Mr & Mrs Clark Style

Mr & Mrs Clark Style

PRATO – I Clark sono stati per un breve arco di tempo tra i creativi più acclamati della mitica Swinging London. Grazie alla mostra inaugurata recentemente al Museo del Tessuto di Prato e che proseguirà dal 15 gennaio 2023 fino ad aprile presso la Fondazione Sozzani (Milano), per oltre sei mesi il pubblico italiano potrà ammirare il talentuoso lavoro di due grandi interpreti della moda grazie una vasta esposizione di abiti, schizzi, disegni, foto e video d’epoca.

 

Un ritratto geniale

Forse non è un azzardo immaginare che oggi, tra il largo pubblico italiano, il nome di Ossie Clark rimandi al celeberrimo quadro realizzato da David Hockney nel 1970, Mr and Mrs Clark and Percy, conservato alla National Portrait Gallery a Londra, piuttosto che al ricordo degli abiti di uno degli stilisti più famosi dei gloriosi anni ‘60 della Swinging London quando la capitale inglese catalizzava desideri, speranze, sogni della gioventù internazionale.
D’altra parte il dipinto è di qualità ragguardevole e gravido di suggestioni biografiche che connettono Hockney con i Clark. A tal riguardo un ruolo importante sembra essere interpretato dal gatto Percy. Si immagina possa essere un simbolo di infedeltà causata dalla bisessualità di Ossie probabile concausa della separazione da Celia avvenuta nel 1974.
Quando il pittore ritrasse l’amico/amante insieme alla moglie, Ossie era certamente al culmine della sua notorietà come stilista. Quorum, la boutique in che lo aveva fatto conoscere aveva infatti come clienti personaggi di primo piano come Brian Jones, Mick Jagger, John Lennon, Brigitte Bardot, Marianne Faithfull, Liza Minelli…
Se osservate con attenzione la significanza prossemica che emerge dalle relazioni spaziali del quadro di Hockney non potete evitare di percepirvi una raggelante distanza tra marito e moglie separati per posa (uno è seduto l’altra in piedi), dall’atteggiamento (lei sembra chiedere spiegazioni a entrambi, marito e pittore) e da una grande finestra dalla quale entra una luce fredda.

 

Mr & Mrs Clark Style
David Hockney- Mr and Mre Clark and Percy

Anche se il modo di raffigurare i soggetti attraverso una relazione prossemica è stato utilizzato da Hockney in altri ritratti, a me pare di poter inferire aldilà della bellezza del dipinto una raffinata e pungente critica all’amico/amante e un sostanziale rispetto per Celia.

 

