Le follie dell’Imperatore. Dalla crudeltà di Caligola alle scoperte sulla fortezza romana in Olanda

Le follie dell’Imperatore. Dalla crudeltà di Caligola alle scoperte sulla fortezza romana in Olanda

ACCADDE OGGI – Trenta. Sono le coltellate inflitte all’Imperatore Caligola nel lontanissimo 24 Gennaio del 41 d.C. . In quest’occasione, sorge spontanea una breve riflessione sulle follie e le crudeltà di un personaggio che ha segnato la storia di Roma, ma anche sulla recentissima scoperta riguardante l’enorme fortezza del celebre Imperatore a Velsen, nell’Olanda settentrionale.

Caligola, vale a dire piccola caliga, in riferimento al tipo di calzari che l’Imperatore preferiva da adolescente, succedette in qualità di imperatore romano a Tiberio, il 13 Marzo del 37 d.C. Fu sostanzialmente un sollievo per i romani. Morto alla età di sessantotto anni, Tiberio aveva governato per ventitré anni ed era considerato un tiranno, principalmente per il brutto rapporto creato con il popolo, il senato e i militari. La sua morte, così sembra, non fu accidentale. Quando Caligola, suo pronipote, arrivò a succedergli, tutto sembrava passato, la speranza di un futuro migliore sembrava esser diventata realtà. Era un idillio destinato a durare poco.

CALIGOLA. UNA SCHEGGIA IMPAZZITA, O FORSE UN UOMO MALATO

Foto da: www.romanoimpero.com

L’allora venticinquenne Gaio Giulio Cesare Germanico, meglio conosciuto come Gaio Cesare o Caligola, tendeva la mano alla Repubblica e aveva iniziato a collaborre con i Pater Conscriptis della città. Era largamente favorito, promulgava amnistie, tagliava le tasse, organizzava eventi e giochi, aveva reso di nuovo legali i comizi. Sembrava troppo bello per essere vero, e, infatti, lo era. Dopo soli sette mesi, l’Imperatore Caligola venne colpito improvvisamente da una strana e misteriosa malattia.

Le teorie sono tante e differenti: secondo alcuni storici moderni è possibile che la stravaganza di Caligola fosse dovuta a una forma di epilessia (ovviamente non curata), di cui soffriva anche il suo avo Giulio Cesare. A smentire questa tesi giunge la considerazione secondo la quale comunque, i disturbi del sonno, le crisi epilettiche e i mal di testa di Cesare sopraggiunsero tardi e si verificarono sporadicamente. La malattia di Cesare sarebbe quindi in tal caso acquisita, non ereditata né ereditaria.

Secondo altri si tratterebbe di bipolarismo o di schizofrenia, una tesi avvalorata dai suoi frequenti colloqui con Giove, dagli atti stravaganti e dalla tirannia, che altro non sarebbero se non le manifestazioni di una malattia di quel tipo, quali allucinazioni, paranoia, disturbi di personalità e continui sbalzi d’umore. Si ammalò comunque gravemente nel 37, prioprio ai suoi inizi, e da allora non fu più lo stesso. Al suo iniziale carisma, si alternavano momenti di profonda depressione o rabbia.

Foto da: walksinsiderome.com

Dal periodo di malattia uscì devastato fisicamente, ma soprattutto mentalmente. All’improvviso la sua mente divenne un contenitore ricolmo di cinismo, megalomania, crudeltà e assoluta follia. Bastava un qualunque motivo banale per essere condannato a morte. Spesso dimenticava di averlo fatto e condannava due volte la stessa persona. A quel punto, i senatori tentarono d’intervenire, provando a farlo assassinare, senza successo. Quando poi sua sorella Drusilla – per la quale Caligola nutriva una sorta di morboso attaccamento e con la quale pare avesse avuto rapporti incestuosi – morì, lo squilibrio mentale dell’Imperatore peggiorò a vista d’occhio.

Divenne così, da come tramandano le fonti, un despota, un Imperatore stravagante, eccentrico e spietato. Ma soprattutto, megalomane: al suo cospetto, tutti dovevano inginocchiarsi e volle fosse sancita un’annuale festa in suo onore, ogni 18 Marzo. Voleva essere appellato con i nomi degli dèi, da Giove, a Nettuno, a Mercurio, a Venere. Soleva indossare vesti femminili, bracciali e gioielli appariscenti.

CONDANNE A MORTE, INCESTI, MEGALOMANIA E LUSSURIA

Foto da: www.romanoimpero.com

Si potrebbe parlare all’infinito delle stranezze di Caligola: dai suoi banchetti in cui faceva servire carni d’oro appositamente modellate, ai lussi delle sue due enormi barche lunghe oltre 70 metri, dei maxi yacht adornati da decorazioni e arredi tipici di una corte, andate perdute durante la seconda guerra mondiale. Dai bagni nell’oro, agli incesti, all’abitudine di parlare da solo, alla deificazione della sua persona ancora in vita, mediante la costruzione di un imponente tempio, all’autoproclamazione della reincarnazione di Giove.

