Nicolas Barreau. Se Parigi avesse un suono, ricorderebbe il tramestio confuso di pentole e tegami. Se un abito fasciasse la silhouette metropolitana del suo profilo cittadino, una stoffa a quadri, bianca e rossa, ne vestirebbe la falcata. Se avesse un profumo, l’aroma di cannella, melagrane e timo, arance rosse e zucchero vanigliato, saprebbe ridestare le narici addormentate dei passanti lungo rue Princesse, lontano dalla folla e dai tumulti di boulevard Saint-Germain. Se fosse un bacio, il sapore intenso del gateaux au chocolat solleticherebbe, sensuale, i palati più esigenti. Se Parigi avesse un nome diverso da Parigi, si chiamerebbe Le Temps des cerises.
Perché l’amore é come le ciliegie: vivono in coppia e il picciolo di ognuna di esse è congiunto, in cima, al picciolo dell’altra. Ma, se divise, e prese singolarmente, rappresentano due perfetti interi. Lo spazio custodito nel perimetro di due cuori interi può contenere molto, molto più amore, di due metà.
Aurélie Bredin colleziona pensieri, come istantanee di vita fotografate con gli occhi. Fuggevoli conversazioni, rubate, ascoltate per caso, per voglia o per errore, tra i tavoli di un ristorante fuori mano, con una storia da raccogliere a piene mani. Voli pindarici montati in sequenza: “I segreti e le stanze d’albergo; la luce tra le foglie degli alberi; il tempo quando si ferma”. Idee traslate in parole. Parole che sono farfalle, tocchi di limpidissima eternità: memorie, ricordi, citazioni e postille annotate, con cura, sulla carta da parati della sua stanza.
Aurélie combatte la tristezza di quei giorni che nascono sbagliati, con mughetti di rose, ortensie e glicini. Perché “i fiori – racconta – segnano l’inizio di un nuovo ordine, un ordine che resta perfetto qualunque cosa accada”. Ha un abito verde che le porta fortuna; un cappotto rosso a ricordare come un tradimento cocente possa mutare nell’abbraccio affettuoso di un’amica sincera; il cuore spezzato da una lettera codarda: “Ho incontrato la donna della mia vita. Mi spiace sia capitato proprio adesso, ma tanto prima o poi sarebbe successo. Abbi cura di te, Claude”.
Farina, uova, burro e vaniglia marciano, compatti, lungo il fronte di liberazione dei sogni. Da bambina – tra il profumo della crème brulée, e con indosso l’uniforme della scuola – Aurélie leggeva, incantata, una piccola targa e la sua profetica scritta: “I libri di cucina hanno l’unico e inequivocabile scopo di accrescere la felicità del genere umano”. Da grande, è diventata uno chef di assoluto talento.
Mademoiselle Bredin ha un poliziotto zelante che le sta alle calcagna; un ombrello celeste, a pois bianchi, con il manico a forma di testa d’anatra e chiari istinti suicidi; una libreria, in cui tutto inizia e a cui tutto torna. “Sta cercando qualcosa in particolare?” – “Un uomo che mi ami davvero”.
In un piovoso pomeriggio di Novembre, per incanto e per disperazione, acquista un libro che recita così: “La storia che sto per raccontare inizia con un sorriso e finisce in un piccolo ristorante dal nome promettente, Le Temps des cerises. Si trova a Saint-Germain-des-Prés, là dove pulsa il cuore di Parigi”. Il suo ristorante.
Per gioco e per scommessa, André Chabanais ha scritto un libro che recita così: “La storia che sto per raccontare inizia con un sorriso e finisce in un piccolo ristorante dal nome promettente, Le Temps des cerises. Si trova a Saint-Germain-des-Prés, là dove pulsa il cuore di Parigi”.
Aurélie e André impareranno che le coincidenze non esistono, e che “il confine tra felicità ed infelicità è molto labile: a volte, la felicità arriva per strane vie traverse”.
Se davvero esistesse una ricetta, sarebbero questi “Gli ingredienti segreti dell’amore”. Nicolas Barreau ci accompagna, tra fragranze di cibo e profumo di vita, in un libro nel libro che culla, accarezza e commuove. Dopo l’ultima riga dell’ultima pagina, una gustosa sorpresa attende i lettori: il Menu D’Amour, con insalata di valeriana; ragout d’agneau; parfait à l’orange; gateaux au chocolat; curry d’agneau à l’indienne.
Buon appetito, dunque. E buona lettura.
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Se non aiutato dalle virgolette, difficilmente avrei distinto le citazioni dal testo dell’ autrice del pezzo, sicuramente leggerò il libro recensito.
Grazie, Francesco.
E’ uno dei libri più belli che abbia mai letto, commovente nella sua delicatezza.
Un sorriso, Antonia.
Mi hai completamente catturato, mia cara Antonia.
Credo proprio che oggi andrò a comprare questo libro.
Mi metterò sul divano e avidamente consumerò le pagine calandomi nella calda passione che solo la cucina sa creare.
Amore, passione e cucina che ingredienti meravigliosi
Un abbraccio
… e voglia di provare davvero una delle ricette di Menu D’Amour 🙂
Ti abbraccio forte.
Posso fare la bastianaccia, come dice la Bebe?
