Phil Collins: come un batterista è diventato una star internazionale

Phil Collins: come un batterista è diventato una star internazionale

ACCADDE OGGI – Il cantautore, polistrumentista e attore britannico, oggi 30 Gennaio compie 71 anni. Noto prima come componente dei Genesis e poi per la sua carriera da solista. Una voce particolare che lo ha reso anche doppiatore per alcuni film d’animazione.

 Nel 1970 Phil Collins risponde ad un annuncio sul settimanale Melody Marker e si reca ad un’audizione per entrare a far parte dei Genesis. Ancora non erano il gruppo mitico che tutti conosciamo ed erano a corto di batterista. Ne avevano già cambiati tre che giudicavano mediocri. Recatosi in anticipo sul luogo del provino, tenutosi a casa dei genitori di Peter Gabriel, riesce ad ascoltare un pezzo che stavano provando. Lo memorizza e quando lo chiamano stupisce il gruppo.

Si è completata così una band storica e Phil è stato l’ultimo tassello prima dei primi grandi successi. La sua abilità allo strumento ed il suo atteggiamento teatrale sul palco faranno di lui uno dei pochi protagonisti mondiali in quel ruolo. Il batterista, per antonomasia sta dietro, illuminato in parte, si muove e suda ma non è preso visivamente in considerazione. Phil Collins ha cambiato l’immagine dell’uomo con le bacchette.

UN GIOCATTOLO CHE DIVENTA UN LAVORO

Foto da: yastaradio.com

Phil Collins nasce a Chiswick, un quartiere a sud di Londra e da subito si dimostra un bambino molto vivace e pieno d’energie. In famiglia sono un po’ preoccupati della sua iperattività e pensano ad un modo per farlo sfogare in modo sano. Un suo zio, passando davanti ad un negozio di giocattoli, vede una batteria per bambini e pensa possa essere la soluzione.

A Natale scarta quel regalo, apre quello scatolone che sostava sotto l’albero da giorni. È amore a prima vista. Inizialmente i genitori ed i vicini di casa maledicono quello zio visionario, ma poi il rumore diventa ritmo, il frastuono si trasforma in un quattro tempi spinto. Phil sembra nato con le bacchette in mano, un po’ come capita a quei bambini che al primo allenamento di calcio palleggiano come Omar Sivori.

Lui ha solo cinque anni ma si capisce che ha la coordinazione giusta per diventare un ottimo batterista. Gambe e braccia, senso del tempo, volto divertito nel ripetere tante volte gli stessi movimenti. Pochi anni più tardi i genitori comprano una batteria vera al figlio. È una Tama ed ogni anno che passa diventa sempre più completa, vengono aggiunti pezzi.

Inizialmente non conosce la notazione musicale, ma continua ad essere sempre più bravo: si esercita ogni giorno accompagnando la radio o le sigle in televisione. Sviluppa così un metodo proprio, un’espressione fisica che lo contraddistingue anche adesso. A dodici anni fonda il suo primo complesso ed entra, a tutti gli effetti, nel mondo della musica. Suo zio ha avuto il merito di trovare la chiave giusta, Phil è stato fortunato a trovare presto l’amore della sua vita. Quando il talento incontra il talentuoso in età giovanile, solitamente accadono grandi cose. Quando un giocattolo diventa una professione, la serenità del fortunato rispecchia le sue opere.

PHIL COLLINS: SOLO SENZA PAURA

Foto da: rollingstone.it

È capitato a tanti gruppi di dividersi, di prendersi pause, in alcuni casi di odiarsi e finire in tribunale. È capitato anche che molti dei componenti del suddetto gruppo poi tentino la carriera da solista. Quelli che però riescono ad avere successo da soli sono pochi. Questo dipende essenzialmente da tre fattori: le qualità, il carattere, la capacità di gestire il palco in solitudine.

Verso al fine degli anni Settanta i Genesis si prendono una pausa, durante la quale Phil Collins comincia ad abbozzare materiale per il suo primo album solista. Ha le qualità per farlo, è intelligente, ha una voce particolare, è intonato, è un polistrumentista di valore. Ha il carattere giusto per primeggiare, per resistere ad un eventuale fiasco, per non mollare quando ci saranno momenti bui.

Una volta sul palco, da solo, saprà gestirlo al meglio. Come un camaleonte mostrerà quanto può essere in grado di cambiare, come un batterista delle retrovie riesce ad impugnare l’asta senza tremare. Per lui il salto è stato veramente enorme. Un chitarrista, ad esempio, è abituato a spalleggiare il frontman, a stargli vicino, a vedere tutta quella fiumana di gente che salta e canta. Per un batterista è diverso. È un po’ come un portiere di calcio. Sai che la tua squadra ti protegge, vedi tutto da dietro. Sai anche, però, che non puoi sbagliare perché se lo fai tutti ne pagano immediatamente le conseguenze. Il salto, quindi, è stato davvero bello grosso, ma Phil Collins ha dimostrato di essere un fuoriclasse anche in quella occasione.

