ITALIA – Ad un anno dalla morte di Franco Battiato ripercorriamo insieme la sua grandezza e la sua arte visionaria attraverso lo speciale su Rai Uno e l’ultimo libro di Andrea Scanzi E ti vengo a cercare. E qui vi raccontiamo di lui e della sua arte, anche se è impossibile ripercorrere tutta la storia di questo incredibile artista.
“A certe cose ci sono arrivato dopo tanti anni di studi e ricerche, ho avuto delle esperienze. Dopo, reintrodurmi non è stato semplice, facevo fatica a riconoscere gli esseri umani, mentre ero in strada, o sul tram; era strano: non capivo se ero pazzo o un mistico. Ma ho capito che il viaggio su questo pianeta è determinante. Bisogna evadere le regole dell’universo”. Franco Battiato
Il 18 maggio 2021 si è spento nella sua casa di Milo, in Sicilia, all’età di 76 anni, a causa di una grave malattia che ne aveva compromesso il sistema nervoso. E’ morto il Maestro. Con la scomparsa di Franco Battiato, la musica italiana perde uno uno dei suoi artisti più alti ed elevati. Sperimentatore, autore pop, regista, pittore, paroliere, compositore ma soprattutto libero pensatore. Se ripenso al contributo che Battiato ha offerto alla musica elettronica, o al rock e al pop, trovo pochissimi artisti paragonabili nel nostro Paese.
Non c’è artista che ho amato di più. Nella mia vita ho visto molti concerti, ma ricordo una sua esibizione all’Auditorium di qualche anno fa. Fu una delle emozioni più grandi dal vivo.
MEZZO SECOLO DI MUSICA D’AUTORE
In oltre 50 anni di carriera il Maestro ha creato brani e album entrati nella storia del costume. E la sua storia artistica inizia negli anni ’60 grazie all’intuizione di un altro grande, Giorgio Gaber, che gli fa ottenere il primo contratto discografico e lo ospita in quella che sarà la sua prima apparizione televisiva.
Arrivano i ’70 e Battiato in pochi anni, diventa l’elemento di punta degli sperimentali e degli avanguardisti della nostra scena musicale. Sono di quegli anni lavori “difficili” ma diventati di culto come Fetus, Pollution, Sulle corde di Aries e L’Egitto prima delle sabbie.
GLI ANNI ’80 NEL SEGNO DI FRANCO BATTIATO
Uno degli aspetti che mi ha sempre colpito (e che ho amato) di Battiato, è la sua capacità di mettere la sua cultura musicale al servizio del pop. L’ha sempre fatto. Penso ad esempio agli anni ’80, con l’album L’era del Cinghiale Bianco, dove diventa il re della hit parade. Seguono poi altri dischi immortali, perché gli anni ’80, sono stati gli anni del Maestro. Album come La voce del padrone, L’arca di Noè, Mondi lontanissimi e Fisiognomica, e canzoni divenute dei classici, da Bandiera bianca a Voglio vederti danzare passando per Centro di gravità permanente, Cuccurucucù Paloma e E ti vengo a cercare, lo trasformano in una stella. Brani leggeri, arrangiamenti visionari e testi tra il surreale e il colto. Una ricetta coraggiosa ma vincente.
ANNI ’90: LE SPERIMENTAZIONI PROSEGUONO E ARRIVA POVERA PATRIA
I Maestri, quelli veri, sanno rivoluzionarsi e cambiare e negli anni ’90, Battiato non si accontenta più dei primi posti in classifica, vuole qualcosa di diverso. Il Maestro vuole raccontare l’Italia e lo fa a modo suo con Povera Patria, uno dei più intensi ritratti del degrado del nostro Paese.
Dal 1994 intreccia poi una collaborazione che durerà a lungo con il filosofo Manlio Sgalambro, che diventa il suo autore dei testi. Nel 1996, con L’imboscata, torna in vetta alle classifiche. Tra i brani contenuti c’è La cura, divenuto un pezzo simbolo della sua opera. Tra il 1999 e il 2008 si dedica invece al canzoniere italiano, con la trilogia dei “Fleurs“, nella quale ripropone a suo modo canzoni celebri e meno celebri di altri artisti.
LA SPARIZIONE DALLE SCENE E IL SALUTO FINALE
Cambiamento, cambiamento e ancora cambiamento. Negli ultimi anni, Battiato si dedica sempre più intensamente alle sue innumerevoli passioni, dalla pittura al cinema, fino ad arrivare alla musia classica. Lo ricordo a Sanremo, qualche anno fa, come sempre a modo suo, , nella doppia veste di autore in gara e direttore d’orchestra, e in coppia con il gruppo Antony and The Johnson, con il quale ha dato vita a un tour apprezzatissimo immortalato in un album dal vivo.
Nel 2015 iniziano i problemi di salute. Cade dal palco e si rompe il femore. Torna ad esibirsi nel 2016 e nel 2017 tiene i suoi ultimi bellissimi concerti. Ma una nuova caduta, questa volta a casa, lo ferma definitivamente. Sembra poca cosa, ma da quel momento, Battiato non si presenta più in pubblico.
Iniziano a circolare voci, anche incontrollate, sul suo stato di salute, fino a che, nell’ottobre del 2019, pubblica Torneremo ancora, un brano scritto con Juri Camisasca, che rappresenta il suo passo di addio.
ARRIVEDERCI MAESTRO
La stagione dell’amore viene e va
I desideri non invecchiano quasi mai con l’età
Se penso a come ho speso male il mio tempo
Che non tornerà, non ritornerà più
Qualche anno fa a Bob Dylan è stato conferito il premio Nobel per la Letteratura. Ciò che penso è che anche qui da noi il Gotha dei cantautori italiani non sarebbe meno meritevole. Penso a personaggi come Battisti, Mogol, Lucio Dalla, De Andrè, e penso più di tutti, proprio a Battiato.
Qual è la canzone da Nobel di Battiato? Facile, La Stagione dell’Amore, che dedico non solo al Maestro ma a tutti gli amanti del pensatore libero.
Per questo vi suggerisco di non perdervi lo speciale su Rai Uno su Franco Battiato, e magari anche leggere l’ultimo libro di Andrea Scanzi E ti vengo a cercare. Voli imprevedibili ed ascese velocissime di Franco Battiato.
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