Protagonisti della Swinging London

Celia e Ossie si erano conosciuti frequentando il Regional College of Art di Manchester e nacque tra loro una amicizia destinata a trasformarsi in una tipica relazione tra adolescenti. Quando il giovane stilista in formazione si trasferì a Londra per terminare i propri studi, appena possibile Celia lo seguì e fecero coppia sia nel lavoro che nella vita. Grazie a Celia che possiamo considerare la sua musa, lo stilista diede una focalizzazione precisa al suo grande talento nell’adattare forme dell’abito alla portabilità desiderata da una nuova generazione di giovani ricchi clienti trend setter che detestavano la rigida eleganza dei genitori; volevano abiti con i quali poter essere se stessi ovvero provocanti, liberi e distinti sia di notte che di giorno. Celia lavorava le superfici dei migliori tessuti disponibili, arricchendole con giochi decorativi che facevano la differenza. Anche se le forme concepite da Ossie erano straordinariamente in sintonia con gli stili di vita dei giovani più in vista e più disponibili ad investire risorse per magnificare le proprie apparenze, la preziosità e la bellezza dei tessuti progettati da Celia era ampiamente riconosciuta. Tuttavia era opinione di molti addetti ai lavori che il ruolo dominante di Ossie nella fase più importante della loro carriera avesse relegato in secondo piano il pieno riconoscimento dell’apporto di Celia.
A mio avviso la mostra di Prato, recentemente aperta al pubblico presso il Museo del Tessuto progettata insieme alla Fondazione Sozzani, la prima in Italia dedicata ai Clark, ci permette non solo di apprezzare l’esito della collaborazione tra i due creativi, ma soprattutto di valutare con maggiore oculatezza l’apporto di Celia.
Intendiamoci: l’efficacia dell’interpretazione dello stile hippy/pop con note zingaresche dello stilista non si discute; nella seconda parte del decennio dei sessanta rappresentava quanto di meglio si poteva offrire alle ragazze che desideravano vestire l’avanguardia del momento senza rinunciare ad essere chic & sexy. I look di Ossie non indugiano in nostalgie, anacronismi Deco a volte funerei come amava creare Barbara Hulaniki (Biba) altra grande interprete di successo delle effervescenze creative emerse nei sessanta. Anche se i suoi lunghi vestiti, spesso a più strati potevano evocare il passato, anni venti/trenta perlopiù, il loro taglio o fattura li imponeva come assolutamente moderni e originali. Per certi versi, nei suoi anni d’oro, le sue collezioni risultavano più di tendenza persino delle creazioni di Mary Quant, più famosa e conosciuta, certo, era stata lei ad aprire la breccia generazionale attraverso la quale passò la nuova declinazione dello stile british legittimato da un nuovo cluster di consumatrici molto più giovani rispetto al passato. Per via delle sue minigonne, ovviamente, ma soprattutto per l’immediatezza del successo dei suoi look in un ambiente percettivo nuovo per la moda, definito dalle riviste di settore “la strada” e/o “moda boutique”. Tuttavia, paragonata ad Ossie, la Quant non aveva la maestria del collega nello strutturare un abito dando ad esso essenzialità nelle linee senza indugiare in scontate geometrizzazioni o minimalismi bensì progettato per evolvere, in assetto live, nelle fluttuanti, dinamiche, romantiche forme molto in sintonia/sinestesia con il feeling musicale, gestuale del periodo (penso, solo per fare qualche esempio, al Flower power musicato da Scott McKenzie, a Lady Jane e Ruby thursday dei Rolling Stone, Yellow Submarine dei Beatles).
Celia da parte sua trasformava l’elegante leggerezza di crèpes, sete, chiffon con gioiose raffigurazioni decorative ispirate all’arte e alla natura. Semplificando un po’ si potrebbe dire che Clark configurava l’architettura dell’abito; Celia dava ad esso la bellezza emotiva necessaria per ingaggiare le ragazze della Londra ricca e privilegiata con raffinate apparenze che permettevano ad esse distinzione e al tempo stesso di partecipare emotivamente alla demolizione dell’eleganza borghese.

 

Mr & Mrs Clark Style
Ossie Clark e Celia Birtwell

 

