Senza Titolo, la nuova produzione dell’artista Romeo Castellucci, finalmente in scena alla Triennale

Senza Titolo, la nuova produzione dell’artista Romeo Castellucci, finalmente in scena alla Triennale

MILANO – Il regista teatrale Castellucci porta in scena, in prima assoluta, alla Triennale di Milano l’installazione performativa “Senza titolo”, un progetto speciale commissionato appositamente per il centenario dell’istituzione, nata  nel 1923 alla Villa Reale di Monza, come Biennale delle Arti Decorative. Dal 2 al 7 maggio.

Ph.: Luca Del Pia © Triennale Milano

Romeo Castellucci porta in scena, all’interno del calendario della sesta edizione del festival FOG, l’installazione performativa “Senza Titolo“, realizzata con cura del movimento di Gloria Dorliguzzo ed elaborazione del suono di Nicola Ratti. Opera unica, che ti avvolge, da subito, nel bianco sfrontato di uno spazio smisurato. Le cui pareti, come materia virginale, lo spettatore non può sfiorare. Può solo entrare e rimanere a debita, equa distanza. Una distanza, che, lo capisci solo dopo, ti pone in una condizione di contemplazione privilegiata, assoluta.

Il grande spazio scenico, privo di divisioni, regala, allo spettatore, punti in cui posizionarsi, anche sdraiandosi, a trovare respiro. Respiro da quel tanto, da quell’immenso che arriva (dritto al petto!) dal fondo della sala, Proprio da lì, dove è posizionata qualcosa di molto simile a una grande altalena. Quella che suona, ogni volta che donne, come sacerdotesse, entrano, inzuppano, con cura, i lunghi e bellissimi capelli in catini colmi di acqua. E, con quei capelli, sferzano la lunga sbarra metallica. Con movimenti netti. Creando un suono opaco, forte, presente. Come fosse un ulteriore personaggio. Che va a sommarsi alle altre presenze in scena. Che, con passo cadenzato, entrano, sferzano ed escono, alternandosi in silenzio.

Donne giovani e bambine, dai capelli fini e robusti, lisci e mossi, sfilano, ammaliando chi guarda, già rapito. Donne dai corpi duttili, ma forti. Che si modulano, muscolosi e nervosi, diventando nella forma delle membra simili ad anfore. Mentre gettano la chioma, come un fendente, nel punto perfetto della sbarra. Lì dove il suono a volte esce più dirompente. E a volte più fragile. Donne dai capelli zuppi di acqua. Che suggellano un rituale. Molto simile a un’antica preghiera. Una preghiera dove la parte per il tutto richiede una presenza, a sua volta. Di qualcuno, che la osservi, senza interruzione né giudizio. Di qualcuno che la ascolti, completamente immerso nel suo sferzare.

Da “Senza titolo” si esce, dopo i venti minuti della performance, come da un lunghissimo momento di trance. Separato dal brusio ininterrotto di una città frenetica, che non è più capace di ascoltare.

Da “Senza titolo” si esce con quel suono robusto e metallico, ancora dentro la testa. Con quello sferzare, che sostituisce ogni voce umana. Ma che, allo stesso tempo, somiglia anche e invece a un grido. A una richiesta di attenzione, di ascolto, di relazione. Ancora più avvincente e urgente di qualsiasi altra parola espressa o sottintesa.

Castellucci, ancora una volta, plasma magia con la linearità della semplicità. Che diventa unicità disarmante.

Romeo Castellucci è stato direttore della Sezione Teatro della Biennale di Venezia, artiste associé al Festival di Avignone e regista ospite allo Schaubühne di Berlino. Membro dell’Accadémie Royale de Belgique, Castellucci ha ricevuto il Leone d’Oro alla carriera alla Biennale di Venezia e una laurea honoris causa dall’Università di Bologna. Insignito del titolo di Chevalier de l’Ordre des Arts et des Lettres della Repubblica francese.

Triennale Milano

Viale E. Alemagna 6

Milano

https://triennale.org/

press@triennale.org 

Dal 2 al 7 maggio, con orari diversi.

Alessandra MR D'Agostino
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