Rough and Rowdy Ways: il nuovo album di Bob Dylan che cita Shakespeare e Giulio Cesare

Rough and Rowdy Ways: il nuovo album di Bob Dylan che cita Shakespeare e Giulio Cesare

MONDO – Oggi, venerdì 19 giugno, esce il nuovo album di Bob Dylan. Il cantautore americano torna alla grande con un lavoro ricco di spunti culturali molte volte patriottici. Le canzoni trattano tematiche complesse come l’omicidio di JFK e contengono rimandi di contenuto alla storia antica. Tre brani sono state distribuiti online e hanno anticipato l’uscita.

Shakespeare, Kennedy, Giulio Cesare. Il nuovo album di Bob Dylan – Rough and Rowdy Ways – è un richiamo continuo alla letteratura e alla storia antica e contemporanea.

Ne è un esempio il brano Murder Most Foul che, come riportato dal Los Angeles Times, fa riferimento all’Amleto – Atto 1, Scena 5: “Murder most foul, as in the best it is. But this most foul, strange and unnatural” –  e ripercorre (in 17 minuti) l’omicidio di  John Kennedy raccontato attraverso una musica acidissima e unica come sempre.

Un altro aspetto che potrà colpire i fan di Dylan è la continuità con l’album precedente del cantante, vale a dire The Tempest. L’elemento di congiunzione è ancora Shakespeare. The Tempest infatti non è solo il titolo del suo penultimo disco, ma anche dell’ultima opera dello scrittore inglese. E questa coincidenza dava l’impressione che Tempest potesse essere davvero l’ultimo album di Bob Dylan.

Ma torniamo a Rough and Rowdy Ways. I punti in comune con The Tempest non si fermano qui. Anche nel nuovo disco non mancano i riferimenti alla storia romana antica. Infatti in Tempest un brano si intitola Early Roman Kings e in Rough And Rowdy Ways ce n’è uno il cui titolo recita: Crossing The Rubicon che rimanda ai tempi di Giulio Cesare.

Infine, una curiosità sulla data di uscita del disco è questa. Il 19 giugno (juneteenth) coincide con la dichiarazione della fine della schiavitù in Texas, tramite l’emanazione di un proclama (19 giugno 1865: freedom day).

L’editto di Galveston, cioè, nella Guerra di Secessione, coincide con la fine della schiavitù dei neri, avvenuta subito dopo la vittoria dei soldati di Lincoln sui Confederati. Insomma, è una data importante e sentita, soprattutto alla luce degli ultimi tristi avvenimenti negli stati uniti. In un recente comunicato, il commissario della Lega Nazionale di Football Americano ha annunciato che il 19 giugno verrà commemorato come festa nazionale, e gli uffici della NFL (National Football League) rimarranno chiusi.

Curiosità: una canzone che racconta questi avvenimenti l’ha scritta Bruce Springsteen. Si intitola Galveston Bay, Texas e rimanda alla guerra in Vietnam e all’immigrazione. Il pezzo lo si trova su Tom Joad, di metà anni novanta.

BOB DYLAN: UN’INTRODUZIONE

C’è comunque un bias favorevole quando si parla di certe cose, sicuramente di Bob Dylan, un’inclinazione, una propensione all’esaltazione.

Bob Dylan è noto tra l’altro per aver cominciato la sua carriera musicale solo con chitarra classica/acustica e un’armonica e basta. E con questa, diciamo così, formazione, ha pubblicato quattro dischi. Succede poi però che Tom Wilson nel 1965 gli produce due lavori con una band di accompagnamento e gli strumenti elettrici, e la chitarra elettrica, quindi. E fu subito scandalo.

Tom Wilson farà quindi lo stesso con The Sound Of Silence di Simon & Garfunkel, risuonando con un’intera band la traccia iniziale di sola chitarra e voci. Va beh, che poi Tom Wilson produrrà anche il primo di Zappa. E verrà coinvolto attivamente nei lavori dei primi Velvet Underground. Ma in realtà tutta la faccenda dell’elettrificazione degli strumenti musicali, dell’introduzione della chitarra elettrica, risale a molto più in là a ritroso nel tempo. La si apprende leggendo i primi libretti musicali sui Blues Breakers o sui Cream o comunque su Eric Clapton. E questa di fatti coincide col blues elettrico di Chicago e la controparte jazz sua contemporanea.

Ad ogni modo, dopo quattro album acustici, dicevamo, Bob Dylan nel 1965 se ne esce con due lavori con suoni amplificati, elaborati, trasformati. C’è soprattutto una band che lo accompagna – confutazioni folk: verso la sua trasfigurazione tecnologica….let’s go electric….nasce la musica rock differenziandosi dal classico rock and roll di Memphis dalla nascita.

