Giovanni Boldini e la moda: il pittore dell’eleganza in mostra a Ferrara

Giovanni Boldini e la moda: il pittore dell’eleganza in mostra a Ferrara

FERRARA – Boldini e la moda è la mostra che vi farà vivere attraverso parole, colori e ambiente, tutta la storia di questo artista definito Pittore dell’eleganza, e Pittore della donna moderna e delle più esuberanti eleganze parigine all’inizio del secolo scorso. Ma il tempo non sembra passato se ammiriamo le creazioni dei più attuali couturier a cospetto delle meravigliose donne immortalate nell’arte di Giovanni Boldini.

Qual è il legame tra Giovanni Boldini e la moda? Ripercorrere la storia della moda attraverso l’arte è un percorso abbagliante che si può fare tra le sale di Palazzo dei Diamanti in questi mesi a Ferrara.
Potrete percorrere l’arte della couture introdotti dalle parole di Charles Baudelaire “Chi è l’uomo che, per la strada, a teatro, al Bois, non ha goduto in maniera disinteressata di un abito sapientemente coordinato, fissando un’immagine inseparabile della bellezza di questo e di colei che lo indossa e facendo della donna e dell’abito una totalità inseparabile?”.
Ed essere accolti dall’abito creato da John Galliano per Christian Dior Jacqueline per le sfilate dell’Haute Couture Parigina (collezione autunno-inverno 2005) quindi eseguito all’incirca ad un secolo di distanza,  vi lascerà già senza fiato.

Giovanni Boldini e la moda
John Galliano per Christian Dior Jacqueline
Tulle grigio ricamato, corsetto trompe-l’oeil color nudo
Haute Couture autunno-inverno 2005 Parigi, Collection Dior Héritage

 

Poi verremo accompagnati da un’altra frase di Charles Baudelaire: – [Quei ritratti] sono perfettamente armoniosi dal momento che il costume, l’acconciatura e persino il gesto, lo sguardo e il sorriso […] formano un insieme di una compiuta vitalità (Il pittore della vita moderna, 1863) –  che, attraverso le parole esaltano le pennellate di Edgar Degas e Edouard Manet e che ci accolgono sin dalle prime sale.
Attraversiamo le sale per ammirare una dopo l’altra le telesoffermandocilì dove pennellate vorticose descrivono l’attimo di una balza fluttuante, una scollatura provocante, uno scialle seducente o un panneggio avvolgente. Tutto evidenzia la forma e la beltà di sinuosi corpi di donne sicure del loro fascino, del ruolo che orgogliosamente mostravano nella società, accompagnate da lussi e capricci che rimandavano nostalgicamente alle antiche dinastie celebrate nell’epoca rococò.

Rimango incantata e rapita dal rosso scarlatto che emerge con forza, quasi straboccando dalla cornice di questo incredibile ritratto accostato, a contrasto, al candore della “Signora in bianco”. Ma ogni sala riserva una sorpresa, e la suddivisione di temi, così come di soggetti e tempi, dona una scansione armonica a tutta l’esposizione.

Giovanni Boldini a Ferrara
Dame ritratte da Giovanni Boldini Foto MyWhere®

Il gusto e la moda dell’epoca parigina alla fine dell’800 e all’inizio del ‘900 racconta per esteso Giovanni Boldini (Ferrara, 31 dicembre 1842 – Parigi, 11 gennaio 1931). Quando l’artista morì, in occasione della prima retrospettiva allestita a Parigi, Vogue dedicava a Boldini, nel luglio del 1931 un articolo definendolo Pittore dell’eleganza.
Nel momento in cui il ritrattista che per decenni era stato l’arbitro del gusto parigino lasciava la scena iniziava il mito di un artista che, avendo dato vita a un canone di bellezza moderno e dirompente, avrebbe ispirato generazioni di stilisti, da Christian Dior a Giorgio Armani, da Alexander McQueen a John Galliano.

