Lou Reed. Dieci anni dalla morte di una leggenda

Lou Reed. Dieci anni dalla morte di una leggenda

ACCADE OGGI – Dieci anni fa dicevamo addio a Lou Reed, un’icona della musica e simbolo senza tempo di un’intera generazione.

Lou Reed ci lasciava esattamente dieci anni fa, all’età di 71 anni, a causa di numerosi problemi di salute. Lou è stato un’artista in continua evoluzione, che per oltre quattro decenni ha mantenuto viva la sua passione per emozionare e farsi emozionare. Durante questo lungo percorso, ha continuato a sorprendere il pubblico con un ininterrotto flusso di canzoni.

Dalla metà degli anni Sessanta ha sempre lasciato la sua impronta contribuendo a uno sviluppo significativo della musica rock, di cui incarna incredibilmente ancora il vero spirito: iconoclasta, ribelle, fuori degli schemi.
Vittima per anni di abuso di droghe e alcool ha avuto la la forza e la capacità di uscirne, acquisendo equilibrio e integrità.

Le origini di Lou Reed

Lou Reed, all’anagrafe Lewis Firbank Reed, nasce a New York il 2 marzo 1942, crescendo nella cittadina di Freeport, Long Island, all’interno di una famiglia della borghesia ebraica benestante.

La passione per il rock’n’roll lo cattura fin da giovane e a soli 10 anni inizia a strimpellare la chitarra, suonando in vari gruppi. La sua personalità eccentrica e ribelle lo porta a sfidare la società e la famiglia, specialmente riguardo alla questione dell’omosessualità, un argomento ancora culturalmente minaccioso e destabilizzante negli anni ’60. Insomma, un taboo.

Ovviamente gli si ritorce contro. Il giovane Reed viene sottoposto a una terapia di elettroshock, una pratica in voga all’epoca, che ha lasciato cicatrici profonde nella sua sensibile e fragile psiche. Ma dove trova la salvezza? Nella musica. Grazie a Lei, sogna e vive.

Punto di svolta nella sua vita è l’incontro con Delmore Schwartz, uno scrittore e poeta ebreo statunitense. Entrambi condividono il tormento di una sessualità repressa, frutto di una educazione oppressiva. Si incontrano durante le letture di Schwartz all’Orange Cafè, dove legge opere di autori come James Joyce ed T.S. Eliot, declamando poesie ai suoi studenti della Syracuse University. Schwartz diventa un mentore per Reed, ispirandolo con le sue opere.

Velvet Underground

Lou Reed comincia poi a scrivere canzoni commerciali per la Pickwick Records a partire dai quattordici anni, ma l’incontro con il polistrumentista gallese John Cale lo porta alla formazione dei Velvet Underground.

La band, profondamente radicata nella scena artistica di New York, è pioniera della new wave e comincia a rappresentare l’aspetto più oscuro e sotterraneo della cultura alternativa. I Velvet Underground cerano così una mitologia urbana con le loro canzoni, affrontando temi come la droga, il sesso, l’alienazione e la morte.

Con i Velvet Underground abbandona le tonalità blues e i ritmi afro-americani, che erano stati componenti fondamentali del rock’n’roll fino a quel momento. Quello che emerge dalla loro musica è un rock cameristico e minimalista, caratterizzato da una strumentazione innovativa e unica nel suo genere.

La mente intellettualmente ricercata e frenetica di Reed, unita all’avanguardia colta di John Cale, insieme alla fusione di generi musicali apparentemente opposti e alla commistione di musica e poesia, creano uno stile che ha ispirato generazioni di artisti. Oggi, i Velvet Underground sono considerati, insieme ai Beatles, uno dei gruppi più influenti dagli anni ’60 in poi.

Lou & Andy

Andy Warhol è un’altra figura fondamentale nella vita artistica di Lou Reed. I due si incontrano per la prima volta nel dicembre del 1965, quando Warhol assiste a una performance dei Velvet Underground al Café Bizzarre, su suggerimento della regista Barbara Rubin.

Warhol rimane immediatamente colpito dal gruppo e li scrittura per uno dei suoi spettacoli, l’Eruptin, successivamente noto come Exploding Plastic Inevitable. Questo spettacolo multimediale aveva lo scopo di abbattere le barriere tra diverse discipline artistiche e rappresentava l’incarnazione della “Pop Art”.

La Factory di Warhol diviene il quartier generale per i Velvet Underground, un laboratorio eccitante dove si potevano sperimentare nuove teorie estetiche, come la sensibilità “camp”, basata sull’amore per l’artificio e l’esagerazione. La frequentazione della Factory arricchisce la vita di Lou Reed, influenzandone profondamente suo lavoro nei successivi anni.

