Dalida, una vita costellata da luci e ombre

Dalida, una vita costellata da luci e ombre

MONDO – Oggi, Dalida avrebbe compiuto novant’anni, (Il Cairo, 17 gennaio 1933). La immagino con i capelli lunghi, ma bianchi, a ricordo della folta chioma di colore biondo dorato. Chissà se Alain Delon l’avrebbe chiamata al telefono per fare gli auguri?

Dalida. Delon, l’attore francese, sex symbol degli anni 60, 70 e 80 e Dalida, cantante di origini italiane e naturalizzata francese, ebbero una breve liaison passionale e molto mormorata.

foto https://dalida.com/diaporama.html

Che fosse stata una vera relazione oppure un semplice gossip?

Dalida e Delon offrirono un duetto straordinario al mondo della musica francese. Correva l’anno 1973 e la voce intensa e narrante di Delon con quella cantata di Dalida si fusero nel brano Paroles, paroles, ovvero in una versione francese di Parole, parole della indimenticabile Mina (1972).

foto https://dalida.com/diaporama.html

Dalida, con i suoi dischi 45 giri, è entrata a casa mia quando ero piccina. Vivevo a Ginevra, in Svizzera, e mia mamma amava ascoltare la musica. La sua cantante preferita era Mireille Mathieu, ma le piaceva molto anche Dalida.

foto © Anita Orso

Ero bambina e sinceramente quando ascoltavo la sua voce, percepivo un accento strano e non mi piaceva molto. Allora mamma mi spiegò che la cadenza del suo francese risentiva della lingua originale, ovvero l’italiano. Però c’era un disco in vinile che mettevo sul giradischi e con cui ballavo nel salotto di casa. Da quanto ero piccola, per riuscire a guardarmi allo specchio, sopra al camino di marmo nero, dovevo ballare  sul divano.

La canzone è Laissez-moi danser (1979). L’ho riascoltata  prima di iniziare a scrivere questo articolo ed è stato un bel momento amarcord! (Su spotify la potete ascoltare!)

Dalida, pseudomimo di Iolanda Cristina Gigliotti, nasce al Cairo da genitori italiani di origine calabrese, emigrati in Egitto.  Poco più che ventenne si trasferisce a vivere a Parigi in un piccolo appartamento vicino ai Champs Elysées.

La Francia diventa la sua nazione e Parigi la città del cuore. I primi passi nel mondo dello spettacolo li percorre come attrice nella “Hollywood” egiziana e poi si dedica alla musica, raggiungendo il successo internazionale come cantante.

La celebrità di Dalida varca  i confini della Francia, spopolando in Europa, negli Stati Uniti, in Giappone e nei Paesi Arabi.

Dalida non canta solo in francese, ma anche in italiano. In Italia, infatti, si fa conoscere e ottiene un grande consenso. Nel 1967 porta sul palco dell’Ariston al Festival di Sanremo, la popolare canzone Ciao amore ciao, scritta da Luigi Tenco.

Fino all’anno 1971, al Festival di  Sanremo, c’era la doppia interpretazione dello stesso brano. Ciao amore ciao fu, pertanto, cantata sia da Luigi Tenco e sia da Dalida. Purtroppo questo Festival della canzone è segnato da un fatto drammatico. La canzone cantata da Dalida e da Tenco viene scartata per la finale. Posta al ripescaggio non viene scelta e quindi definitivamente squalificata. Questo fatto turbò immensamente Tenco.

La notte stessa dell’esibizione, Luigi Tenco nell’hotel in cui soggiorna a Sanremo, si spara alla tempia, dopo aver ingerito barbiturici e alcol. Sulla causa della morte ci sono ancora molti rumors.

La stessa Dalida ad un mese circa dall’accaduto tenta il suicidio in un hotel e a salvarla è una cameriera. Il suicidio di Tenco l’ha certamente scossa visto che i due avevano una relazione.

La vita di questa donna all’apparenza forte, sicura e a cui non manca nulla, nasconde invece delle fragilità e dei momenti bui.

foto https://dalida.com/diaporama.html

La cosa che più sorprende è la ripetuta presenza di  “morte volontaria”  intorno a lei. Prima Tenco, poi  il suo ex marito Lucien Morisse e infine il suo ex compagno Richard Chanfray.

Ironia della sorte, dopo aver sofferto per i suicidi di questi uomini con cui ha vissuto storie di amore, la stessa Dalida sceglie di abbandonare questo mondo.

La sera del 2 maggio 1987, telefona al fratello manager per rinviare un servizio fotografico, esce con l’auto e va ad imbucare tre lettere. Per il fratello, per il compagno François Naudy e  per un suo amico.

Poi torna nella sua splendida villa a Montmartre, scrive due righe su di un biglietto. Si stende sul letto, ingoia barbiturici con whisky. Spegne la luce, nonostante avesse sempre avuto paura del buio e se ne va… così.

Sul biglietto lascia scritto: “La vie m’est insupportable. Pardonnez moi” (La vita mi è insopportabile. Perdonatemi).

Dalida a soli cinquantaquattro anni pone fine alla sua vita e a memoria di lei nel quartiere di  Montmartre, nei pressi della via dove ha risieduto dal 1962, le è stata dedicata una piazza “Place Dalida” ed eretto un busto in pietra di granito, realizzato dallo scultore francese Alain Aslan.

I francesi e non solo, fans della cantante, splendida e tormentata, possono ricordarla camminando nella Place Dalida e visitando la sua tomba nel cimitero di Montmartre.

Una statua a grandezza naturale, in piedi, con gli occhi chiusi. Sembra rivolgersi al suo pubblico e cantare in silenzio Mourir sur scène :

estratto del testo:

Viens, mais ne viens pas quand je serai seule

Moi qui ai tout choisi dans ma vie

Je veux choisir ma mort aussi

(Vieni, ma non venire quando sarò sola

Io che ho scelto tutto nella mia vita

Voglio scegliere anche la mia morte)

Io invece, Dalida, icona indimenticabile,  preferisco ricordarla ascoltando i vecchi dischi in vinile, conservati da mia mamma.

(foto https://dalida.com/diaporama.html)

(foto web e Anita Orso)

 

 

Anita Orso

Leave a Reply

Your email address will not be published.