E’ più che mai eclettico lo spettacolo diventato un cult irrinunciabile, creato e proposto dalla star più amata della danza: Roberto Bolle che con il suo appuntamento annuale riserva sorprese e danzatori eccezionali ogni qualvolta lo spettacolo fa il suo graditissimo ritorno. Ospiti all’EuropAuditorium di Bologna anche quest’anno presenti al Gala Roberto Bolle and Friends con il quale la star scaligera ha nuovamente riconfermato il consueto sold out assoluto, con prevendite iniziate diversi mesi in anticipo. Due sole serate che vedono le migliori punte sfiorare – eh sì i ballerini sono leggeri! – il palcoscenico di Sala Cagli. Ospiti di fama internazionale hanno incantato la audience per la suggestiva interpretazione del ricco e sfaccettato programma proposto, al cui interno hanno trovato spazio sia un consolidato omaggio alla danza classica, sia creazioni ascrivibili invece a un repertorio moderno quando non decisamente contemporaneo, in un ragionato equilibrio fra le due “correnti” tramite cui Roberto Bolle, ambasciatore di cultura per vocazione, vuole avvicinare così un pubblico differente, giovane o comunque più distante dalle meraviglie dell’ottava musa. Va però aggiunto che una proposta contemporanea di questo livello e soprattutto per la bellezza della scelta proposta, nonché per la facile assimilazione, può essere attraente anche per quei ballettomani più conservatori che hanno quindi modo di apprezzare anche la bellezza della danza contemporanea, visto l’altissima qualità il livello dei danzatori qui presenti, un ossequio allora alla eccletticità di Tersicore, sempre prodiga di meraviglie.
Una scansione intelligente in linea con le qualità intrinseche di ognuno nella quale gli artisti hanno saputo esprimere al meglio le loro qualità intrattenendo per oltre due ore un pubblico a ragione davvero entusiasta. In scena abbiamo potuto ammirare oltre all’ideatore del Gala Roberto Bolle già etoile al Teatro alla Scala e presso l’American Ballet Theatre di New York anche star del calibro di Timofej Andrijashenko del Teatro alla Scala, Anastasia Kolegova del celebre Mariinsky Ballet di San Pietroburgo, il gradito ritorno della giovanissima Nicoletta Manni etoile del Teatro alla Scala, il ritorno di alcuni interessantissimi artisti quali il danzatore britannico Xander Parish impegnato nientedimeno che al Mariinsky Ballet di San Pietroburgo e Dinu Tamazclaru ottimo danzatore moldavo, di casa presso lo Staatsballett Berlin della capitale tedesca, di cui anche quest’anno abbiamo apprezzato il ritorno; la bravissima Aliya Tankypayeva del celebre Hungarian National Ballet, Budapest e una straordinaria danzatrice nipponica Mizuka Ueno etoile del Tokyo Ballet, insomma un egregio ensamble per un cast stellare che mette così in evidenza stili e diverse formazioni insieme, l’Oriente e l’Occidente uniti nel nome della danza.
Si apre la scena su di una elegantissima interpretazione dal terzo atto del celebre Lago dei Cigni di Tchaikovsky dove si sono esibiti Roberto Bolle e Mizuka Ueno, sulla coreografia tradizionale di Marius Petipa, il grande ballerino ha trovato in Mizuka Ueno/Odile una compagna eterea ed espressiva ma anche dotata di quel senso di trasporto e di oscura passionalità che la parte le richiede, bellissimi nei loro costumi nero e oro.
Aliya Tanykpayeva e Dinu Tamazclaru hanno eseguito ancora un’ottimo Pas de deux da Esmeralda su musica di Cesare Pugni rimanendo così in un repertorio classico, data la coreografia ancora di M. Petipa. Al contrario invece il repertorio proposto da Nicoletta Manni e Timofej Andrijashenko che pur danzando sulle note meravigliose delle suites di Bach, hanno però eseguito la scrittura contemporanea del coreografo Heinz Spoerli, un’ammiccante commistione di antico e moderno insieme questa, non priva di appeal, enfatizzata poi e resa mirabile dall’abilità, la grazia e la precisione insieme di due artisti così straordinari, sobriamente vestiti in amaranto.
