Milan Kundera ci lascia: addio ad un grande della letteratura contemporanea

Milan Kundera ci lascia: addio ad un grande della letteratura contemporanea

MONDO – “Chi cerca l’infinito non ha che da chiudere gli occhi.” Cosi scriveva uno dei più grandi autori della letteratura contemporanea, Milan Kundera, scomparso all’età di 94 anni. L’uomo che ha appassionato milioni di lettori in tutto il mondo, viveva in modo del tutto appartato, lontano dai riflettori e dai media. 

Nato il 1° aprile 1929 a Brno, nell’attuale Repubblica Ceca, dopo l’invasione sovietica della Cecoslovacchia nella notte tra il 20 e il 21 agosto del 1968, che aveva messo fine al tentativo di Alexander Dubcek di un «socialismo dal volto umano», Milan Kundera era perseguitato dal regime comunista e costretto nel 1975 all’esilio a Parigi. Eppure fino all’occupazione sovietica, era comunista e i suoi primi romanzi, Il libro del riso e dell’oblio, Amori ridicoli, Lo Scherzo, erano stati graditi al partito. Ma tutto era cambiato quando i carri armati sovietici avevano invaso Praga.

Nel 1979 gli era stata tolta la cittadinanza del suo paese e nel 1981 aveva ottenuto quella francese. «La Francia è diventata la patria dei miei libri, e io ho seguito il cammino dei miei libri», disse in quell’occasione. In terra francese lo scrittore si era ambientato al punto che a partire dagli anni Novanta ne aveva adottato la lingua per scrivere i suoi romanzi e così rispondeva spesso a chi lo intervistava: “Signor Kundera, lei è comunista? – No, io sono un romanziere. – È un dissidente? – No, io sono un romanziere. – È di destra o di sinistra? – Né l’uno, né l’altro. Io sono un romanziere”. 

Le opere

Tante le opere di Kundera sospese tra saggio e romanzo che puntano sempre a svelarci una verità nascosta, come nel libro capolavoro L’insostenibile leggerezza dell’essere del 1984 o L’immortalità del 1990, La lentezza del 1995, la sua prima opera pubblicata in lingua francese, e L’identità del 1997. Libri in cui i temi centrali sono la precarietà e la casualità nella condizione umana e in cui Kundera è maestro nell’intrecciare riflessioni filosofiche profonde al suo talento narrativo degno della migliore letteratura francese dell’Ottocento. 

Milan Kundera

Le domande veramente serie sono solo quelle che possono essere formulate da un bambino. Sono domande per le quali non esiste risposta.”scriveva Kundera e ancora “Ma che cosa sono la bellezza o la bruttezza di fronte all’amore? Cos’è la bruttezza di un viso di fronte al sentimento nella cui grandezza si rispecchia l’assoluto stesso? 

L’insostenibile leggerezza dell’essere, ambientato a Praga intorno al 1968 racconta la storia di quattro personaggi, due uomini e due donne, legati da diverse relazioni amorose. E’ di gran lunga il suo romanzo più famoso, ma proprio subito dopo quella pubblicazione, Kundera decide di non andare più in televisione: “Nel giugno del 1985, ho deciso irremovibilmente: mai più un’intervista”.  “Sono in overdose di me stesso”, disse. E da allora pur continuando a scrivere ha condotto una vita riservata. Parlava raramente con i giornalisti, nella convinzione che gli scrittori dovessero parlare attraverso le proprie opere. Ossessionato dalla propria immagine, sempre sfuggente all’obiettivo delle macchine fotografiche come “un vecchio indiano che ha paura gli prendano l’anima”, Kundera solo alla compagna di una vita, Vera, aveva concesso di fotografarlo. 

Scompare cosi un artista e intellettuale raffinato, un uomo misterioso e insondabile. Ci lascia soprattutto uno spirito libero nelle cui pagine c’è il respiro potente di tanta filosofia e letteratura classica occidentali. 

Alex D'Alessandro
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