NAPOLI – Canova e l’antico taglia il traguardo finale e lo fa da gran signora. Si è conclusa il 30 giugno la celebre mostra allestita al MANN – il Museo Archeologico Nazionale di Napoli – in onore del Maestro dei marmi. Era stata inaugurata lo scorso 28 marzo.
Canova e l’antico può oggettivamente definirsi la mostra dei record. Aperta al pubblico qualche giorno dopo l’inizio della primavera e giunta a compimento nel cuore caldo di una estate torrida, la rassegna artistica ha contato, in questi tre mesi, ben 300mila visitatori, tenendo a battesimo un tred di crescita superiore di 40 punti percentuali rispetto allo stesso periodo del 2018.
“Mentre salutiamo i capolavori di Canova tracciando l’entusiasmante bilancio di una mostra che resterà nella storia recente della città, annunciamo come in un simbolico passaggio di consegne la prossima esposizione dedicata al Neoclassicismo: nel novembre del 2020, in virtù dei recenti accordi con il Museo Thorvaldsen di Copenaghen, il MANN ospiterà una importante mostra dedicata all’artista danese che visse e lavorò a Roma, dopo un breve passaggio per Napoli, ispirato dalle antichità classiche e da Canova”, ha commentato il Direttore del Museo, Paolo Giulierini.
Canova e l’antico è stata promossa dal MANN e dall’ Ermitage di San Pietroburgo in collaborazione con Ermitage Italia: l’esposizione, organizzata insieme a Villaggio Globale International, ha raccolto nell’atrio e nel Salone della Meridiana oltre 110 capolavori del Maestro di Possagno: 12 marmi, grandi modelli e calchi in gesso, bassorilievi, modellini in terracotta, disegni, dipinti, monocromi e tempere affiancati alle raccolte permanenti dell’Archeologico di Napoli.
Si è trattato di una mostra eccezionale, un evento unico nel suo genere. Molte delle opere, a mezzo delle quali l’intero percorso espositivo ha preso forma, sono state concesse in prestito dal Grande Museo sulla Neva e da altri importanti complessi museali: la testa del Genio della morte (1798 – 1805); la Danzatrice con le mani sui fianchi (1811 – 1812); L’Ebe (1800-1805); L’Amorino alato (1797); il gruppo marmoreo di Amore e Psiche Stanti (1800 – 1805); Le Tre Grazie (1812 – 1817), ma anche la statua, alta quasi tre metri, raffigurante La Pace, proveniente da Kiev, e l’Apollo che si incorona del Getty Museum di Los Angeles. Accanto a questi, la Maddalena penitente da Genova, il Paride del Museo Civico di Asolo, la Stele Mellerio, e alcuni raffinati gessi, come il Teseo vincitore del Minotauro e l’Endimione dormiente della Gypsotheca-Museo Antonio Canova di Possagno; o ancora l’Amorino Campbell e il Perseo Trionfante, ambedue da collezioni private, e le 34 tempere su carta a fondo nero, conservate nella casa natale dell’artista, esposte tutte insieme dopo un delicato lavoro di restauro.

CREDITS FOTO IN HOMEPAGE: UFFICIO STAMPA MANN
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