BOLDINI Édouard Manet
Édouard Manet Théodore Duret, 1868. Olio su tela, cm 46,5 x 35,5
Parigi, Petit Palais, Musée d’Arte Moderne de la Ville de Paris

La moda del tempo, lo stile e l’eleganza dell’uomo trova la sua massima espressione dapprima nel piccolo quadro di Édouard Manet intitolato a Théodore Duret, 1868 per poi soffermarsi nel dettaglio della terza sala, Riflessi, dedicata ad Oscar Wild dove emergono le teorie estetiche di fine Ottocento, dove un ritratto doveva essere più di un semplice atto di registrazione. Come il couturier, l’artista assurgeva a mediatore sociale, giocando un ruolo strategico nella determinazione dell’immagine e della reputazione del proprio modello. Se il committente poteva scegliere un pittore in voga per raggiungere un preciso risultato stilistico o veicolare un messaggio, a sua volta l’artista selezionava determinati soggetti in base alla loro notorietà al fine di accrescere la propria reputazione. Artista e modello si riflettono dunque l’un l’altro in un gioco di specchi, complici nel processo di auto-affermazione della propria immagine pubblica. La costruzione di questa iconografia destinata alla divulgazione, passa per la scelta ponderata e condivisa di abbigliamenti, pose e atteggiamenti nella consapevolezza che, come afferma Oscar Wilde: “Al mondo c’è solo una cosa peggiore del far parlare di sé: il non far parlare di sé”.

Giovanni Boldini
Giovanni Boldini. Il conte Robert de Montesquiou-Fézensac, 1897 (Parigi, Musée d’Orsay).

Qui altre frasi ci accompagnano nello stupore di una pennellata che evidenzia una ricca capigliatura ribelle, l’espressione attonita di un volto dallo sguardo attento dietro un monocolo, fino a quello che si sofferma sul dettaglio di un pomolo in giada posto all’apice di un prezioso bastone. E’ la celebrazione della moda maschile che qui trova il suo massimo nella rappresentazione de Il conte Robert de Montesquiou-Fézensac, 1897. Il magnetismo dei ritratti di Giovanni Boldini, nei quali i suoi modelli appaiono mondani, sicuri di sé e del proprio potere di seduzione, deve molto al rapporto che il pittore ebbe con la nascente industria della moda alla quale, a sua volta, dette un contributo notevole.

Giovanni Boldini e la moda

Quell’epoca di voluttuosa eleganza, di profumi intensi e persistenti, sfarzosi gioielli e gesti affettati, Boldini seppe coglierla meglio di chiunque altro, tanto da lasciare un segno profondo nell’immaginario di generazioni di fotografi, stilisti e costumisti del Novecento: da Christian Dior a Cecil Beaton, da Piero Tosi a Alexander McQueen, da John Galliano a Giorgio Armani così come anche nelle collezioni attuali ad un secolo di distanza.

Pittore della donna moderna e delle più esuberanti eleganze parigine. Così, nel 1909, la rivista di moda Femina definiva Boldini. L’appellativo riecheggiava le virtù del baudeleriano artista della vita moderna, colui che, sapendo catturare il fascino fugace e passeggero segnato anche dalla moda e dal suo incessante rinnovarsi, era in grado di fissare nelle sue tele lo spirito della propria epoca.

Ferrara celebra così il suo artista dedicandogli un’ampia retrospettiva e affiancando le sue opere agli abiti dei più grandi couturier di ogni tempo del Novecento.

Io all’ingresso della mostra di Giovanni Boldini a Palazzo dei Diamanti a Ferrara.  Foto MyWhere®

Il magnetismo dei ritratti di Boldini deve molto al rapporto che il pittore ebbe a Parigi con la nascente industria dell’alta moda alla quale, a sua volta, dette un contributo notevole. Se all’inizio la moda cattura l’attenzione dell’artista in quanto quintessenza della vita moderna, elemento che ancòra l’opera d’arte alla contemporaneità, essa diviene ben presto un attributo distintivo della sua ritrattistica. Grazie ad una pennellata dinamica e all’enfatizzazione di pose manierate e sensuali, e con la complicità delle creazioni di grandi couturier, Boldini afferma una personale declinazione del ritratto di società che, al volgere del secolo, diviene un vero e proprio canone, un modello che anticipa formule e linguaggi del cinema e della fotografia glamour del Novecento, collocandosi così agli albori dei codici stilistici e comunicativi della moda moderna.

