ACCADE OGGI – Il 6 marzo del 1927 nasceva ad Aracataca, in Colombia, Gabriel José de la Concordia García Márquez, noto a tutti come Gabriel García Márquez, soprannominato Gabo. Fu Nobel per la letteratura nel 1982.
Gabriel García Márquez avrebbe compiuto oggi 95 anni. Fu uno degli scrittori più influenti e profondi dell’ultimo secolo. Nel 1982 fu premiato con il premio Nobel per la letteratura e fu uno dei più importanti esponenti del Realismo Magico, filone letterario e pittorico del Novecento in cui elementi magici appaiono in un contesto realistico.
L’INIZIO DEL CAMMINO LETTERARIO
Aracataca, nel 1927, è un piccolo comune colombiano di poche migliaia di anime. Nessuno di loro avrebbe mai pensato che la città in cui abitavano sarebbe un giorno, non troppo lontano, diventata famosa. Lo deve a uno scrittore. A uno scrittore che aveva deciso all’improvviso di lasciare il suo lavoro di giornalista.
Non ce la faccio più, voglio lasciare il lavoro e mettermi a scrivere.
Dirà alla moglie. Quell’uomo è Gabriel García Márquez. Sarà l’inizio del suo stupendo cammino letterario. Ma come ha fatto un bambino colombiano cresciuto ai margini del mondo, in una famiglia modesta e numerosa, a diventare uno dei grandi maestri della narrativa mondiale? La sua storia comincia quando decide che continuare a veder nascere un fratello dopo l’altro non fa per lui. Lui è il primo di sedici figli di Gabriel Eligio Basilio García e Luisa Santiaga Márquez Iguarán.
Finisce a vivere con i nonni materni e, a vent’anni, decide di intraprendere gli studi in giurisprudenza a Bogotà. Gabo ci prova a studiare, ma proprio non ce la fa. Quelle materie, così noiose, non fanno per lui. E anche dai sui compagni di studio non è ben visto, con quella pelle troppo scura e con quella arroganza di chi può permettersi qualcosa in più degli altri.
Sa qual è il mestiere che fa per lui. Il giornalista. Durante la sua carriera, ha amato sopra ogni cosa il reportage, il genere capitale del miglior mestiere del mondo. La sua carriera inizia negli anni ’50 al El Espectador di Bogotà. Proprio in questo periodo comincia a dedicarsi alla scrittura. E, finalmente, riesce anche a sposare l’amata Mercedes.
LA MAGIA DI GABRIEL GARCÍA MÁRQUEZ
Il suo capolavoro arriva però solo nel 1967. Un anno difficile per i coniugi Marquez che faticano a pagare gli affitti e le bollette. Ma Gabo ha solo una cosa in testa. Scrivere. Nasce l’opera che lo consacrerà nelle pagine dei libri della letteratura mondiale: Cent’anni di solitudine.
Un libro dove si mescolano sette generazioni, infiniti personaggi con aspetti magici e mistici, facendo di questo libro una perla rara. Qui, le immagini ossessive originate dalla fantasia infantile riescono a creare un mondo autonomo, dotato di una ricchezza significativa esposta a interpretazioni molto diverse, ma al tempo stesso di una semplicità che l’assimila ai racconti che una volta si narravano accanto al caminetto.
Cent’anni di solitudine ha in sé la favola e l’utopia, il mito e il feuilleton, la tragedia e la commedia. Inizia che sembra la Genesi, si chiude che pare l’Apocalisse. È la storia di una famiglia, i Buendía, e al tempo stesso è metafora dell’umanità intera, lussureggiante e caotica come la selva, ma ordinata e slanciata come una colonna greca. Insomma, un capolavoro magico.
Con quest’opera, Marquez dispiega la sua inesauribile capacità di affabulazione, il suo incredibile ventaglio di risorse espressive, la sua rosa di personaggi dementi o commoventi, crudeli o compassionevoli, sempre più forti delle calamità che colpiscono la loro vita.
LE ALTRE OPERE DI GABO
A Cent’anni di solitudine succedono poi altre opere stupende, come Cronaca di una morte annunciata, audace romanzo giallo che ci rivela l’identità dell’assassino nella prima riga e mantiene viva la nostra attenzione con l’indagine sui moventi del crimine. E, soprattutto, L’amore ai tempi del colera dove García Márquez riesce a parodiare e al tempo stesso a esaltare il romanzo rosa, attraverso una storia d’amore, piena d’incidenti divertenti, che si consuma solo nella vecchiaia.
Non solo opere eccezionali. Alcuni sforzi proprio non ebbero fortuna come L’autunno del patriarca, opera baroccheggiante e caricaturale, o Il generale nel suo labirinto, forse il suo libro più deludente, dove prova a raccontare gli ultimi momenti di un Simón Bolívar assediato dalla malattia e dalle delusioni.
Nelle sue ultime opere, Gabo proverà a rinverdire la sua passione giornalistica con un reportage romanzato che denuncia le violenze del narcoterrorismo, Notizia di un sequestro. Quando esce nel 1996, Gabriel ne prende una copia, la infila in una busta dove scrive semplicemente: Bill Clinton, Casa Bianca, Washington. Ne nasce un’amicizia, narrata nel documentario dallo stesso ex presidente.
Poi si arriva nel 2004 a una narrazione di musa declinante, quasi esangue, Memoria delle mie puttane tristi che ha suscitato un certo scandalo per il suo tema scabroso.
GABRIEL GARCÍA MÁRQUEZ, FRA LEGAMI E AFFETTI
Gabriel Garcia Marquez. Un uomo profondo e profondamente legato alla storia della sua terra. La sua penna lo porta a vincere un Premio Nobel per la Letteratura nel 1982 che ritirerà vestito con il liquiliqui, abito tradizionale caraibico.
Nel corso della sua vita s’impegnerà anche politicamente, attraverso la sua attività giornalistica. Tanto da conoscere il leader sovietico Michail Gorbachev a Mosca, fino a partecipare a cerimonie politiche invitato da Carlos Andrés Pérez in Venezuela e François Mitterrand in Francia.
Criticherà con forza il presidente colombiano Álvaro Uribe Vélez per la sua politica proibizionista sulle droghe che rafforzava i cartelli dei narcotrafficanti di cocaina anziché indebolirli.
Poi, le malattie. Il linfoma non-Hodgkin prima, l’Alzheimer poi. Morirà a 87 anni, il 17 aprile del 2014. Ma chi gli è stato vicino negli ultimi anni racconta che Gabriel García Márquez andava via via perdendo la memoria, ma non la tenerezza.
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