ITALIA – Qui vi segnalo varie date per celebrare la Festa del papà in diverse città italiane. È una festa importante, delicata. Lo è per chi il papà ce l’ha ancora, per chi l’ha perduto, per chi non l’hai mai avuto, per chi dice a se stesso che va bene così anche se non va bene così. E’ una festa che si celebra nella memoria, nei ricordi che sopravvivono agli attentati della dimenticanza; nella fortuna del presente che c’è, che esiste adesso, e non va procrastinato; nell’ augurio del futuro che verrà.
Ai papà che aggiustano le cose: lampadine, bambole e cuori infranti. Ai papà che ti insegnano a camminare, e poi ti portano sopra le spalle. Quell’altezza sarà la sola a cui tenderai per il resto della vita: da lì capirai che l’orizzonte non esiste, è soltanto il punto su cui lo sguardo indugia. Agli uomini che un giorno saranno padri e che immagino bellissimi. Agli uomini che sono padri per sputo di seme e biologia, ma è vera la storia per la quale i figli sono di chi li cresce e non di chi li fa. Agli uomini che hanno dovuto fare da madre e padre. Alle donne che hanno dovuto fare da padre e madre. Ai papà che non stanno tanto bene, ma ci provano lo stesso. A quelli che hanno smesso di provarci perché la vita ha incassato un conto troppo esoso da pagare. Ai papà refrattari alle carezze, quelli che baciano nel sonno, nel riserbo. Ai papà che l’amore se lo tengono in corpo, dove non si vede, dove non si sa. Ai nonni pure, che sono papà due volte, sono papà a chiamata doppia. Ai rimproveri che non sentiamo più; agli insegnamenti che ricordiamo ancora; ai “aveva ragione papà” di cui ci siamo accorti solo dopo, un po’ più tardi, coi tempi nostri. Alle liti, alle discussioni, ai figli che diventano adulti nella ribellione. Alle incomprensioni mai chiarite, alle parole che non abbiamo detto, a quelle che non avremmo dovuto dire. Ai sensi di colpa che ci inseguono come lo strascico la sposa. Alle piccole manie che credevamo non avremmo ereditato e che invece adesso replichiamo pari pari, in una sovrapposizione identica, precisa, come il negativo in bianco e nero di una fotografia.
La festa del papà cade il 19 marzo, a San Giuseppe, in linea con la credenza cattolico-cristiana. A Napoli, la tradizione vuole che in ogni casa non manchino le zeppole sulla guantiera, il vassoio da esposizione sopra il quale stanno i dolci tipici di questa data. La leggenda racconta che le zeppole di San Giuseppe debbano il nome alla zeppa, il pezzo di legno usato per puntellare un mobile, correggendone l’instabilità quando vacilla e fa difetto. Zeppola è pure la parola dialettale per indicare una imperfezione di pronuncia. Nel suono, nella consonanza, richiama il rumore della lingua incagliata sul boccone mentre parla a bocca piena. Il luogo di provenienza delle paste di San Giuseppe rimane incerto: secondo alcuni, la ricetta fu inventata dalle suore di San Gregorio Armeno, secondo altri furono invece le monache della Croce di Lucca; a parere di terzi, quelle dello Splendore. Pur sempre a Napoli, comunque. Sono dolci a forma di serpente avvoltolato, ciambelle di pasta choux farcite di crema pasticcera e amarene sciroppate. Generalmente fritte, sebbene esista pure la versione che le cuoce in forno, allentando un po’ la morsa dei sensi di colpa sopra la bilancia.
Domenica 17 marzo, alle 16.30, il Duomo di Milano allestisce una giornata speciale: “Un blocco di marmo ha lasciato le antiche cave di Candoglia ma non sa ancora dove lo porterà il suo viaggio. I bambini dovranno aiutare i loro papà ad affrontare mille peripezie e a trovare il suo posto tra le opere dalla Cattedrale. Per raccontare questo viaggio, i partecipanti potranno scattare fotografie speciali in Museo e saranno invitati a condividerle sui social network” si legge sul sito ufficiale che vi invitiamo a visitare per prenotare la vostra visita.
Con l’avvicinarsi della Festa del papà, domenica 17 marzo, alle 16.30, presso il Centrale Preneste Teatro di Roma, andrà in scena Nella pancia di papà, di Ruotalibera Teatro/Compagnia UraganVera, una rivisitazione della celebre favola dei fratelli Grimm, Cappuccetto Rosso, che esplora il rapporto tra padre e figlia. Lo spettacolo è di e con Manuela De Angelis e Fiona Sansone: quest’ultima ne ha curato anche la regia. La storia narra di una bambina lupo che, aggirandosi nel bosco, conoscerà se stessa e il mondo, percorrendo le fasi della sua crescita fisica e psicologica.
Sempre a Roma, il 15 marzo, nel Parco astronomico “Livio Gratton” di Rocca di Papa, alle 21.00, avrà luogo Portiamo i papà a veder le stelle, a cura dell’Associazione Tuscolana di Astronomia (ATA): un’occasione per scoprire il linguaggio sidereo del cielo. L’evento mi riporta, con la memoria, a una sera di qualche anno fa. Tempo prima, esaudendo un sogno di ragazzo, mio padre aveva deciso di imparare a usare il telescopio, tra lo stupore generale di noi figli e la preoccupazione di mia madre che temeva fosse ammattito in una volta sola. Dopo aver registrato le lenti e calibrato la posizione con precisione millimetrica, mi disse: “Vieni, ti faccio vedere la luna”. Rammento con chiarezza, come fosse accaduto appena ieri, la sensazione di sbalordimento, di irrealtà. Mi pareva di poterla toccare con le mani, la luna, di poter contare, uno a uno, i suoi crateri. Sembrava d’oro, era bellissima.
In linea con la crescita che passa per la ricerca, per la curiosità e l’investigazione, Gardaland Sea Life Aquarium propone, per il 16 e il 17 marzo, un’esperienza straordinaria destinata ai bambini e ai loro papà: un viaggio esplorativo nel mondo marino, attraverso il quale grandi e piccini scopriranno, ad esempio, che il Pesce Pagliaccio si prende cura delle uova di altri membri del gruppo, sebbene non facciano parte della sua prole. O che il Pesce Cardinale delle Molucche, dopo la fecondazione, si trasforma in un vero e proprio incubatoio naturale: trattiene in bocca gli ovuli attenendosi a un rigido digiuno perché essi possano svilupparsi in totale sicurezza; esaurito il compito, li trasferisce tra gli aculei del Riccio Diadema, così da garantire loro protezione durante le fasi della crescita. L’evento prevede un quiz a premi cui partecipare in coppia, per mezzo del quale i bimbi potranno ricevere l’attestato di “esploratore marino”.
“Tutti i papà hanno il loro fischio speciale, il loro richiamo speciale. Il loro modo di bussare Il loro modo di camminare. Il loro marchio sulla nostra vita. Crediamo di dimenticarcene, ma poi, nel buio, sentiamo un trillare di note e il nostro cuore si sente sollevato. E abbiamo di nuovo cinque anni: stiamo aspettando di udire i passi di papà sulla ghiaia del vialetto”. Queste sono le parole di Pam Brown. Le dedico a chi ancora può ascoltare quel rumore di scarpe sulla strada che porta a casa e a chi, non potendolo aspettare più, si è dovuto inventare un ritmo diverso, un’andatura nuova.
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