Bertinoro: ospitalità romagnola e vini di eccellenza

Bertinoro: ospitalità romagnola e vini di eccellenza

ITALIA – Bertinoro è un tipico borgo medioevale che ospita, di fronte al comune, una stupenda terrazza che guarda il mare da Rimini a Ravenna. Dante e Carducci frequentavano questa Romagna, in particolare la Pieve romanica di San Donato in Polenta (che dista 3 km da Bertinoro) le cui origini risalgono al 911. Bertinoro è la patria dell’ospitalità e del vivere romagnolo.

Il segreto dei romagnoli, del mare e degli Appennini si chiama “ospitalità”.

Grazie all’ospitalità familiare degli imprenditori che gestiscono le pensioni e gli alberghi, le spiagge della costa romagnola sono diventate fin dal lontano 1950, quando andare in vacanza era un lusso riservato a pochi, una delle principali attrazioni balneari italiane.

Le strade dei vini e dei sapori che circondano l’entroterra collinare sono l’attuale realtà turistica della Romagna. Si tratta di una ragnatela di percorsi turistici appositamente studiati e segnalati nelle mappe che permettono di raggiungere a piedi, in bicicletta, (Bertinoro: 9 colli, strade bianche, Cima Pantani via della vigna ecc.), in moto o in macchina paesi, borghi antichi e villaggi che la storia recente non ha scalfitto e dove il turista può conversare con chi produce le specialità locali quali vino, olio, formaggi, miele, marmellate e pranzare presso trattorie o agriturismi anche con alloggio, che propongono solo i sapori della tradizione romagnola (piadina, tagliatelle all’uso di Romagna, Cappelletti in brodo, di grasso o di magro, i Tortelloni, i Vermicelli, i Sabadini, la Zuppa di “poveracce”, i Tortelli, Strozzapreti, i ravioli, il pesce alla griglia, il coniglio, il formaggio raveggiolo squacquerone accompagnati da fichi caramellati e saba, ecc.).

Alla scoperta dell’ospitalità di Bertinoro

Bertinoro (Castro romanum – km 25 dal mare, 200 m. di altitudine) è rinomato per essere il paese simbolo dell’ospitalità romagnola. Infatti nel 13° secolo le famiglie benestanti locali litigavano tra loro per accaparrarsi i viandanti di passaggio allo scopo di offrire ospitalità a casa propria. Per sedare queste continue dispute, fu deciso di erigere in quella che è ora piazza della Libertà una colonna con alla base le “anella” per legare i cavalli, una per ogni famiglia. E l’anella della colonna dove il viandante avrebbe in seguito legato il cavallo indicava la famiglia che aveva il diritto di ospitare lo straniero. La Festa dell’Ospitalità (tre giorni nel primo fine settimana di settembre) si svolge da 94 anni a Bertinoro e si ispira all’antica ospitalità di 800 anni fa.

 

In piazza della Libertà, alla presenza dei dignitari del luogo e di un folto pubblico, gli sbandieratori annunciano l’inizio del rito dell’Ospitalità. Per primo raggiunge la colonna un cavaliere a cavallo, seguono i “viandanti”, ora ospiti, che verranno invitati a strappare una busta attaccata all’anella della colonna. Questo per entrare in possesso dell’agognato invito: un pranzo conviviale presso una famiglia di Bertinoro. Piazza della Libertà è la piazza principale di Bertinoro: vi si trovano la Cattedrale (fine 500), il Palazzo Ordelaffi (1306) ora sede municipale, e l’attuale colonna dell’Ospitalità (1926). Una scala porta direttamente all’ufficio turistico (Turismo@comune bertinoro.fc.it) e conduce a Ca’ de Bè, il” tempio” che ospita i vini, i prodotti gastronomici tipici del territorio e la famosa campana che suona quando, ogni anno, il primo coltivatore dà inizio alla vendemmia.

 

Un ulteriore esempio dell’ospitalità degli abitanti di Bertinoro risale al XIV secolo, epoca in cui gli ebrei si insediarono in questa città. La convivenza con gli abitanti cattolici non creò nessun dissapore tra queste due comunità con fedi differenti, tanto è vero che quando papa Paolo IV nel 1555 promosse l’istituzione di quartieri solo per gli ebrei (i ghetti) gli abitanti di Bertinoro, unico caso, non diedero corso a questa iniziativa papale. Successivamente la comunità si estinse. Segni della presenza ebraica a Bertinoro si possono vedere percorrendo nel centro storico il quartiere che ospita la Giudecca, palazzo medioevale simbolo della presenza ebraica.

