I Musei di Venezia durante la quarantena: alla scoperta di un patrimonio immenso

I Musei di Venezia durante la quarantena: alla scoperta di un patrimonio immenso

ITALIA – Nasce sotto l’hastag #IoRestoaCasa la bellissima iniziativa dei Musei Civici di Venezia, forzosamente chiusi in questo momento di epidemia di Covid-19, che permette di fruire dell’immenso patrimonio raccolto negli undici musei veneziani della fondazione MUVE.

I  Musei Civici veneziani della Fondazione MUVE custodiscono, infatti, centinaia di migliaia di dipinti, disegni, sculture, fotografie, cimeli, e sono essi stessi opere d’arte architettonica. Ogni opera, di qualsiasi genere, stile, tempo e materia porta con sé una storia, e anche di tutte queste storie è fatta Venezia.

Tramite i canali social, una ricca newsletter giornaliera, la partnership con Google Culture, con la presenza delle sedi museali e delle loro collezioni nel canale Google Arts & Culture e i cataloghi on line delle collezioni, la Fondazione Musei Civici Veneziani sta portando il suo immenso patrimonio nelle case di chiunque voglia godere dei suoi tesori, senza avere la necessità di muoversi.

E’ una scoperta, o anche una riscoperta, di un patrimonio immenso e ricchissimo, che ci è ora precluso per ben note cause.

Ogni giorno un museo racconta i suoi tesori, o invita i cittadini, seppur in casa, a piccole ma stimolanti iniziative.

Il Museo di Storia Naturale Giancarlo Ligabue chiama alla partecipazione i cittadini e gli appassionati all’aggiornamento dell’Atlante Ornitologico Urbano del Comune di Venezia: il progetto “Uccelli di città” vuole mappare gli uccelli selvatici di Venezia, da quelli più comuni a quelli rari, con un metodo di “citizen science”, attività scientifica in cui cittadini e appassionati raccolgono dati e osservazioni che vengono poi condivise con ricercatori, scienziati e autorità scientifiche. Il progetto, ideato quando la mobilità delle persone non era compromessa come invece accade ora, può tuttavia contare sull’osservazione da finestre e balconi che affacciano su cortili, spiazzi, aree verdi che in assenza del normale traffico umano e urbano si popolano forse ancora di più di uccelli di tutti i tipi. L’invito è a osservare, registrare e fotografare o riprendere in video qualsiasi specie di volatile, da quelli più comuni a quelli più rari, e i suoi comportamenti, appunto dalle finestre e dalle terrazze.

Il monitoraggio della biodiversità urbana del progetto Uccelli di città  serve a portare dati ai ricercatori, ma anche a incentivare l’osservazione e la conoscenza delle specie che vivono in città e una maggiore sensibilità dei cittadini verso i temi ambientali. Anche la scienza come l’arte è cosa viva, e tutte le persone sono chiamate a contribuire, ognuno secondo le proprie inclinazioni e possibilità.

Sempre nel museo di Storia Naturale si cela una storia per cui la natura è  sia meravigliosa che spaventosa. Lo sapevano bene  gli antichi confezionatori di chimere e basilischi, che componevano pezzi di animali diversi, con l’aggiunta talvolta di occhi di vetro, per creare mostri. Nel Museo di Storia Naturale di Venezia Giancarlo Ligabue ne sono conservati due esemplari, in spazi ispirati dalle Wunderkammer, le cinquecentesche “camere delle meraviglie” costruite nelle abitazioni di ricchi nobili collezionisti e di qualche studioso. Non di rado vittima di truffatori, come raccontò anche Carlo Goldoni nel suo La bottega dell’antiquario, con il conte Anselmo buggerato da Arlecchino e Colombina che travestiti gli vendono finti fossili in cambio di zecchini d’oro, e pure gli animali fantastici erano ceduti a peso d’oro.