Un ritorno al repertorio più classico ancora sia ad opera di Anastasia Kolegova e Xander Parish ben affiatati nel Corsaro che ancora di Roberto Bolle e Mizuka Ueno anche qui insieme nell’Arlesienne di Bizet, su corerografia di R. Petit ne danzano il Pas à deux e dove ancora si calano in un ruolo che ha ben messo in luce le loro qualità e l’ottimo affiatamento scenico. Sempre nel repertorio più neoclassico per Aliya Tanykpayeva e Dinu Tamazlacaru insieme in una bella versione firmata da Vasilij Vajnonen da Le fiamme di Parigi vestiti di bianco e con il tricolore gallico in vita, ne danno una buonissima versione energica ed esemplare insieme, sulle musiche di Boris Asafiev.
Sarà poi la volta della splendida coreografia scritta da Roland Petit di Proust, ou les Intermittences du coeur, eseguita da Timofej Andrijashenko e Roberto Bolle a consacrarne la versione straordinaria alla quale i due danzatori rendono piena giustizia e tramite essa mettono così bene in risalto le loro grandi qualità atletiche ed estetiche insieme. Una visione di pulsante, vivida bellezza dove la sublimazione sofferta dell’eros trova corresponsione e complicità nelle note nostalgiche del violoncello, protagonista della musica di Gabriel Fauré.
Con Ballet 101 invece Xander Parish affronta con ironia e bravura, una prova impegnativa vista la rapida sequenza delle movenze richieste, benché sia divertentissima la scrittura coreografica di Eric Gauthier che assieme a Jens-Peter Abelne, firma anche la musica .
Un passo indietro nel tempo e ci ritroviamo di fronte ad una delle creazioni più sublimi ed elegiache: La morte del Cigno su musica celeberrima di C. Saint Saens, questa volta interpretata da Anastasia Kolegova di cui regala un’interpretazione molto sentita, drammatica, sofferta e intensa insieme come la migliore tradizione richiede.
Il finale vede invece sulla scena anche quest’anno Nicoletta Manni e Roberto Bolle per un regalo speciale: la presentazione in prima mondiale di Swing, firmata dal coreografo israeliano Itzik Galili le cui interessanti creazioni spesso impreziosiscono i già ricchi programmi del gala. Una prestazione non priva di bellezza, notevole per l’abilità imposta e dove i danzatori si affrontano con uno stile che è solo il loro, in una prova davvero encomiabile.
Il plauso del pubblico, gli applausi che paiono infiniti talvolta anche in corso d’opera senza aspettare la fine delle performance. Uno spettacolo generoso anche nella durata, un omaggio floreale ai protagonisti e una grande ape di pelouche per Roberto Bolle alacre e operoso anche nell’aver dato via ad un gala con ospiti di questo livello, uno sforzo non da poco dev’essere stato il dover mettere insieme tutte queste eccellenze se non altro perché gli artisti sono impegnati in teatri, in paesi e continenti diversi, ma ancora insieme per quest’ultimo appuntamento, dove hanno avuto modo di brillare in questo gala, autentico gioiello.
Poi inaspettato giunge il regalo finale: il ritorno sul palcoscenico di Roberto Bolle, probabilmente la frequentazione di un repertorio contemporaneo sempre più presente farebbe presagire un cambiamento di direzione nei suoi piani. Chissà? Vero è che sono tantissimi i danzatori che dal repertorio classico si spingono verso il contemporaneo o meglio ancora altri portano avanti egregiamente entrambi i repertori, d’altro canto, la danza è una sola pur con tante sfaccettature al suo interno. Il “bis” è un omaggio alla voce di Freddy Mercury e alla musica dei Queen, sulle note di We will rock you e su coreografia di Mauro Bigonzetti assistiamo ad una bellissima interpretazione, una versione davvero dinamica, dove forza muscolare e lo stile innato del Nostro neppure qui si smentisce, come potrebbe? Anche in questo contesto dà una prova della propria classe dove precisione e cifra stilistica accompagnati da una sostenuta velocità, lo riconfermano per quello che è: straordinario, unico e bellissimo come nessuno mai!
GALA ROBERTO BOLLE AND FRIENDS
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