Al MANN di Napoli per le Feste Natalizie fra collezioni e mostre di un gioiello italiano

Al MANN di Napoli per le Feste Natalizie fra collezioni e mostre di un gioiello italiano

NAPOLI – I musei aperti a Capodanno e durante tutte le feste natalizie sono un’occasione per godersi l’arte in relax. Impossibile descrivere l’emozione che si prova varcando la soglia di questo immenso scrigno di eternità: il MANN di Napoli non manca di stupire e coinvolgere per la sua immensa collezione d’arte antica e moderna. Piani su piani, corridoi su corridoi, lungo i quali ho scelto di perdermi per alcune ore, durante l’appena trascorso ponte dell’Immacolata. E lungo i quali vi consiglio assolutamente di trascorrere anche solo una mattinata o un pomeriggio, alla scoperta di due esposizioni temporanee in grado di mettere in comunicazione antico e moderno, arte e pensiero, storia e spiritualità. Il mio consiglio è quello di approfittare delle feste natalizie per dedicare un pomeriggio alla visita di questo ricchissimo museo archeologico che vi inebrierà con lo splendore delle sue collezioni e delle attuali mostre in atto.

Sono certa che la maggior parte di noi sia ormai pienamente a conoscenza delle emozioni che la città di Napoli è in grado di regalare. In particolar modo, della straordinarietà contenuta nel Museo Archeologico Nazionale di Napoli, il MANN. Un vero contenitore di bellezza, il MANN di Napoli, ma soprattutto, un viaggio immersivo nell’antichità. Quante volte ve ne abbiamo parlato? Tante, ma ogni volta è come se fosse la prima, ogni volta c’è qualcosa di nuovo da raccontare.

Con il Natale alle porte, con la voglia di calpestare ogni angolo del MANN di Napoli e di scoprire quali sono le novità che bollono in pentola per questo mese di Dicembre, mi sono precipitata in visita a questo straordinario gioiello dell’arte antica e moderna, trascorrendo fra le sue alte mura un incredibile pomeriggio.

Tante sono state le novità oltre le collezioni permanenti: dal Presepe Continuum de L’Associazione Presepistica Napoletana, che dedica la creazione 2021 all’Unità d’Italia, alla mostra Divina Archeologia. Mitologia e storia della Commedia nelle collezioni del MANN, che lega i reperti del Museo ai personaggi del poema dantesco.

UN POMERIGGIO AL MANN. DALL’ANTICO EGITTO ALLA SCULTURA ROMANA, OGNI ANGOLO UNA SCOPERTA

Ho varcato la soglia del MANN di Napoli con passo deciso ed entusiasmo da vendere, ma non ero ancora consapevole della vastità e della ricchezza che stavano per investirmi.

L’origine e la composizione delle collezioni sono collegate nientemeno che a Carlo di Borbone, sovrano del Regno di Napoli dal 1734, e alla sua attenta politica culturale. Il re incoraggiò la perlustrazione delle città vesuviane sotterrate dall’eruzione del 79 d.C., iniziata nel 1738 a Ercolano, nel 1748 a Pompei.

Dopodiché, promosse l’attuazione in città di un Museo Farnesiano, trasportando dalle residenze di Roma e Parma una fetta della grande collezione ricevuta in eredità dalla madre, Elisabetta Farnese.

Le collezioni del Museo, divenuto Nazionale nel 1860, si sono via via arricchite con l’ottenimento di reperti rinvenuti durante gli scavi in Campania e nell’Italia Meridionale, nonché provenienti da collezioni private.

Il trasferimento della Pinacoteca a Capodimonte, avvenuto nel 1957, gli ha conferito l’attuale volto di Museo Archeologico.

Questo spiega l’enorme quantità (e qualità) dei reperti, scultorei in primis e pittorici in secundis, fra i quali ci si ritrova a camminare, all’interno delle ampie sale del MANN di Napoli.

Dall’ampio compendio di pitture di età romana provenienti dall’area vesuviana, ai reperti archeologici campani risalenti all’era neolitica, alla sezione dei Mosaici che espone esemplari unici al mondo provenienti dalle dimore private di Pompei, Ercolano e altri siti della Campania come la celebre Casa del Fauno, alla collezione numismatica con le prime monete battute in Magna Grecia a quelle provenienti dal Regno delle Due Sicilie, alle oltre duemila gemme presenti nella collezione del MANN di Napoli.