La chimera del Museo che somiglia a una sirena è di difficile datazione e provenienza sconosciuta: inizialmente venne descritta come “torso di scimmia unito a una coda di pesce”, ma recenti interventi di restauro hanno rivelato una natura più complessa, con parti in legno, peli e unghie di mammifero e parti diverse di pesci.

Il basilisco invece è composto a partire da un pesce angelo di piccole dimensioni, molto usato in quest’arte mistificatoria con altri pesci cartilaginei, come la razza chiodata.

Il Museo del Settecento Veneziano, la splendida Ca Rezzonico, propone un interessante ed istruttivo approfondimento sul gioco d’azzardo e di come Venezia si sia conquistata molto presto il titolo di capitale del gioco: già dal Quattrocento era uno dei primi produttori di carte da gioco, si ha notizia di una prima fabbrica aperta nel 1391, e nel 1638 fu la prima città ad aprire un luogo pubblico dove poter giocare d’azzardo, il celebre Ridotto a San Moisè, nel Palazzo Dandolo (venne chiuso nel 1774). I giocatori, nei ridotti, nelle case e in campo, furono molto rappresentati e narrati, basti ricordare i quadri di Francesco Guardi e di Pietro Longhi oggi al Museo del Settecento Veneziano a Ca’ Rezzonico  o le opere di Goldoni, di cui resta testimonianza nel Museo della Casa di Carlo Goldoni .

Tra i giochi d’azzardo più diffusi, assieme a carte e dadi, si trovano il biribissi, la bassetta, lo sbaraglino, il gioco reale e il gioco della mea. La bassetta era un gioco di carte, con un banco e tre giocatori, lo sbaraglino è l’antenato del backgammon, biribissi e gioco reale sono simili alla roulette, con giocatori che puntano sul quadrato di una tavola o un telo da gioco e un’estrazione, anche il gioco della mea, con la punta di una freccia rotante che casualmente sceglie in un cerchio di immagini, è basato su puntate e casualità.

Il gioco ha fatto parte parte del costume per secoli, nella Venezia cosmopolita e dei mercanti dove anche alcuni Dogi, e le loro consorti, furono celebri giocatori. Restano molti materiali, oggi conservati dal Museo Correr, con giochi da tavolo, solitari, giochi di pazienza, di bambini o di adulti.

Musei Civici Veneziani

Sempre a Ca’ Rezzonico si può avere un approfondimento sulle celebri alcove veneziane: nel Settecento si diffondono infatti anche a Venezia le alcove. Se ne trovano nei piani nobili dei palazzi, precedute da grandi anticamere con funzione di salotto, e nei piani ammezzati, dove vengono creati salottini, camere, boudoir, piccoli appartamenti a uso esclusivo dei membri della famiglia (anche il termine “tinello” risale al ‘700). Dal XVII secolo è aumentata la mescolanza di ceti e persone per la diffusione di luoghi pubblici di socialità come caffè e teatri, nello stesso tempo i singoli componenti delle famiglie, le donne, i figli, hanno iniziato a guadagnare autonomia, e i nuclei familiari coabitanti sono aumentati.  Ca’ Rezzonico  ospita un’alcova che proviene da Palazzo Carminati a San Stae, che risale alla seconda metà del Settecento. In legno intagliato bianco avorio, ha due porticine che portano a due corridoi paralleli e rispettivamente a un prezioso servizio da toletta e a un boudoir finemente decorato. Il letto ha una testiera decorata a tempera, sovrastata da un delizioso pastello di Rosalba Carriera.

Musei Civici Veneziani

Ed ancora, per rimanere in tema degli eventi tragici che ci circondano ma che non sono tuttavia una novità nella storia di Venezia, il Palazzo Ducale propone un approfondimento sulla statua lignea della Madonna della Salute.

La statua che si trova ora a Palazzo Ducale è proprio quella che stava in cima alla Basilica del Longhena, eretta in stile barocco come ex voto al termine della peste che nel 1630/31 decimò la popolazione veneziana, e terminata nel 1687.