Andy, nonostante alcune resistenze, risce a far accettare alla band la presenza di Nico, affascinante attrice e modella dai capelli biondi e dall’accento teutonico, la cui voce profonda e spettrale creava un interessante contrasto con la musica sperimentale dei Velvet Underground.

Da questa collaborazione nasce così uno degli album più influenti nella storia del rock: The Velvet Underground & Nico. Questo album rappresenta una svolta, poiché rende la musica rock una forma d’arte con integrità, piuttosto che un mero prodotto commerciale. Pubblicato nel 1967, il disco viene prodotto da Warhol, concedendo alla band un alto grado di libertà creativa. La famosa copertina dell’album, raffigurante una banana che poteva essere sbucciata, è ideata da Warhol.

L’era solista

Lou, che aveva imparato molto dall’estetica e dal modo di vedere il mondo di Warhol, abbandona gradualmente la collaborazione con l’artista. I Velvet Underground pubblicano, così, tre album successivi sotto la guida di Steve Sesnick.

Nel dicembre del 1967, esce White Light/White Heat, un album che spingeva all’estremo le sonorità disturbanti e rumorose. Mentre, dopo l’uscita di Cale a causa di divergenze con Reed, la band pubblica The Velvet Underground nel marzo 1969 e Loaded nel settembre 1970. Quest’ultimo vede Lou Reed abbandonare il gruppo durante le registrazioni, a causa di problemi di salute e di gravi abusi di sostanze, con alcune canzoni ancora da registrare che vengono interpretate da Doug Yule, il bassista e tastierista sostituto di Cale.

Lentamente, i Velvet si disgregano portando Lou sull’orlo di una crisi psicotica. Il giovane Reed ne esce dando il via alla propria carriera da solista, salvata sin da subito da David Bowie che diviene produttore del suo secondo album, Transformer. Per l’occasione Reed dichiara pubblicamente la propria bisessualità e si trasforma, sempre con l’aiuto di Bowie, nel fantasma del rock: occhi bistrati, trucco giapponese, unghie laccate di nero. Il disco è una sequenza di successi.

Pubblicato nel novembre del 1972, questo album segna una svolta significativa nella carriera dell’artista, fornendogli finalmente il riconoscimento che aveva cercato a lungo e ridando vigore alla sua creatività.

Tuttavia sa affrontare il successo. Di conseguenza, abbandona rapidamente il suo stile glam e nei successivi anni sperimenta tra aspirazioni all’avanguardia e il suo ruolo di icona della trasgressione sessuale coinvolta nell’uso di sostanze stupefacenti.

Grazie all’acclamazione ottenuta, tuttavia, convince la sua casa discografica a supportare la realizzazione di un lavoro ambizioso come Berlin, pubblicato nel luglio del 1973.

La morte di Warhol e New York

Un duro colpo per Lou è, poi, la morte di Andy Warhol nell’87. Lo segna profondamente, così come segna Cale. Lou Reed e John Cale si ritrovano al suo funerale e, dopo 22 anni, decidono di tornare a lavorare insieme. Il progetto prevede una biografia musicale il cui titolo sarà il nomignolo con cui gli amici avevano soprannominato Warhol: Drella, combinazione di Dracula e Cindarella (Cenerentola).

Terminati di scrivere i testi di Songs For Drella, Reed, molto scosso dalle riflessioni che lo riguardano contenute nei diari di Andy Warhol appena pubblicati, inizia le registrazioni dell’album capolavoro della sua carriera: New York. Pubblicato nel febbraio 1989, incentrato sulla decadenza sociale, morale ed economica della “Grande Mela” agonizzante.

La Reunion

Nel 1993, Reed, Cale e Moe Tucker si riuniscono (senza Nico, morta nell’88). La band si esibisce in una serie di concerti europei, documentati poi nel doppio album Live MCMXCIII. Ma il pathos e la magia non riescono più a ricrearsi e le loro esibizioni mancano di quell’impatto emotivo che li ha sempre caratterizzati. La reunion dei tre membri originali dei Velvet Underground fu l’ultima volta che si esibirono insieme.

I Velvet Underground, sebbene non fossero una band di successo commerciale durante la loro esistenza, divennero una delle influenze più importanti sulla musica rock e sperimentale degli anni successivi, influenzando molte band alternative e punk. La loro eredità è evidente nelle sonorità di artisti come David Bowie, Patti Smith, R.E.M., Sonic Youth, Joy Division, e molti altri. La loro musica, nonostante inizialmente sottovalutata, rimane oggi un importante capitolo nella storia del rock.

La carriera da solista di Lou, dopo la reunion, prosegue fino alla collaborazione nel 2011 con i Metallica, che si concretizza con l’album Lulu.

Lou Reed muore a New York il 27 ottobre 2013, lasciando all’universo rock un vuoto enorme e un’eredità preziosa.

Francesco Frosini

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