Ricostruzione della nave di Caligola. Foto da: www.romanoimpero.com

La più conosciuta delle pazzie di Caligola fu probabilmente quella di aver nominato senatore Incitatus, il suo cavallo, in segno di disprezzo verso il Senato. Pare si tratti di una vicenda realmente accaduta, ma va sottolineato che non vi sono assolute certezze in merito. Quel che è certo è che Caligola, tendendo ad accentrare ogni potere nelle proprie mani, aumentando le tasse per pagarsi lussi e sperperi, lasciandosi andare a momenti di follia e disprezzo nei confronti degli altri membri del governo, intrattenendo relazioni amorose con le mogli di membri illustri, si attirò le antipatie di tutti.  E mettendosi contro il Senato, spianò la strada alla congiura.

Foto da: www.romanoimpero.com

Caligola regnò solamente quattro anni, dal 37 al 41. Il 24 Gennaio del 41 d.C., mentre lasciava un’arena durante i Ludi Palatini, venne raggiunto da trenta coltellate. Insieme a lui vennero assassinati tutti i suoi parenti più prossimi. Chissà, forse nella paura che le follie dell’Imperatore potessero riprodursi anche nei suoi successori. O probabilmente, con un preciso scopo politico. Neppure la sua unica figlia naturale, la piccola Giulia Drusilla, venne risparmiata. Le fu schiacciata la testa contro un muro.

In un clima del genere e considerando il fatto che l’odio attiratosi potrebbe aver contribuito all’ingigantimento di alcune sue stravaganze, è difficile stabilire con certezza il motivo dell’assassinio. Ed è difficile stabilire se quanto riportato, a partire dagli incesti, sia realmente accaduto o sia stato, per modo di dire, all’occasione romanzato. Il Senato voleva restaurare l’antica Repubblica, eppure sembra siano stati i pretoriani, che lo avevano prima acclamato come Imperatore, a porre fine alla sua vita. Quegli stessi pretoriani che trascinarono fuori lo zio cinquantenne di Caligola, Claudio, nascostosi nelle stanze del palazzo per paura di essere eletto, e lo nominarono Imperatore. Così come Tiberio, se non di più, Caligola passerà alla storia come un tiranno.

QUANDO CALIGOLA PROVÒ A INVADERE LA BRITANNIA. LA FORTEZZA PERDUTA DI VELSEN

Un’illustrazione del primo forte romano a Velsen – CREDIT Graham Summer
Foto da: lastampa.it

Il luogo dove Caligola architettò l’invasione della Britannia, l’attuale Gran Bretagna, non è una leggenda, non è andato perduto. Anche se l’Imperatore delle dissolutezze non vide mai realizzato il suo sogno di conquista, egli ha aperto la porta al suo successore Claudio, che riuscì nell’impresa in cui nessuno aveva avuto successo prima di lui. Tutto merito del grande forte romano fatto costruire da Caligola e scoperto a Velsen, a venti miglia da Amsterdam, da cui una legione di migliaia di soldati partì nel 43 d.C. alla volta della Britannia.

Le prime prove risalgono al 1945 e sono emerse da una fossa anticarro tedesca, sulle rive dell”Oer-IJ, affluente del Reno. Ma solo di recente, l’archeologo Arjen Bosman ha diffuso i risultati della sua ultima ricerca che segna uno spartiacque nella storia e nell’archeologia, confermando che una legione romana era di stanza a Velsen da molto, molto tempo prima rispetto al momento della spedizione.

Fino ad ora, si pensava che la fortezza più settentrionale dell’Impero fosse stata eretta per controllare la tribù germanica dei Chauci. Ma Bosman sostiene:

«Sappiamo per certo che Caligola è stato nei Paesi Bassi poiché lì abbiamo trovato resti bruciati di botti di vino con le sue iniziali. Quello che probabilmente era venuto a fare erano i preparativi per invadere l’Inghilterra ma non riuscì a finire il lavoro poiché fu ucciso nel 41 e Claudio riprese solo da dove lui aveva lasciato. […] La forza principale dell’esercito proveniva da Boulogne e Calais, ma il fianco settentrionale di quell’attacco doveva essere coperto e lo poteva essere solo dal forte di Velsen».

Foto da: www.romanoimpero.com

Da cinquant’anni sono in atto studi e ricerche sui reperti romani di Velsen. In precedenza si credeva esistessero due distinte e delimitate fortificazioni, usate in tempi diversi come semplici castellum. Poi gli archeologi hanno rinvenuto resti umani in ex pozzi, una tattica utilizzata dai romani in ritirata per avvelenare le acque, e dei resti che potevano essere quelli di accampamenti militari minori. Adesso, grazie alle ultime scoperte, il punto di vista si amplia, poiché si è compreso si trattasse di un unico grande forte di almeno undici ettari di estensione. Una vera e propria fortezza legionaria, il che è completamente diverso da quanto creduto fino ad ora.

Non c’è che dire, la ricerca archeologica non smette mai di svelare misteri. In particolar modo, i misteri sepolti della meravigliosa e impenetrabile storia romana. Una storia in cui non esistono buoni o cattivi, o comunque, non nell’accezione che potremmo dargli noi. Una storia che, per molti versi, ci è ancora difficile comprendere e interpretare, in quanto manifesto di una visione della vita molto distante dalla nostra. Per la cui assimilazione è a volte necessario azzerare i nostri princìpi e provare a leggere le fonti in un’altra maniera.

Michela Ludovici

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