In occasione del bicentenario della prima messa in scena della Cenerentola e del Barbiere di Siviglia di Rossini, il Teatro dell’Opera di Roma ha voluto dedicare due appuntamenti straordinari a queste opere: il primo dal 22 gennaio al 19 febbraio vedrà protagonista la regista palermitana Emma Dante, e il secondo dal 13 al 21 febbraio avrà la regia di Davide Livermore.
Siamo stati per voi alla prima dell’Opera trasmessa in diretta in 64 cinema italiani e stranieri su iniziativa di Rai Cinema che ha pensato bene di diffondere il melodramma e la musica classica ad un pubblico sempre più numeroso ed interessato.
“La mia Cenerentola non raccontatela ai vostri figli, ha affermato la regista, è miracolosa e favolistica, ma nasconde qualcosa di disturbante, che non fa dormire”.
Sì, la rappresentazione pensata da Emma Dante, non ha nulla a che vedere con il cartone animato della Disney. Fin dalla prima scena, che vede protagoniste le sorellastre e Cenerentola, si respira un’aria surreale e malinconica, le ragazze sono rappresentate come delle bambole in uno scenario che ricorda molto la casa di Barbie. La povera Angelina, alias Cenerentola, è costretta a correre di qua e di là per soddisfare le richieste e le esigenze delle sorellastre viziate e prepotenti, mentre intona la melodia che caratterizza il suo personaggio “Una volta c’era un re, che a star solo si annoiò. Cerca, cerca ritrovò! Ma il volean sposare in tre. Cosa fa? Sprezza il fasto e la beltà. E alla fine scelse per sé l’Innocenza e la bontà”.
Le cantanti si presentano con una lingerie e una parrucca bianca e mostrano fin da subito la loro bravura e professionalità sia nella voce che nei gesti. Opera e spettacolo teatrale si sposano perfettamente al ritmo serrato delle musiche rossiniane e su libretto di Jacopo Ferretti.
Emma Dante propone una Cenerentola di denuncia e ne sottolinea con l’ausilio di cinque ballerine-bambole, la situazione di castrazione e di violenza psicologica a cui la giovane è sottoposta in famiglia. La ragazza infatti non solo viene trattata come una serva dal padrigno, Don Magnifico, e dalle sorellastre, Clorinda e Tisbe, ma è stata privata del suo patrimonio del quale non conosce neanche l’esistenza.
La sua vita sembra quindi segnata e l’unica fantasia che si concede è quella di parlare con queste cinque bambole che altro non sono proiezioni della sua solitudine.
Don Magnifico è un personaggio grottesco, è un uomo che ha sperperato i soldi ereditati dalla madre di Cenerentola per poter assecondare le richieste delle sue figlie, che egli chiama “ I miei rampolli femminili”. Spera di risollevare la sua situazione facendole sposare e l’occasione si presenta quando il precettore di un giovane principe di nome Don Ramiro, rappresentato da Francisco Gatell, annuncia, sotto le false spoglie di un mendicante, l’arrivo del suo padrone, che è in cerca di moglie.
Per un gioco delle parti il principe si travestirà da scudiero e viceversa e andranno presso il Palazzo di Don Magnifico per conoscerne le figlie. Ma la situazione che vi si presenterà risulta ambigua perché oltre alle due giovani pretendenti vi sarà una terza ragazza, Angelina, la cui identità non è ben definita. Clorinda e Tisbe pavoneggeranno, in paniera volutamente esagerata, la loro vanità e stupidità, rendendosi ridicole e dimostrandosi quindi per quello che sono.
Cenerentola, di contro, interpretata dalla bravissima Serena Malfi, appare legata ad una catena dalla quale l’aiuterà a liberarsi Alidoro, il precettore del principe.
La sera del ballo delle giovani pretendenti è ormai giunta, la scena vede protagoniste un gruppo di ragazze e, ragazzi vestite da donne, tutti di bianco a simboleggiare l’abito da sposa.
Al centro del palcoscenico ci sono le sorellastre, il principe, il padre e il coro anche questo con parrucche bianche e un abito simile ad una livrea ottocentesca. Il destino dei personaggi sembra ormai compiersi, Clorinda e Tisbe, non aspettano altro che il loro principe si decida ad annunciare il fidanzamento con una delle due. Ma ad irrompere sulla scena arriva una bellissima ragazza che assomiglia terribilmente a Cenerentola. Don Magnifico e le figlie non si capacitano del fatto e rimangono senza parole, quando Don Ramiro annuncia il suo matrimonio con la bella sconosciuta.
Angelina, prima di scomparire e di ritornare alla sua umile vita, consegna al suo principe un braccialetto come pegno d’amore, affinché la possa ritrovare.
Anche Don Ramiro come Cenerentola è spesso accompagnato durante l’opera da cinque bamboli vestiti di celeste con la parrucca bianca che rappresentano in qualche modo le sue idee e le sue paure. Questi hanno sulle spalle una carica che deve essere regolata di tanto in tanto a indicare che loro esistono solo come fantasia dei loro personaggi.
Emma Dante spiazza il pubblico portando nella scena del ballo, giovani spose armate di pistole e mitra, a simboleggiare che queste sono pronte a tutto pur di garantirsi una scalata sociale.
L’elemento macabro e minaccioso è proprio infatti di questa regista che si rifà al movimento pop surrealista americano, che a prima vista sembrerebbe così lontano e antitetico alla storia di Cenerentola, ma che in realtà lo completa con la sua crudezza e drammaticità.
Il melodramma giunge, come vuole Rossini, a buon fine e i due ragazzi riescono a sposarsi nell’euforia della corte e con l’invidia delle sorellastre e del padrigno. La musica esploderà nell’allegria della festa e il bene trionferà sul male, come canta la stessa Cenerentola.
Il Coro è diretto da Roberto Gabbiani, le scene sono di Carmine Maringola, i costumi di Vanessa Sannino, le luci di Cristian Zucaro e la coreografia di Manuela Lo Sicco.
Il direttore d’ Orchestra, Alejo Pérez, ha dichiarato che è stato difficile convincere Emma Dante a cimentarsi nella regia di un’opera, ma il lavoro e la bravura del cast hanno ripagato a pieno i dubbi iniziali della regista siciliana.
Lo spettacolo risulta rigoroso e niente affatto scontato e speriamo che il pubblico si dimostri altrettanto capace e intelligente nell’aprezzarlo.
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