David Hockney: la celebrazione del Bigger Splash

David Hockney: la celebrazione del Bigger Splash

MONDO – E’ di quest’anno, ad opera della prestigiosa casa editrice Taschen, l’ultima celebrazione di David Hockney, il poliedrico pittore, fotografo, stage designer che ha contribuito in maniera essenziale alla cultura pop degli anni ’60 e attualmente considerato  tra gli artisti britannici più influenti del ventesimo secolo.

Nato il 9 Luglio del 1937  a Bradford nello Yorkshire, si è formato come artista presso il Royal College of Art, ma il suo periodo più significativo ed innovativo a livello di produzione artistica si snoda del 1964 in poi, col viaggio a Los Angeles e la prima mostra personale americana alla John Kasmin Gallery. Qui entra in contatto con la realtà californiana e rimane affascinato dalla piscina, elemento onnipresente nel tessuto urbano della California e dallo stile di vita americano. In parte per l’influenza del cinema hollywodiano e in parte per lo straordinario fascino esercitato su di lui dalla Case Study House #21. Nelle parole di Hockney stesso traspare un amore a prima vista: “Sapevo istintivamente mi sarebbe piaciuto, e quando stavo volando sopra San Bernardino e vidi tutte quelle piscine e quelle case e il sole, non mi sono mai sentito così elettrizzato dall’arrivo in una città“.

La serie di dipinti che ne scaturisce, a partire da California Art Collector del 1964, ha come tema ricorrente la piscina, i riflessi dell’acqua sotto il sole, gli spruzzi. Ne nascono dipinti come Peter Getting Out of Nick’s Pool (1966, Walker Art Gallery, Liverpool), Sunbather e il famosissimo A Bigger Splash (1967, Tate Gallery), caratterizzati da vibranti colori su mezzo acrilico. La luce netta californiana riportata su tela.

David Hockney. A Chronology.  © Taschen

Perchè la piscina colpisce così tanto l’immaginario di Hockney? Se le primarie ragioni che hanno portato Hockney a Los Angeles furono, per sua stessa ammissione la foto di Julius Schulman della Case Study#21 e il periodico gay Physique Pictorial, in realtà è questa speciale caratteristica architettonica, vista prima solo in bianco e nero, che colpisce Hockney con vibrante intensità: “Mentre volavo sopra Los Angeles mi sono reso conto guardando giù che una piscina in Inghilterra sarebbe stata solo un lusso, mentre qui, con il clima che c’è non lo era

Inconsapevolmente Hockney aveva scoperto uno dei suoi più grandi soggetti. La piscina sarebbe diventata lo sfondo per i suoi dipinti più importanti a cavallo tra il 1960 e il 1970 e la sua rappresentazione delle case losangeline sarebbe diventata l’immagine di riferimento nell’identità culturale della California del Sud. E c’è sicuramente una certa ironia nel fatto che sia stato un uomo dello Yorkshire, colui che ha rivelato la California, anche a se stessa. Ricevendo tuttavia in cambio moltissimo dalla California stessa. I suoi dipinti di LA aprono ad un mondo idilliaco di piacere, luce intensa e apertura sessuale, in completo contrasto con il grigiore e la repressione dell’Inghilterra che si lasciava dietro, per lui, gay dichiarato.

Il lato oscuro dell’ottimismo sociale degli anni 60 si nasconde forse dietro i dipinti di Hockney: i giovani nudi potrebbero essere in attesa della chiamata per il servizio in Vietnam o le assolate piscine private, popolate da poche ricche figure di bianchi riportano alla mente le sovraffollate piscine comunali, siti di acute tensioni razziali nello stesso identico periodo. Ma per un solo attimo, Hockney cattura un momento idilliaco, una utopica LA che si apre a scorci di vita domestica gay, dove sembra che le luci del pomeriggio non sfumino mai, la bellezza immobile e perfetta e l’indolenza dei corpi definitiva.

