Bruce Springsteen, tanti auguri “Boss”!

Bruce Springsteen, tanti auguri “Boss”!

ACCADE OGGI – Bruce Springsteen. Il Boss. Uno dei cantanti che più ha segnato un’epoca, in grado di unire chiunque e che ancora oggi, che compie 74 anni, continua a emozionare con i suoi concerti e le sue opere.

Bruce Springsteen compie oggi 74 anni. Il Boss non è più un ragazzino ormai. Ma le sue canzoni, le sue opere, interpretate in tutto il mondo con l’aiuto della E-Street Band non invecchieranno mai e resteranno nella storia del rock e della musica.

Gli esordi di Bruce Springsteen

Bruce Frederick Springsteen nasce il 23 settembre 1949 a Long Branch, New Jersey.

Il ragazzo trascorre tutta la sua infanzia e buona parte dell’adolescenza nei ristretti confini di Freehold. Qui, a soli 7 anni, capisce cosa farà da grande. Una sera del settembre ’56, assiste in tv all’esibizione di Elvis Presley all’Ed Sullivan Show, decidendo all’istante che cosa farà da grande: il cantante di rock’n’roll. Non cambierà più idea.

Crescendo i suoi gusti musicali si ampliano e apprezza sempre più il filone British rock e gruppi come i Beatles, i Rolling Stones e gli Who.

Il giovane Springsteen ha talento. Si vede sin da subito e arriva a trovare spazio nella band dei Castiles, composta da ragazzi di Freehold che arriva a due passi dal pubblicare un singolo prima di sciogliersi nel 1968.

Ma la vera svolta avviene nel 1969, quando comincia a frequentare Asbury Park, città con una fervente attività musicale. Qui fa la conoscenza di molti artisti e da vita alla sua prima band Steel Mill (ora tutti li conoscono come la E Street Band).

 

La follia di Hammond

Da qui ad attirare le case discografiche, il passo è rapido. Così, Bruce finisce nei radar della Columbia Records. Grazie a Mike Appel, un produttore di New York, ottiene un’audizione con con John Hammond, il leggendario talent scout scopritore di Bob Dylan. Bastano due canzoni a convincerlo che Springsteen merita un contratto con la Columbia

Il ragazzo del New Jersey deve aspettare il 1973 per veder uscire il primo album, Greetings from Asbury Park, N.J., presentato come genere folk, e non rock. Questo perché la casa discografica voleva fare di lui il “nuovo Bob Dylan”. Una decisione che confonde il pubblico e, nonostante l’apprezzamento della critica, il disco non ottiene il successo sperato.

Per la Columbia, Bruce diventa presto la follia di Hammond e e la rescissione del contratto pare imminente. Ma Bruce ha un’arma segreta, qualcosa che molti artisti hanno nel proprio bagaglio: lui è un animale da palcoscenico, sa come intrattenere dal vivo. Le  performance live lo salvano.

Con la sua E Street Band si lancia in una lunghissima serie di concerti di straordinaria intensità. La loro strada incontra presto quella di Jon Landau, critico tra i più influenti della rivista Rolling Stone.

Per il critico è un colpo di fulmine. Così, scrive un lungo, commovente articolo che nella parte centrale recita stasera ho visto il futuro del rock’n’roll e il suo nome è Bruce Springsteen. La Columbia ha in mano una miniera d’oro e Bruce si guadagna un’altra chance.

 

Baby, we’ll born to run!

Si arriva così a 1975, anno da cerchiare in rosso. Bruce compone Born to Run. Il successo è immediato. Da qui, non si fermerà più.

Il 1978 è l’anno di Darkness on the Edge of Town e di un tour in cui ogni concerto sembra scrivere una nuova pagina nella storia del rock’n’roll.

L’album racconta di storie di gente comune, con le loro forze e le loro debolezze. Tematiche affrontate e ampliate due anni dopo nel doppio The River che porta Springsteen, nel 1981, a compiere la sua prima vera tournée nel Vecchio Continente. Il contatto prolungato con una realtà culturale distante da quella statunitense e la lettura illuminante di una serie di libri consigliati dall’amico/manager Landau portano un profondo cambiamento in Springsteen. Nebraska, del 1982, ne è la migliore testimonianza: è un disco acustico, inciso in totale solitudine su un vecchio registratore a quattro piste, che narra storie di violenza, morte ed alienazione.

Poi è il turno di Born in the U.S.A. del 1984, che fa di Bruce Springsteen un’icona mondiale della musica e, ad oggi, uno dei maggiori simboli del rock del Novecento. Un anno dopo Bruce sposa la modella Julianne Phillips, mentre il “Born in the USA tour” batte una serie impressionante di record, regalandogli una fama planetaria. Dura poco e inizio ’88 si separano.

