Napoleone e la vittoria del concordato tra Trono e Altare

Napoleone e la vittoria del concordato tra Trono e Altare

ITALIA – Il 5 maggio di 200 anni fa moriva Napoleone Bonaparte. Mito per i suoi contemporanei per la grandezza delle sue capacità politiche oltre che militari, la leggenda di Napoleone Bonaparte è arrivata intatta fino a noi: amato dai francesi e temuto dai sovrani, osserva Guglielmo Adilardi in Napoleone Bonaparte. Trono e Altare 1801 che Bonaparte incarna,  come ogni grande uomo, il passato e il futuro. Una ricostruzione preziosa, quella di Adilardi, della personalità e delle qualità morali di Napoleone Bonaparte, il primo a siglare un concordato tra Stato e Chiesa, tra trono a Altare in epoca moderna.

Napoleone Bonaparte nasce in Corsica ma vanta nobili origini toscane. E’ infatti il secondogenito dell’avvocato  Carlo Buonaparte (Bonaparte modifica il suo cognome, francesizzandolo, prima della campagna d’Italia). Un destino sfavillante, il suo, che  l’ambizione e le calibrate scelte politiche trasformarono da ufficiale francese in imperatore  con un’ascesa che lo portò a dominare su mezza Europa per le sue capacità di comando, organizzazione,  serietà.

Con un esatto e accurato lavoro di archivio, svolto su documenti, lettere, annotazioni storiche, Guglielmo Adilardi ripercorre le tappe e le idee che portarono al primo concordato in epoca moderna tra  uno Stato e la Chiesa cattolica e di cui Napoleone fu l’esclusivo artefice ed ideatore.

Adilardi tiene a sottolineare innanzitutto l’uomo Napoleone, la sua sensibilità in termini di relazioni umane prima che politiche: Tutte le volte che Napoleone si è trovato dinanzi ad un atto di disonestà, la sua coscienza si è ribellata: non ha mai tollerato frodi, malversazioni, furti; non ha mai ammesso che lo stato, cioè il denaro del popolo servisse ad arricchire nessuno. Davanti al furto o al guadagno illecito la sua severità fu sempre inflessibile.

L’UOMO NAPOLEONE

Prima di introdurre il tema del concordato del 1801, Adilardi ci fa comprendere  il Napoleone politico,  ideatore  di leggi ispirate a una  concezione di libertà e uguaglianza all’interno dello stato fino ad allora inconcepibili in Europa: la storia aveva aperto davanti a lui orizzonti sconfinati e soltanto nella storia si trovava a suo agio”.

L’orientamento di Napoleone è quello di  governare gli uomini come il maggior numero di essi desidera essere governato,e di fatto le votazioni per approvare il consolato e poi il regime imperiale furono praticamente quasi all’unanimità.

L’attività del generale Bonaparte entra in gioco in uno stadio avanzato della  Rivoluzione francese ,  in piena guerra  verso le monarchie europee, nei cui territori e popoli le armate francesi hanno il merito di diffondere a livello culturalele due fondamentali conquiste: la libertà, che ha trasformato i sudditi in cittadini e la nascita del concetto di patria.

LA RIVOLUZIONE FRANCESE

La Rivoluzione francese fu in definitiva il Big-Bang di un nuovo sistemaimmerso nel caos, tanto che il rapporto tra religione cattolica e idee giacobine  nella vita della Repubblica aveva assunto toni drammatici. Così il cuore di questo saggio è  presentare Napoleone che interverrà per sanare uno dei fronti più dolenti e drammatici di questo momento, quello interno alla Francia, per interrompere  quel periodo di tentata scristianizzazione della Francia o comunque di lotta aperta al cattolicesimo.

Fino alla vendita dei beni ecclesiastici tutto era rimasto tranquillo (1790) e non si era creata ostilità nei fedeli. La miccia che fece esplodere il rapporto fu  la Costituzione del clero dal 1790  che pretese il giuramento dei vescovi e dei sacerdoti alla rivoluzione, creando di fatto una insanabile frattura tra  preti giurati e quelli che non giurarono. Si continuò poi con la chiusura delle chiese e  col “creare nuovi culti più idonei, secondo i rivoluzionari di turno , all’edificazione morale della repubblica”.

Questi atteggiamenti portarono  alla ribellione della Vandea, al grido Rendez –moi mon Dieu.Il popolo voleva sì il rinnovamento, le libertà, l’uguaglianza, ma voleva anche restare fedele alle proprie convinzioni religiose, mentre i rivoluzionari deisti a Parigi si inventavano la  nuova religione della Patria, il decadì, ossia un culto ogni dieci giorni a feste politiche come la giovinezza, la  riconoscenza, l’elemosina, la vecchiaia, gli sposi, l’agricoltura. ecc…

In questo scenario, con i francesi che stanno combattendo in Europa   ma anche tra loro, uccidendosi a vicenda per rivalità ideologiche e religiose, il generale  Bonaparte decide di ricostruire la Francia e l’unità del popolo dei francesi. Ci riesce interrompendo  quella sostituzione della religione cattolica imposta dal Direttorio ai francesi con il decadì e ritornando alle origini religiose e popolari della nazione, elaborando il primo concordato tra Stato e Chiesa dell’epoca moderna.