Mi piace rendere noto un recente esempio di ospitalità, e quindi di convivenza culturale, che vede ancora una volta protagonista la comunità di Bertinoro. Mi riferisco al “Museo Interreligioso” sorto nel 2005, allestito nelle segrete medioevali e nella cisterna cinquecentesca della Rocca Vescovile (1177) di Bertinoro, ora anche sede universitaria. Il museo nasce come spazio dove a tutti è dato di prendere contatto con la religione degli Ebrei (535 a.C.), dei Cristiani (primo secolo a.C.) e dei Mussulmani (622 d.C.). È una iniziativa propedeutica promossa in campo neutro fuori dai circuiti religiosi di ogni confessione, che consente al visitatore credente, non credente, scettico, agnostico, ateo o curioso di prendere visione degli elementi fondanti inerenti l’origine, la storia, i punti di contatto, la teologia, i riti, i libri sacri e gli oggetti delle tre religioni monoteiste che hanno in comune in terra il Patriarca Abramo (www.museointerreligioso.it).

Bertinoro
Piazza Libertà vista dall’alto. Foto Massimiliano Baccolini

Ospitali anche a tavola: Bertinoro e il vino

Oggi Bertinoro è conosciuta in tutto il mondo per “l’ospitalità enologica” che vede protagonisti i vini autoctoni: l’Albana, il Sangiovese, il Pagadebit, Cagnina, e Barbarossa.

Sono propenso a ritenere che il primo approccio con i vini avvenga in casa, al ristorante o in enoteca, ma se veramente vogliamo conoscerlo ritengo doveroso recarsi nel luogo dove è nato, cresciuto e imbottigliato. Capisco benissimo che non possiamo farlo per tutti vini che beviamo o che abbiamo intenzione di bere, ma una cosa è certa: il primo step per conoscere un vino è quello di andare a vedere la cantina dove è nato e cresciuto, da chi è stato allevato e come l’uva è diventata vino. Visitare una cantina ha lo stesso significato culturale che può avere visitare con la guida un monumento o un museo, solo là la nostra cultura enologica incomincia a prendere sostanza. Bertinoro è la patria dell’ospitalità: le cantine sono attrezzate anche per il pernottamento. Inoltre acquistare i vini in cantina è sempre vantaggioso.

Il segreto che fa grandi e unici i vini di Bertinoro è lo Spungone, una roccia nata da una barriera corallina formatasi 3 milioni di anni fa nel mare. È composta da un impasto di gusci di conchiglie marine tenute assieme da arenarie calcaree. Questa roccia occupa il sottosuolo di Bertinoro e le radici delle viti pascolano sullo Spungone e si nutrono dei suoi minerali che in seguito caratterizzano i vini di Bertinoro; ma non solo: queste viti hanno il privilegio di usufruire delle brezze marine del mare Adriatico che mitigano il clima, e godono della protezione dagli Appennini.

 

Tour dei vini di Bertinoro

Albana DOCG dal 1987 (primo in Italia) versioni: secco, amabile, dolce, passito, passito riserva.

Di colore giallo ambrato carico, è il più autorevole vino di Bertinoro e ama presentarsi nella varietà “Gentile di Bertinoro “che dà luogo alle versioni: secco, dolce, spumante, amabile e passito a dimostrazione della versatilità di questa uva. Si coltivava in Romagna già in epoca romana, tanto è vero che è plausibile che alcuni ne attribuiscano la paternità ai colli euganei. Molto probabilmente il suo nome deriva dal termine latino “Album” bianco dato che quell’uva era considerata la migliore tra le uve bianche. È certamente un vino che merita di stare nell’Olimpo dei vini italiani. E quello macerato in anfora è l’ultima versione dell’Albana.

Sangiovese DOC dal 2011 95% vitigno sangiovese. Sottozona: Bertinoro.

Dal colore rubino intenso con un’unghia gialla se invecchiato. Vive sui colli di Bertinoro e detiene il primato produttivo. Nella versione “sangiovese riserva” è stata aggiunta in etichetta la menzione geografica: “Bertinoro”.

Questo vitigno è tra i più antichi e diffusi dello stivale. Proviene dalla varietà Grosso Sangiovese, come quelli toscani che hanno dato origine al Brunello di Montalcino o al Nobile di Montepulciano. La riserva storica del Sangiovese di Romagna è presso il comune di Bertinoro.

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Pagadebit Romagna Doc 1989. Il vitigno è il Bombino bianco.