Stile Flamboyant per giovani bohémienne

Ossie Clark è stato certamente uno stilista geniale. Il suo stile che definirei Flamboyant ovvero sgargiante, leggero e sexy fino ad inventare, forse per primo, il nude look (abiti di crèpes quasi impalpabili resi leggendari dalle magie decorative di Celia); uno stile sinuoso e verticale come la radiazione di una fiamma leggermente mossa dal vento, ma al tempo stesso supportato da una consistente architettura design…il suo stile dicevo, per qualche anno divenne un punto di riferimento per il mondo di ragazzi e ragazze privilegiati. I suoi illustri e ricchi clienti amplificavano la sua notorietà divenendo per l’aura del brand, importanti quanto i suoi abiti. Fu anche uno degli stilisti più abili nel presentare le proprie collezioni. Alcune sue sfilate meritano di essere ricordate come le performance più innovative del decennio che lo vide protagonista. Spesso le sue modelle sulla scena ballavano accompagnate dalla musica pop dominante, facendo evaporare l’interesse mediatico per le noiose promenade degli atelier, trasformando così le sfilate in happening spettacolari che venivano organizzati in luoghi mai sfruttati dagli eventi moda..
Per farla breve, c’è stato un momento nel quale Ossie e Celia avevano praticamente tutto per presidiare il loro successo che in quei giorni, a uno sguardo ingenuo poteva sembrare inarrestabile. Ma non andò in questo modo. La loro avventura nella moda che conta, come coppia creativa, non durò a lungo anche se la veloce ascesa di Clark come personaggio dello star system londinese era paragonabile a quello di uno dei tanti gruppi musicali che di colpo scalavano le classifiche divenendo dei veri e propri miti del momento. Ma proprio osservando ciò che accadeva nell’ambito musicale, Ossie avrebbe dovuto prendere sul serio la fragilità del successo. Perchè si rivelò cieco di fronte ai rischi? Quali furono gli errori? Dal mio punto di osservazione mediato dai pochi riferimenti biografici che ho potuto consultare, metterei il dito su errori o ingenuità commerciali motivati da una sostanziale noncuranza nei confronti di ciò che oggi consideriamo i fondamenti del marketing e del branding. Per esempio la boutique Quorum in King’s Road, malgrado il successo delle collezioni dopo un paio di anni fallì. Tra l’altro va ricordato che Clark non era il proprietario del negozio. Era stata Alice Pollock ad aprirlo e a gestirlo. Anche se dobbiamo dare il merito ad Alice di essere stata la prima a rendersi conto dell’efficacia della collaborazione tra Ossie & Celia facendo in modo che la loro sincronia diventasse l’anima delle loro collezioni, tuttavia bisogna pensare che non fosse preparata o interessata a seguire logiche aziendali. Molto presto, insieme a Clark cedette la boutique alla Fashion House Radley, guidata da Alfred Radley, il quale fece di tutto per sfruttare la notorietà di Clark. Fu Radley a creare un vero e proprio brand e a spingere Ossie ad organizzare le sue famose sfilate in luoghi spettacolari. I risultati dapprima furono esaltanti: Ossie Clark divenne una icona non solo londinese ma internazionale. Ma c’era qualcosa di eccessivo e insano che non permetteva di stabilizzare i successi mediatici e commerciali. Lo stile di vita di Ossie era il vero problema. Beveva e consumava ogni genere di droghe mettendosi nelle condizioni di non poter reggere agli impegni imposti dalla crescita del business. Dilapidava risorse, non rispettava gli incontri di lavoro e diveniva sempre più autoreferenziale, perdendo interesse nell’ascolto del suo pubblico. Nel ‘69 aveva sposato Celia, probabilmente perché incinta. Ma non poteva durare a lungo un rapporto nel quale lui trascorreva le nottate nei night club insieme ai ricchi e famosi, drogandosi e dando sfogo alla sua bisessualità, mentre lei dormiva con i figli. E infatti nel ‘73 si separarono e l’anno dopo Radley e Clark annunciarono il fallimento del brand.
Gli anni dorati per lo stilista erano finiti. A Londra cominciava il dominio del Punk, ovvero di uno stile quant’altri mai distante dalla sensibilità estetica di Clark. Comunque lo stilista continuò la sua attività con diversi partner ma fu velocemente dimenticato dai nuovi protagonisti generazionali. Alcuni suoi capi concepiti negli anni d’oro come le giacche, giacconi magistralmente inpitonati continuavano ad avere un certo successo, ma nessuna sua collezione riuscì a ripristinare seppur parzialmente la sua fama di grande creativo.
La sua carriera fu interrotta bruscamente a soli 52 anni, quando fu accoltellato a morte da un ex-amante strafatto di alcol e droga.
Celia Birtwell invece, continuò a godere di una solida reputazione come designer tessile. La sua sensibilità a pattern che trasudavano arte e attenzione per la natura (fantastici i suoi ensemble floreali), conferivano ai tessuti una significanza gioiosa e romantica con gradite note bohémienne. Impossibile in questa sede elencare tutte le sue collaborazioni. Posso però citare alcune delle ultime: Uniplo e Maison Valentino. Nel 2011 la Regina Elisabetta gli conferì una delle massime onorificenze per il suo contributo alla moda britannica.