Straordinario pittore del nero, come lo definì più tardi Camille Mauclair paragonandolo a Manet e a Whistler, Boldini realizza a partire da questi anni alcune delle effigi femminili più seducenti del periodo che ritraggono tanto le signore dell’alta borghesia internazionale, come la cilena Emiliana Concha de Ossa (1888, collezione privata) o la madre del celebre artista-stilista Fortuny, Cecilia de Madrazo (1882, Bordeaux, Musée des Beaux-Arts), quanto personaggi pubblici e dello spettacolo come l’attrice Alice Regnault. Questo quadro, che si può definire un “non finito” (facendo il verso a Michelangelo) è tra quelli che mi ha affascinato e colpito di più. Qui nel ritratto dell’attrice Alice Regnault  non solo emerge la sua pittura accattivante, ma l’energico tratto è ulteriormente rafforzato seppur appena abbozzato, ed il non definito rende ancor più vigore alla gestualità, alla rotazione, rendendo il segno pura energia.

L’attrice Alice Regnault, Giovanni Boldini 1880-84. Foto MyWhere ®

Quest’ultima è immortalata sia all’aperto in un severo e trasgressivo completo da amazzone (c. 1879-80, Milano, GAM) unico abito muliebre al tempo confezionato da sarti di abbigliamento maschile, qui affiancato ad una splendida sella di collezione Hermès dei primi anni del secolo, sia in deshabillé (c. 1880-84, collezione privata), svelando il segreto della perfetta silhouette: il corsetto.

Alice Regnault
L’amazzone di Giovanni Boldini (Alice Regnault a cavallo), c. 1879- 80 Olio su tavola, cm 69 x 59 Milano, Galleria d’Arte Moderna e Abito da amazzone, cappello e frustino, c. 1880-1900. Lana foderata con twill di seta, tela e stecche di balena. Londra, Victoria and Albert Museum. Dono di Mrs Morison

Le frasi di Marcel Proust che incorniciano la sala che segue rappresentano perfettamente il tempo della mondanità immortalato nelle opere di Boldini che ha saputo dare un volto pittorico alla Parigina, emblema dell’eleganza suprema cui ogni donna di classe, di ogni parte del mondo, aspirava: “(Pittore) frenetico e sfavillante delle eleganze parigine”, “albero tentatore di tutte le Eve del ritratto, di tutte le sfingi dell’atelier”. Cantore della “complicità della carne e della stoffa che modella, nasconde, promette e dissimula”.

Ad ogni modo lui è stato un artista impareggiabile per certi versi ma, nell’ultima sala, il fascino di Ida Rubinstein ritratta dall’artista Antonio de La Gandara, è uno scossone. Un ritratto che sembra opera del simbolista belga Fernand Knopf e mi riporta ai ritratti delle sue incantevoli e ambigue creature. Sembra tridimensionale anche a pochi centimetri dalla tela e, il candore della veste, la trasparenza del velo con il brillare del ricamo, fino alle piume sul grande copricapo che illuminano ancor più lo splendore dell’abito di Worth creato appositamente per l’incantevole danzatrice dei balletti russi, sono la chiusura perfetta di una mostra seducente almeno quanto le dame protagoniste di questa arte.

Giovanni Boldini Ferrara
Ida Rubinstein ritratta dall’artista Antonio de La Gandara, (1913).  Foto MyWhere ®

Insomma io vi ho fornito una panoramica di una mostra vastissima, organizzata splendidamente in una cornice invidiabile come quella di Palazzo dei Diamanti a Ferrara, città nativa dell’artista (Ferrara, 31 dicembre 1842 – Parigi, 11 gennaio 1931), ma vi consiglio di programmare una giornata nell’affascinante città definita la capitale del Rinascimento. Dal Castello Estense passeggiare tra le sue ampie piazze e i bellissimi palazzi attraversando il suo piccolo centro storico e le vie dell’epoca degli Este. Approfittate magari della festività del 1 maggio che il museo rimane aperto, così come l’ultimo giorno nella festa della Repubblica italiana il 2 giugno.

