Tanti auguri a Stephen King. Il Re dell’horror compie 76 anni

Tanti auguri a Stephen King. Il Re dell’horror compie 76 anni

ACCADE OGGI – Stephen King, il Re dell’horror, compie oggi 76 anni. Ripercorriamo insieme la lunga strada percorsa per arrivare a essere un successo mondiale.

Stephen King compie 76 anni e festeggia a pochi giorni dall’uscita della sua ultima opera. Holly. Il Re è uno degli scrittori più amati al mondo, in grado di far nascere più di ottanta libri tra romanzi e racconti, di trasportare il lettore in mondi straordinariamente crudi e spaventosi. Spesso fin troppo reali. C’è chi lo ama e chi lo odia. Chi crede cecamente nel suo verbo e chi sostiene che ormai, purtroppo, stia cavalcando sul viale del tramonto delle idee.

Certo è che Stephen King non può essere annoverato tra le persone comuni. Lui ha, letteralmente, scritto la storia del genere.

Una robaccia del genere

Stephen King nasce a Portland, nel Maine. Il padre lo abbandona insieme al fratello e alla madre. I tre non navigano di certo nell’oro e la madre decide di spostarsi continuamente alla ricerca di un lavoro stabile. L’interesse per il mondo della letteratura comincia a piantare il seme nel giovane fanciullo di soli quattro anni quando, in radio, ascolta l’adattamento del racconto Marte è il paradiso di Ray Bradbury. Poi, finisce per essere traumatizzato anche dal film horror La terra contro i dischi volanti.

Forse questi traumi sono propiziatori. A sette anni, infatti, scrive il suo primo racconto. S’intitola Greymore Hotel. Lo fa leggere alla madre che ne rimane entusiasta, tanto da incoraggiarlo. Quel racconto, per lei, può essere pubblicato e diventare un vero libro.

Ma realtà editoriale è molto diversa dai sogni di un giovane scrittore. Le lettere di rifiuto sono tante e le conservava tutte in camera sua appese a un chiodo.

A tredici anni, però, scrive il suo primo successo editoriale. S’intitolava Il pozzo e il pendolo, trascrizione di un film horror-gotico che aveva visto al cinema. Ne stampa quaranta copie e le vende quasi tutte ai suoi compagni di scuola prima di essere convocato dalla preside, che lo rimprovera per aver scritto una robaccia del genere.

Ma tra i tanti commenti negativi che riceve via posta, alcuni sono anche gratificanti. Infatti, il direttore editoriale della rivista Fantasy & Science Fiction, risponde al giovane Stephen che possiede un certo talento. E lo invita mandare altre proposte. King lavora prima come cronista sportivo per il giornalino scolastico (anche se di sport ne capisce poco o nulla), poi in una fabbrica tessile, nella biblioteca del college e in una lavanderia. Insomma, come tutti i ragazzi, si fa le ossa.

A 24 anni convola a nozze con Tabitha Spruce che, ironia della sorte, diventa scrittrice. Tabitha ha sin da subito un ruolo centrale nella sua carriera.

Nella sua autobiografia On Writing dice che scrivere avendo vicino una persona che crede in te fa un’enorme differenza. Ecco. Quel qualcuno per lui era la moglie.

Carrie. Un’idea che cambierà la sua vita.

Nei primi anni Settanta la famiglia King ha seri problemi economici. Così Stephen decide di arrotondare lo stipendio della lavanderia vendendo racconti, poi pubblicati nella raccolta A volte ritornano.

Poi trova lavoro come insegnante che gli permette di avere una certa rendita. Proprio in questo periodo comincia a vedere la luce Carrie. Non era il suo primo romanzo, ma il primo a essere pubblicato.

La storia di Carrie nasce per caso, come molte cose nella vita. In particolare le idee principali arrivano prima a scuola, mentre si trova a scrostare la ruggine dal bagno delle ragazze, e poi leggendo un articolo sulla telecinesi e l’adolescenza letto sulla rivista LIFE.