Jim Lee, Ossie Clark, Plane Crash, 1969

 

Un esemplare look di Ossie & Celia

 

Le mostre al Museo del Tessuto di Prato e alla Fondazione Sozzani

La mostra al Museo del Tessuto, progettata insieme alla Fondazione Sozzani, presenta una vasta scelta dei look con i quali i Clark incantarono le giovani londinesi dando ad esse la possibilità di sentirsi parte attiva nella cosiddetta rivoluzione dei sessanta e al tempo stesso di non rinunciare al desiderio di apparire eleganti e sexy. Degli abiti esposti, forse oggi, dopo decenni di creatività estrema nella moda, emerge con maggiore forza la magistrale decorazione dei tessuti di Celia Birtwell rispetto al design degli abiti. Tuttavia ad uno sguardo attento non può sfuggire la giustezza strutturale che Ossie Clark sapeva configurare in forme che trasmettevano un’idea di bellezza armoniosa, fluente e sexy. Tra le opere esposte si possono ammirare anche otto bidimensionali abiti in carta del periodo. A cosa servissero proprio non lo so. Probabilmente rappresentavano una ingegnosa tattica di merchandising per far circolare lo stile del momento.
La mostra oltre ad esibire i look storici dei due creativi ambisce anche a far conosce il contesto nel quale emersero, grazie a una ricca sequenza di foto e video d’epoca.

La mostra al Museo del Tessuto rimarrà aperta fino all’8 gennaio 2023. Dopo verrà trasferita a Milano presso la Fondazione Sozzani (15 gennaio-aprile 2023).

 

Ossie e Celia in mostra al Museo del Tessuto di Prato

Fonti bibliografiche:

– Celia Birtwell by Celia Birtwell & Dominique Lutyens, ed.St Martin Pr, 2011;
– The Ossie Clark Diaries: In Dose Days, edito da Bloomsbury Publishing, 1998;
– Judith Watt, Ossie Clark 1965/74; Victoria & Albert pub., 2005;

 

 

Lamberto Cantoni
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7 Responses to "Mr & Mrs Clark Style"

  1. annalisa   28 Ottobre 2022 at 10:24

    I Clark sono geniali ma non sono d’accordo sul confronto con Mary Quant. E’ la stilista più geniale di quella generazione; è lei che ha rivoluzionato la moda.

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    • Lamberto Cantoni
      Lamberto Cantoni   29 Ottobre 2022 at 10:33

      Ho parlato di maestria sartoriale. E a tal riguardo ho sostenuto che Ossie Clark era più preparato e bravo.

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  2. luciano   28 Ottobre 2022 at 17:55

    Trovo esagerata l’importanza attribuita a Clark. Secondo me è più che altro propaganda per lanciare le mostre citate nell’articolo. Yeves Saint Laurent, Courreges, Paco Rabanne dove li mettiamo? Non sono d’accordo su quanto si dice di Biba. Il grande Fiorucci è a lei che si era ispirato quando aprì la sua famosa boutique a Miliano. Non mi pare proprio che proponesse una moda funerea.

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    • Lamberto Cantoni
      Lamberto Cantoni   30 Ottobre 2022 at 15:31

      Ho fatto riferimento al contesto inglese. Comunque i sessanta hanno avuto molti protagonisti nella moda. I nomi che hai fatto sono giusti. Ma ne potremmo citare molti altri, per esempio Pierre Cardin, Rudi Gernreich, Emilio Pucci, Mila Schön è così via, Tuttavia nella Moda, così come nell’arte del resto, è complicato stilare gerarchie incontrovertibili. Il canone d’eccellenza della Moda è quasi sempre arbitrario e dipende dal punto di vista di chi tenta di redigerlo. Comunque la Londra dei sessanta era veramente speciale e i suoi protagonisti di valenza internazionale.

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  3. ann   4 Novembre 2022 at 08:54

    Ho visitato la mostra e sono rimasta abbagliata dalla bellezza dei tessuti. Il genio di famiglia era Celia.

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  4. giulia   16 Novembre 2022 at 13:03

    questo articolo l’ho trovato molto interessante perché i Clark sono geniali però non sono d’accordo sul confronto con Mary Quant. E’ la stilista più geniale di quella generazione. l’articolo che mi ha attratto molto è stata la mostra d’arte al museo di prato riguarda al tessuto

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  5. Nicoló Donati   16 Novembre 2022 at 16:21

    Ho trovato questo articolo molto interessante e riguardando il tutto penso che i Clark siano stati geniali come stilisti.
    Mi ha colpito molto anche la particolarità del quadro che Hockney ha fatto raffigurando la coppia, quasi “cartonesco” come un po’ il suo stile. Però sono d’accordo sul fatto che Mary Quant per il mondo della moda sia stata forse più importante di loro .

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