INFO MOSTRA:
Boldini e la moda
Ferrara, Palazzo dei Diamanti 16 febbraio – 2 giugno 2019
Organizzatori: Fondazione Ferrara Arte e Gallerie d’Arte Moderna e Contemporanea Museo Giovanni Boldini
A cura di: Barbara Guidi con la collaborazione di Virginia Hill
Aperto tutti i giorni, dalle 9.00 alle 19.00
Aperto anche Pasqua, Lunedì dell’Angelo, 25 aprile, 1 maggio e 2 giugno

Informazioni e prenotazioni
tel. 0532 244949 | diamanti@comune.fe.it www.palazzodiamanti.it

 

Scorrendo tra i nostri articoli, potrete trovare altre recensioni delle mostre di Giovanni Boldini in giro per l’Italia negli ultimi anni.

Fabiola Cinque

12 Responses to "Giovanni Boldini e la moda: il pittore dell’eleganza in mostra a Ferrara"

  1. Lamberto Cantoni
    Lamberto   29 Aprile 2019 at 11:42

    Grande articolo. Ma soprattutto grande mostra. Aldilà degli abiti io ho sempre pensato che Boldini insieme a Sargent, accentuando la verticalizzazione dell’imago femminile avessero anticipato il canone dell’eleganza del corpo della donna che dal modernismo dominerà il novecento. Chiaramente anche il suo “impressionismo ad opzioni” andrebbe rivalutato dai critici.

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    • Fabiola Cinque
      Fabiola Cinque   29 Aprile 2019 at 14:50

      Sono d’accordo sul fatto che sia una “grande mostra” in quanto ne avevo viste diverse di Boldini, ma tutte “limitate” alle sole opere pittoriche. Questa offre uno spaccato strettamente collegato al sistema moda internazionale (Italia, Francia, Inghilterra ecc.) fino ad esaltare lo stretto legame con le attuali collezioni della couture. Davvero ben fatta.

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  2. Antonio Bramclet
    Antonio   1 Maggio 2019 at 10:00

    A me le commistioni tra abiti reali e raffigurazioni pittoriche convincono poco. Non so bene cosa significhino. Boldini non era un iperrealista e tre i suoi abiti e quelli veri non c’è alcun rapporto. Questa impossibilità si chiama arte.

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  3. Beatrice Altieri   1 Maggio 2019 at 12:34

    Non sono d’accordo che non ci siano legami anzi! Gli stilisti attingono sempre (o quasi) alla storia dell’arte e Boldini qui ne è un esempio

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    • Antonio Bramclet
      Antonio   2 Maggio 2019 at 08:31

      Non ho capito l’argomentazione di Beatrice: se gli stilisti attingono dagli artisti perché dovrebbe essere vero anche il contrario? E poi non si tratta mai di imitazioni o repliche. Ogni mezzo espressivo ha la sua specificità. Io non credo che a Boldini interessasse fare pubblicità a un couturier. Voleva semplicemente creare una figura di straordinaria bellezza e per farlo deformava ogni cosa. Mettere degli abiti veri di fianco ai dipinti ha poco senso. Così come avrebbe poco senso mettere una foto della dama raffigurata. Boldini reagiva all’invenzione della fotografia con la sua creatività e il suo stile. Mettere gli abiti veri di fianco ai quadri significa attirare l’attenzione su una presunta pulsione imitativa che trasmette al fruitore l’idea che proprio quello fosse l’obiettivo del pittore. Non è così che funzionava Boldini.