Nasce la storia di una liceale bullizzata dalle compagne, che con le prime mestruazioni sviluppa un potere soprannaturale terribile e lo usa per sfogare la sua rabbia. Con lei nasce anche l’immensa carriera di uno scrittore di fama mondiale, il più venduto e tra i più amati.

Con Carrie ottiene il primo contratto per un libro con la casa editrice Doubleday. Successivamente un’altra casa editrice, la Signet, compra i diritti per l’edizione tascabile di Carrie per 400mila dollari. L’anno dopo viene venduto un milione di copie. Due anni dopo, nel 1976, Brian De Palma decide che vale la pena portarla sul grande schermo, che fa 33 milioni di dollari di incasso.

Il successo di Stephen King

Dopo Carrie arriva Le notti di Salem (chi scrive si è innamorato del Re proprio leggendo questo romanzo).

Con il secondo libro, la carriera di Stephen King decolla. Per non atterrare più.

Tuttavia, non è tutto oro quello che luccica. E la sua vita è tutt’altro che felice. Infatti, King racconta di aver vissuto i primi anni di successo passando dall’alcol alle droghe. Questi problemi si riflettono anche sui personaggi, come in Shining dove è presente uno scrittore ed ex insegnante alcolizzato. Oppure Misery, infermiera psicopatica che sequestra uno scrittore per fargli scrivere quello che vuole lei, metafora della cocaina.

King dice di quegli anni che stava morendo davanti agli occhi della mia famiglia e che la moglie gli diede due possibilità. Andare in un centro di recupero o fare le valigie. Scelse la prima.

Tra gli anni settanta e ottanta, quando il suo nome era già famosissimo, decide di pubblicare alcuni romanzi con lo pseudonimo Richard Bachman (personalmente ho apprezzato moltissimo I Vendicatori).

King ci mette comunque anni a ricevere i primi riconoscimenti da parte della critica, tanto che anche quando vince il prestigioso premio O. Henry Award per un suo racconto uscito sul New Yorker nel 1994, la rivista di settore Publishers Weekly lo definì una delle storie più deboli del concorso di quest’anno.

Nel 1992 King cambia modo di scrivere. Infatti escono Dolores Claiborne, thriller psicologico narrato in prima persona sotto forma di monologo continuo senza essere diviso né da linee bianche né da interruzioni di capitolo, e Il gioco di Gerald, dove King abbandona il filone horror e si cimenta in una storia dal carattere onirico, in cui l’introspezione psicologica della protagonista costituisce la parte principale della narrazione. Di entrambi i libri furono tratti poi dei film.

Il pomeriggio del 19 giugno 1999, un certo Bryan Smith, un quarantaduenne con dozzine di precedenti incidenti stradali, alla guida di un minivan Dodge blu, distratto dal suo rottweiler, saltato sul sedile posteriore, travolge in pieno lo scrittore mentre camminava sul ciglio della strada. Le lesioni sono tantissime. Esce dall’ospedale solo il 9 luglio, dopo tre settimane dal ricovero.

Riesce a tornare a scrivere solo all’inizio del 2000. E i successi sono molteplici. Da Buick8 11/22/63, passando da Mr. Mercedes fino all’ultimo uscito, Holly.

Dalla carta alla pellicola

I suoi romanzi sono stati spesso oggetto di riadattamenti (e fonte d’ispirazione) per televisione e cinema.

Tra i film che la maggior parte delle persone ricorda, possiamo annoverare ITShining (tra l’altro neppure molto apprezzato dallo scrittore), Il miglio verde. Ma sono solo alcuni.

Negli ultimi anni è uscita anche la serie tv ispirata alla trilogia di Mr. Mercedes (un thriller con tinte soprannaturali) e quella basata su The Stand.

E nell’attesa di altri libri e adattamenti… tantissimi auguri Re!

Francesco Frosini

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