Dark Music: 10 canzoni sulla morte dannatamente oscure

Dark Music: 10 canzoni sulla morte dannatamente oscure

MONDO – Come viene vissuto il tema della morte e della decadenza nella musica? Abbiamo cercato di dare una breve risposta con un occhio attento alla storia e alle sue espressioni più inaspettate. Ecco la nostra top 10 sulle canzoni sulla morte più dark.

A novembre raccontiamo il macabro declinandolo in tutte le sue forme. Ne abbiamo parlato attraverso il cinema, attraverso l’arte, i libri e i riti funerari più bizzarri del mondo. In tutto ciò poteva mai la musica non essere anch’essa investita dal potere attrattivo dell’oscurità? Ovviamente no! Bene, state tranquilli, non è nulla di troppo pauroso: quella che segue è una selezione di canzoni sulla morte dannatamente dark. Attingeremo dal filone goth e dal black metal, ma non crediate che in altri generi siano assenti sound, video o testi che possono far riferimento al dark e alla morte. Pop, rock, insomma, la morte ha fatto “belli tutti”.

10) Alabama Song – Bertolt Brecht & Kurt Weil

Una canzonaccia da postriboli cantata da prostitute nell’opera di Brecht Mahagonny di fine anni ’20. Alabama Song è la morte che cerchi in un bicchiere. Un bicchiere oscuro che attrae e ha attratto, guarda caso, Jim Morrison e i Doors che nel 1967 riesuma letteralmente il brano con una cover ancor più famosa dell’originale. Ciò che colpisce di questa canzone dark tra le canzoni dark è la sua stranezza, accattivante, fuori contesto, dal ritmo contagioso e dalla melodia perfetta per “situazioni alcoliche” al limite.

9) Sweet Dreams – Marylin Manson

Era solo una malinconica ballata dance degli Eurithmics. Ma nelle mani di Marylin Manson è diventata la dichiarazione d’amore più spaventosa della storia del rock, un incubo contemporaneo. Il tema delle identità rubate, degli abusi sadici, del cinico masochismo ha qui trovato la sua tetra catarsi musicale. Manson sfoggia nel brano veri e propri ruggiti umani, sembra contorcersi come un demone, accompagnato rigorosamente e terribilmente da chitarroni potenti ed eco mostruosi.

8) Silent Scream – Slayer

Non è ancora chiaro da che parte stanno esattamente gli Slayer, ma i loro affreschi sulla violenza sono sempre stati i più efficaci. La versione più attendibile è che il loro è un discorso affatto descrittivo dei fatti. Non prendono una posizione esplicita ne a favore ne contro. In questo caso si parla dell’aborto … dalla parte del feto. L’ispirazione viene fuori da un filmato omonimo del 1984 antiabortista. È chiaro che molti si aspettavano Angel Of Death, o tutto Reign In Blood magari, ma qui il tema è più particolare. E parliamo della migliore doppia cassa dell’area trash metal.

 7) The Lonesome Death Of Johnny Ace  – Spectrum with Captain Memphis

Il pezzo è la sontuosa biopic di Johnny Ace, artista rithm&blues degli anni cinquanta che si divertiva a giocare con le pistole. Gli piacevano le armi. Gli piacevano le pistole. E la sera di Natale del 54 Johnny Ace preme il grilletto con la pistola puntata sulla fronte. “Guarda la pistola è scarica non ti preoccupare”. Racconta di aver sentito un testimone. E boom. Questa volta sarà l’ultima.

 6) Paradise, Bruce Springsteen

Col Boss c’era solo l’imbarazzo della scelta. Lost In The Flood, Incident On 57th Street, Streets Of Fire, Wreck On The Higway, Nebraska, fino al sogno svanito in Born In The USA. Ma questa di Paradise è una grande lezione. Di fronte a due lutti, due donne reagiscono in maniera diversa. Una si arruola e diventa una terrorista suicida. Si fa saltare per aria in nome del Paradiso. La seconda sa che il Paradiso è vuoto e che quando sei morto sei morto. Punto.

 5) Back to Black, Amy Winehouse

Il brano in questione è del 2007 e fa parte del secondo e ultimo album della nota cantante americana. Amy in Back to Black riesce a farci tornare al soul degli anni sessanta. E in scena, sia nel video che nella canzone, va un funerale. Il suo. E fa specie ancora parlarne, visto che qualche anno dopo il suo amore per la musica, i suoi eccessi e i suoi desideri sono venuti a mancare qualche anno dopo. Uno shock dal quale niente e nessuno è riuscito a salvare una delle migliori voci femminili degli ultimi anni.

 4) La Ballata Degli Impiccati, Fabrizio De andrè

La canzone finisce in questo modo: “coltiviamo per tutti un rancore che ha l’odore del sangue rappreso, ciò che prima chiamammo dolore è soltanto un discorso sospeso“. E il discorso potrebbe finire quà. Non c’è altro da dire. Se non che si tratta dell’arrangiamento in musica di un poema di Villon tardo quattrocentesco.

3) Hurt, Johnny Cash

La canzone non è sua. È dei Nine Inch Nails. Ma tutti da subito avevano capito che Johnny Cash aveva trattato con guanti d’oro il pezzo di Trent Reznor. E a questo punto è inevitabile la trasformazione di una formidabile canzone in un classico capolavoro della cultura americana. Per alcuni poi il video prodotto per il brano musicale ha ingigantito all’inverosimile la portata dei contenuti di testo. Il pezzo comincia così: “Mi sono fatto ancora del male, oggi, per vedere se riesco ancora a sentire qualcosa”. Prosegue poi col torrido racconto di droghe, abbandoni, odio, solitudine, dolori. E atterra su esistenze al limite di una vita parsimoniosamente grattugiata dall’alto sulle ossa consumate di uomini oramai fin troppo stanchi e fiaccati da tutto e tutti. Nella nostra lista delle canzoni sulla morte lui non poteva non esserci.

2) Avalanche, Leonard Cohen

Il brano è tratto da Songs Of Love And Hate, terzo disco del cantautore canadese, 1971, canzoni d’amore e odio, titolo che già di per sé rende giustizia alla nostra scelta.

Il motivo è un invito a non fermarci di fronte alle apparenti mostruosità nella nostra continua ricerca dell’oro. In molti ci hanno visto un dialogo soprannaturale con le divinità. I toni cupi nascondono una solennità glaciale. È una delle canzoni più misteriose della collezione di testi di Leonard Cohen.

1)  Bob Dylan, The Lonesome Death Of Hattie Carroll

Al primo posto tra le canzoni sulla morte, nella nostra classifica ecco Bob Dylan. The Lonesome Death Of Hattie Carroll è la storia di un omicidio compiuto davanti a testimoni. Due minuti dopo l’arresto l’omicida è a piede libero. Gli viene inflitta una pena irrisoria perchè di famiglia benestante con protezioni politiche molto in alto. Dylan ci fa scegliere: cosa è peggio? L’omicidio o il sistema che c’è dietro? Ma forse Dylan va anche oltre: l’omicidio, quell’omicidio, è la conseguenza inesorabile di tutto un sistema di valori. Uno dei fatti di cronaca più celebri della canzone internazionale.

Testo di Palandroide

Autore MyWhere

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