La storia di Palazzo Boncompagni, la casa di Papa Gregorio XIII

La storia di Palazzo Boncompagni, la casa di Papa Gregorio XIII

BOLOGNA – Fino al 18 settembre 2021, gli spazi di Palazzo Boncompagni ospiteranno le opere di Michelangelo Pistoletto. Per l’occasione ripercorriamo la storia di una location unica, situata in pieno centro storico, a poche centinaia di metri da piazza Maggiore e delle Due Torri.

Originaria del contado bolognese la famiglia Boncompagni si stabilisce fin dal Trecento a Bologna dove esercita con successo crescente il commercio dei panni e l’attività creditizia fino ad entrare nel Senato cittadino nel 1569. Il vertiginoso decollo economico, sociale e politico culmina e si consolida nel 1572 con l’ascesa al soglio pontificio di Ugo Boncompagni che prenderà il nome di Gregorio XIII. L’accumulo dei titoli e di ricchezze che piovve sulla famiglia, da cui uscirono ben tre cardinali oltre ad un papa, la portò ad livello della massima aristocrazia europea.

LA STORIA DI PALAZZO BONCOMPAGNI 

La costruzione del palazzo nell’attuale via del Monte (di Pietà, che sorgeva a ridosso della cattedrale di San Pietro) si deve a Cristoforo Boncompagni nel 1537 e si conclude nel 1548. Si dice che Cristoforo rispondesse a chi lo criticava per la grandiosità voluta del suo nuovo edificio, che la fabbrica non era per lui, ma per un papa, quasi presagendo la futura elezione papale del figlio prediletto Ugo. Il terreno su cui sorge il palazzo ha forma di un rettangolo molto allungato, per cui la planimetria dell’edificio s’incentra sull’uso della loggia alla bolognese come asse distributivo ed elemento qualificante degli spazi interni.

Due cortili, che danno aria e luce, sono collegati dalla loggia che è tangente al primo, in cui attualmente domina una maestosa magnolia ed è coronato da tre archi sostenuti da preziose colonne finemente istoriate, e sfonda come prospetto nel secondo cortile chiuso da una finestra fastosamente incorniciata. Il percorso della loggia porta dall’entrata alla scala elicoidale che sale al piano nobile organizzato su un’altra loggia sovrapposta, nel tempo tamponata. L’importanza di questo palazzo sta nella sua organizzazione spaziale e che esemplifica un modo molto diffuso di impostare lo spazio interno anche in molta altra architettura minore a Bologna. L’esterno è molto sobrio con i muri in mattoni a vista e le decorazioni delle cornici delle finestre in arenaria. Nella massa del palazzo prevalgono i pieni sui vuoti e l’insieme appare monumentale e compatto: le reminiscenze quattrocentesche sono ancora percepibili oltre che nel monumentale portale d’ingresso, in particolare negli spigoli della scarpa e negli occhi del solaio. Il giardino formatosi più avanti nel tempo sul lato impedisce di vedere l’edificio nella sua interezza.

CHI HA PROGETTATO E COSTRUITO PALAZZO BONCOMPAGNI? 

Immagini dalla mostra di Michelangelo Pistoletto in corso a Palazzo Boncompagni 
Immagini dalla mostra di Michelangelo Pistoletto in corso a Palazzo Boncompagni

Si sono fatti nomi di grandi architetti cui attribuire il palazzo Boncompagni: primo Andrea Marchesi detto il Formigine, poi Baldassarre Peruzzi, e Jacopo Barozzi detto il Vignola, e infine Ottaviano Mascarino. Proprio del Vignola potrebbe essere la straordinaria scala elicoidale che rivela un elegante vigore e una profonda maturità sia figurativa che strettamente strutturale. Il bel portale che introduce alla scala è una soggettiva rielaborazione delle strutture di porte che Vignola predilige: sopra la porta è collocato un finestrotto in modo da illuminare meglio la scala. Il risultato è quello di un portale maestoso e raffinato. Proprio da questa signorile scala elicoidale discesero, al tempo dell’ultima guerra, mentre a Bologna i tedeschi requisivano armi in pugno le ville del contado e infuriavano i tragici bombardamenti alleati sulla città, decine di capi di bestiame provenienti dalla tenuta di Borgo Panigale, e si accomodarono nelle amplissime e arieggiate cantine del palazzo. La singolare stalla cittadina, organizzata alla perfezione, ottenne poi un premio come stallamodello.

