MONDO – Napoleone, indiscusso leader del suo tempo, modificò con la sua opera e il suo pensiero la storia dell’intera Europa, politicamente e culturalmente. Inutile pensare che un uomo del suo ingegno politico, diplomatico, militare e di gestione culturale del consenso possa essere considerato come un semplice momento nell’evoluzione storica: dopo il suo passaggio nella storia nulla fu come era prima.
La personalità di Napoleone – che moriva esattamente 200 anni fa – non ha eguali nel panorama a lui contemporaneo. Unico e straordinario, nessuno poteva rivalere con lui per il suo innato dinamismo e per la sua lucida determinazione e le sue imprese militari iniziarono un nuovo modo di fare la guerra ma anche di viaggiare. Le sue conquiste, rapide e fulminee, mozzeranno il fiato ai regnanti contemporanei, che unendosi in grandi colazioni europee anche tra nemici storici, ne dimostrarono inconfutabilmente la temibile grandezza. Al suo comando infatti i contadini francesi, cittadini impreparati all’uso delle armi, riuscirono infatti a sconfiggere a più riprese gli eserciti professionali di Austria e Russia.
Dopo la vittoria napoleonica di Jena, Hegel, assegnandogli una definizione da molti del suo tempo condivisa, scrive a un amico nel 1806, “ Ho visto l’ Imperatore, quest’ anima del mondo, uscire dalla città per andare in ricognizione. E’ una sensazione meravigliosa vedere un tale individuo che qui, concentrato in un punto, seduto su un cavallo, si irradia sul mondo e lo domina”.
Innegabili le sue innovazioni sul piano del diritto: codice civile, codice penale, nascita del catasto e del prefetto, riorganizzazione della polizia e dei ministeri, primo Concordato moderno con la Chiesa cattolica francese. Molte anche le critiche, per la sua volontà di accentramento e dominio, per aver portato beni artistici di impareggiabile valore all’interno della terra di Francia, per il ristabilimento della schiavitù nelle colonie abolita dal governo rivoluzionario (schiavitù che peraltro non era mai stata davvero smantellata) . Resta il fatto che “tutte le volte che Napoleone si è trovato dinanzi ad un atto di disonestà, la sua coscienza si è ribellata: non ha mai tollerato frodi, malversazioni, furti; non ha mai ammesso che lo stato, cioè il denaro del popolo servisse ad arricchire nessuno” e credeva fortemente nella carriera “per meriti”.(cit. da G. Adilardi, Napoleone Bonaparte. Trono e Altare 1801)
E’ interessante anche notare che i genitori di Napoleone vantavano nobili origini italiane, essendo la famiglia originaria della Liguria: in casa dunque si parlava italiano e fu proprio l’anno precedente alla nascita di Napoleone che la Corsica, appartenente alla Repubblica di Genova, divenne territorio francese. Da napoleone il cognome Buonaparte venne poi modificato per francesizzarlo, tra l’altro prima della campagna d’Italia.
Per un mini tour alla ricerca del fascino dell’imperatore rintracciabile nelle residenze napoleoniche è impossibile non cominciare da Ajaccio, capoluogo della Corsica, dove ebbe inizio l’avventura e tutto ancora oggi, fin da quando si atterra all’aeroporto, richiama alla mente l’imperatore. Nel cuore della città la Maison Bonaparte è un bel caseggiato color ocra di fine ‘600, dotato di numerose finestre e che si distingue per la sobria facciata recante lo stemma della famiglia Bonaparte.
E’ qui che la nobildonna Maria Letizia Ramolino partorì sette dei suoi figli, tra cui Napoleone. A piano terra possiamo vedere la portantina che riportò di corsa a casa la madre che in quel momento stava partecipando alla messa dell’Assunta: era il 15 agosto del 1769 e Napoleone vide la luce su un canapè, perché mancò il tempo di andare in camera da letto. La Casa Museo di Napoleone – con le stanze dove gli arredi originali del ‘700 sono andati dispersi e sostituiti da mobili ottocenteschi stile impero e di buon pregio – mostra ai visitatori la camera di Napoleone caratterizzata da uno stile sobrio, con muri a calce bianca e arredi essenziali, mentre al primo piano la sala da pranzo, con camini in marmo e un grande tavolo, è da considerarsi il luogo distintivo della vita di famiglia. Alle pareti presenta arazzi raffinati color cremisi provenienti da Parigi e l’albero genealogico dei Bonaparte fino al 1959, oltre ad armi e ritratti e mobili di pregiata raffinatezza: non per nulla è uno dei monumenti storici più visitati della Corsica.
