Futurismo al completo a Palazzo Blu di Pisa

Futurismo al completo a Palazzo Blu di Pisa

PISA – Ancora pochi giorni per vedere la bellissima mostra “Futurismo” a Palazzo Blu a Pisa, una esposizione al completo dell’unica avanguardia italiana di inizio ‘900, che si differenzia dalla maggior parte delle mostre dedicate a questo tema e che non potevo mancare di visitarla anche gli studenti.

Curata da Alda Masoero, la mostra non si limita alla solita presentazione del primo decennio delle attività di Marinetti e compagni, ma copre tutta la parabola del Futurismo, articolandosi in un percorso cronologico ben organizzato ed esauriente, scandito dai manifesti più rappresentativi del movimento dagli anni ’10 agli agli anni ’30. La scelta espositiva, a parte due nomi, è ricaduta sui firmatari di questi manifesti, con oltre 100 opere che spaziano dai dipinti (che costituiscono comunque la parte più cospicua) ai disegni, alle poesie, alle composizioni polimateriche e alla scultura.

Lungo il percorso sono stati allestiti, inoltre, videoproiezioni, cinedocumentari, video su interviste a storici dell’arte e performances di attori, relativi all’argomento, mirati a fornire un ulteriore approfondimento su questo interessante ma anche controverso movimento artistico.

Ad accogliere il visitatore appena si entra, è una serie di dipinti appartenenti alla fase pre-futurista di Balla, Boccioni e Carrà, quando il linguaggio formale di riferimento era ancora quello del Divisionismo, con i suoi suggestivi effetti luministici creati da accostamenti di colori puri e pennellate veloci e filamentose (Sulla strada di casa, Carrà, 1900; Luna Park a Parigi, Balla, 1910, Ritratto della madre, Boccioni), a cui i “futuri futuristi” dovranno molto.

 

Da qui si passa subito all’artefice supremo di questa rivoluzione culturale ancora prima che artistica: Filippo Tommaso Marinetti. La sua volitiva ed eclettica personalità emerge e si impone in tutta la fluorescenza ed energia cromatica nel celebre ritratto di Rougena Zatkova, un’interessante pittrice boema, che condivise le idee rivoluzionarie dei suoi colleghi italiani fino alla sua, purtroppo prematura, scomparsa.

Mostra Futurismo. Rougena Zetkova, Ritratto di Marinetti (1920 ca)

I concetti chiave del Futurismo che apparvero la prima volta nel famosissimo Manifesto del febbraio 1909 – il culto della velocità, della moderna tecnologia e il rifiuto del passato – riecheggiano costantemente soprattutto nelle prime sale e sono espressi con grande efficacia nei capolavori di Boccioni, Russolo, Balla, Carrà e Severini : ecco che l’iridescenza della luce elettrica, uguale a quella e dell’estasi gioiosa, cambia i colori di un volto umano (Profumo di Russolo, 1910), così come cambia il paesaggio visto da un finestrino di un treno in corsa (Quelli che vanno di Boccioni, 1911); il tentativo di coinvolgere l’osservatore nella sensazione visiva ed emotiva dell’artista di fronte al caos e al frastuono di una metropoli moderna è ben riflesso in opere come Ciò che mi ha detto il tram di Carrà (1912), L’autobus di Severini (1913) o Automobile+Velocità+Luce di Balla (1913), dove con linee spigolose e forme geometriche, ai limite dell’astrattismo, si cerca di rendere visibile lo sfrecciare di un’automobile tra le case di una strada cittadina.

Mostra Futurismo. Boccioni, Stati d’animo-Quelli che vanno (1911), Museo del Novecento di Milano

 

 

A rappresentare la scultura futurista non c’è, come ci si sarebbe aspettato, la celeberrima Forme uniche nella continuità dello spazio, di Boccioni, ma la versione proveniente dal Museo del Novecento milanese di Sviluppo di una bottiglia nello spazio, che tuttavia compensa degnamente la mancanza della prima. In questa sezione figurano anche i famosi disegni sul Dinamismo di un corpo che l’artista soleva affiancare alle sue sculture.

 

La saletta successiva è dedicata all’ambito letterario, nel quale il Futurismo ha dato un originalissimo contributo, grazie a Marinetti, che portò alle estreme conseguenze l’esperienza del “verso libero” ripresa dai poeti simbolisti francesi. Ispirato dalle eliche dell’aereo durante un volo, decise di far combaciare i suoni del linguaggio scritto e parlato con quelli della realtà moderna, veloce, dinamica e tecnologica e diede vita al nuovo linguaggio di “parole in libertà” che, mettendo i sostantivi “a caso”, usando i verbi all’infinito, abolendo gli aggettivi e molto altro, sovvertiva tutto il sistema codificato della sintassi linguistica. Questo curioso universo della parola è presentato oltre che da esempi di poesie e altri testi, anche dalla tavola parolalibera Rumoristica plastica BALTRR (1914) di Balla, che come altri artisti, non poté non essere stuzzicato dalla dirompente e provocatoria invenzione marinettiana.

mostra futurismo
G. Balla, Rumoristica-plastica-BALTRR (1914), Roma, Collezione Balla

Accanto alla sezione letteraria si trova quella non meno importante rivolta all’architettura, che ha per protagonista assoluto Antonio Sant’Elia, giovane e intraprendente architetto comasco. Ai nostri occhi, la sua visione della nuova città sembra veramente precorrere i tempi: lo slancio verticale degli edifici, con le loro linee semplificate ed essenziali, le strutture che rendono gli spazi interagibili, ascensori esterni e tapis-roulant, l’uso di acciaio, vetro e cemento, non possono non richiamare alla mente le nostre più moderne costruzioni. Sant’Elia non fece in tempo però a trasformare i suoi disegni in progetti reali perché morì a soli 28 durante la Grande guerra.

