Il 21 marzo di ottantacinque anni fa nasceva Luigi Tenco, il genio italiano della canzone leggera

Il 21 marzo di ottantacinque anni fa nasceva Luigi Tenco, il genio italiano della canzone leggera

ITALIA – Luigi Tenco fu senza dubbio una delle voci che più incantò l’Italia. Scomparso troppo presto in circostanze che ancora oggi addolorano, riviviamone insieme i successi, l’innata passione per la musica, gli amori sofferti e il Caso Tenco, che nel 1967 sconvolse la Penisola

Luigi Tenco: l’infanzia di un genio che ne scolpì la spiccata sensibilità

Nato il 21 marzo del 1938 a Cassine, (un piccolo comune di 2960 abitanti in provincia di Alessandria), e più precisamente nella casa di famiglia in Via Garibaldi n° 10, ha vissuto l’infanzia insieme alla fratello Valentino, alla madre Teresa e ai nonni tra alcuni paesini del Basso Piemonte.

Il fratello Valentino passò la vita impiegando tutte le forze possibili per cercare giustizia per Luigi, e fu fondamentale per la riapertura del caso anni dopo la sua scomparsa.

Il padre naturale di Luigi, invece, rimase incerto.

Tra sospetti i più plausibili ci fu Ferdinando Micca: giovane torinese appartenente a una famiglia benestante presso la quale la madre Teresa lavorò prima di tornare a Cassine per partorire Luigi.

Nonostante questo, al cantautore venne affidato il cognome del marito di Teresa, Giuseppe Tenco, il quale venne a mancare poco prima di vederlo nascere.

Il primo degli avvenimenti che sconvolse particolarmente la vita di Tenco fu proprio questo.

Luigi venne a sapere che Giuseppe Tenco, da sempre ritenuto padre naturale, non fosse altro che uno sconosciuto; solo dopo anni, all’improvviso.

L’aver scoperto che la madre tenesse nascosta una verità così importante, causò un allontanamento dell’artista dalla famiglia materna, in modo particolare, dai nonni, ignari anche loro del fatto.

Stemma della città di Ricaldone
Stemma della città di Ricaldone – Foto di MyWhere

I primi approcci musicali di Luigi Tenco e la scalata verso il successo

Il suo esordio discografico ufficiale avvenne nel 1959.

Prima di questa data, l’allora giovanissimo Luigi si spostò diverse volte insieme alla madre e al fratello, cercando di lenire i tesi rapporti familiari dopo lo scandalo.

Si trasferirono in case e villette tra il Basso Piemonte e la Liguria, in modo particolare a Genova.

Qui vissero per molti anni e in quartieri differenti, tra Genova Nervi, San Martino e Albaro.

Proprio il capoluogo ligure fu l’inizio della sua carriera. A Genova Luigi scoprì l’amore per il pianoforte, dapprima grazie ad un’insegnante provata e poi come autodidatta.

La madre però, voleva il meglio per i figli. Lei stessa lo aveva indirizzato agli studi musicali ma ha successivamente insistito nel convincere Luigi ad iscriversi all’Università di Ingegneria, in modo da non sprecare il suo secondo talento: quello per la matematica.

Sempre devoto al suo pianoforte e agli amici musicisti, Luigi abbandonerà la facoltà molto presto, dopo aver sostenuto solo un paio di esami.

Rese la sua carriera musicale del tutto ufficiale solo dopo il trasferimento a Milano, dove iniziò a collaborare con le prime case discografiche a livello nazionale.

Luigi Tenco con Dalida durante Sanremo 1967
Luigi Tenco con Dalida durante Sanremo 1967 – Foto di MyWhere

Le prime pubblicazioni e i successi

Non fece fatica ad imporsi sulla scena come il cantautore, compositore e polistrumentista che oggi tutti conosciamo, (sapeva suonare alla perfezione sassofono e chitarra e pianoforte). Ma fu anche poeta e attore del grande schermo.

Tra i suoi più grandi successi non possiamo non ricordare Vedrai, Vedrai (1965), Mi sono innamorato di Te (1962), Quando (1962), Ciao Amore, Ciao (1967) e Ho Capito che ti Amo (1965).

Piano piano divenne simbolo della Scuola Genovese insieme agli amici Fabrizio De Andrè e Gino Paoli e attualmente è ancora considerato l’esponente di maggior rilievo della musica leggera italiana.

Qualche curiosità sulle amicizie in campo musicale e i primi travagliati amori di Luigi Tenco

Con gli stessi Paoli e De André ebbe un rapporto speciale.

Con Gino Paoli i primi rapporti furono di amore-odio per via della rivalità in campo artistico, che poi esplose per cause amorose.

I due si innamorarono della stessa donna, la giovanissima Stefania Sandrelli.

Dopo gli iniziali e presunti stretti rapporti che la ragazza aveva cucito con Paoli, Tenco le dedicò una canzone dal titolo Angela per dimostrarle il suo interesse.

A poca distanza, allora, anche Paoli le dedicò una canzone dallo stesso titolo.

I rapporti tra i due si fecero sempre più tesi, fino a chiudersi definitivamente dopo svariate litigate, quando la Sandrelli sembrava aver scelto Gino come compagno.

Per quanto riguarda De Andrè, il cantautore genovese non si scordò mai dell’amico e dopo la sua morte gli dedicò la canzone/poesia Preghiera in Gennaio.

La morte e l’apertura del Caso Tenco. Rivediamo insieme le ultime ore del cantautore, le contraddizioni e le motivazioni che lo portarono a togliersi la vita

Quella che in 28 anni si era dimostrata una vita intensa, si concluse in circostanze ancora più drammatiche nella notte tra il 26 e il 27 gennaio del 1967.