PHIL COLLINS: ANOTHER DAY IN PARADISE

Foto da: rollingstone.it

Gli anni Ottanta sono quelli in cui raggiunge il maggior successo a livello personale. Staccatosi dai Genesis, inizia una carriera solista che lo porta ad avere subito successo. In molti scoprono con piacere un cantante dal timbro unico, un personaggio che si lascia intervistare con piacere ed è pronto a girare il mondo suonando la sua musica. Di quel periodo fanno parte molti brani indimenticabili come In the air tonight, Sussudio, One more night. Noi vogliamo mettere un accento particolare su Another day in paradise. È un singolo del 1989 che scala immediatamente le classifiche, fino a rimanere al numero uno in molte nazioni europee per diverse settimane consecutive.

Il brano è scritto interamente da Phil Collins: musica e parole. Il testo affronta il tema dei senzatetto. Un pezzo pieno di significato che è riuscito ad unire tematica, ballabilità, vendite. Per il titolo della canzone Phil prese spunto da una frase del brano Par avion di Mike + The Mechanics del 1985. Una particolarità lo contraddistingue. Essendo uscito alla fine del 1989, Another day in paradise è stato l’ultimo singolo in testa alla classifica degli anni Ottanta ed il primo anche in quella dei Novanta. Il videoclip, interamente in bianco e nero effetto seppia, mostra il cantautore in compagnia di alcuni senzatetto a sequenze alternate.

PHIL COLLINS AL CINEMA

Foto da: biografieonline.it

La sua irrequietezza giovanile dimostrava anche smania di mettersi in gioco. Oltre a cantare, suonare e comporre musica, ad un certo punto è stato attratto dal mondo del cinema. Ha visitato e frequentato questo ambiente sotto varie spoglie, calandosi nei panni di attore, comparsa, doppiatore, compositore di colonne sonore.

Questo suo impegno dà un’idea della versatilità di questo artista. Un uomo animato dalla voglia di cambiare senza paura, di mettersi in gioco sperimentando arti nuove per lui. Facciamo solo alcuni esempi di Phil Collins all’interno del panorama cinematografico, per poterlo valutare anche in queste vesti. Ha interpretato Buster, un film del 1988 diretto da David Green. Narra la storia del noto ladro londinese Buster Edwards e del suo ruolo nell’assalto al treno postale del 1963. Molti quotidiani inglesi non hanno apprezzato, ma i suoi fans lo hanno giudicato credibile anche nel ruolo di attore drammatico.

Ha fatto un cameo in Hook-Capitan Uncino di Steven Spielberg del 1991. Disse che accettò quel piccolo ruolo per la stima nel regista e l’amore per quella storia senza tempo. È rimasto vicino al mondo dei bambini anche quando ha prestato la sua voce in due film d’animazione: Balto e Il libro della giungla. Se parliamo invece della sua musica, la possiamo ricordare all’interno della pellicola American Psycho con Christian Bale. Le sue note sono perfette per descrivere il protagonista del film, un fan squilibrato dei Genesis, uno psicopatico ossessionato da quel gruppo e dai loro testi. Questo ammiratore allucinato, ad un certo punto in un monologo, loda la carriera solista di Collins.

È anche presente come guest star in una puntata della mitica serie tv Miami Vice. In quel caso interpreta un artista della truffa che riesce inizialmente a imbrogliare i due detective in Ferrari. Finirà poi, ovviamente, per essere acciuffato dai due sexy e tenaci poliziotti. Anche lui indossa una di quelle giacche colorate con spalline rinforzate che hanno reso celeberrimi i due protagonisti.

MOLTO FAMOSO, MOLTO CRITICATO

Foto da: ilcalcioalondra.com

Come spesso capita, quando un perfetto Signor Nessuno fa successo, la sua vita passa da anonima ad essere vivisezionata e giudicata costantemente. Una delle prime accuse che gli vengono mosse è che si è concesso troppo: esageratamente presente nei media durante gli anni di suo maggior splendore. In realtà sfido chiunque a non girare il mondo se invitato e acclamato.

Ovviamente è stato accusato anche di comporre canzoni non degne di nota e di dovere tutta la sua fortuna ai Genesis che, a differenza sua non fanno pop commerciale. Alcuni quotidiani molto importanti hanno descritto la sua musica come indigeribile, inascoltabile, vuota. Anche in questo caso non credo che i suoi pezzi siano peggiori di molti altri, fra gli anni Ottanta e Nnovanta ascoltavamo tanta musica e spesso era spazzatura. Phil Collins invece aveva un suo stile, un sound riconoscibile.

Altro episodio che lo ha posto nell’occhio del ciclone è stato il volo Concorde preso da Phil Collins per spostarsi da Londra a Philadelphia. Hanno definito assurdo e immorale scrivere canzoni sui senzatetto e volare su un jet. Lo hanno accusato di essere un ruffiano, di parlare di povertà sorseggiando champagne. Trovo assurdo anche tutto questo. È un po’ come dire che Toto Cutugno dopo L’Italiano, dovesse obbligatoriamente girare con l’autoradio sottobraccio.

Nemmeno la vita privata di Collins è stata risparmiata, soprattutto in seguito alla scelta del cantante di terminare il matrimonio con la seconda moglie Jill Tavelman tramite l’invio di un fax: il messaggio spedito da Phil Collins riguardava anche le ore ed i giorni nei quali il cantante poteva vedere la figlia Lily. Il testo integrale venne riportato sulla copertina del The Sun e contribuì a farlo passare da mostro insensibile. Trovo disumano questo tipo di giornalismo che sbrana il privato senza averne titolo o diritto.

Quindi, tanti auguri Phil! Non ti curar di lor, ma guarda e passa!

Francesco Danti

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