Tre giorni intensi per l’ultima edizione di AltaRoma. Decisamente scomodo vagare tra un hotel ed un altro, rivivendo l’esperienza di una decina di anni fa quando la settimana dell’alta moda romana si svolgeva tra gli hotel più rappresentativi della città. Ora in più è stato anche costruito un tendone di plastica grigia scura (ma almeno color rosso AltaRoma non si poteva fare…?), difronte le sale dell’Auditorium (alcune addirittura vuote senza eventi al momento) con un numero limitatissimo di posti. Siamo stati fortunati metereologicamente parlando in quanto, avendo vissuto l’esperienza della piena del Tevere e l’allagamento del Parco della Musica durante il Festival del Cinema di qualche anno fa, questa volta la conca che accoglie il complesso dell’Auditorium si è limitata ad essere un po’ fangosa per le piogge invernali senza necessitare di passerelle traballanti. Comunque in una città ricca di location strabilianti, ci stupiamo di essere relegati ad una tensostruttura. Negli hotel si stava più comodi, e sin dal primo evento, la sfilata di Giada Curti al St. Regis, le bellissime sale del Museo MAXXI (dove hanno sfilato solo i giovani stilisti emergenti), al Palazzo delle Esposizioni dove si è svolta la splendida performance di Gattinoni, all’Hotel Excelsior e l’Hotel Cavalieri Hiton, dove hanno sfilato alcuni couturier, fino alla meravigliosa location di Villa Miani prescelta da Gianni Molaro, si è assistito a sfilate dove il profumo dell’alta moda era più vivo che mai.
Un mood nostalgico ha ripercorso tutte le sfilate, iniziando da quella di Giada Curti intitolata “Sofia“, e dedicata alla nostra attrice ed agli anni del suo massimo splendore, fisico e cinematografico, dove l’esplosione di sensualità delle forme morbide si intravedevano anche negli abiti scollati con gonna a corolla (in stile anni ’50) ed in pigiama stile Irene Galitzine. Niente di nuovo quindi, ma una reinterpretazione della “moda che fu” sobria e delicata. Poi il venerdì, da questo bell’esordio, è proseguito con un netto calo in serata dove la banalità degli abiti proposti da Luigi Borbone ci ha un po’ abbattuto. Ci siamo ripresi in chiusura di giornata alle Officine Farneto, fiore all’occhiello del recupero industriale, dove lo IED ha ospitato una festa molto trendy in un mix di design e glamour dove tra drink e musica i partecipanti si scambiavano chiacchere e saluti sotto i giochi di luci stroboscopiche.
Il sabato è iniziato con una nuova carica, appunto con la performance di Gattinoni all’Open Colonna, dove abbiamo ritrovato sempre viva la creatività di Guillermo Mariotto in un’enfasi del gusto, in tutti i sensi. In un connubio tra l’arte sartoriale ed il cibo, che mi ha ricordato la manifestazione decennale che organizzai e tenuta a battesimo nel 2004 proprio con Stefano Dominella (italianfoodandfashion.com), siamo stati coinvolti da una statica esposizione di meravigliose modelle in abiti ed accessori che interpretavano l’unione ed il confine tra cibo e moda. In questa esposizione era sempre evidente la ricerca del dettaglio, manifatturiero e sartoriale, in un totale coinvolgimento dei sensi tutti, iniziando dalla vista al sapore fino al gusto del lunch offerto, creazione ineccepibile del noto chef Antonello Colonna.
Poi siamo stati alla sfilata dell’ex vincitore di “Who is Next” al MAXXI, Piccione Piccione, affascinati dal match ben dosato tra i tessuti più diversi, dove la lana cotta si mischiava con la seta ed alcuni lembi adornati di pietre e ricami fondevano caratteristiche etniche e creatività spumeggiante. L’entusiasmo si è poi subito spento nell’antica collezione (qui il termine evoca solo l’assenza di creatività in confronto ad una moda retrò che non va neanche rimpianta) per la presentazione di Antonella Rossi. Gran finale della seconda giornata con il ritorno di Antonio Grimaldi, da diverso tempo assente sulle passerelle di AltaRoma, ma in espansione dopo l’apertura del negozio a via della Vite e la presenza a Parigi. Una passerella di petali e decorazioni di fiori ha accolto eteree e bionde modelle interpretando un donna romantica e sensuale, con abiti velati che in trasparenza lasciavano intravedere i corsetti ispirati alla lingerie anni Cinquanta con guepière ricamate in cristalli, intarsiate in pizzo e plissé in un gioco di strati e sovrapposizioni.
Ci è piaciuta molto anche la collezione primavera/estate2015 di Sabrina Persechino, giovane architetto romano che sfila già da alcune edizioni ad AltaRoma, con uno sguardo alla progettazione di celebri costruzioni come il Crystal Palace e la Torre Eiffel. Della prima interpretazione hanno sfilato abiti rosa ninfea e chartreuse, con garzare di seta la cui trasparenza è interrotta dalla stampa opaca a fil di ferro come quella che percorre il prospetto della facciata principale dell’edificio. Dall’elaborazione de La Torre Eiffel la forma piramidale si traduce negli abiti morbidi in plissé soleil. Il ferro forgiato eretto a forma di croce (base che supporta la Torre Eiffel) viene reinterpretato negli outfit in pelle, appositamente laserata a rombi reticolari e applicata a chiffon. Linee pulite e definite, proprio come le sezioni della Torre, percorrono la passerella con estrema leggerezza, oscillando per interpretare quel leggero e flessibile movimento che la torre stessa esegue sollecitata dal vento.
Il pomeriggio di domenica tra l’Auditorium ed il MAXXI è corso via, fino ad una pausa idilliaca a Villa Miani per Gianni Molaro. Siamo arrivati in questa sede nella gelida giornata invernale dove il cielo terso faceva risaltare ancor più le luci di Roma. La location, che è il simbolo dell’eleganza e del romanticismo, ha ospitato la sfilata dello stilista napoletano. Abiti bianchi per una sposa d’alta moda che fluttua leggera in un sogno d’altri tempi. Pochi spazi concessi all’estrosità che caratterizza questo couturier per dare risalto alla creativitivà dei ricami ed alla preziosità dei tessuti, come il Mikado in seta, il Cady ed il Satin. Infatti dichiara: “Volevo realizzare una collezione di abiti di alta sartoria” dice Molaro “abiti da sogno ed indossabili, scostandomi per una volta dalla mia Art – Couture, voglio abiti che vestono un corpo con estrema femminilità. Ho realizzato l’intera collezione usando solo il colore bianco, desideravo una donna eterea. Per avere il sogno come meta, ho cercato di esplorare all’interno della bellezza femminile, nella sua sensualità e nella dolcezza delle sue forme” . Abiti dalle linee scivolate e a sirena per mettere in risalto, attraverso le trasparenze su suadenti schiene nude e provocanti scollature, un’immagine femminile, divina e contemporanea allo stesso tempo.
La serata conclusiva con la sfilata della signora della moda: Raffaella Curiel.
Ecco poi il rientro all’Auditorium per la serata conclusiva con la Raffaella Curiel che ci ha fatto viaggiare attraverso i paesaggi ed i templi della Thailandia, le risaie del Vietnam, verso le Filippine passando per Giava e la Malesia. Ecco che i colori bruni della terra si affievolivano nelle verdeggianti risaie incendiandosi nei rossi dei tramonti esaltati dalle costruzioni brillanti nelle gradazioni dell’oro. Il tutto ben dosato, con la classe, la creatività e la maestria che connotano l’arte stilistica di questa donna che simboleggia sempre la moda italiana nel mondo.
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