Andare al Festival del Cinema di Venezia è sempre una grande emozione. Prima di tutto perché dopo tanti anni che vivo questa esperienza c’è stato il sole senza nubi e diluvi, e lo spettacolo del Lido in versione estiva rende ancora più affascinante l’atmosfera.
L’epicentro Excelsior così retrò e nostalgico nel suo look imperiale incornicia con i suoi stucchi i volti tirati e i fisici strizzati in improbabili mise di lunghi, lustrini e paillettes anche nelle ore del giorno.
Niente di più divertente che ammirare anche le scarpe, di tacchi esponenziali, che avvolgono i piedini delle belle signore che amano non passare inosservate. Ma il festival si sa, attrae sia i comuni mortali che le star che planano leggere senza alcuna intenzione di confondersi tra la gente, prediligendo il calpestio anche di un solo centimetro del tanto ambito red carpet.
Hostess e stuart blindano il percorso celestiale vestiti di nero indossando un bel paio di Persol (tra gli sponsor della manifestazione) sui bei faccini sorridenti indicando percorsi alternativi al pubblico che ama ammassarsi in multipiani umani all’arrivo dei divini. Così Hollywood sbarca qui, talvolta elargendo generosi sorrisi e talvolta mascherati in falsi imbarazzi sorpresi da così tanta curiosità… e perché mai saremmo tutti qui armati di macchina fotografica se non sapessimo che anche solo per un attimo il tuo tragitto intersecherà il mio percorso?
E’ una gioia, comunque, poter godere della vista di Al Pacino al suo arrivo in motoscafo prima che venisse fagocitato da tutti noi giornalisti in una conferenza stampa fiume, dove, generosamente, ha elargito tutta la sua arte da affabulatore. Ricordiamo che Al Pacino era qui a Venezia per presentare addirittura due film!
Per la presentazione di The Humbling, di Barry Levinson (regista di Sleepers, Toys, Wag the Dog e Good Morning, Vietnam) candidato per sei volte al Premio Oscar, e vincitore per la Miglior Regia, nel 1989, per il film Rain Man, il regista dichiara: “Al Pacino inizialmente ha proposto il libro. Mi ha chiesto di leggerlo. Lo lessi. Ne abbiamo parlato e condiviso lo stesso interesse e tono. Penso sia una sorta di salto di qualità. Questa storia è nelle nostre corde in termini di creatività, di un attore combattuto. Percorrendo tutta la sua vita. Al ovviamente può capirlo. Era ciò che ci interessava, ma non la storia nello specifico… Come fa un attore a interpretarlo?”. Il film, infatti, va oltre i sentimenti e non parla soltanto di un attore che sta invecchiando, ma qualcosa di molto più profondo che coinvolge tutti noi al cospetto delle fasi della vita più determinanti.
Invece per “Wilde Salome“, sempre con Al Pacino, la regia offre un ritratto intimo e profondo del grande attore alle prese con il ruolo di se stesso e del re Erode, in un viaggio ossessivo e appassionato, toccante e divertente allo stesso tempo.
Comunque qui a Venezia abbiamo spaziato da commedie amare o noir, da lacrime di commozione a tristi emozioni, da incredula noia a qualche bella risata piena e liberatoria. Tra queste, la commedia americana di Peter Bogdanovich “She’s funny that way” (fuori concorso) del grande maestro di “Ma papà ti manda sola?”. E l’equivoco si sa, è un escamotage che stimola la risata piena e leggera, attraverso battute e gag nella grande tradizione di Bogdanovich.
Anche i film italiani sono emersi nella loro varietà che spaziava dalla tragedia alla commedia, iniziando dalla prova del bravissimo Elio Germano ne “Il giovane favoloso“, film su Leopardi di Mario Martone. Avevo voglia di rivedere un bel film dell’amato regista, di cui, a distanza di quasi 20 anni, “L’amore molesto” (del 1995), rimane uno dei miei film preferiti.
Così come “Anime nere” di Francesco Munzi, con l’ottima prova di Peppino Mazzotta, noto ai più nel ruolo dell’ispettore Fazio di Montalbano. Una vicenda che si svolge dal nord fino in Calabria, sulle vette dell’Aspromonte, attreverso la storia di tre fratelli, figli di pastori, vicini alla ’ndrangheta, e della loro vite attuali e passate in un confronto che attraversa le anime e i sentimenti.
Rimanendo tra i film con interpreti italiani, presenti al Festival di Venezia, citiamo Hungry Hearts, con Adam Driver e Alba Rohrwacher, che ci ha dato un ulteriore conferma del valore del cinema nostrano oltre alla bravura unica dei nostri attori. Infatti i due interpreti hanno vinto entrambi la Coppa Volpi nella narrazione di una bella storia di amore che trova l’apice della follia per un figlio.
Ora non c’è che da aspettare un solo mese fino a ripercorrere nuovi red carpet della nona edizione del Festival Internazionale del Film di Roma, che si svolgerà dal 16 al 25 ottobre 2014 come sempre nel quartiere generale dell’Auditorium Parco della Musica.
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