Ayrton Senna, 30 anni fa il sole smise di brillare

Ayrton Senna, 30 anni fa il sole smise di brillare

ACCADE OGGI – Ayrton Senna, il pilota più forte ed entusiasmante della storia, ci lasciava 30 anni fa per un terribile incidente alla curva del Tamburello dell’Autodromo di Imola.

Ayrton SennaMagic. Un nome scolpito in modo indelebile nel ricordo di ogni appassionato di Formula 1 e non solo. Chiunque conosce Ayrton. E tutti abbiamo solo immaginato cosa sarebbe potuto essere se quella maledetta domenica, quel maledetto 1° maggio, una fatale tragedia non lo avesse strappato al suo popolo.

La morte di Senna colpisce tutti. Quel giorno, sono sicuro, chiunque si ricorderà con assoluta precisione cosa stesse facendo. Perché è una di quelle vicende che ferma il tempo e ti segna per sempre. Sì, perché Ayrton lascia un vuoto enorme nel mondo, uomo di grande caratura e pilota di innato talento. Un eroe dal volto pulito la cui stella smise di brillare troppo presto.

UN WEEKEND MALEDETTO

Siamo nel 1994. Finalmente la Williams nelle mani di Magic. Finalmente quell’auto tanto desiderata era tra le sue mani. Ma, purtroppo, non è tutto oro quello che luccica. La FW16 è inguidabile e talmente stretta che se Ayrton avesse mangiato un panino di troppo non sarebbe entrato. E in più, dopo il ritiro di Prost, c’è un nuovo rivale per il brasiliano, il tedesco Michael Schumacher. Le prime due gare, nonostante due pole, non vanno come previsto e il numero dei punti di fianco al nome Senna recita ancora zero.

Si arriva, così, a Imola.

Il 29 aprile del 1994, venerdì. Giorno delle prove libere per il GP di San Marino all’Autodromo di Imola. Nessuno ancora lo sa, ma è solo il prologo del fine settimana più nero della storia della Formula 1. Quello che da lì in avanti accadrà è solo inimmaginabile.

Sono le 13.15. Le prove sono iniziate da solo un quarto d’ora e il circuito è scosso da un forte boato, come una bomba. La Jordan del giovane Rubens Barrichello, vola a oltre 200 km/h contro le barriere di protezione sul rettifilo che precede la Variante bassa. La vettura compie due rotazioni in aria e si disintegra. Si pensa subito al peggio. Rubens non si muove, è esamine.

Dopo i primi soccorsi, viene trasportato all’ospedale. Il pilota brasiliano è fortunatissimo, riportando solo una frattura al naso, varie contusioni a una mano e alle costole. Di questi terribili momenti, non ricorderà nulla.

Credo che Barrichello in quel punto sia arrivato troppo veloce. C’è del vento e la pista era sporca di sabbia. Forse è scivolato e ha perso il controllo. Gli è andata molto bene. – Ayrton Senna

Magic è scosso per l’incidente del suo connazionale. Ma il peggio deve ancora arrivare.

Siamo alle qualifiche del sabato. In pista scende Roland Ratzenberger, austriaco classe 1960, che spera di poter prendere parte alla sua seconda gara in Formula 1 con la scuderia britannica Simtek. Roland, durante il giro lanciato, danneggia alle Acque Minerali l’alettone anteriore della vettura che, due giri dopo, a causa delle troppe sollecitazioni si stacca mentre percorre a oltre 300 km/h la curva Villeneuve.

L’alettone finisce sotto le ruote che, a quel punto, non possono più sterzare. La Simtek si schianta a una velocità folle contro le barriere e dopo sei testacoda si arresta in mezzo alla pista. Il casco di Roland ondeggia da sinistra a destra e viceversa, in balia dell’auto. Quel dondolio è del tutto innaturale.

Gli operatori tentano di tutto per rianimarlo. Viene portato all’ospedale di Bologna, ma non c’è già più niente da fare. L’austriaco era morto sul colpo per una frattura alla base del cranio causata dalla fortissima decelerazione.