È un vino bianco tra i più tipici del territorio. È l’ultima uva a essere vendemmiata. Il nome lo si deve al fatto che durante le cattive annate, per quanto male fosse andata la vendemmia, il Pagadebit garantiva ai contadini di pagare i debiti accumulati durante la stagione. Il gusto è decisamente secco, fresco senza essere aggressivo. Categorie: Bertinoro amabile e Bertinoro secco.

Cagnina di Romagna DOC dal 1988. Il vitigno è il Terrano (minino 85%).

Viene messo in commercio dal 10 ottobre dell’anno di raccolta delle uve. Il colore è rosso rubino violaceo intenso. Il vitigno è presente anche nelle zone carsiche di Friuli e Istria ed è un simbolo per quelle viticolture.

Barbarossa Igt.

Il vitigno autoctono è stato ritrovato nel 1954 nella vigna dello Spungone della Fattoria Paradiso. Rosso rubino con riflessi purpurei.

Lascio ai lettori il piacere di andare a Bertinoro per visitare le cantine e là capirete che ogni vino ha una sua storia da raccontare.

Alla scoperta delle cantine di Bertinoro

Ogni vino è il frutto di un progetto enologico studiato dal proprietario della cantina, dopo che il geologo gli ha fornito le caratteristiche morfologiche del terreno. Per l’allevamento della vite in vigna il proprietario si può avvalere di un agronomo e, successivamente, di un enologo per realizzare i processi produttivi necessari a trasformare l’uva in vino. La grande incognita che incombe sul progetto iniziale del vino sono gli eventi atmosferici che possono incidere sulla vite e che possono richiedere aggiustamenti in corso d’opera sia in campo che in cantina. Produrre un vino richiede un lavoro di squadra dove il proprietario dell’azienda è come il comandante di una nave a cui spettano oneri e onori del risultato. Questo è il motivo per cui l’uva dello stesso vitigno e del medesimo territorio assume differenti sfumature.

Nel 2010 nasce il consorzio dei vini di Bertinoro. Le aziende socie del consorzio sono Campodisole, Celli, Fattoria Paradiso, Giovanna Madonia, Tenuta la Viola, Tenuta Villa Trentola.

Fattoria Paradiso

  • 1950
  • Ettari: 70
  • Bottiglie: 200.00
  • Viticultura biologica
  • Visita all’azienda
  • Sala degustazione
  • Museo dei vini
  • Museo auto d’epoca
  • Ristorante: 100 coperti
  • Ospitalità: 15 camere
  • Proprietà: famiglia Pezzi
  • Vitigni principali: Albana, Bombino bianco, Barbarossa (in esclusiva) e Sangiovese
  • www.fattoriaparadiso.com

Celli

  • 1965
  • Ettari: 35
  • Bottiglie: 300.000
  • Viticultura biologica
  • Visita in azienda su prenotazione
  • Sala degustazione
  • Proprietà: M. Sarri ed E. Casadei
  • Vitigni principali: Sangiovese, Albana, Bombino bianco, Trebbiano
  • www.celli-vini.com

Bertinoro Enogastronomia

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Giovanna Madonia

  • 1998
  • Ettari: 14
  • Bottiglie 60.000
  • Viticultura in conversione biologico
  • Proprietà: G. Madonia.
  • Visita azienda su appuntamento
  • Sala degustazione
  • Vitigni principali: Sangiovese, Albana, Cabernet, Sauvignon
  • www.giovannamadonia.it

Campodelsole

  • 2003
  • Ettari: 75
  • Bottiglie: 700.000
  • Proprietà: G. Isoldi
  • Viticoltura tradizionale
  • Visita in azienda su prenotazione
  • Vitigni principali: Sangiovese, Albana, Bombino bianco
  • www.campodisole.it

Tenuta La Viola

  • 1998
  • Ettari: 14
  • Bottiglie: 50.000
  • Proprietà: L. Serra e S. Gibellini
  • Viticoltura biologica e biodinamica
  • Visita su prenotazione
  • Sala degustazione
  • Vitigni principali: Sangiovese, Albana
  • www.tenutalaviola.it

Tenuta Villa Trentola

  • 1890
  • Ettari: 20
  • Bottiglie: 45000
  • Proprietaria: Federica Prugnoli
  • Vinificazione convenzionale
  • Visite in azienda
  • Sala degustazione
  • www.villatrentola.it

I dintorni di Bertinoro

La frazione di Fratta (6 km da Bertinoro) ospita le terme (già attive in epoca romana), che dispongono di due piscine, una con acqua sulfurea e l’altra con acqua salsobromoiodica, aperte tutto l’anno.

 

In homepage Il museo del vino alla Fattoria Paradiso di Bertinoro

Testo di Emanuela Brumana

Lamberto Selleri

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