MILANO – A Milano, per una prima nazionale, l’enfant prodige del teatro giapponese, Kuro Tanino, a chiudere la rassegna di arti performative FOG in Triennale.
Si è chiusa con una straordinaria prima nazionale, la sesta edizione di FOG Performing Arts Festival, alla Triennale di Milano. Dove Kuro Tanino, giovane e acclamato regista giapponese, ha portato in scena, per la prima volta in Italia, il suo “Fortress of Smile“, per le sole due date del 10 e 11 maggio, insieme alla sua compagnia teatrale, Niwa Gekidan Penino.
“Fortress of smile” mette in scena vite contigue. Che trascorrono in due piccoli e malconci appartamenti adiacenti, in un villaggio costiero. Due vite, che solo apparentemente non hanno nulla in comune.
Da una parte l’esistenza di un pescatore di mezza età, dall’altra quella di un’anziana affetta da demenza. Due solitudini, dunque, che si legano, man mano, in modo sempre più profondo. A partire dai piatti che, quotidianamente, le due famiglie preparano, in modo aromatico e succulento, cucinando direttamente in scena!
Una stupefacente, e ben riuscita, combinazione di realtà e di teatro, dove, ad esempio, l’ottantenne attore giapponese Natsue Hyakumoto riesce a dare vita, perfettamente, a un personaggio affetto da demenza.
L’azione è simultanea, con scenografie disposte in modo affiancato. Percorse da un’ illuminazione sempre molto presente (dal sole che entra da un lucernario al caleidoscopio di colori degli elettrodomestici da cucina)
Kuro Tanino da’ vita un incontro esistenziale molto toccante, con tocchi di vivace creatività e di profonda autenticità. Dove non mancano pennellate di umorismo.
Le scenografie iperrealiste delle stanze diventano set per due storie di vita. Che si intrecciano progressivamente, in uno spaccato voyeuristico.
La routine, apparentemente immutabile, dei vivaci pescatori, da una parte, e dell’anziana signora, dall’altra, mostra un mutamento e un progressivo avvicinamento. Restituendo allo spettatore la consapevolezza di un destino umano comune, sospeso tra il surreale e la tenerezza.
Kuro Tanino, nato, in Giappone, in una famiglia di medici e formatosi come psichiatra, fonda, quando è ancora studente di medicina, nel 2000, il gruppo teatrale Niwa Gekidan Penino (Teatro del Giardino Penino), per il quale, da allora, scrive spettacoli innovativi, mettendoli in scena in Giappone, Australia e Europa.
Tra i lavori recenti di Kuro Tanino figurano Chekov?! (2011), The Room, Nobody Knows (2012), Box in the Big Trunk (2013), Tanino to Dwarf-tachi ni yoru Kantor ni Sasageru Homage (2015), The Dark Master (2003, 2006, 2016) e altri. L’opera Avidya – The Dark Inn, presentata in anteprima nel 2015, ha vinto il 60° Premio Kunio Kishida per il teatro. Kuro Tanino ha ricevuto numerosi premi, tra cui il Premio d’eccellenza del Festival delle Arti dell’Agenzia giapponese per gli Affari Culturali (2016) e il Premio Toyama per le arti e la cultura (2019).
Triennale Milano
Viale Alemagna 6 Milano
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