Il salone napoleonico de l’ Hotel de Ville di Ajaccio è un’ altra inderogabile tappa di visita: presenta quadri, sculture e oggetti storici, varie testimonianze artistiche e documentarie (tra cui il certificato di battesimo dell’imperatore) riguardanti la famiglia imperiale: la collezione del museo si è costituita attraverso numerose donazioni, ma incisiva fu quella del cardinale Joseph Fesch (zio di Napoleone) in quanto lasciò in eredità alla città natale parte della sua ricchissima collezione di oggetti d’arte.
Da non trascurare è Palazzo Fesch, che vanta il marchio di “museo di Francia”, uno dei musei più interessanti, ma anche poco conosciuti, d’Europa: rinnovato recentemente ospita al suo interno molti oggetti e quadri, ma si distingue soprattutto per la grande collezione di dipinti italiani, la seconda di Francia dopo quella del Louvre. Sono qui esposte opere di Bernardo Daddi, Giovanni Bellini, Botticelli, Perugino, Tiziano, Tintoretto e molti altri.
Per noi italiani è però l’isola d’Elba il luogo più legato alla figura dell’imperatore, che fu il vero sovrano dell’isola durante il suo esilio durato dall’aprile 1814 fino al febbraio 1815. Qui egli ristrutturò Villa dei Mulini e Villa San Martino, che oggi costituiscono i Musei delle Residenze Napoleoniche.
Villa dei Mulini è collocata in uno dei punti più incantevoli di Portoferraio, nella parte alta del paese. Edificata nel ‘770 per volere del granduca Gian Gastone de’ Medici era utilizzata come edificio amministrativo e militare: la pianta era costituita da una parte centrale che prevedeva un solo piano, ma si allungava ai lati in due padiglioni simmetrici alti due piani. All’inizio dell’Ottocento, prima dell’arrivo di Napoleone nell’isola, i quattro mulini originali distintivi della palazzina vennero distrutti per costruire un giardino all’italiana.
La prima cosa che fece Napoleone fu elevare fino al secondo piano la parte centrale del fabbricato per creare un vasto salone da destinare a feste e ricevimenti, scelta che piacque molto alla sorella Paolina che qui soggiornava abitualmente.
Inoltre l’imperatore fece sbassare il lungo fabbricato del Padiglione che serviva da alloggio al corpo militare, creando così una terrazza panoramica da cui godere una straordinaria vista su Portoferraio e sul mare: da qui poteva avvistare per tempo le navi su cui viaggiavano la sorella e la madre in visita.
La biblioteca originaria fu ampliata da Napoleone con volumi provenienti dalla reggia di Fontainebleu. Il fondo riservato all’uso personale dell’imperatore era contrassegnato da una N dorata; nel fondo dedicato alla corte si notano due volumi con la lettera dorata P, dunque della sorella Paolina, e tre con la lettera C, probabile dono della sorella Carolina.
I giorni in cui l’imperatore sentiva il bisogno di isolarsi si recava a cavallo fino al santuario della Madonna del Monte, altro monumento interessante da visitare, da cui poteva scrutare la Corsica sedendo su una roccia che poi diventerà la Sedia di Napoleone. La principessa invece amava prendere il sole tra Procchio e Marciana, su una spiaggia in località Redinoce: qui si trova lo scoglio di Paolina, la roccia alla quale amava appoggiarsi.
Non si può non ricordare che la bella e frizzante Paolina contribuì con le sue scelte a creare nuovi fenomeni di moda: se Viareggio è diventata una rinomata località balneare lo deve anche a lei, che fece costruire una deliziosa villa sul mare, oggi sede dei Musei Civici.
Il teatro napoleonico, detto successivamente “dei Vigilanti “, venne invece costruito trasformando la Chiesa della Madonna del Carmine, sconsacrata all’inizio dell’800 e una delle chiese più belle e ricche di Portoferraio. Fu Paolina ad organizzarvi, su incarico del fratello, un gran ballo di Carnevale il giorno precedente la fuga di Napoleone ( il 26 febbraio 1814), festa forse ideata come congedo virtuale dalla società di Portoferraio. Vennero infatti invitati tutti i notabili della cittadina e gli stranieri che avevano accesso per vari motivi a Corte.
La residenza estiva di Napoleone si trovava invece a 5 chilometri da Portoferraio. Villa S. Martino era originariamente un edificio che presentava due piani che Bonaparte trasformò in residenza imperiale seguendo il raffinato stile parigino. Oltre all’ ampliamento dell’edificio e alla decorazione degli interni, fu eseguita la ristrutturazione del prospetto con la sistemazione di un grazioso giardino pensile prospiciente la rada di Portoferraio.
L’affresco nella Stanza del nodo d’amore, destinata a sala da pranzo, commemora le nozze di Napoleone con Maria Luisa, simboleggiati da due colombi che, allontanandosi in volo, stringono il nodo d’amore. La sala egizia è da non perdere: oltre al trompe d’oeil delle pareti che con i suoi geroglifici e piramidi ricorda la campagna d’Egitto vi si ammira la vasca ottagonale a pavimento, che contiene piante di papiro secondo la moda orientale del tempo.
