Bloomsday: quel giorno in cui Leopold Bloom si fece Dublino a piedi

Bloomsday: quel giorno in cui Leopold Bloom si fece Dublino a piedi

DUBLINO – Si chiama Bloomsday ed è la festa che inneggia all’Ulisse di James Joyce, il romanzo novecentesco che riattualizza l’Odissea omerica. I principali eventi si svolgono a Dublino, ma verosimilmente quest’anno tutto si svolge online e nello spazio immateriale della rete.

Il 16 giugno è festa grande: è Bloomsday il giorno in cui si celebra l’Ulisse di James Joyce. Durante la giornata si svolgono varie attività culturali come letture pubbliche. Appassionati spesso si vestono in stile edoardiano per celebrare il Bloomsday, e ripercorrono il percorso di Leopold Bloom attraverso alcuni punti di riferimento come il Davy Byrne’s pub.

L’Ulisse è una delle pietre miliari del romanzo moderno e racconta la storia di Leopold Bloom che in una giornata, percorre a piedi i principali angoli della città di Dublino. Era il 1904. E “girando Dublino a piedi”, in questo suo a day in the life of Leopold Bloom, Joyce sprigiona una Dublino da scoprire, da conoscere e santificare come capitale culturale europea.

Qui però non è ancora arrivato il momento di improvvisarsi consumati esperti di Joyce. E forse quel giorno non arriverà mai. Abbiamo però dato un’occhiata al libro di Louis Armand, dal titolo Helixtrolysis: Cyberology & the Joycean “Tyrondynamon Machine”. Secondo l’autore, Joyce è stato uno scrittore sperimentale, non convenzionale, capace con la sua grandezza di “uscire” dal campo della letteratura.

JOYCE, UN’INFLUENZA “OLTRE LA LETTERATURA”

Foto da bloomsdayfestival.ie

Joyce ha influenzato molte cose. Nel 1964 Murray Gell-Mann e George Zweig ipotizzarono che tutte le particelle note all’epoca potessero venire spiegate come combinazioni di 3 sole particelle fondamentali. Gell-Mann scelse per questi costituenti elementari il nome stravagante di quark. E’ una parola di una frase del romanzo Finnegan’s Wake di James Joyce: “three quarks for Muster Mark”.

Fisica sì ma anche filosofia. Daniel Dennett chiamò joycean machine un apparato fondamentale della filosofia della mente. Sempre in onore a Joyce, ecco il Joyceware di Jacques Derrida, e infine La Galassia Gutenberg di McLuhan che aveva come working title The Road To Finnegans Wake (ultimo libro di Joyce).

LO STILE

Panorama di Dublino. Foto di Sean Griffin da Pixabay

Il suo non essere affatto uno scrittore convenzionale deriva soprattutto dall’impiego sfrenato del flusso di coscienza che sarà poi centrale nel Surrealismo. Ed è questa una tecnica che consiste nel far girare a ruota libera immagini e parole senza punti e senza virgole.

In pratica si toglie ogni freno, struttura e ogni ratio alla composizione finale. E senza passare dalla corteccia cerebrale, puro istinto criptato e codificato, inventa parole nuove come in una nuova nascita (un po’ come Lewis Carroll, autore di Alice nel paese delle meraviglie, e in Swift, autore di Gulliver).

C’è chi definisce Joyce un dadaista o un duchampiano per la sua grammatica beffarda, decostruita e ricostruita o forse perché Zurigo, patria del movimento Dada, rappresenta una tappa centrale nella vita dell’autore.

In ogni caso, la sua è una scrittura molto avanzata che trascende la modernità e il modernismo. Al centro della scrittura e del ragionamento di Joyce c’è il pensiero, il pensiero umano di cui Joyce ha tentato la trascrizione anticipando l’automatismo psichico puro di Breton, fondatore del Surrealismo.

Così facendo Joyce si stacca e va oltre il flusso di coscienza con una scrittura di soli suoni. E nella stessa direzione si stacca il Surrealismo dal Dadaismo. Lasciando cioè che l’artista imprima sull’oggetto d’arte solo le immagini del proprio pensiero. In pratica, si sovrappone alla realtà, proiettando su di essa un elenco criptato di immagini fantastiche. Visioni, infine, provenienti dalla nostra più semplice esperienza inconscia, spontanea e primitiva.

JOYCE, BRETON E BUNUEL

ulisse joyce bloomsday

In questa maniera Joyce si stacca di una spanna sopra e oltre il flusso di coscienza con una scrittura di soli suoni, ma qui siamo già ai Finnegans, al libro successivo, un libro dalla Libro scrittura archeologica, primitiva e avveniristica allo stesso tempo – dello spazio più profondo e grottesco.

Non dovrebbe essere quindi un caso che proprio Breton tre anni dopo l’Ulisse pubblicherà il primo manifesto surrealista.

Così come non dovrebbe essere un caso che otto anni dopo l’Ulisse, Buñuel completerà il film L’Age D’or in cui ci sono importanti innesti di testo tipicamente joyceani come i finali.

L’Ulisse come detto in precedenza è un libro sul pensiero, sul pensiero dell’uomo. La metà del testo è composta da una sterminata fioritura metatestuale sulle parole silenziose della mente del protagonista. L’Ulisse è il nostro cervello che non sta mai zitto.

Per tutte queste ragioni, infine, da parecchi anni il 16 giugno diventa Bloomsday in ricordo di James Joyce. Ed è per questo che durante Bloomsday si svolgono eventi letterari alla scoperta della città di Dublino per celebrare questa funzione culturale.

Crediti foto in homepage: Rudy and Peter Skitterians da Pixabay

Testo di Palandroide

Autore MyWhere

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