Cultura della vita, culto dell’Aldilà e ruolo della donna negli Etruschi – 2° parte

Cultura della vita, culto dell’Aldilà e ruolo della donna negli Etruschi – 2° parte

ROMA – Continua il dialogo con Valentino Nizzo, il direttore di Villa Giulia, il museo nazionale dove si conservano i capolavori degli Etruschi, un popolo che tutt’oggi conserva inalterato il fascino e la bellezza misteriosa della sua civiltà.

I capolavori artistici  e le necropoli  della civiltà etrusca  documentano una cultura che nel celebrare l’aldilà (articolo-1°parte)  intendeva valorizzare il gusto per la vita.  Godere appieno dei piaceri dell’esistenza  faceva parte della mentalità degli Etruschi: le raffigurazioni tombali presentano feste, banchetti, danze, scene di caccia, momenti di vita sportiva all’insegna del divertimento,  tanto che gli austeri romani li valutavano decadenti e dissoluti. Dipinti e statue ci raffigurano un  modello di vita in cui il ruolo della donna negli Etruschi è stato a dir poco rilevante,  al contrario di quanto accadeva in Grecia in quegli stessi secoli.

Il ruolo della donna negli Etruschi: Testa di Leucotea

 

Le donne etrusche partecipano  infatti liberamente ai banchetti , bevono  vino insieme agli uomini e appaiono nei dipinti serene e festose, sempre riccamente abbigliate e ingioiellate. Sono donne che non vengono confinate, come presso altri popoli,   in zone particolari della casa: in altre parole la separazione tra i due sessi, in ambiente domestico e nella vita pubblica, non fa parte della società etrusca.

 

Il mistero che avvolge gli Etruschi si lega alla lingua, piuttosto isolata nel panorama linguistico italico non essendo di origine indoeuropea. Ma dato che il loro alfabeto è simile a quello greco, la lingua etrusca si legge a livello letterale senza difficoltà e siamo in grado di  riconoscere anche i nomi propri. Si comprende, ad esempio, che per indicare una persona si usavano tre nomi: quello personale e quelli del padre e della madre. Ma la comprensione delle parole ci sfugge perché la loro lingua è rimasta quasi del tutto indecifrata:  così delle circa 10.00 iscrizioni etrusche finora conosciute, tutte sono leggibili ma ben poche sono state decifrate, in particolare quelle di destinazione funeraria.

Gli Etruschi restano un popolo misterioso  perché hanno scritto pochissimo e questo  perché la potenza e la ricchezza di cui erano protagonisti, visibili nelle  innumerevoli testimonianze materiali e monumentali della loro civiltà, sono prive di documentazione scritta. E’ incredibile che gli Etruschi,  che hanno prodotto una civiltà  fiorente ed evoluta, siano un popolo senza letteratura. Una civiltà ricca di splendore e durata centinaia di anni ma senza narratori e poeti: un mistero che avvolge un popolo che ha contrassegnato i costumi e i riti,  l’architettura e  l’urbanistica dei Romani ma non ha sentito la necessitò di trascrivere la propria percezione dell’esistenza, il proprio immaginario collettivo in opere letterarie. Probabilmente anche tutto ciò ne ha alimentato  il fascino nel corso dei secoli!

 

Intervista a Valentino Nizzo, direttore del Museo Archeologico Nazionale di Villa Giulia a Roma

 

Personalmente mi ha sempre affascinato trovare questa bellezza, dei dipinti,  e di scene di vita quotidiana nelle tombe, da cui si evince che gli etruschi  amavano il lusso e la “bella vita”.

“Infatti noi Pensiamo agli Etruschi come a una civiltà funeraria, quando era una civiltà tutta proiettata sulla vita anche nella morte. Il paradosso è che le loro costruzioni e i templi non erano fatti con materiali tali da poter sopravvivere e paradossalmente sopravvive degli Etruschi solo ciò che è stato realizzando scavando la roccia. L’immagine che abbiamo non è certo quella della Roma monumentale ma di necropoli come quelle di Cerveteri. Straordinari sono anche i paesaggi delle cosiddette necropoli rupestri dell’Etruria viterbese: qui la monumentalizzazione è ancora più spinta. Le facciate delle tombe sono scolpite nella roccia lungo le gole scavate dai fiumi e si collocano di fronte all’abitato, in dialogo con il mondo dei vivi”.

Gli Etruschi nell’arte divinatoria non hanno avuto rivali nella storia:  la volontà degli dei veniva decifrata con vari metodi di osservazione  e gli uomini si rivolgevano ai sacerdoti per conoscere il loro futuro. Quale statuetta o oggetto significativo vuole presentarci di  questa dimensione divinatoria? Cosa la colpisce di più relativamente a questo argomento?

“L’arte divinatoria degli Etruschi era conosciuta e ammirata da tutti i popoli del Mediterraneo e soprattutto dai Romani che dicevano che gli Etruschi erano di gran lunga gli uomini più religiosi di tutti e questo ha consentito alla disciplina degli etruschi – come veniva chiamata dai Romani la loro capacità di interpretare la volontà divina – una sopravvivenza notevole.