Domestic Scene Los Angeles (1963), David Hockney. © David Hockney

L’interesse per la rappresentazione delle “backyard pools” presto si tramuta nell’interesse e nello studio della rappresentazione dell’acqua stessa: quando la luce intensa si riflette sull’acqua in quelle centinaia di abbaglianti e sensuali curve, producendo increspature e sfarfallii è li che comincia la sfida dell’artista: “Nella rappresentazione della piscina, mi sono interessato al problema della rappresentazione dell’acqua fino a trovare un modo per farlo. E’ un problema di interesse formale la rappresentazione dell’acqua: può essere semplicemente colore ma anche senza una reale descrizione visiva“.

Hockney trova una variegata modalità per la descrizione dell’acqua: a volte in linee serpeggianti attraverso la superficie come in  Sunbather o Peter Getting Out of Nick’s Pool (entrambi del 1966), a volte come pezzi colorati di un puzzle o un pattern camouflage come in Picture of a Hollywood Swimming Pool (1964) o in Portrait of Nick Wilder (1966). Altre volte ancora, il movimento dell’acqua che scorre gli offre l’opportunità di cimentarsi in arrangiamenti astratti di curve, traslucenze e forme dinamiche come in Different Kinds of Water Pouring into a Swimming Pool, Santa Monica (1965). Ma è in  A Bigger Splash (1967), l’ultimo della sequenza di tre dipinti insieme a The SplashA Little Splash (entrambi del 1966), che Hockney rifinisce la sua tecnica, relegando la maggioranza degli elementi visivi in piatti piani simmetrici, al fine di attirare l’attenzione sullo spray dell’acqua rilasciato nel tuffo:tutta la superficie dell’acqua del dipinto fu realizzata a rullo, ma lo splash richiese invece più di tre settimane di lavoro con pennelli di differenti misure. L’immobilità della composizione rotta dal dinamismo della scena, unita alla potenza del colore, rende A bigger Splash, uno dei capolavori assoluti dell’artista.

A Bigger Splash (1967), David Hockney. © David Hockney

Le opere di Hockney, per il loro eccezionale impatto visivo ed influenza sulla cultura pop, si sono ben presto trasformate in iconiche rappresentazioni del reale, esercitando più o meno direttamente una forte influenza culturale anche in altri ambiti, primo tra tutti il cinema.

Tra gli altri lavori di eccezionale intensità da segnalare, non può non essere citato Portrait of an Artist (Pool with Two Figures), dipinto in acrilico su canvas  e terminato nel Maggio del 1972. Il dipinto, ambientato nel sud della Francia, vicino a Saint-Tropez, raffigura una figura sommersa nell’acqua di una piscina mentre nuota e il pittore Peter Schlesinger, ex partner di Hockney, vestito e in attesa su un lato della piscina.Il dipinto, battuto dalla casa d’aste Christie’s nel 2018 per 90 milioni di dollari, divenne il pezzo più caro mai venduto di un artista vivente (primato poi ripreso da Jeff Koons l’anno successivo).

Portrait of an Artist (Pool With Two Figures) (1972), David Hockney. Photo: Art Gallery of New South Wales/Jenni Carter; © David Hockney

Il dipinto è stato la scintilla d’ispirazione di alcuni registi, sia tramite riferimento diretto che come citazione. Come Jack Hazan per il suo semi-fictional documentario A Bigger Splash (1973) incentrato sulla relazione tra Hockney e Schlesinger ma anche sui processi creativi dell’artista e sulla sua capacità di creare immagini che escono al di fuori dei suoi dipinti, Pedro Almodóvar in Bad Education (2004) allude invece ad alcuni dipinti Hockney come Peter Getting out of Nick’s Pool e Portrait of an Artist (Pool with Two Figures) nella casa minimalista di Madrid dove ambienta la storia, ma rendendo il contesto sessuale ancora più esplicito. Nel 2015 il film di Luca Guadagnino A Bigger Splash , rende invece un omaggio diretto alle piscine di Hockney, trasferendo in una languida Sicilia, le trasparenze e le increspature dell’acqua a fare da sfondo ad una storia di gelosia e brame.

 

Marianne Bargiotti

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