OOOPS mi è partito il commento. A me questo libro non è piaciuto. Mi aspettavo molto di più per quello che è stato pubblicizzato, la storia mancava di consistenza e per una storia ambientata in una città meravigliosa come Parigi mi aspettavo di più. Diciamo che la cornice poteva essere sfruttata meglio. E’ anche vero che dopo aver letto Como Agua para Chocolate, io sono molto esigente sui libri o romanzi di cucina. Nemmeno Il ristorante dell’amore ritrovato di Ito Otogawa, che era stato tanto pubblicizzato, mi era piaciuto. Dico solo che finito di leggere dopo due settimane -quando i miei tempi se un libro mi rapisce sono di una giornata- sono andata da Melbook Outlet e me ne sono liberata =)
Io ho trovato questo libro per puro caso. Non ne avevo mai sentito parlare e, solo poi, ho scoperto che intendono trasformarlo anche in una pellicola cinematografica.
Devo dire che, considerato probabilmente il periodo delicato ed “emotivamente pieno” in cui l’ho letto, certi passi mi hanno commossa fino alle lacrime. Nella parte in cui l’autore descrive l’abitudine di Aurélie di annotare pensieri e citazioni su una parete di camera sua, non ho proprio potuto fare a meno di immedesimarmi ( viste le condizioni in cui ho ridotto i muri della mia stanza :))
Credo che i libri siano come le persone: alcune sono solo di passaggio e ti tengono compagnia lo spazio di un respiro; altri sono per sempre, ti restano dentro in eterno, e un po’ ti cambiano.
E ovviamente ora sono curiosissima di leggere Como Agua para Chocolate 🙂
Un sorriso, Antonia.
Tra un giardino di ciliegi ed il fronte di liberazione dei sogni, io lo sto ancora cercando quell’ingrediente segreto. Questo recensione mi piace molto, così come mi intriga molto leggere un libro che solletica i sensi, ammaliando con i suoi profumi, i suoi aromi, le sue fragranze rubate alla città più bella del mondo.. La città dell’Amore, quella che ti toglie il fiato, che ti strazia il cuore, rapendoti. Non sono un grande esperto di questo genere, eppure.. Mi intriga, molto. Lo leggerò, cercando di non farmi condizionare dalle parole di una delle persone più belle e profonde che abbia avuto il dono di conoscere (Antonia, ovviamente).
Un abbraccio a tutti
Splendida giornata
Probabilmente, l’ingrediente segreto dell’amore, quello che trasforma ogni cosa in un piccolo miracolo, non è lo stesso per tutti. Ed ognuno lo cerca a suo modo, con i suoi tempi e le sue ragioni. Ma credo, voglio credere, che quando finalmente lo trovi, lo riconosci all’istante. L’amore sa sempre come rivelarsi. E a quel punto non ci sono più scuse: o lo vivi fino in fondo, gettando il cuore oltre l’ostacolo, o lo lasci andare.
Se mai avessi la fortuna di trovarlo, non avrei dubbi sulla decisione da prendere.
Un abbraccio, Antonia.
Io ho letto Come Agua para Chocolate, Il Ristorante dell’amore Ritrovato, Afrodita, Tartufi bianchi in Inverno e chi più ne ha più ne metta. Questo me lo voglio proprio leggere, ne sono incuriosita. Ritroviamoci qui tra qualche giorno a discuterne mie care.
Bella conversazione i foodBooks
un abbraccio, Simona
Cara Simona, tu sei una vera esperta in materia. E mi auguro che, un giorno, ci si possa ritrovare anche per discutere di un libro tuo, un libro partorito dalla tua incantevole penna.
Ti abbraccio.
Bellissima idea un salotto letterario sui FoodBooks…
Vai Blue! Antonia, provvedi subito a leggere Como Agua. La versione in lingua originale è uno schianto, in spagnolo.
Quella in italiano mi ha deluso un pò la traduzione del titolo, “dolce come il cioccolato” che non significa e non esprime ciò che invece vuole dire “Como Agua para chocolate”. Leggilo poi ci dici, io in Italian non l’ho letto purtroppo. Poi quando l’hai finito ti mando un documentino che te lo farà amare ancora di più.
Un salotto letterario, come i caffè letterari … è un’idea fantastica!!
Provvederò certamente, Veronique. Ormai, si è accesa la scintilla della curiosità e non posso che cedere, felicemente, alla tentazione ( Oscar Wilde sarebbe fiero di me!! ) 😀
La tua osservazione sulla traduzione italiana del titolo, mi ha riportato alla mente un fatto analogo, su un film di qualche anno fa. In Italia, è conosciuto come “Se mi lasci ti cancello” ( con un Jim Carrey inedito, che dimostra la sua assoluta versatilità, e l’indiscusso talento, come attore ), ma questa versione del titolo ha sortito non poche polemiche, giacché rimanda all’idea di una commedia americana non proprio brillante per trama e spessore ( tipo “Se scappi ti sposo” o giù di lì ). Invece, la storia è geniale, ricca di spunti originali, e di autentico impatto emotivo – a mio avviso, indimenticabile!! La traduzione italiana “Se mi lasci ti cancello”, assolutamente non rende giustizia al film, veicolando ad un richiamo del tutto sbagliato e alterandone la natura. Il titolo originale è “Eternal Sunshine of the Spotless Mind”, letteralmente: “Eterno splendore della mente candida”. Tutta un’altra storia insomma.
Leggerò Como Agua e, appena terminato, aspetterò il tuo documento 🙂
Un sorriso, ed un abbraccio. Antonia.