E non è finita qui: in questo straordinario luogo si ha la possibilità di entrare in contatto con la famosa Collezione Farnese, forse la più celebre tra le raccolte romane di antichità, che affonda le sue radici in pieno Rinascimento ed è stata avviata da Alessandro Farnese.

Dai busti degli imperatori, che a guardarli sembrano quasi parlare, a pochi centimetri dai volti dei visitatori, alla splendida statua di Apollo citaredo seduto su roccia, alle Afrodite e agli Eros scolpiti nel marmo, ai gruppi scultorei su barbari e tirannicidi, a quell’espressivo Ercole farnese dall’imponenza che suscita quasi reverenza e ammirazione.

Ercole farnese

Ulteriore motivo di vanto e stupore è l’esteso patrimonio epigrafico del MANN di Napoli, costituitosi a partire dal XVIII secolo mediante acquisizioni sul mercato antiquario e scoperte varie, che offre un excursus sulle principali lingue in uso nell’Italia centro-meridionale dal VI secolo a.C. al II secolo d.C.: dal latino, al greco, alle lingue italiche.

E, per finire, la Collezione egiziana, la seconda per importanza in Italia dopo il Museo Egizio di Torino. Fu costituita tra il 1817 e il 1821, attraverso l’acquisizione di famosissime collezioni private, ma anche tramite scavi borbonici nelle aree vesuviana e flegrea.

Mi è bastato scendere al piano -1: è stato come entrare in una macchina del tempo. E’ stato come fare un viaggio spazio-temporale nella civiltà da cui tutto ebbe inizio, nell’era degli illuminati, la quale tanto ha regalato ai posteri.

Mummie di adulti e di bambini, sarcofagi, reperti provenienti da corredi funebri, resti d’incisioni, tavole con iscrizioni in lingua egizia provenienti da vari ambiti della vita quotidiana e cittadina.

Dite la verità, vi aspettavate di trovare tutto ciò, responsabilmente conservato, in questo cofanetto di antichità del capoluogo partenopeo?

Tutto questo, come ogni altro angolo del MANN di Napoli, ha il potere di rapire e arricchire chiunque abbia la fortuna di passare di lì.

NATALE 2021 AL MANN DI NAPOLI. GESU’ NASCE ALL’EPOCA DI GARIBALDI

Già nel salone principale del Museo, che ha pressoché l’aspetto di un ampio atrio, è possibile ammirare la prima interessante iniziativa. Il 1 Dicembre è stato inaugurato il suggestivo Presepe realizzato dall’Associazione Presepistica Napoletana.

Uno sguardo generale alla complessa struttura non è sufficiente a coglierne la particolarità: sono infatti i 160 anni dall’Unità d’Italia il tema per il 2021. I grandi protagonisti del Risorgimento italiano vengono rappresentati tra vicoli e botteghe, dove trova spazio, nella riproduzione dell’omonima piazza di Napoli, anche la statua di Dante Alighieri, innalzata proprio per celebrare l’Unità d’Italia.

Girando attorno all’immenso Presepe, protetto da una teca, l’occhio cade su varie figure che storicamente potrebbero cozzare con la rappresentazione della Natività: da Camillo Benso Conte di Cavour a Garibaldi, dai mercati delle vie del centro di Napoli alla celebre Piazza Dante.

Strappa quasi un sorriso, che si trasforma in un’espressione gioviale di soddisfazione, nel constatare quanto la rappresentazione delle figure umane sia realistica e, nel complesso, sensata.

Il MANN di Napoli accende le festività natalizie con una variegata proposta culturale per cittadini e turisti: dal 6 dicembre è ripartita la campagna di abbonamento all’Istituto. Lo slogan scelto quest’anno è Vieni al MANN a Dicembre e torna per tutto il 2022.

Napoli, città dei presepi, ha senza dubbio dato un taglio inaspettato e che fa riflettere, alla classica rappresentazione della nascita di Gesù.

A me è successo di fermarmi per qualche minuto, davanti alla teca, a riflettere sull’amore per la nostra terra e sul legame fra le nascite di due cambiamenti: quello che ha dato forma al nostro Paese e quello che ha dato forma alla storia della cristianità.