Era da poco terminata la serata per l’accesso alla Finale del Festival di Sanremo, durante la quale Tenco portò la canzone Ciao amore, Ciao insieme alla cantante italo-francese Dalida. Quest’ultima allora godeva già di fama internazionale.

I due trascorsero molto tempo, al punto che iniziarono a circolare voci su un presunto rapporto tra i due, nonostante Tenco fosse già fidanzato con una ragazza, Valeria (nome di fantasia con cui veniva identificata).

Quella notte il cantautore venne trovato a terra nella Suite 219 dell’Hotel Savoy di Sanremo intorno alle tre del mattino proprio da Dalidà.

Tenco si era tolto la vita poco prima sparandosi alla tempia destra con la pistola che, secondo alcuni testimoni, portava con sé in auto per motivi di sicurezza.

Dalida
Dalida – Foto di MyWhere

Si aprì così il Caso Tenco

Quest’ultimo ebbe una risonanza mediatica non indifferente, al punto che scosse l’Italia, dividendola in due: alcuni erano sicuri che si trattasse di suicidio, ma altrettante ipotesi erano tese verso l’omicidio.

Tante erano quindi le tesi che avvaloravano entrambe le ipotesi. Proprio per questo si trattò di un caso particolarmente difficoltoso da concludere.

Quando il caso venne chiuso definitivamente, la causa sicura si era rivelata a tutti gli effetti il suicidio.

Le perizie calligrafiche avevano accertato il fatto che il biglietto lasciato nella suite (e inizialmente ipotizzato come fasullo), fosse stato scritto a mano proprio da Tenco, prima di puntarsi la pistola alla tempia.

Su tale biglietto, Luigi aveva espresso la sua delusione nel vedersi sorpassare dalla canzone di Orietta Berti Io, Tu e le Rose.

Molti erano i giornalisti che dopo le interviste, lo davano per vincitore.

Lui stesso sperava ardentemente in una vittoria, tanto da essere quasi sicuro di arrivare sul podio.

Si sapeva che Tenco non volesse partecipare, di fatti, fin dal suo arrivo a Sanremo, non si è mai dimostrato troppo felice di gareggiare.

Addirittura prima dell’esibizione non era sembrato affatto lucido.

Si pensava avesse esagerato con l’alcool, ma in realtà aveva solo assunto tranquillanti contro l’ansia dell’esibizione.

Secondo i testimoni dell’epoca, dopo il verdetto che vide il cantautore e Dalidà in ultima posizione, Tenco iniziò a mostrare uno sguardo particolarmente assente.

Volle tornare in Hotel il prima possibile, non prima di aver accompagnato la cantante francese al ristorante, declinando l’invito a cena a lui rivolto.

La frase che colpì più di tutte, fu quella che pronunciò al conduttore del Festival, Mike Buongiorno: Questa è l’ultima volta. Quasi a predire ciò che poco dopo sarebbe successo.

Le ultime inchieste e la riesumazione del corpo nel 2006

A sostegno della tesi opposta, invece, si pensava ad un presunto omicidio per evitare che Tenco rivelasse i risultati del Festival, che erano già stati preparati, rendendo noto che non si trattasse di una gara ad armi pari. 

La sua fidanzata di allora, Valeria, aveva inoltre dichiarato di averlo sentito al telefono al rientro in Hotel.

Nonostante Tenco le fosse parso molto turbato, avevano parlato serenamente di progetti, tra cui un viaggio in Kenya al termine della Kermesse.

In seguito ad alcune inchieste dei giornalisti Buttazzi, Colonna e Pomati a partire dagli anni Novanta, il caso venne ufficialmente riaperto nel 2005 dal Procuratore Capo di Sanremo.

La riesumazione del corpo avvenne pochi mesi dopo, nel 2006.

Le analisi si svolsero nell’Ospedale di Acqui Terme, e si conclusero con lo stesso risultato di 40 anni prima, accertando il suicidio.

Il Festival di quell’anno vide trionfanti Iva Zanicchi insieme a Claudio Villa con il brano Non Pensare a Me, ma la canzone rimase in secondo piano, lasciando che quell’edizione si ricollegasse unicamente al triste accaduto, così come avviene ancora oggi.

Claudio Villa e Iva Zanicchi durante il Festival di Sanremo 1967
Claudio Villa e Iva Zanicchi durante il Festival di Sanremo 1967 – Foto di MyWhere

Attualmente, il cantautore riposa nel Cimitero di Ricaldone, paese dell’alessandrino di circa 650 abitanti, luogo della sua infanzia ancora spensierata. Il Cimitero e la Tomba di Tenco sono visitabili. Nello stesso paese è stato inaugurato anche un museo in suo onore e ogni anno si celebra il festival musicale a lui intitolato con artisti da tutta Italia.

Tomba di Luigi Tenco a Ricaldone
Tomba di Luigi Tenco a Ricaldone – Foto di MyWhere

Vogliamo concludere senza altre parole, se non con il testo di una delle sue canzoni più profonde: Vedrai, Vedrai

Vedrai, vedrai
Vedrai che cambierà
Forse non sarà domani
Ma un bel giorno cambierà

Se volete sapere di più sul Cimitero di Ricaldone e sul Museo intitolato a Tenco, vi indirizziamo alla pagina web ufficiale del Comune di Ricaldone, nonché a questo articolo sul libro Un Uomo solo, se la storia di Tenco vi ha appassionati tanto quanto noi.

 

Chiara Fogliati

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