Greta Schödl o dell’Entusiasmo

Greta Schödl o dell’Entusiasmo

BOLOGNA – La straordinaria storia dell’esperienza artistica di Greta Schödl si snoda per quasi settant’anni attraverso un secolo. Un periodo che ha segnato grandi cambiamenti sociali, scientifici e culturali. Ecco la nostra intervista a questa splendida anima artistica in mostra fino a fine Marzo.

Greta Schödl. Una perla preziosa stava nascosta nella sua ostrica, solitaria e ben custodita, quando un pescatore senza cercarla la trova. È l’inizio o la fine di una favola? Però è successo davvero. Nel 2016 un gallerista inglese, il pescatore, giunge a Bologna per ritirare delle opere di un defunto pittore cinese, diventato molto famoso in Inghilterra, Li Yuan-Chia, che aveva soggiornato a Bologna negli anni ’60 e vi aveva lasciato tanti suoi disegni.

Chi conservava quei disegni cinesi era una signora dagli incredibili occhi azzurri, delicata ed energica, riservata e accogliente. Per caso la signora, che parla un appropriato e ricco italiano con un seducente accento mitteleuropeo, è un’artista e mostra al gallerista i suoi lavori. Folgorato Richard Saltoun la prende tra i suoi artisti e comincia ad esporla, finalmente fuori da Bologna, la porta a Torino per Artissima, a Londra, addirittura a New York per Frieze Fair. Greta Schödl è la signora, nata a Vienna nel 1929 e dal 1959 abitante a Bologna. 

La nostra Intervista

G.S.  A Vienna frequentavo l’Accademia di Belle Arti, lavoravo sodo perché, essendo molto curiosa, volevo imparare le più svariate tecniche, dalla ceramica alla grafica, dal mosaico alla tappezzeria, dallo smalto all’oreficeria, all’illustrazione. Ho ottenuto anche buoni risultati, premi, mostre, commissioni di lavoro. Negli anni dopo la tragedia della guerra a Vienna il mondo dell’arte contemporanea voleva risollevarsi e lo faceva con fermento. Vivace era lo scambio tra artisti, e i critici frequentavano gli studi degli artisti e ne seguivano con partecipazione il lavoro.  

S.C.  Ma nel 1959 si trasferisce a Bologna per amore: sposa Dino Gavina, un grande protagonista del Design italiano. 

G.S.  Allora a Bologna l’ambiente degli artisti era fatto di gruppi piuttosto chiusi in cui vigeva una riconosciuta gerarchia. 

S.C.  E’ la differenza tra una grande città internazionale e una città di provincia. 

G.S.  Negli anni ’60 incontro Adriano Spatola e con lui la Poesia Visiva (n.d.r.  tendenza artistica che vuole rinnovare i tradizionali procedimenti della scrittura: le poesie si esprimono attraverso la qualità tutta visiva del testo scritto creando un nuovo rapporto tra parola e immagine). La giovane e acutissima critica d’arte Lara Vinca Masini scriverà la mia prima presentazione. Poi rimango affascinata dalle potenzialità della Mail Art, l’Arte Postale con la quale si veniva a creare una rete nello spazio e nel tempo, mondiale, non certo virtuale, perché gli oggetti d’arte (lettere, cartoline) viaggiavano fisicamente da un continente all’altro legando destinatario e mittente: era bellissimo. 

S.C.  La scrittura a mano, propria e unicamente umana, è il fondamento delle sue creazioni, ed uno dei modi principali di comunicazione. 

G.S.  Tutte le forme di linguaggio mi interessano in quanto tutte veicolano dei messaggi. Perfino le malattie sono messaggi che ci invia il nostro corpo. 

S.C.  Secondo la scienza della grafologia la scrittura esprime la psicologia del profondo e non mente mai. 

G.S.  Ho sempre voluto in ogni modo conoscere me stessa, dietro e in fondo all’apparenza. Sotto le facciate esterne di ognuno di noi, nascoste sotto la pelle, ci sono le nostre emozioni, entusiasmi, energie: questo m’interessa scoprire per dargli un’immagine.  

S.C.  Lei scrive anche in gotico.  

G.S.  L’ho imparato da bambina come si usava in Austria. Comunque non mi baso sul significato delle parole, sono incantata invece dal segno dell’inchiostro, quel filo continuo e intrecciato che corre sulla superficie. La successione della scrittura mi costringe all’attenzione e alla connessione con il supporto su cui scrivo che è molto vario: una pagina di un vecchio libro, un telo di un antico corredo da sposa, un foglio di carta di riso, un pezzo di marmo. 

S.C.  Si avvicina alla meditazione, al mantra, soprattutto per la cadenza ritmica.  

G.S.  E’ importante la frequenza, la vibrazione tra me che scrivo e l’oggetto su cui scrivo. Si percepisce un’emozione che ha guidato la trama del segno, una musica che scrive la vita dentro. Quando si arriva alla connessione e all’interazione con l’oggetto, il supporto, è allora che succede qualcosa di intimo, si diventa un tutt’uno. Succede così anche quando si ama e si diventa una cosa sola con l’oggetto amato. La passione è questa. 

S.C.  Non ama che il suo lavoro venga organizzato secondo la cronologia delle opere. 

G.S.  Non mi piace datare le opere e metterle in fila così, per me sono un tutt’uno. Sappiamo bene quanto la percezione del tempo muti secondo il contesto: pensi al tempo passato dal dentista e allo stesso tempo passato ad una festa! Tutto è molto relativo. 

S.C. Lavora con un progetto preventivo ? 

G.S.  Lavoro di getto. Comincio con quello che mi è più vicino, che mi attrae per qualcosa. Non penso prima cosa farò, direi che viene da solo, mi basta prendere il via. Senza dubbio però non potrei far nulla se non avessi di base l’entusiasmo, che ritengo sia il più gran regalo che si possa avere. E’ la vita. 

S.C.  Essere scoperta e lanciata da grande che effetto le fa? 

G.S.  Sinceramente non mi interessa il successo, m’importa il mio lavoro, ne è prova il fatto che per trent’anni ho lavorato solo per me stessa perché ero pressata dal bisogno impellente di esprimermi e di fare anche se nessuno si accorgeva di me. Confesso che adesso sono contenta che le mie opere vengano viste, ma è anche faticoso!  

INFO MOSTRA:

Dal 28 Gennaio al 25 marzo 2023

Labs Gallery Contemporary Art

Via Santo Stefano, 38 – Bologna

Greta Schödl Il segno traccia del nostro vissuto

A cura di Silvia Evangelisti

Silvia Camerini Maj

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