervento disperato in scivolata di Barzagli su cross di Sturridge e un tiro da fuori del funambolo Sterling (gran partita la sua, 19 anni di puro talento) che sfiora l’incrocio e tocca la parte esterna della rete (non ometterò di descrivere la mia faccia da ebete dopo che tutte le bollicine alcoliche ingurgitate mi hanno fatto credere che la palla fosse entrata).
Minuto 28: L’ansia fa stappare la birra numero… boh.
Minuto 35: calcio d’angolo per l’Italia. Vedo Pirlo fare velo e la palla arrivare a Marchisio: so già che posso esultare. Ed esulto. Inghilterra – Italia 0-1 e i bambini, lanciati dai genitori, volano quasi al soffitto ridendo come pazzi furiosi.
Minuto 36: riusciamo a sederci sul divano dopo l’esultanza giusto in tempo per congelare i sorrisi. Grande passaggio filtrante per Rooney, palla in mezzo e bel gol in controbalzo di Sturridge. Solo l’infortunio di un membro dello stuff inglese, la cui caviglia non ha retto il peso dell’entusiasmo per il pareggio sommato ai chilogrammi della sua pancia, ha riconsegnato una forma meno lineare alle nostre labbra.
Ci si prepara, finalmente, alla pausa tra il primo e secondo tempo quando in pieno recupero Balotelli prova un numero che ci fa saltare dalle poltrone e poco dopo il palo di Candreva sancisce la ribellione verbale contro qualsiasi divinità celebrata da tutte le culture dell’umanità dai tempi dell’Homo Erectus ad oggi.
Evidentemente, le partite del mondiale per molti italiani sono l’unico alleato utile alla lotta contro il fumo perché solo durante il quarto d’ora di riposo le terrazze – anche quelle dei vicini – si riempiono di tabagisti che aspirano nervosamente sigarette tra un commento tecnico-tattico e un’insulto al malcapitato Paletta, il nostro peggiore in campo del quale ho sentito dire, tra l’altro, qualcosa come: “ma quello che ha in testa, un’ascella?”. Mi perdoni l’oriundo in questione (Paletta è italo-argentino) ma per come porta la sua clamorosa pelata, un po’ se l’è cercata.
Comincia il secondo tempo: è l’una di notte ormai, e gli adulti hanno vinto la battaglia del sonno contro i bimbi e contro Luca, ceduto al sonno esattamente come Giovanna. Forse per spirito d’emulazione o magari per solidarietà di coppia.
Minuto 49 circa: Candreva si libera di un difensore inglese fermando la corsa e rientrando sul sinistro. Parte il cross e Balotelli supera agevolmente il difensore spilungone inglese di 187cm con un colpo di testa che lascia inerme e incolpevole Hurt, il portiere d’oltremanica. Parte il delirio. E’ questo il momento in cui tutte le birre scolate mi fanno dimenticare il taccuino degli appunti e i ricordi cominciano a farsi piuttosto confusi. Rimane traccia solo dei seguenti accadimenti: tra il minuto 58 e il 63mo lunga lista di capovolgimenti di fronte. Rooney risponde a Darmian ma il risultato non cambia. Poi qualche episodio dubbio in area italiana, la standing ovation riservata dal pubblico carioca a Balotelli (sostituito da Immobile) e la clamorosa traversa di quel genio indiscusso di Pirlo, accompagnano la partita e la mia sbronza in una stanza buia e girevole.
Ora, occhi puntati al Costa Rica, venerdì 20 giugno ore 18.00 italiane. L’Italia del calcio è a posto per un’altra manciata di giorni, quella della gente molto meno. I problemi non si scordano ma non sembra assolutamente un delitto per le nostre coscienze tenere ben separate le due cose.
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