Al piano terra subito a destra si accede nella sala del Papa o del Camino affrescata intorno alla metà del Cinquecento. La volta a botte di questa vasta sala ci mostra scene tratte dalla Bibbia ed hanno precise ragioni celebrative, volendo affermare l’importanza della famiglia e il raggiunto strepitoso successo. Sono rappresentati cinque episodi della giovinezza di Davide, il pastore che divenne il secondo re di Israele. Una fitta trama di grottesche coprono l’intero soffitto seguendo il tema allegorico dell’abbondanza e della saggezza. Non si conosce ancora il nome dell’autore, e si pensa che il lavoro sia stato realizzato dalla bottega di un maestro cinquecentesco. Questo grande salone di rappresentanza dove il cardinal Ugo Boncompagni, poi papa, dava udienza al pubblico, è ornato da un bellissimo e raro camino in pietra serena realizzato probabilmente su disegno di Pellegrino Tibaldi.

Nel 1635 il palazzo fu affittato ai fratelli Francesco e Cornelio Lambertini che lo abitarono fino al 1663. Dal 1754 vi soggiornò come locatario il conte Gianluca Pallavicini che distrusse i bellissimi intagli degli ornamenti interni dando l’avvio ad un periodo di trasformazioni spesso traumatiche della struttura cinquecentesca. Finalmente a fine Ottocento giunse nelle sagge mani della famiglia Benelli che tuttora lo circonda di cure amorose e di restauri intelligenti tutti tesi a riportarlo al primitivo splendore.

IL PALAZZO DOVE NACQUE PAPA GREGORIO XIII

Immagini dalla mostra di Michelangelo Pistoletto in corso a Palazzo Boncompagni 
Immagini dalla mostra di Michelangelo Pistoletto in corso a Palazzo Boncompagni

Ugo Boncompagni (Bologna 1502 – Roma 1585), 226º papa della Chiesa cattolica dal 13 maggio 1572. E’ considerato come uno dei pontefici più importanti dell’età moderna, soprattutto per quanto riguarda l’attuazione della Riforma cattolica e la riforma apportata al calendario. Il conclave che portò alla sua elezione durò ventiquattrore, uno dei più brevi della storia. Se prima di Gregorio la riforma cattolica fu condotta sostanzialmente solo in Italia e in Spagna, grazie al suo pontificato si sviluppò con rapidità e organicità in tutti i paesi cattolici.

Tra i suoi meriti scientifici durevoli, c’è la riforma del calendario che porta il suo nome e ancora oggi universalmente in uso. Col passare dei secoli il calendario giuliano, risalente a Giulio Cesare, aveva creato una discrepanza tra il calendario civile e quello astronomico. Tutto questo aveva portato ad una serie di lamentele ed era stato discusso anche dai padri conciliari a Trento. Gregorio XIII istituì una commissione, di cui facevano parte giuristi, teologi, matematici e cardinali di sua fiducia, e dopo un accuratissimo studio, il 24 febbraio 1582, in accordo con la maggioranza dei principi cattolici e delle università, stabilì che al 4 ottobre 1582 avrebbe fatto seguito il 15 ottobre 1582 e che in futuro dovessero essere soppressi i giorni intercalari (cioè, in pratica, i 29 di febbraio) degli anni divisibili per 100 ma non divisibili per 400. La riforma rivoluzionaria del calendario fu subito accolta dai paesi cattolici, mentre venne osteggiata dai protestanti, ma col tempo finì per affermarsi nella maggior parte del mondo occidentale.

Silvia Camerini Maj

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