In questo modo il governo della Repubblica francese riconosce che la religione cattolica, apostolica e romana “è la maggioranza dei francesi”, e questo permette un generale acquietamento degli animi e la ricostruzione di una coesione sociale più forte rispetto alle fratture rivoluzionarie pre-napoleoniche.

IL CONCORDATO, L’ALLEANZA TRA TRONO E ALTARE

Napoleone vuole e deve rifondare le condizioni di una convivenza civile e tollerante: religione e stato sono diversi ma la religione è utile per tutelare la tranquillità pubblica e uno “strumento” che garantisce il rispetto delle leggi dello stato. Questo pensiero , ripreso da letture di Rousseau e Montesquieu, gli ispira l’alleanza Trono-Altare, utile e conveniente sul piano sociale e politico: di questa alleanza ha bisogno per ricompattare i francesi intorno al potere costituito dal suo consolato prima e impero dopo.

E’ il trionfo della libertà di religione perché col suo concordato l’esercizio del culto  sarà pubblicamente garantito, seguendo l’osservanza dei regolamenti di polizia, che il Governo avrebbe adottato per garantire l’ordine pubblico: con tale dicitura si evita che le autorità di polizia intervengano in un controllo delle attività religiose a proprio arbitrio.

Col  concordato Napoleone  permette ai cattolici la libertà di professare la propria fede, vigilando semplicemente sul necessario ordine pubblico. Ma per arrivare a questo risultato deve superare la generale ostilità del suo entourage: dall’esercito alla cerchia intellettuale e politica, il primo console ha tutti contro. 

LA FIRMA CONCLUSIVA

La firma conclusiva è la vittoria di una battaglia che lui  ha combattuto da solo.

Secondo il concordato i vescovi prima di prendere possesso delle loro diocesi, compresi quelli in precedenza non “allineati”, dovevano  giurare al Primo Console, e a scalare anche i parroci alle autorità locali, promettendo ubbidienza e fedeltà al governo stabilito secondo la  Costituzione della Repubblica francese. Mantenendo la dovuta separazione tra Stato e Chiesa l’obiettivo di Napoleone è quello di riconciliare i due fronti del mondo cattolico, la divisione tra preti giurati e gli oppositori, mettendo tutti sullo stesso piano, e riavvicinare  il mondo cattolico allo Stato francese nel suo complesso, abbattendo i muri precedentemente creati. La firma del Concordato ricompatta l’alleanza tra Trono e Altare, ma non come nell’ancien regime: si superano i vecchi schemi  in chiave assolutamente moderna e pubblicamente configurata.

LA MODERNITA’ DEL CONCORDATO

La modernità di questa accordo è evidentemente riconosciuto anche successivamente tanto è vero che esso è stato modello di riferimento per altre scritture, come quella dei Patti Lateranensi,  tra Stato italiano e Santa sede nel 1929, o come quello del 1983 tra Bettino Craxi e il cardinale Agostino Casaroli.

Più recentemente il concordato napoleonico ha costituito anche il modello dell’ accordo provvisorio siglato nel 2018 tra Papa Francesco e Xi Jinping, Presidente della Repubblica Popolare Cinese, atto che riconosce  accanto alla Chiesa Cattolica Patriottica Cinese -quella governativa- la Chiesa Cattolica non ufficiale. Anche qui la nomina dei vescovi avviene, come nel concordato napoleonico, con l’approvazione di ambo le parti, nell’intento di avvicinare due mondi finora separati e ostili.

Libro Adilardi Napoleone
Napoleone Trono e Altare

In homepage Il Napoleone I, imperatore dipinto olio su tela di François Gérard realizzato nel primo decennio del XIX secolo e esposto nel Museo nazionale di Capodimonte. Foto Mywhere.

Se volete scoprire qualche curiosità sul connubio tra Napoleone e il Cinema leggete qui.

Teresa Paladin
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2 Responses to "Napoleone e la vittoria del concordato tra Trono e Altare"

  1. Marco   5 Maggio 2020 at 17:43

    Fa innamorare della storia anche colui che non l ‘ha amata

    Rispondi
  2. Teresa Paladin
    Teresa Paladin   5 Maggio 2020 at 18:39

    Ringrazio tantissimo per questo commento così appropriato: la storia è una materia non facile e renderla gradevole non è semplice. Sono contenta di esserci riuscita!

    Rispondi

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