Rocca Ubaldinesca: oltre 10 mila opere custodite nell’Arca dell’Arte

Rocca Ubaldinesca: oltre 10 mila opere custodite nell’Arca dell’Arte

SASSOCORVARO – Nelle Marche è possibile visitare una mitica fortezza, nella quale durante la seconda guerra mondiale furino salvate oltre 10 mila opere darte. Ecco perché oggi è chiamata L’Arca dell’Arte e merita di essere visitata e ammirata.

Rocca Ubaldinesca si trova nelle Marche a Sassocorvaro. Vanta la più grande concentrazione di opere d’arte, messa in campo per proteggerle, che siano mai stata tentata nella storia dell’umanità. Si parla di circa 10.000 di opere darte, tra laltro, la Rocca, è essa stessa un capolavoro dell’architettura militare rinascimentale. Ecco perché oggi è chiamata L’Arca dell’Arte e merita di essere visitata e ammirata.

rocca ubaldinesca mywhere arca nell'arte

La fortezza  Ubaldinesca, baluardo rinascimentale situato nel centro di Sassocorvaro, si trova su una collina che domina la valle del fiume Foglia ed è parte della complessa struttura difensiva del Principato di Feltre. Venne costruita intorno al 1475, seguendo il progetto di Francesco di Giorgio Martini (1439-1502), dall’architetto e ingegnere militare Federico da Montefeltro. La fortezza doveva essere utilizzata per la difesa militare e quindi fu edificata in modo tale da conferire alle mura esterne una forma tondeggiante e sporgente,  con torri a forma di clessidra, tali da garantire una maggiore resistenza a un  possibile bombardamento. Come la fortezza di San Leo in Emilia Romagna, fu costruita per resistere ad un lungo assedio punteggiato da devastanti cannonate.

Tuttavia la forma della fortezza, simile a una tartaruga, era anche provvista di una forte carica simbolica: infatti lidea della tartaruga doveva dare all’edificio un significato visivo di resistenza. Ma va altresì ricordato, non c’è mai stata una battaglia degna di questo nome nel Montefeltro, tra laltro un territorio piuttosto inadatto per qualsiasi combattimento. Solo nella seconda guerra mondiale, la fortezza fu colpita ma, per fortuna senza alcun danno grave. Il Montefeltro, probabilmente , non veniva considerato  un luogo particolarmente strategico.

Questo fu il motivo per cui durante la seconda guerra mondiale, nel 1943, la struttura fu scelta da Pasquale Rotondi (Arpino 1909 – Roma 1991), curatore delle belle arti marchigiane, per proteggere le numerose opere d’arte, messe a rischio dal conflitto.Attualmente esiste un museo che ricorda quei tempi terribili per larte. Nella fortezza sono conservate opere d’arte, provenienti da collezioni private e raccolte dai più importanti edifici di culto di Sassocorvaro e dintorni (Venezia, Urbino, Pesaro, Fano, Ancona, Lagosta, Fabriano, Jesi, Osimo, Macerata, Fermo, Ascoli Piceno). Tra le opere troviamo  Tempesta del Giorgione (pittore italiano, rappresentante del Rinascimento) e opere di artisti; Raffaello Sanzio, Piero della Francesca, Carlo Crivelli, Tiziano, Lorenzo Lotto, Paolo Uccello e Andrea Mantegna.

La sezione del museo chiamata L’Arca dell’Arte, contiene riproduzioni di opere che furono salvate dallincuria guerresca. Al primo piano, nella Sala di comando c’è una piccola biblioteca, in cui sono esibite preziose copie di vecchi manoscritti e libri. In un piccolo teatro, si possono ammirare gli affreschi di Enrico Mancini, un’officina alchemica, e una piccola cappella. Nella Pinacoteca, in ognuna delle stanze, sul soffitto è possibile vedere gli stemmi del Montefeltro e Ubaldini.

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Una recente scoperta di vecchi manoscritti, ha permesso agli studiosi di stabilire che Federico da Montefeltro Duca di  Urbino, era fratello gemello di Ottaviano degli Ubaldini (conte, filosofo alchimista). Questa informazione ci permette di interpretare con senso di causa il bassorilievo (di Francesco e di Giorgio Martini) che li presenta entrambi, su un piano di parità, presente nel palazzo di Urbino.Entrambi  erano i figli di Bernardino Ubaldini della Carda e di Aura, figlia di Guidantonio da Montefeltro. Il conte Guidantonio, non avendo figli , adottò e diede il titolo a suo nipote Federico. Ovviamente il fatto che i due erano fratelli  rimase un segreto, ecco perché molti documenti di quegli eventi vennero distrutti.

Tuttavia è noto agli storici che tra i fratelli c’era un forte legame, quindi ecco spiegato perché la fortezza di Federico passò in dono al fratello Ottaviano. L’intera storia è oggi presentata ai visitatori della fortezza da addetti volontari ben informati. Il compenso o biglietto per il tour sarà speso per i necessari lavori di ristrutturazione e presto verrà anche stampata la vera storia della famiglia Montefeltro.

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A tal riguardo vorrei ringraziare tutti i collaboratori volontari per il loro commovente impegno nel progetto L’Arca dell’Arte, e vorrei dedicare un ringraziamento speciale alla signora Paola, che mi ha raccontato la vera storia  di questo mitico luogo, trasmettendomi il suo grandissimo entusiasmo.

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Photo by Aneta  Malinowska

Rocca Ubaldinesca

Aneta Malinowska

5 Responses to "Rocca Ubaldinesca: oltre 10 mila opere custodite nell’Arca dell’Arte"

  1. Lamberto Cantoni
    Lamberto Cantoni   21 Gennaio 2020 at 19:05

    Bella storia quella dell’Arca. È proprio vero che i nostri giacimenti artistici sono numerosissimi. Belle anche le immagini.

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  2. Aneta Malinowska
    aneta   21 Gennaio 2020 at 20:18

    Ci sono capitata per caso e la storia di questo posto mi ha affascinato tanto,proprio qui 10.000 opere d’arte sopravvissute dalla guerra .Grazie ai volontari oggi potremo conoscere la vera storia di questo posto .Ancora ringrazio tanto sig.ra Paola per un bellissimo racconto e la guida eccezionale .

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  3. Roberto Brugnettini   23 Gennaio 2020 at 18:54

    Grazie per l’articolo e per la diffusione della storia dei capolavori salvati. La Rocca Ubaldinesca è uno “Scrigno” di cultura e storia che si apre piano piano a chi la visita e la vuole conoscere.

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  4. Claudio Amici   28 Gennaio 2020 at 07:51

    Conosco benissimo le Marche, è una regione che riserva tante sorprese ma qui Aneta hai scoperto davvero una bellezza inedita, grazie!

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    • Aneta Malinowska
      Aneta Malinowska   28 Gennaio 2020 at 08:39

      Grazie 🙂

      Rispondi

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