Nel 410 d.C. mentre Roma era saccheggiata da Alarico vengono chiamati, come extrema ratio per salvare la città, degli aruspici etruschi che si trovavano dalle parti di Norcia. Il fatto che non abbiano potuto espletare le loro azioni in pubblico, perché il vescovo di Roma lo impediva, fece fallire questo estremo tentativo pagano di fermare il nemico alle porte: Roma sarebbe stata saccheggiata anche per questo secondo alcune fonti (Zosimo).

 

Questo episodio è una delle tante testimonianze che, a partire dall’epoca imperiale, attestano la “fortuna” degli Etruschi e ciò che mi ha sempre colpito sotto tale punto di vista è come per tramite dei romani molte pratiche del sacro in cui eccellevano gli Etruschi siano passate al cristianesimo. Il tipico bastone pastorale, il lituo, alcuni aspetti delle azioni rituali dei pontefici ricordano, ad esempio, quelli dei sacerdoti etruschi, per tramite del pontefice massimo dei Romani.

Pensiamo all’arte di fondare le città. Romolo fonda la sua città secondo il rito degli Etruschi interpretando i voli degli uccelli. Lo stesso Romolo compie un altro gesto sacrale importante presso il cosiddetto mundus, che era la fossa rituale realizzata in occasione della fondazione al centro del foro (e, dunque, della nuova città) per gettare al suo interno tutte le primizie che dovevano essere offerte alla divinità per garantire il successo del’impresa. Mundus è una parola etrusca che indica probabilmente una superficie circolare e che rappresenta la volta celeste, estesa anche alla sua controparte ctonia/infera e questo mundus doveva esserci in ogni città, così come doveva esserci l’auguraculum, il luogo dal quale gli auguri traguardavano lo spazio per trarre auspici.

aruspice con corpo allungato III sec. a.c.

 

Ancora in epoca romana le famiglie più importanti andavano a Tarquinia per imparare l’arte aruspicina, come sottolinea Cicerone nel De Divinatione.

Un aspetto molto interessante della sacralità degli Etruschi e quello attestato da molte fonti quando ricordano come tutta la loro sapienza sia stata rivelata da un bambino, Tages/Tagete, nato da una zolla di terra e vissuto un giorno, quanto bastava per rivelare agli attoniti presenti tutte le arti divinatorie. Al Museo Nazionale Etrusco di Villa Giulia di tutto questo  ci sono testimonianze importanti, due statuette di aruspici di bronzo del tipo della cosiddetta Ombra della sera di Volterra, la meravigliosa riproduzione votiva di un fegato in terracotta da Falerii, il cosiddetto aratore di Arezzo (forse raffigurante Tarconte che arando fece riemergere dalla Zolla il piccolo Tages) e a tante altre manifestazioni del sacro, come i materiali votivi e architettonici dei principali templi dell’Etruria meridionale. C’e’ un universo religioso a Villa Giulia molto ben rappresentato insieme a quello legato a contesti funebri”.

E ora, dopo Villa Giulia, parliamo del museo di Bugliano, in provincia di Pisa, di cui recentemente lei è diventato direttore.

“Cominciamo con il premettere che il museo di Bugliano, così come l’omonima città, non esiste. E’ stata una mia creazione ironica della scorsa estate. Nasce come stimolo al diletto ma anche per ironizzare su buone o cattive pratiche che caratterizzano il mondo dei musei. Serve a coltivare in modo insolito e originale un tema che tutti i musei dovrebbero avere a cuore, quello del divertimento come stimolo a riflettere.

Sembra che stia avendo un discreto successo ( museo di bugliano )”.

In questo momento di emergenza sanitaria. Lei, a museo chiuso, come sta continuando il suo lavoro, di cosa si sta occupando?

“Quello che stiamo facendo in questo momento lo abbiamo cominciato a fare da molto tempo, anche prima del covid, pur avendo introdotto forme di intrattenimento più immediate e che meglio possono dare l’idea e la sensazione di quella fruizione in presenza che è stata purtroppo inevitabilmente limitata dalla chiusura dei musei.

Abbiamo realizzato molte dirette interattive sia su Facebook (link di Villa Giulia ) che su Youtube (link Etruschannel ), facendoci letteralmente guidare dagli spettatori e rispondendo alle loro domande. Abbiamo fatto dirette on the road, dalla mia macchina, nel tragitto da casa al museo e viceversa, descrivendo la Roma primitiva e arcaica. Abbiamo realizzato video immersivi a 360° e realizzato molte iniziative di approfondimento e di didattica dedicate anche ai più piccoli.

Abbiamo commentato in diretta la serie televisiva Romulus di Matteo Rovere in onda su Sky, rispondendo ai commenti di un pubblico che si aspettava un VIII secolo a.C. simile a quello raccontato da Tito Livio o Dionigi di Alicarnasso e si è trovato spiazzato perché quell’epoca era in realtà molto diversa da come l’hanno descritta gli autori successivi. Tutto questo è legato anche al mio ruolo di consulente archeologico della serie, circostanza che mi ha consentito di offrire spunti e suggestioni agli autori e agli scenografi”.