Bruce inizia una relazione con la sua corista Patti Scialfa, che diventa sua moglie due anni dopo. Lo stesso anno Springsteen e la E Street Band partecipano con Youssou N’Dour, Tracy Chapman, Peter Gabriel e Sting a un tour mondiale organizzato da Amnesty International, al termine del quale Bruce decide di sciogliere la E Street Band, lasciando New Jersey.

Si trasferisce con Patti a Los Angeles dove nel 1990 nasce Evan James, il primo figlio della coppia (seguiranno Jessica Rae nel 1991 e Sam Ryan nel 1994).

Siamo al 1992. Sono passati cinque anni dall’ultima uscita. Bruce pubblica addirittura due nuovi album, Human Touch e Lucky Town, che non ottengono il successo sperato, anche a causa dell’assenza dell’amata band.

 

L’Oscar e il nuovo millennio

Nel 1994 arriva per Bruce Springsteen uno degli apici della sua carriera. Vince, infatti, un Oscar per la toccante Streets of Philadelphia, scritta per l’omonimo film di Jonathan Demme. L’anno dopo, pubblica un disco semi-acustico, The Ghost of Tom Joad. Il cuore dell’album è composto da storie di emigranti messicani che attraversano il confine illegalmente per cercare una fortuna che non troveranno. Al centro della musica di Bruce rimane sempre la tematica delle questioni sociali che colpiscono il paese all’interno, scavando solchi profondissimi nella popolazione.

Passano altri sette anni e siamo agli inizi del nuovo millennio. L’America ha subito una profonda ferita che, forse, ancora oggi fa fatica ad accettare: l’attentato alle Torri Gemelle. Da qui, Bruce incide The Rising (2002). L’album segna anche il ritorno della E Street Band. La nuova uscita è un’amara riflessione sull’America post attentato e sull’impatto che la tragedia ha avuto sulle vite delle molte persone che ne sono state direttamente toccate. Il tour è un successo pazzesco.

Poi è la volta, nel 2005, di Devils & Dust, che segna un parziale ritorno di Springsteen alle atmosfere folk. Nel 2007 viene annunciato Magic, un nuovo album inciso con la E Street Band.

Nell’autunno dello stesso anno Springsteen si impegna nella campagna elettorale per Barack Obama, ed in una di queste occasioni presenta la nuova canzone Working on a dream. Qualche settimana dopo viene annunciata l’uscita del nuovo omonimo album che esce a fine gennaio 2009.

Nel secondo decennio degli anni duemila, pubblica Wrecking Ball, che persegue i temi della giustizia economica e viene definito come l’album più arrabbiato che l’autore abbia mai prodotto. Molte canzoni hanno un riferimento diretto alla crisi mondiale del 2008-2012.

Poi High Hopes, Western Stars Letter to YouFino al suo secondo album di cover, Only the Strong Survive pubblicato l’anno passato.

 

Bruce Springsteen e i film

Dato l’enorme successo della sua musica non è difficile trovare brani del Boss nelle colonne sonore di molti film. Tra le canzoni scritte appositamente per il cinema, il primo inedito è Light of Day, per l’omonimo film del 1987, cantata da Joan Jett e Michael J. Fox. Ma è con la già citata Streets of Philadelphia che Bruce conquista la massima onorificenza, vincendo l’Oscar alla migliore canzone nel 1994. Per lo stesso premio, ottiene una seconda candidatura nel 1996 con Dead Man Walkin’, per il film di Tim Robbins Dead Man Walking – Condannato a morte.

Il cantautore, dopo una prima apparizione come attore con una parte minore, diventa protagonista assoluto di un lungometraggio nel 2013, con un documentario sulla sua vita e la sua carriera prodotto da Ridley Scott, Springsteen & I.

Lo stesso cantante esordisce alla regia nel 2014 con il cortometraggio Hunter of Invisible Game, ispirato dall’omonima canzone dell’album High Hopes.

Infine, il 2019 è un anno cinematograficamente molto importante per l’autore statunitense. Esce infatti nelle sale Blinded by the Light – Travolto dalla musica di Gurinder Chadha, la storia di un giornalista britannico cresciuto con una smisurata passione per Springsteen e la colonna sonora è ovviamente composta dai maggiori successi del cantante.

Il 2 e 3 dicembre dello stesso anno esce poi anche Western Stars, il film-concerto di Springsteen in cui vengono cantate tutte le canzoni dell’album omonimo.

 

La sua musica ha ottenuto negli anni numerosi premi. In tutta la sua carriera il Boss ha venduto più di 120 milioni di dischi nel mondo, aggiudicandosi molti tra i più importanti riconoscimenti. Vanta venti Grammy, un Oscar, due Golden Globe, tre Emmy Award, un Tony Award e molti altri.

Nonostante i chilometri percorsi, senza mai smettere di correre, Bruce Springsteen non sembra essere intenzionato ad appendere il microfono al chiodo. La pensione può attendere. Nel corso degli ultimi anni, ha dimostrato che la sua passione e la sua creatività sono intatte.

Francesco Frosini

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