A. Sant’Elia, Centrale elettrica (1914), Milano, collezione privata

Ed è proprio questa la tematica della sala seguente introdotta dal manifesto “Sintesi futurista della guerra”, in cui la posizione notoriamente interventista dei futuristi si manifesta in vari toni, dalla celebrazione della macchina-cannone (Canons en action di Severini, 1915) al tripudio di bandiere sventolanti evocato dalle onde tricolori di Forme grido viva l’Italia di Balla (1915), al colorato Paesaggio guerresco di Depero. A queste voci d’entusiasmo tuttavia non si associa quella di Sironi con il suo Aereo abbattuto , tristemente realista.

mostra futurismo
Depero, Paesaggio guerresco (1916), MART Museo d’arte moderna e contemporanea di Trento e Rovereto

Se il conflitto bellico ha sicuramente rappresentato uno scossone non indifferente nell’esperienza futurista, causando la perdita di alcuni dei suoi componenti (Boccioni, e Sant’Elia muoiono sotto le armi) o l’allontanamento di altri ( Russolo si dedica sempre più alla musica, Carrà è attratto dai Metafisici), non ne ha però esaurito le forze e si pone solo come cesura tra la prima fase del Futurismo e la seconda. Ed è a questo punto che la mostra di Palazzo Blu fa la differenza, mostrando anche il prosieguo di questo movimento, che sempre sotto l’egida di Marinetti continua il suo percorso ed ha ancora tanto da dire.

Con il Manifesto “Ricostruzione futurista dell’universo” del 1915 Balla e Depero vogliono dare forma all’invisibile, cercando di esprimere in forme astratte tutte le manifestazioni dell’esistenza (Espansione di primavera di Balla) anche quelle non fisiche (Ottimismo e Pessimismo, Complesso plastico colorato di frastuono di Balla). Di Depero, vera e propria new-entry del movimento, oltre al celeberrimo Balli plastici, sono presenti diversi esempi di Giocattolo futurista , che testimoniano la volontà di vestire il quotidiano con gli ideali futuristi.

Mostra Futurismo G. Balla, Pessimismo e Ottimismo (1923), Galleria d’Arte Moderna di Roma

 

Prima di accedere al piano superiore si passa nella sezione dedicata all’arte meccanica, il cui manifesto è firmato dal trio Pannaggi, Paladini e Prampolini. Riprendendo il tema della macchina già affrontato dai primi futuristi, ne approfondiscono gli aspetti intrinseci più che quelli estetici, celebrando il mondo della meccanica in tutti i suoi aspetti e funzioni, nel periodo in cui essa era la protagonista indiscussa della ricostruzione post-bellica. In una realtà totalmente raffigurata in forme meccaniche (Grattacieli), l’uomo non può che avvertire un senso di spaesamento (Automa quotidiano di Prampolini, 1930).

Dopo aver salito gli scalini recanti ognuno il nome di un artista del Futurismo, si arriva al piano superiore che ospita per intero la fase dell’aeropittura, uno degli aspetti più innovativi e originali dell’arte futurista, ossia la pittura che esalta la visione aerea, il mondo visto dall’aeroplano. Se Balla ha contribuito all’aeropittura in modo più retorico con Celeste metallico aeroplano, celebrando l’impresa di Italo Balbo del 1930, Crali, Dottori e Tato hanno realmente sperimentato le emozioni del volo traducendole poi sulla tela in immagini suggestive e totalmente nuove, dalle inquadrature ardite, fortemente scorciate (Prima che si apra il paracadute di Crali), immagini dove i paesaggi sono trasfigurati in visioni dilatate, oblique, estremamente sintetizzate o immersi in atmosfere rarefatte (Cime arse di solitudine di Benedetta Cappa, 1936; Aurora umbra di Dottori).

Tullio Crali, Prima che si apra il paracadute, 1939. Casa Cavazzini, Galleria d’Arte Moderna e Contemporanea di Udine.
mostra futurismo
Benedetta Cappa, Cime arse di solitudine (1936), Trento, Museo dell’Aeronautica Gianni Caproni

 

Insomma una mostra davvero avvincente e ben organizzata che finalmente restituisce il giusto valore e riconoscimento ad un gruppo di artisti che, indipendentemente dalle presunte o meno implicazioni politiche, hanno voluto coraggiosamente rinnovare il linguaggio artistico e hanno rappresentato una delle maggiori esperienze dei movimenti d’avanguardia del Novecento.

Mostra Futurismo

Organizzata da Fondazione Palazzo Blu e Mondo Mostre

11 Ottobre, 2019 – 9 Febbraio, 2020

Patrocinata dal Ministero dei Beni e Attività culturali, Comune di Pisa e Regione Toscana

Info: www.futurismopisa.it tel 050 -2204650

Giuliana D'Urso

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