MONDO – che vi sia stato regalato, consigliato o vi siate imbattuti casualmente in questo libro, una cosa è certa: merita di essere letto. Preparatevi a un viaggio introspettivo attraverso le vicende dei protagonisti che sembrano così lontani da noi ma che sono in realtà così vicini.
Ho sentito molto parlare di questo libro nell’ultimo periodo, anche per via della trasposizione cinematografica creata dal regista Nanni Moretti che ha presentato il film al Festival di Cannes di quest’anno, ricevendo al termine della prima visione una standing ovation di undici minuti. Incuriosita da questo romanzo, Tre Piani, ho deciso di leggerlo e devo dire che mi ha lasciato particolarmente sorpresa.
L’AUTORE E LA STORIA
Il libro edito da Neri Pozza, nel 2015 con una prima edizione e poi nel 2017 con una seconda, è un romanzo di narrativa che esplora con i suoi personaggi anche l’anima del lettore.
L’autore è Eshkol Nevo, scrittore israeliano, già conosciuto per altri romanzi diventati famosi come La Nostalgia, del 2004 e la Simmetria dei desideri, del 2007. Ma quest’opera ha consacrato sulla scena letteraria internazionale il talento di Eshkol Nevo. Chi decide di iniziare a leggere questo libro si ritrova all’improvviso a far parte della vita dei protagonisti.
Le vicende di Tre Piani si svolgono in un palazzo di Tel Aviv e il romanzo è diviso in tre parti che rappresentano i piani del palazzo in cui vivono i personaggi che impareremo a conoscere salendo di piano in piano.
Al primo piano troviamo i coniugi Arnon e Ayelet con la loro figlia, di dieci anni, Ofri e nell’appartamento di fronte a loro la coppia di anziani, Ruth e Hermann.
Il racconto è impostato come un monologo di Arnon che si sfoga con un suo amico, rivelandogli tormenti e segreti che riguardano la sua famiglia. L’uomo è ossessionato dal pensiero che sua figlia sia stata abusata sessualmente dall’uomo che vive di fronte a casa loro.
Arnon, mangiato nel profondo dal tarlo del sospetto chiede costantemente risposte che però non arrivano mai. E così entra in conflitto con la moglie, scoprendosi violento e impulsivo. Salendo al secondo piano, conosciamo i coniugi Hani e Assof e il fratello di lui, Evatar.
Hani è una casalinga con due figli e un marito sempre lontano per lavoro. La sua vita viene sconvolta dall’arrivo improvviso del cognato , Evatar, che si deve nascondere perchè in fuga dai creditori. La donna così, entra in conflitto con i suoi pensieri. Con ciò che rappresenta la realtà e ciò che invece rappresenta la fantasia, non riuscendo quasi più a distinguerla. Al terzo e ultimo piano di questo palazzo, troviamo Dovra, una donna rimasta vedova con suo figlio Arad.
Dovra è un giudice in pensione che dopo la morte del suo amato marito inizia un lungo monologo con la segreteria di quest’ultimo, raccontando tutti gli eventi e informandolo delle sue decisioni come se parlasse direttamente con il marito scomparso. Il figlio della coppia, Arad, è in prigione per aver provocato un incidente stradale nel quale è rimasta vittima una donna incinta.
L’uomo per questo, accusa e allontana i genitori escludendo di fatto la madre dalla sua vita che cerca, però, di riavvicinarsi a lui. La donna però scossa da ciò che succede nella sua città, decide di fare una cosa inaspettata, assumendo così finalmente il controllo sulla sua vita.
I TRE PIANI DELL’ANIMA
I tre piani del palazzo altro non sono, che un’allegoria delle tre componenti della teoria di Freud, dell’Es, Io, e Super-io, secondo cui è composta la nostra anima. L’es è descritto nelle vicende che accadono nel primo piano, con le pulsioni e gli istinti che travolgono la vita di Arnon. Il piano dell’io è abitato invece, da Hani che deve imparare a vivere tra desideri e realtà.
E infine, il piano del Super-io è abitato da Dovra, donna ligia e irreprensibile che richiama all’ordine.
“I tre piani dell’anima non esistono dentro di noi. Niente affattoǃ Esistono nello spazio tra noi e l’altro, nella distanza tra la nostra bocca e l’orecchio di chi ascolta la nostra storia. E se non c’è nessuno ad ascoltare, allora non c’è nemmeno la storia”.
Così, l’autore stesso, descrive la divisione dei tre piani del palazzo e dei tre piani dell’animo umano.
Nevo usa una scrittura bellissima e coinvolgente che si dona al lettore senza l’uso di filtri, consapevole dell’intensità delle parole scelte e di personaggi, così terribilmente umani da sembrare vicini a noi, giunti in una fase della vita in cui non possono più custodire segreti (ognuno di loro sceglie di sfogarsi con qualcuno o qualcosa), pronti per fare i conti con il bisogno di amore, di espiazione o di perdono e pronti a mettersi a nudo consegnando al lettore tutte le loro fragilità.
Il talento di Eshkol Nevo, sta nel donare al lettore personaggi umani e profondi. Sempre pronti, nonostante gli alti e bassi della vita, a rialzarsi e riprendere a lottare. Questo è senza dubbio un romanzo che ci mostra la necessità di raccontare e raccontarsi per potersi liberare di tutti i fallimenti, le paure e gli sbagli commessi, trovando magari anche un modo per pagare i propri errori.
L’idea di dividere il racconto in tre, immaginando questo palazzo come il nostro animo è stato un rischio poichè facilmente si poteva creare confusione nella mente del lettore, invece l’autore ha scelto uno stile in grado di rilassare il lettore e fargli gustare la piena profondità emotiva dei tre personaggi principali. I racconti presentati al’interno del romanzo non sono racconti di povertà, di guerra, sono racconti di vita vissuta, di solitudine e di riflessioni che sicuramente toccano le corde di qualcuno di noi.
Uno scrittore, per me, in grado di dosare le emozioni e le parole per descriverle, una vera e propria rivelazione. Aver letto questo libro è stata un’esperienza letteraria molto intensa, ma leggetelo. Non ve ne pentirete. Per questo mi sento di consigliarvi assolutamente di leggere questo romanzo: non riuscirete a staccarvi dal racconto di queste vite, vi insegneranno molto.
Testo di Valentina Todaro
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