Due nascite, due momenti, apparentemente lontani, diventano ora più che mai parte di un unico grande continuum storico.

DIVINA ARCHEOLOGIA. AL MANN DI NAPOLI DANTE, ARTE E MITOLOGIA S’INCONTRANO

La mostra Divina Archeologia. Mitologia e storia della Commedia nelle collezioni del MANN si trova all’ultimo piano del museo.

Il percorso per arrivarvi va studiato attentamente e, d’altra parte, non prescinde da tante piccole soste impossibili da evitare, fra i reperti più belli delle collezioni presenti, permanenti e temporanee.

Ampi saloni con volte affrescate, vasi greci e pavimentazione marmorea che ripercorre la posizione degli astri e dei segni zodiacali. Tutto è, al MANN di Napoli, eccessivo nella bellezza, nell’importanza del contenuto e nelle decorazioni.

La mostra su Dante è accompagnata da Divina Archeologia Podcast: Dante al MANN, il  primo podcast prodotto dal MANN di Napoli e dedicato, nell’anno che celebra Dante, ai personaggi della Divina Commedia ritratti nelle opere del Museo.

Non so voi, ma io la trovo un’idea eccezionale, un piccolo angolo di riflessione che ci permette di unire ed utilizzare il genio di Dante Alighieri, l’arte e la mitologia, per argomentare un discorso storico talmente tanto ampio e profondo da non avere mai totalmente fine.

La mostra espone, in un persistente rapporto col verso dantesco, delle immagini da questo richiamate, in un itinerario alla scoperta delle più antiche rappresentazioni di Cerbero, delle Arpie, di Diomede, di Ercole, della storia di Ulisse, ma anche dell’imperatore Traiano, di Enea, di Costantino, dei miti di Minosse, di Teseo.

Le storie dei vari personaggi sono delineate ponendo l’accento sulle ragioni che hanno fatto ottenere ad ognuno di essi il posto che hanno avuto nella Divina Commedia. Una sequenza di 56 oggetti rappresentanti personalità, e di storie scelte tra i reperti del MANN.

La particolarità della scelta è forse dovuta al fatto che di questi 56, 40 sono stati selezionati dai depositi e sono reperti per la maggior parte sconosciuti al pubblico o inediti. Diventano i mezzi di trasporto che ci conducono in un viaggio immaginario nel mondo di Dante e della Commedia.

Un viaggio nel quale la Commedia diviene affascinante interpretazione di riproduzioni e opere che in realtà il poeta non vide mai, ma che riuscì in qualche modo a restituire ai suoi contemporanei e ai posteri, donando la sua idea del mondo e dei personaggi dell’antichità.

La mostra del MANN di Napoli intesse un dialogo interessante tra le opere classiche e il contesto storico-politico in cui vive Dante Alighieri.

L’esposizione è divisa in due sezioni: la prima, I racconti del mito, racconta 5 miti, ovvero 5 personalità indicative, che nella Commedia vengono citate o raccontate più volte e in maniera più approfondita: Achille, Teseo, Ercole, Enea, Ulisse.

O meglio, di cui Dante fornisce una caratterizzazione differente o da un punto di vista diverso.

Achille, ad esempio. E’ l’eroe greco che la ninfa Teti voleva rendere immortale, immergendolo appena nato nel fiume Stige e dimenticando il tallone con cui lo reggeva, cosa che gli costerà la vita molti anni dopo.

Achille, nella mitologia, è l’eroe per eccellenza. E’ l’eroe inevitabile, colui che sceglie di rinunciare ad una vita lunga e oscura per gettarsi sempre in una più breve e gloriosa. Non per scelta, ma perché quello è il suo destino, il destino di un eroe.

Viene più volte nominato nella Commedia, ma Dante cosa fa? Pone Achille fra i lussuriosi, lo condanna per i suoi amori, per la sua vita amorosa lasciva. Per gli antichi, tali caratteristiche non avevano grande importanza, mentre la rivestono per il Dante del 1300, il Dante della società medievale, della morale politica ad ogni costo, il Dante della Commedia.

E che dire, poi, di Enea? Lo ritroviamo qui in reperti archeologici del MANN di gran gusto. Enea è, per antonomasia, l’eroe perfetto, l’eroe senza macchia. Nell’opera di Omero ricopre un ruolo marginale, ma viene rielaborato e spicca in tutta la sua pietas e la sua devozione alla patria e alla famiglia, nell’interpretazione romana.