A SCUOLA CON GLI ETRUSCHI

Altre iniziative realizzate in diretta e dedicate alle scuole e alle famiglie sono state “A scuola con gli Etruschi” tre dirette, due in orario mattutino e una di pomeriggio, che hanno consentito alle insegnanti, agli alunni e alle famiglie di conoscere e approfondire la cultura etrusca. L’ultima è andata in onda il 10 febbraio “A scuola con gli Etruschi: Family Edition” ed ha consentito di  fare un viaggio attraverso il tempo, nella storia e nella vita quotidiana degli Etruschi così come possono essere recuperate attraverso l’indagine archeologica, in modo da  trascorrere insieme un’ora in compagnia degli Etruschi e delle loro storie.

ETRU KIDS è una sezione del sito del museo dedicata ai più piccoli con attività ludico-didattiche coinvolgenti a cura dei Servizi Educativi del Museo.

Si tratta di giochi, racconti e attività manuali supportate da istruzioni scaricabili dal sito:  ad esempio si può mettere in scena il mito dei pirati tirreni con la riproduzione di un teatro e di una nave etrusca oppure costruire insieme la capanna villanoviana.

 

Ogni martedì alle ore 12 continua l’appuntamento sempre in diretta dalle sale del Museo, ma questa volta su Facebook; si chiama Intervallo ETRU e offre agli spettatori l’opportunità per dieci minuti di pormi tutte le domande che desiderano. Naturalmente non sono solo io l’unico a comunicare online ma c’è dietro tutta la squadra del Museo che continua anche durante la chiusura a offrire contenuti al nostro pubblico virtuale. Io sono finora l’unico che lo fa in questo modo estemporaneo e interattivo, con collegamenti che hanno contribuito a fare apprezzare il Museo in tutto il mondo.

Fra le iniziative che mirano all’accessibilità e all’inclusione abbiamo ideato “Identikit di un capolavoro” un ciclo di descrizioni audio delle opere identitarie del Museo dedicato ai visitatori con disabilità visiva a cura del Servizio Accessibilità. I prossimi appuntamenti saranno:

-il 16 marzo : L’urna a capanna di Vulci

-il 7 aprile: Il Centauro di Vulci

-il 21 aprile: L’Aratore di Arezzo.

ruolo della donna negli Etruschi

 

 

Anche questi  appuntamenti sono trasmessi sul canale Etruschannel di Youtube e sulla pagine Facebook del museo, con una descrizione minuziosa che consentirà alle persone con disabilità visiva di conoscere nel dettaglio gli aspetti figurativi di alcune opere e di poter avere maggiore consapevolezza dei tanti contenuti del museo già disponibili in rete.

E ancora… appuntamenti digitali con il restauro a cura della nostra restauratrice Miriam Lamonaca e una serie digitale dedicata alla straordinaria collezione Castellani a cura della conservatrice delle collezioni, Maria Paola Guidobaldi.

 

Commento conclusivo dell’autrice

“L’offerta interattiva e telematica programmata dal Museo di Villa Giulia è in effetti quanto di più innovativo si possa immaginare per un luogo destinato a conservare capolavori del passato. in un ecosistema radicalmente mutato dal digitale la conseguenza pienamente condivisa da Valentino Izzo è che ciò impatta la fruizione della cultura cambiandone radicalmente gli spazi.

L’offerta della tradizione museale si coniuga pertanto con una riformulazione radicale dell’offerta che permetta a tutti una partecipazione dialogante e costruttiva, in grado di mettere gli utenti in grado di conoscere e ammirare contenuti, aspetti e particolarità del mondo degli Etruschi e  soddisfare le proprie curiosità. Si crea così una connessione moderna e dinamica  tra ciò che è dentro il museo e il pubblico esterno, dagli adulti ai bambini, in modo che la comunicazione e la programmazione degli eventi  sia un servizio culturale approfondito offerto alla società”.

ETRU ha stipulato convenzioni con numerosi atenei italiani ed esteri per l’attivazione di tirocini universitari.

Villa Giulia Roma ha i seguenti orari: LUN 13.30-19.30; MAR-VEN 8.30-19.30. Ultimo ingresso ore 18.30

Maggiori informazioni: ETRU Museo Etrusco Nazionale

Teresa Paladin
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2 Responses to "Cultura della vita, culto dell’Aldilà e ruolo della donna negli Etruschi – 2° parte"

  1. Marco m   4 Marzo 2021 at 12:46

    Scorrevolissimo e piacevole tanto da arrivare in fondo e non sentire il trascorrere del tempo .sembra quasi una fiaba che ti stiano leggendo

    Rispondi
  2. Teresa Paladin
    Teresa Paladin   4 Marzo 2021 at 16:42

    Grazie, Marco, per la tua osservazione: quando il tempo scorre piacevolmente significa che si è realizzato l’obiettivo. Un grazie di cuore!!!

    Rispondi

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