Attacco alla Bellezza, new

Attacco alla Bellezza, new

VENEZIA- Nuovo “attacco” alla bellezza contro la Basilica di San Marco. Gli attivisti di Ultima Generazione hanno spruzzato quello che sembrava fango ma poi si è rivelato Nesquik sulle colonne e sul pavimento della Basilica. Ma ad essere preso di mira è stato anche il Canal Grande che è diventato verde a causa del versamento in acqua della fluoresceina. Questa volta da parte del gruppo Extinction Rebellion che ha compiuto blitz nelle principali città italiane. A Milano è stato colorato di verde il Naviglio. A Roma le acque del Tevere e quelle del Po a Torino. Un ennesimo attacco che mette in grave pericolo le opere d’arte e le bellezze, non solo nel nostro paese.

Un mese fa è successo a Londra, alla National Gallery, dove due attivisti climatici del gruppo “Just Stop Oil” hanno preso a martellate il vetro di protezione del famoso dipinto a olio “La Venere Rokeby” di Diego Velazquez.
I due attivisti, che in passato hanno condotto azioni simili contro opere d’arte ed edifici famosi, hanno urlato che l’azione era volta a chiedere al governo britannico di fermare immediatamente tutte le licenze per l’esplorazione, lo sviluppo e la produzione di combustibili fossili nel Regno Unito, definiti “una condanna a morte per l’umanità”.

Questo è solo l’ultimo episodio di un anno che è stato tristemente segnato da tante azioni mirate al patrimonio artistico e storico-culturale nel mondo. Da Goya a Van Gogh, da Monet a Cattelan, sono davvero molte le opere d’arte prese di mira dagli attivisti per il clima.

Una nuova forma di protesta per la difesa dell’ambiente, che si è diffusa nelle principali città europee. Era il marzo scorso, quando a Firenze, nella celebre Piazza della Signoria, il sindaco Nardella si scagliava contro un attivista che aveva lanciato vernice arancione sulle mura di Palazzo Vecchio. A Roma, a Fontana di Trevi, un gruppo di attivisti del movimento Ultima Generazione ha gettato liquido nero all’interno della celebre fontana.

Non è certo il primo episodio

Non è il primo attacco alla bellezza, ce ne sono molti, dagli Uffizi ai Musei Vaticani. Il continuo attacco a opere di ogni tempo ha suscitato reazioni accese su un tema vitale come quello del clima, rischiando di mettere in cattiva luce la stessa causa ambientalista. Basti pensare ad esempio che per la pulizia di Palazzo Vecchio sono stati consumati più di 5000 litri d’acqua. Per la Fontana di Trevi 300mila litri d’acqua, certamente un grave danno per l’ambiente. I direttori di musei e gallerie d’arte hanno rivolto un appello contro queste assurde aggressioni, chiedendo agli attivisti di fermarsi, perché, in nome della lotta al cambiamento climatico, stanno mettendo a rischio grandi capolavori dell’arte. 

Eco attivisti attaccano Palazzo Vecchio

Dall’altro lato gli ambientalisti ritengono la loro protesta sensata e mirata, ribadendo di non avere la reale intenzione di danneggiare le opere d’arte ma solo di lanciare il loro grido di cittadini disperati:

“Il nostro non è vandalismo, ma il grido di allarme di cittadini disperati che non si rassegnano ad andare incontro alla distruzione del Pianeta e, con esso, della propria vita”, dichiarano gli attivisti contro il clima, “non ce ne faremo nulla dell’arte e dei capolavori su un pianeta che brucia. Servirà a poco la bellezza quando non avremo acqua né cibo”.

È davvero l’unica soluzione?

Ma sono certi che lanciando vernice, incatenandosi alle opere, attaccando i musei, riescano a raggiungere i loro obiettivi? Ad avere risposte concrete dai governi, dai politici, dalle istituzioni? Come potremmo reagire se un giorno un’opera d’arte dovesse essere rovinata in modo irreversibile?

Il tema della crisi ambientale è davvero urgente, ma è possibile e necessario portare avanti forme di protesta meno clamorose ed eclatanti, anche se egualmente efficaci. Perché se lo scopo dichiarato è difendere l’ambiente, lo scopo raggiunto è quello di ferire la bellezza universale dell’arte e farsi odiare dalla gente. 

Alex D'Alessandro
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