Attacco alla bellezza: nuove sanzioni e pene più severe

Attacco alla bellezza: nuove sanzioni e pene più severe

ITALIA – Nuove sanzioni e pene più severe per chi deturpa e mette a rischio i capolavori dell’arte. La Camera ha approvato in via definitiva il testo di legge che punisce la distruzione, il danneggiamento, il deturpamento e l’imbrattamento di beni culturali e paesaggistici, introducendo apposite sanzioni amministrative.

Attacco alla bellezza, finalmente un inasprimento della pena. Dopo il crescendo di episodi con giovani attivisti del clima che hanno messo a rischio il patrimonio storico-artistico del nostro paese, arriva una nuova normativa che permette di sanzionare i deturpatori con pene più severe e sanzioni amministrative. Lo fa seconda della gravità, che vanno da un minimo di 10mila ad un massimo di 60mila euro. I proventi delle sanzioni verranno devoluti al Ministero della cultura per il ripristino dei beni deturpati.  

Le forme di protesta scelte dai giovani attivisti, per denunciare l’inerzia della politica di fronte al grande tema della crisi climatica e dell’ambiente, hanno messo in pericolo, negli ultimi mesi, grandi capolavori dell’arte nelle principali città europee e nel nostro paese. Da Venezia, dove gli attivisti di Ultima Generazione hanno spruzzato Nesquik sulle colonne e sul pavimento della Basilica di San Marco, a Milano, Roma e Torino, dove il  gruppo Extinction Rebellion ha colorato di verde il Naviglio, le acque del Tevere e quelle del Po.

Attacco alla bellezza

Era il marzo scorso, quando a Firenze nella celebre Piazza della Signoria, il sindaco Nardella si scagliava contro uno di loro che aveva lanciato vernice arancione sulle mura di Palazzo Vecchio.
A Roma, a Fontana di Trevi, un gruppo di attivisti del movimento Ultima Generazione ha gettato liquido nero all’interno della celebre fontana. Ma sono tanti altri gli episodi simili di attacco alla bellezza, dagli Uffizi ai Musei Vaticani. Il continuo attacco a opere di ogni tempo ha suscitato reazioni accese su un tema vitale come quello del clima. Tutto ciò rischiando di mettere in cattiva luce la stessa causa ambientalista. Basti pensare ad esempio che per la pulizia di Palazzo Vecchio sono stati consumati più di 5000 litri d’acqua e per la Fontana di Trevi oltre 300mila. Certamente un grave danno per l’ambiente.

Palazzo Vecchio Firenze imbrattato da attivisti di Ultima Generazione

I direttori di musei e gallerie d’arte hanno rivolto un appello contro queste assurde aggressioni. Hanno chiesto agli attivisti di fermarsi, perché, in nome della lotta al cambiamento climatico, stanno mettendo a rischio grandi capolavori dell’arte. Dall’altro lato gli ambientalisti ritengono la loro protesta sensata e mirata, ribadendo di non avere la reale intenzione di danneggiare le opere:

“Il nostro non è vandalismo, ma il grido di allarme di cittadini disperati che non si rassegnano ad andare incontro alla distruzione del Pianeta e, con esso, della propria vita”, dichiarano gli attivisti contro il clima, “non ce ne faremo nulla dell’arte e dei capolavori su un pianeta che brucia. Servirà a poco la bellezza quando non avremo acqua né cibo”.

Non è così che si risolvono i problemi

Ma sono certi che lanciando vernice, incatenandosi alle opere, attaccando i musei, riescano a raggiungere i loro obiettivi? ad avere risposte concrete dai governi, dai politici, dalle istituzioni? Come potremmo reagire se un giorno un’opera d’arte dovesse essere rovinata in modo irreversibile?
Il tema della crisi ambientale è davvero urgente. È però, possibile e necessario portare avanti forme di protesta meno clamorose ed eclatanti, anche se egualmente efficaci. Quello che è certo, è che adesso chi si renderà responsabile di atti vandalici, nei confronti dell’arte e dei monumenti nazionali, ne risponderà direttamente in prima persona dal punto di vista patrimoniale con queste nuove sanzioni amministrative che vanno ad aggiungersi a quelle di natura penale, che già prevedono la reclusione da sei mesi a cinque anni.

Confidiamo nelle prossime proposte del Ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano.

Alex D'Alessandro
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