Donne contro Donne: quando il maschilismo si tinge di rosa

Donne contro Donne: quando il maschilismo si tinge di rosa

ITALIA – Assistiamo quotidianamente alle ingiustizie frutto di una società patriarcale, in cui sono gli uomini a esercitare il potere e a godere di maggiori privilegi. Ma se nel patriarcato riconosciamo il nemico da combattere per poter conquistare l’emancipazione femminile, c’è un altro fenomeno che invece spesso ignoriamo: il maschilismo che si tinge di rosa.

Come ogni anno, ci accingiamo a celebrare nella giornata dell’8 marzo la festa delle donne, originariamente istituita in ricordo della tragedia risalente ai primi del Novecento, quando le operaie dell’industria tessile Cotton di New York persero la vita in un incendio (evento che, in realtà, si scoprirà col tempo non essere legato a questa ricorrenza). Negli anni ha assunto un significato molto più ampio, diventando la Giornata Internazionale dedicata alla rivendicazione dei diritti delle donne, per ricordare le conquiste sociali e politiche e per condannare, ancora una volta, discriminazioni e violenze perpetrate ai nostri danni.

Il fatto che serva ancora una ricorrenza per sottolineare quale sia il nostro posto nel mondo fa capire quanta strada, purtroppo, ci sia ancora da fare. Ed è proprio in giornate come questa (non di meno la Giornata Internazionale contro la violenza sulle donne, che ricorre il 25 novembre), che mi domando se le parole accorate spese dai più siano veramente sentite o se i lunghi post in cui, maschi e femmine indistintamente, tessono le lodi di noi donne – rimarcando quanto siamo preziose per il solo fatto di esserci, quanto alto sia il nostro valore, quanto determinante sia il nostro contributo nella società; sproloqui su quanto siamo brave a incastrare perfettamente impegni famigliari e professionali, comunemente note per essere maghe del multitasking. Noi, che siamo belle anche con le nostre imperfezioni. Noi che meritiamo di veder riconosciuti i nostri meriti sul lavoro – non siano solo un modo per metter a tacere la coscienza per un giorno all’anno, unirsi alla massa e fare propria una battaglia che, in fondo, non senti tua.

IL MASCHILISMO DELLE DONNE

 

Che tra le donne e il resto del mondo ci sia una sanguinolenta guerra in corso è innegabile. I fatti di cronaca nera parlano chiaro, non c’è da aggiungere altro. Le disparità economiche a parità di ruolo, le minori opportunità di crescita professionale, i continui giudizi dei nostri stili di vita, sono la triste quotidianità.

Ma c’è una guerra nella guerra a cui spesso non facciamo caso o non diamo il giusto peso, forse perché inconsciamente fatichiamo a riconoscere un nemico in qualcuno così simile a noi: quella delle donne contro le donne.

Se c’è qualcosa che ancora non abbiamo imparato e di cui possiamo incolpare solo noi stesse, questa è l’incapacità di coltivare la sorellanza. Provate a fare un rapido giro sui social e vi renderete conto di come la solidarietà femminile, spesso, sia solo una leggenda e che prima di riuscire a essere una squadra coesa dovremo allenarci ancora molto.

Una ragazza posta una foto in costume: con buona probabilità le prime a notare la cellulite e a sottolinearla con parole sprezzanti saranno le donne.

Una diciottenne va a una festa e viene stuprata: tra quelli che sosterranno che se l’è cercata, purtroppo ci saranno anche donne che riusciranno a provare empatia per colui che ferisce e non per la donna ferita.

Una donna ottiene un ruolo di prestigio: accanto a quegli uomini che sghignazzeranno attribuendo il merito a qualche prestazione fuoriorario, ci saranno anche donne che ne metteranno in discussione le capacità e troveranno il modo di svilirla.

Mi colpirono, a tal proposito, le considerazioni fatte qualche mese fa a seguito dell’elezione di Kamala Harris a vice presidente degli Stati Uniti d’America. Tante donne commentarono così la notizia:

“Ma è all’altezza del ruolo?”, “Ha le competenze giuste?”, “È pronta per un incarico simile?”

LE DONNE COLLUDONO COL MASCHILISMO?

Il maschilismo delle donne

Quando un uomo raggiunge una posizione apicale, qualcuno si chiede se sia all’altezza o meno, se abbia i numeri per poterlo fare? Lo si dà per scontato. Anche se dimostrerà poi di essere un perfetto incompetente.

Seppur faticosamente, noi stiamo andando avanti per la nostra strada e, coscienti del nostro valore, stiamo diventando impermeabili ai pregiudizi e al maschilismo radicato anche nelle stesse donne. Ma alla cattiveria e all’invidia di chi dovrebbe fare il tifo per noi, no, a questo non ci abitueremo mai.

Mi viene in mente una citazione di Madeleine Albright, segretaria di Stato degli Stati Uniti durante il secondo mandato presidenziale di Bill Clinton, che a proposito di donne disse:

“There’s a special place in hell for women who don’t help each other”.

C’è un posto speciale all’inferno per le donne che non aiutano le altre donne. 

E, a noi, non resta che pregare per loro.

Marianna De Mare

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