QUANDO BRUCE SPRINGSTEEN ERA IL NUOVO DYLAN

Tornando a Bruce Springsteen invece, sono due a occhio gli elementi che per iniziare, oltre al songwriting fitto, si porta dietro dalla lezione di Dylan.

Greetings From Asbury Park, innanzitutto, dove Greetings è una forma di saluto usata spesso in lingua inglese nelle cartoline, è il titolo della prima uscita discografica del boss e sul francobollo c’è la faccia di Bruce Soringsteen.

Postcards of the hanging, invece (cartoline dall’impiccagione), è nel primo verso dell’ultima canzone di Higway 61 Revisited (Dylan, 1965).

Poi c’è il circo, sempre dal medesimo pezzo di Dylan del 65, Desolation Row, tradotto anche da Fabrizio De Andrè, che Springsteen canterà nella bellissima Circus Story sul secondo suo lavoro. Ma quello tra Dylan e Bruce Springsteen è uno dei migliori, se non il più importante, ping pong della storia della musica contemporanea.

E in breve nel ’73 alla casa discografica Columbia esce Dylan che lascia con un lavoro dolce di riscrittura di grandi classici americani, il suo primo (dovrebbero essere sei in totale), ed entra Bruce Springsteen. Noi però ora abbiamo solo voglia di far girare il disco nuovo di Bob Dylan.

BOB DYLAN OLTRE BOB DYLAN

il nuovo album di Bob Dylan
La copertina del nuovo album di Bob Dylan

Uno dei risvolti che ci stupisce di più della faccenda è che Hattie Carroll, The Lonesome Death Of Hattie Carroll, o My Back Pages di Bob Dylan e Dark Globe di Syd Barrett non sono poi così distanti tra loro. E questo invece sarebbe un bel discorso da fare. Anche perchè Syd Barrett fa il percorso inverso. Passa dall’elettrico elaborato, all’acustico con poco spazio per l’elettronica e una band di sottifondo.

E sarebbe un bel discorso, soorattutto perchè a Syd Barrett permetterebbe di essere collocato in un discorso di grandezza e consonanze varie esterne all’ambito dei soli Pink Floyd. Syd Barrett dialogherebbe quindi a pieno titolo coi più grandi della storia della musica. Ma è questo uno spunto che aveva già evidenziato Gilmour, quello sull’intraprendenza tipica della musica di Syd Barrett. E Dark Globe ha poi delle consonanze di testo con Like a Rolling Stone. E non dobbiamo dimenticare le volontà di Syd Barrett. Una sua canzone si intitola appunto Bob Dylan Blues.

D’altra parte non dobbiamo dimenticare che Dylan ha attraversato a pieno la musica psichedelica, settore di cui Syd Barrett in Europa è la punta di diamante. E strascichi di psichedelica Dylan se li porta a dietro fino a Highlands, favoloso articolo musicale del 1997. O nella già vista Murder Most Foul, se quest’ultima come concetto la si può accostare a The Gift. E se The Gift è un gioiello dei primi anni universitari, pubblicato da Lou Reed sul secondo disco dei Velvet Underground.

Tra l’altro i due dischi solisti di Barrett sono proprio deliziosi. E l’eco di Bob Dylan in qualche misura risuona oltre. Arriva a un manico dell’elettronica come Sonic Boom in The Lonesome Death of Johnny Ace (The Lonesome Death of Hattie Carroll è una canxone di Dylan). E si allungo nell’ultimo suo lavoro (2020) con I Feel a Change Coming On (I feel a Change Comin’ Home è un’altra canzone di Dylan).

Sonic Boom di fatto, dal discorso di JC Crawford che introduce Rambling Rose degli MC5, non è mai stato indifferente alla poetica della grande musica americana. Da lì cioè uscirà il testo della magnifica Revolution degli Spacemen 3. E questo ce lo conferma anche la sua grande cover di Lonely Avenue di Ray Charles.

 Poi ci sarà la cover di Old Toy Trains, siglata da Roger Miller. Seguono Transparent Radiation dei Red Crayola  e Roller Coaster dell’altra grande band texana dei 13th Floor Elevators tra le altre.

Ora però, sotto con Rough And Rowdy Ways, il nuovo album di Bob Dylan. È il 19 giugno 2020!

NB: ma alla fine mi chiedo cosa ci sia da dire ancora in realtà su Bob Dylan. Ha anche vinto un premio Nobel. E dopo 34 anni ho pure scoperto che è anche qualcosa di più di Bruce Springsteen. Sicuramente mi è più simpatico perché come Oscar Wilde adorava il tabacco.

 

 

Testo di Palandroide

 

Autore MyWhere

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