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      • lucia gargani   3 Maggio 2019 at 11:32

        Non riprendo mai frasi per intero dai comunicati stampa ma questa mi sembra chiarificatrice, se non altro, dell’intento di esporre abiti a accostati ai ritratti: “Il magnetismo dei ritratti di Boldini, nei quali i suoi modelli appaiono mondani, sicuri di sé e del proprio potere di seduzione, deve molto al rapporto che il pittore ebbe con la nascente industria della moda alla quale, a sua volta, dette un contributo notevole. La mostra Boldini e la moda racconta per la prima volta la storia di questo affascinante legame frutto di un lungo studio che attraverso i documenti ha permesso la ricostruzione della fitta rete di rapporti sociali e professionali dell’artista, la rassegna illustra infatti come Boldini fu capace di farsi interprete della moda del tempo fino a giungere a influenzarne le scelte, al pari di un contemporaneo trendsetter”.

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        • Antonio Bramclet
          antonio   4 Maggio 2019 at 18:15

          Prendere come un vangelo le parole di un comunicato stampa scritto dagli organizzatori è come chiedere al segretario personale di Berlusconi cosa pensa delle sentenze dei tribunali a carico del suo datore di lavoro. Non avevo dubbi sul fatto che i comunicati dicessero qualcosa del genere. Ma mi chiedo cosa succederebbe se di fianco al quadro Campbell di Warhol il curator mettesse il barattolo di zuppa. Secondo me nessuno gli farebbe più allestire mostre.

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  4. lucio   2 Maggio 2019 at 12:07

    Ho sempre visto sottovalutato Boldini, dalla critica e dagli storici dell’arte. Non ho visto la mostra descritta benissimo dall’autrice, ma sono andato più volte al Museo Boldini di Ferrara. I quadri sono affascinanti, forse troppo. Non sono d’accordo con Antonio. Per me gli abiti insieme ai quadri arricchiscono la mostra.

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  5. Steve Moss
    Steve Moss   3 Maggio 2019 at 11:36

    Io l’ho sempre trovato “stucchevole”. Non amo l’impressionismo né tutto ciò che è decadentismo. Da non confondere con il manierismo al quale riconosco grandi meriti. Boldini è stato un uomo capace di inserirsi in (oggi si userebbero come termini) “mercato” ed in un “target” perfetto, e l’ha rappresentato al meglio da grande professionista, o artista, se preferite.

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    • Fabiola Cinque
      Fabiola Cinque   3 Maggio 2019 at 12:07

      Come mi trovi d’accordo Steve! Ma non ho la tua “sfacciataggine” nel dichiararmi così lontana da quest’artista! Però ho doppiamente apprezzato questa mostra proprio perché mi ha fatto vivere nuovi aspetti di questo autore che nelle mostre precedenti a Roma ecc che avevo visto, erano decisamente trascurati!

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  6. Flavio Redhair
    Flavio Redhair   3 Maggio 2019 at 11:58

    Ritengo che un artista vada esposto sempre in un contesto che descriva le sue ambizioni. Che venga rappresentato nel suo contemporaneo, e qui mi sembra di capire che la parte più ambiziosa del progetto espositivo sia proprio la creazione del percorso affiancato dai letterati che lo hanno inflenzato da Charles Baudelaire a Oscar Wilde, da Marcel Proust a Gabriele D’Annunzio… Ho apprezzato molto questo articolo e ancor più quello su BALLA e la moda, e scriverò altrettanto per quello di Morandi che invece è totalmente decontestualizzato…O forse l’autrice lì non è riuscita a rappresentare appieno l’esposizione.

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  7. Fabiola Cinque
    Fabiola Cinque   3 Maggio 2019 at 12:04

    Sì Flavio sono d’accordo con te. Guardare la mostra di Balla, quel Balla non futurista, non noto ai più, sarebbe stata impossibile godersela se non fosse stata inserita in un diretto confronto con i suoi contemporanei e supportata da testi e documenti dell’epoca. Se “vogliamo”, questa di Boldini si può ritenere una mostra quasi “didattica”. E ben venga l’informazione sull’arte. Grazie del tuo contributo.

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