Enea non si oppone al volere del fato, mette da parte ogni cosa per compiere il suo destino. Senza il suo coraggio e la sua virtù, Roma non sarebbe mai esistita.

Dante non si sente all’altezza di compiere un viaggio simile e cita l’esempio di Enea, scelto da Dio come fondatore de l’alma Roma e di suo impero. Enea viene poi descritto tra gli spiriti magni del Limbo, accanto a Ettore, il più grande eroe troiano, e a Cesare, primo imperatore romano.

Insomma, un esempio positivo: lo cita, lo venera, lo prende come esempio, parla di lui. Ma fondamentalmente, Enea non è uno dei protagonisti più memorabili della Commedia, come lo è stato nella storia dell’umanità.

Anzi, per Dante Enea diviene portatore di un messaggio cristiano, prefiguratore della venuta di Cristo.

Per non parlare del mito di Teseo e Arianna, o di Minosse, leggendario re di Creta. A differenza di come lo dipingono le fonti antiche e di come lo dipinge Virgilio, che lo pone nell’Ade come giudice dei morti, Dante lo rende una figura mostruosa, orribile e dal ringhio terrificante, che decide in quale luogo spedire i dannati, avvolgendoli con la sua diabolica coda tante volte quant’è il numero del girone scelto.

Questi, solo per citarvi alcuni accostamenti e alcune analisi presenti all’interno della mostra del MANN di Napoli.

La seconda sezione, I personaggi del mito e della storia,  è concepita come una galleria di ritratti di personaggi o immagini che Dante incrocia nel suo viaggio ultraterreno, suddivisi in cinque categorie: i mostri, gli dei, i personaggi storici, e gli scrittori.

E’ interessante riflettere su come Dante interpretava alcuni elementi dell’antichità, che ovviamente erano ampiamente rappresentati nell’arte e nell’archeologia, per lo più senza essere giunti mai all’occhio dell’Alighieri.

Marte, la dea Fortuna, le Arpie, guerrieri, tutto viene trasposto in una sorta di rappresentazione teatrale dell’antichità, che è la Commedia dantesca. Nella mia mente di visitatrice non ha tardato a presentarsi una riflessione: gli antichi rappresentavano gli eroi, anche nell’arte, come personaggi forti, dotati di ogni virtù, in grado di fare grandi cose.

Ne mettevano sicuramente in luce anche difetti e limiti umani, che tuttavia non li rendevano meno degni di celebrazione e venerazione. Marte rimaneva sempre Marte, la Fortuna, seppur cieca, era pur sempre il motore di ogni cosa.

Ma Dante, in quanto uomo del suo tempo proprio come tutti noi siamo figli del tempo in cui viviamo, sottopone tutto questo alla volontà di Dio. Ne preleva la forma e ne mantiene parte del significato – positivo o negativo – per raggiungere uno scopo diverso, per darne un fine ultimo da lui ritenuto più alto, quello dell’Assoluto.

Achille, Enea, Ulisse, vengono tutti rappresentati da un punto di vista che mai avrebbero preso in considerazione gli artisti dell’antichità. Anche perché, la Divina Commedia è lo specchio di quelle che nella prima metà del XIV secolo erano la conoscenza e la percezione che il letterato e gli uomini in generale avevano del mondo antico.

Era un mondo in cui Dante non aveva a disposizione un’ampia disponibilità di reperti archeologici, o comunque si utilizzava quel poco che c’era come materiale da costruzione o come oggetti da accumulare, non come fonte d’informazione. Non si era ancora arrivati all’illuminazione dell’Umanesimo.

Eppure, guardate fin dove è riuscito a spingersi un uomo del Medioevo. Guardate come è stato capace di rispettare profondamente chi è venuto prima di lui, le tradizioni di popoli pagani distanti dalla sua morale, per trarne comunque qualcosa di buono – o cattivo – utile all’insegnamento di un’eticità ormai perduta.

C’è sempre tanto da imparare, da Dante Alighieri. E grazie all’opportunità offerta dal MANN di Napoli, abbiamo sicuramente imparato qualcosa in più.

 

Tutte le foto sono state scattate da me per MyWhere

Michela Ludovici

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