(Auto)ritratto di Frida Kahlo

(Auto)ritratto di Frida Kahlo

L’avanguardia artistica e l’esuberanza della cultura messicana Novecentesca hanno un volto, quello indimenticabile di Frida Kahlo.
Roma le dedica una mostra aperta al pubblico fino al 31 Agosto 2014, tra le migliori proposte ultimamente in Italia peraltro. “Frida Kahlo” alle Scuderie del Quirinale è, infatti, una di quelle retrospettive che ti fanno sentire davvero più ricca, davvero più curiosa, davvero più viva. Che poi dovrebbe essere lo scopo ultimo dell’arte: creare persone affamate.
pies“Pies, para que los quiero si tengo alas para volar?”.
Frida quelle ali, tra l’altro, se le era dipinte sul volto. Le sopracciglia così mascoline, quella rondine stagliata sulla fronte di tante primavere, erano il segno tangibile dell’indipendenza cui Frida s’ispirava volando. Lo sono state per tutta la vita, persino quando da rondine si sono trasformate in colomba, la stessa “paloma” che “se equivocò” al tramonto di un’esistenza la cui rotta era ormai smarrita. Comunque c’erano. E c’erano sempre. Tanto da ricorrere in ogni documento ci rimanga oggi della sua figura. In ogni scatto. In ogni filmato. In ogni autoritratto.
562766_4420082462712_906929869_n_7296Autoritratti come icone di narcisismo, come antesignani del femminismo, come simboli di attivismo politico. Autoritratti che firmano il riscatto della figura femminile da qualsiasi forma di relegazione laterale o primitivo isolamento. Quando Frida sceglieva di mettere il proprio Io al centro del quadro sapeva di voler combattere la negligenza storica, l’egotismo e l’oblio. Sapeva di avere le armi per porre la propria esuberante bellezza al servizio di uno scenario politico pressoché misogino e di sicuro conservatore. L’estetica perde, nel suo significato da autorappresentazione, le prime tre lettere e si fa etica, morale, costume.
L’autoritratto era per Frida emblematico strumento di comunicazione e interfaccia di emancipazione al tempo stesso. Effige della bellezza intraprendente e accecante delle donne, donne vere. Frida convertì così il narcisismo egoriferito in contenuto fruibile da tutti, scegliendo di usare la propria immagine come motore meccanico in grado di totalizzare la scena e catalizzare l’attenzione. C’è lei al centro del quadro. C’è lei. E non vedi altro, se c’è Lei.
L’autoritratto dunque è la firma di chi non si nasconde, di chi ci mette la faccia e lotta in prima persona. E’ un impegno solitario i cui risultati saranno di beneficio a molti. E’ centralità che si fa iconografia. L’autoritratto è garanzia e testimonianza di un’operosità pragmatica, presente e ambiziosa nonché specchio di una vicenda autobiografica che vuole essere urlata.
Non c’è omertà là dove vuole esserci cambiamento, rivoluzione, crescita.

Silvia Valesani
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