L’architettura neoclassica della villa visibile all’esterno si deve al conte Anatolio Demidoff, marito di Matilde di Monfort , nipote dell’imperatore, che qui aprì un museo per ospitare oggetti d’arte e cimeli napoleonici. Nella Galleria Demidoff è possibile ammirare l’originale della Galatea del Canova, per cui si ritiene abbia fatto da modella Paolina Bonaparte e destinata inizialmente ad abbellire i giardini della Villa dei Mulini.
Ma il capolavoro iconico che celebra la bellezza di Paolina Bonaparte è la statua che il principe romano Camillo II Borghese commissionò a Antonio Canova, l’artista più famoso dell’epoca, che vi lavorò dal 1805 al 1808. Camillo Borghese aveva sposato la bella Paolina Bonaparte a Parigi nel 1803, senza nemmeno aspettare la conclusione dell’anno di vedovanza di lei per la morte del primo marito, il generale Leclerc, avvenuta a Santo Domingo. All’epoca delle nozze l’allora primo Console, che di lì a un anno sarebbe diventato imperatore, si narra rimanesse estremamente soddisfatto di imparentarsi con questa nobile e ricca famiglia romana.
Nelle sale di Villa Borghese Paolina poté tranquillamente continuare la vita di sfarzo e divertimenti che tanto amava e proprio qui oggi possiamo continuare ad ammirarne la bellezza.
L’opera, realizzata in marmo di Carrara, alta 92 e lunga 160 centimetri, è diventata un’icona del Neoclassicismo, una statua di armonica raffinatezza che rientra nel cosiddetto genere “grazioso” della produzione canoviana. La posa della principessa, distesa mollemente su un’elegante “agrippina” –un lungo divanetto stile Impero molto in voga all’epoca – rimanda al repertorio delle matrone etrusche e romane sdraiate sui sarcofagi, ma anche alle Veneri tizianesche. Paolina aveva 25 anni quando iniziò a posare, era nel pieno del suo splendore e della sua grazia femminile ed era diventata l’anno precedente Altezza Imperiale.
Canova la raffigurò nelle vesti della dea Venere che, a seguito del giudizio di Paride, tiene nella mano la mela che il principe troiano le ha donato: è lei la più bella fra le dee dell’Olimpo!
Seminuda, un complesso gioco di pieghe del tessuto le copre i fianchi seducenti mentre un morbidissimo materasso, che sembra affondare sotto il peso della dea, la sostiene. Sotto il divano è nascosto il meccanismo originale, tuttora funzionante, che consente alla bellissima statua di Paolina Borghese di girare si in una panoramica di 360°. Ovviamente numerosi pettegolezzi fiorirono perché la nudità della scultura fece pensare alla possibilità che la principessa avesse effettivamente posato svestita: per la verità si narra che lei stessa avrebbe affermato maliziosamente: “ogni velo può cadere dinanzi al Canova”.
E’ noto che l’imperatore fosse un profondo conoscitore delle tecniche di attacco e difesa e di come coltivare il suo mito nel rapporto con i soldati: era la sua mentalità tecnica che lo rendeva capace in prima persona di occuparsi della costruzione di fortificazioni e di valutare dettagli tecnici delle sue imprese.
Per gli amanti delle imprese militari, il Museo Napoleonico di Villa Scarzella a Millesimo, in provincia di Savona, è una metà interessante. Alloggiato nelle stanze della bella villa ottocentesca costruita ai piedi del Castello di Millesimo e circondata da un fiorente giardino, il museo conserva nei suoi spai espostivi stampe, carte geografiche, manifesti e bandi relativi alla vittoriosa campagna d’Italia di Napoleone, che complessivamente ricostruiscono le battaglie e le imprese della campagna d’Italia del 1796.
Attraverso la rassegna delle incisioni esposte si è in grado di seguire la cronologia degli avvenimenti divisi in 7 sezioni. il tutto è arricchito da numerosi reperti, militari e civili, rinvenuti nei luoghi dei combattimenti e da alcuni plastici che ricostruiscono gli scontri sui campi di battaglia e aiutano a capire la distribuzione dei soldati in campo. Le stampe, considerate preziose cimeli d’epoca, nacquero con l’ intento di propagandare e diffondere le idee bonapartiste e documentavano con puntuale esattezza topografica i luoghi significativi legati alle battaglie.
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Come al solito con la fluidita’ che la contraddistingue riesce a far terminare l’articolo in un fiato
Buongiorno, caro lettore, grazie per i complimenti e … alla prossima lettura.
Grazie per questa bella lettura e veramente complimenti. Ivan
Grazie a te, Ivan, per questo commento e per aver apprezzato quanto scritto. Al prossimo articolo.