La statua è stata in cima alla Basilica fino a circa il 1870, quando fu rimossa in un piano più ampio di lavori di riparazione dei danni provocati da un forte uragano nel 1859. La mano destra dell’originale Beata Vergine, scultura attribuita a Francesco Cavrioli, impugnava il bastone di comando del Capitano da Mar, come un condottiero per la Repubblica Serenissima allora in guerra, e i piedi poggiavano su una mezzaluna con le punte in su.

Musei Civici Veneziani
La statua lignea della Madonna della Salute

In ultimo, sempre attingendo all’interessantissima newsletter quotidiana, una curiosità sulle due splendide colonne che ornano Piazza San Marco: sono San Marco e San Todaro. Stanno da secoli sulle due colonne di marmo e granito, “bigio una e rossiccia l’altra”, nella piazzetta a fianco di Palazzo Ducale, avvolte da misteri mai risolti. Una statua in bronzo in forma di leone dal volto umano di probabile origine assira, trofeo arrivato da Costantinopoli con le crociate capitanate da Enrico Dandolo nei primi anni del 1200 e rimaneggiato a Venezia dotandolo di ali e Vangelo, e un San Teodoro di pietra coi piedi poggiati su un drago in forma di coccodrillo con zampe palmate e muso di cane.

Le due colonne di Piazza San Marco

Sono i due patroni di Venezia, solo uno è oggi istituzionale, ma dell’altro ricorre ancora il nome, Teodoro che diventa Todaro in veneziano. Il leone è lo stesso lì issato secoli fa, del Todaro invece se si vuole ammirare l’originale si può andare nel cortile di Palazzo Ducale. Dove fu messo nel primo dopoguerra, quando dopo una lunga vicenda costellata di articoli di giornale e carte bollate fu tirato giù per lasciare al suo posto una copia e finalmente restaurata nel 2017.  La statua di quello che ancora molti turisti credono un San Giorgio (che era invece il protettore dell’antica rivale Genova, sono entrambi santi guerrieri uccisori di draghi) è in realtà un insieme di statue. La testa e il busto di origini romane, testa dell’imperatore Costantino e busto di Adriano in marmo pregiato, il resto posticcio in marmo più scadente e pietra d’Istria.

Composizione della statua di San Todaro

Interessante anche la storia di come le due colonne furono issate nel 1170 dopo che il Doge Sebastiano Zani aveva fatto bandire una strida (sfida) colla quale si prometteva generoso premio a chi avesse compiuta quell’opera, “per meccanici mezzi”. Il vincitore, secondo le cronache del Sansovino,  fu il lombardo Niccolò Barottiero che trionfò con uno stratagemma: le colonne furono sollevate  legandole con corde bagnate che una volta asciutte si restringevano sollevando i due macigni. In cambio fu concessa fra le due colonne la libertà di gioco d’azzardo e per secoli sono state porta d’entrata e punto di ritrovo della più varia umanità veneziana.

Insomma…la newsletter giornaliera è una piccola fucina di idee, approfondimenti, storie e miti. Perché anche in questo momento drammatico, l’arte e la cultura possono alleviare il carico dei nostri pensieri, nella speranza di “poter rivedere le stelle” e rivedere Venezia con occhi sempre nuovi.

Ai seguenti link è possibile scoprire i Musei Civici di Venezia come non li avete mai visti, attraverso i tour virtuali delle sedi, i percorsi e le opere su Google Art Project.

Palazzo Ducale

Museo Correr

Ca’ Rezzonico Museo del Settecento Veneziano

Ca’ Pesaro Galleria Internazionale d’Arte Moderna ➽

Palazzo Fortuny

Museo di Storia Naturale di Venezia Giancarlo Ligabue

Museo del Vetro a Murano

Museo del Merletto di Burano

Museo di Palazzo Mocenigo Centro Studi di Storia del Tessuto del Costume e del Profumo

All images ©MUVE

Marianne Bargiotti

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