La morte di Roland turba oltremisura Ayrton, il più sensibile in tema di sicurezza. Senna non nasconde a diversi amici il proprio disagio in vista della gara.

In un palcoscenico surreale, con un’atmosfera cupa e scossa dalla notizia della morte di Roland, le qualifiche vanno avanti. Ayrton Senna sigla la terza pole position di fila, la 65esima. Sarà l’ultima.

 

ADDIO, MAGIC

Domenica. Il giorno della gara. Non c’è voglia di festeggiamenti di alcun genere e tutti, probabilmente, desiderano solo che quel funesto fine settimana finisca il prima possibile.

I semafori si spengono. Una frazione di secondo e da rosso passano a verde. Pronti, via e subito negli occhi degli spettatori e degli addetti ai lavori torna lo spettro dei giorni appena passati. Una collisione fra Letho e Lamy costa feriti sia ai box che in tribuna per il volo impazzito di detriti. Nove persone rimangono ferite, di cui una rimane addirittura in coma.

Un alone di morte che sembra non volere abbandonare il circuito, in odore di fare qualche altra vittima.

Il tempo di ripulire dai detriti e la gara riprende. Senna è in testa. Sa di poter vincere, vuole vincere. Deve sventolare la bandiera austriaca che porta con sé nell’abitacolo per rendere omaggio a Roland.

Inizia il settimo giro. La William FW16, l’auto tanto desiderata da Magic, vola sull’asfalto. Arriva alla curva del Tamburello ma la FW16 non gira. A oltre 300 km/h l’auto impatta contro le barriere. La sospensione si stacca, con la ruota ancora attaccata, e lo colpisce in testa. Così come Roland al sabato, il casco giace in maniera innaturale.

I soccorsi sono immediati. Dopo il tentativo di rianimazione viene subito portato all’ospedale Maggiore di Bologna. I bollettini medici sono subito impietosi. La ressa di giornalisti e fotografici comincia ad aumentare, minuto dopo minuto.

Tutto il mondo tiene il fiato sospeso. Fino alle 18.40. La dott.ssa Fiandri annuncia l’ultimo, doloroso verdetto. La diagnosi morte cerebrale viene confermata.

Il 3 maggio il corpo torna a casa, in Brasile, per l’ultimo viaggio. La Nazione si ferma e il popolo lo piange come un Re, come un Eroe, come un Figlio. In 200.000 attendono di entrare alla camera ardente, e al funerale il giorno successivo oltre 2 milioni di persone portano il loro ultimo saluto all’eroe che tutti credevano immortale.

COSA E’ SUCCESSO AD AYRTON SENNA?

Questa è la domanda che si sono posti milioni di persone. La domanda che ha tormentato milioni di tifosi.

Il processo non è stato facile e i tentativi di chiudere entrambi gli occhi per quel tragico incidente numerosi. Ma, per una volta in Italia, qualcuno ha deciso che gli occhi andavano spalancati. Autosprint, la più autorevole rivista sul motorsport (tra l’altro ampiamente amata dallo stesso Ayrton), incarica Franco Nugnes (oggi direttore di Motorsport.com) di non mollare l’osso. Da qui, si scopre che la causa dell’incidente è dovuta alla rottura del piantone dello sterzo. Dopo trent’anni, Franco, spinto dall’ex-direttore Carlo Cavicchi, pubblica con l’editore Minerva il libro Senna, le Verità. Un libro che, partendo dal giorno immediatamente successivo all’incidente e tramite stupende interviste, ripercorre un terreno accidentato nel tentativo di riportare la luce su una delle pagine più buie della Formula 1.

Ayrton manca. A tutti. Anche a chi, come me, non lo ha mai visto correre (avevo solo due anni quando ci ha lasciato) ma è cresciuto a fianco del suo mito, del suo essere leggenda. Sarebbe stato bello vedere una lotta con Schumacher o semplicemente anche solo vederlo correre per qualche altro anno, magari con i colori della Ferrari.

Ma a trent’anni dalla scomparsa, Ayrton ancora vive. Nel cuore e nei ricordi di tutti noi.

Ci manchi, Magic.

Francesco Frosini

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