ROMA – Fino al 26 giugno, prima che inizi la piena estate romana e prima che una delle esposizioni più attese in Italia volga al termine, è d’obbligo una tappa a Villa Caffarelli, dove ancora per poco saranno in mostra i Marmi Torlonia.
Dopo un lungo allontanamento dalle scene, ritornano a brillare davanti ai nostri occhi i pezzi della collezione Torlonia, in un percorso espositivo che giura di condurre il visitatore attraverso un viaggio nel tempo, un vero e proprio racconto a cuore aperto sulle vicissitudini della fortuna dei Torlonia, nonché di come hanno attirato a sé statue, sarcofagi, rilievi e busti dal valore inestimabile.
La mostra Marmi Torlonia. Collezionare Capolavori è un percorso espositivo strutturato in cinque tappe, il quale muove le fila riagganciandosi al Catalogo del Museo Torlonia del 1884-85, attraverso un allestimento che tenta di mettere in risalto lo splendore del bianco marmo da ogni sua angolazione, a volte con grande successo, a volte forse senza ottenere il massimo risultato in termini di contrasto cromatico.
L’attesa è stata lunga, altrettante le incertezze sulla partenza della mostra, fino al momento in cui i Marmi Torlonia sono finalmente tornati a splendere e ad essere fruibili a tutti, negli spazi recuperati e ristrutturati di Villa Caffarelli ai Musei Capitolini.
Un itinerario a ritroso, che attraversa gli eventi caratterizzanti di talune basi collezionistiche, congiuntesi nel tempo alla Collezione Torlonia; la mostra propone una parte di questa collezione, con novanta pezzi accuratamente selezionati.
Marmi Torlonia è il risultato di un processo decisionale e d’intesa consistente, fra il Mibact e la Fondazione Torlonia, supportato dal consistente sostegno di Bvlgari per ciò che concerne il restauro dei marmi esposti.
Una mostra, quella dei Marmi Torlonia, che stupisce per la particolarità del suo scopo comunicativo e per la messa in luce di un concetto d’arte differente dal nostro; epoche in cui gli scultori usavano integrare più parti provenienti da differenti sculture, con grande maestria; una mostra che vuole trasmetterci il senso antico del collezionismo, ma anche del restauro.
Villa Caffarelli, storia dello spazio che ospita i Marmi Torlonia
La storia di Villa Caffarelli prende avvio in era cinquecentesca dall’iniziativa di Giovanni Pietro I Caffarelli, valletto di Carlo V d’Asburgo che ottiene da quest’ultimo una lauda ricompensa per il suo servizio: una bella porzione di terreno posto sulla Rupe Tarpea, dopo il Palazzo dei Conservatori, un’area con vista panoramica dalla lunga storia. Si dice che proprio qui in antichità sorgesse il Tempio di Giove Ottimo Massimo.
La Villa fu caratterizzata da un lungo lavoro di edificazione e si basò sul ritrovamento e inglobamento di colonne antiche, fino alla conclusione dei lavori sotto la direzione del figlio di Giovanni, Ascanio Caffarelli. L’edificio che ora espone i Marmi Torlonia si estendeva su tre piani circondati da due giardini.
Villa Caffarelli ha ospitato nel 1823 l’ambasciata di Prussia e successivamente, nel 1829, ha visto stabilirvisi anche l’Istituto di corrispondenza archeologica. I prussiani dominarono la Villa in maniera preponderante, costruendovi un ospedale germanico e una biblioteca, estendendo nel tempo il loro predominio fino alla parte occidentale del colle.
Agli sgoccioli della Grande Guerra il Comune di Roma assorbì le proprietà prussiane, cosicché gli edifici che erano un tempo stati da loro istituiti divennero spazi espositivi per il Campidoglio. Palazzo Caffarelli venne in parte abbattuto e in un secondo tempo riedificato con alcune trasformazioni.
Le sfaccettate vicissitudini della Villa non finiscono qui: nel 1925 diventò sede del Museo Mussolini, il quale esponeva tutte le sculture rinvenute negli scavi effettuati in quel periodo. Dopo la seconda Guerra Mondiale, acquistò il nome di Museo Nuovo, ma qui s’interruppe la sua vita, per ben cinquant’anni.
Il museo torna oggi a vivere, dopo un restauro progettato per le sale del piano terra.
Posta dove un tempo vi era il Tempio di Giove Capitolino, la Villa che oggi ospita la mostra dei Marmi Torlonia non ha smesso di suscitare l’interesse degli esperti di settore, tanto che importanti studi ne hanno rinvenuto le fondazioni originarie e le hanno integrate nella muratura, rendendole individuabili.
La Collezione Torlonia
È proprio lei, quella che viene identificata come la più importante collezione privata di opere antiche al mondo: contiene una vastità di opere d’origine greca e romana abilmente acquisite dai Torlonia o recuperate durante scavi nei terreni di loro proprietà.
La prima tranche di acquisizioni ha inizio nel 1800 ed è quella relativa al patrimonio della collezione appartenente a Bartolomeo Cavaceppi, noto restauratore e scultore di opere classiche.
Già alla fine dell’Ottocento la collezione Torlonia vanta un immenso tesoro di marmi dal valore insuperabile, appunto, i Marmi Torlonia. Un fulcro di opere da collezione che adornavano le stanze delle residenze Torlonia e che ormai erano senza dubbio presenti in eccesso.
A questo punto, l’idea del Principe Alessandro Torlonia, mosso dalla brama e dalla passione verso il gusto classico e verso le opere degli autori antichi, divenne quella di attuare un progetto ambizioso ma lungimirante: quello di portare tutte le opere e gli arredi della collezione, tutti quei Marmi Torlonia di cui possiamo ora ammirare una parte, nel Museo Torlonia in via della Lungara.
Le opere arrivano così ad essere poste in un magazzino di via della Lungara, per essere catalogate e offerte alla vista del pubblico. Si apre così, una disposizione incredibile di statue antiche, le sculture, i rilievi, acquisiti dai predecessori del Principe, i quali non rinunciavano ad ornare le sfarzose ville, arricchendole di un piacere per il classico che portava avanti i vezzi tipici dell’aristocrazia romana.
Sfortunatamente, il museo non fu mai realizzato.
Dopo un’assenza dalle scene che si è prolungata un po’ troppo, la Collezione e i suoi Marmi Torlonia sono rimasti silenziosamente sospesi, in attesa sino ad oggi, consacrati eternamente come la più importante fra le meraviglie del collezionismo privato d’arte antica.
Un riassunto perfetto di quella manifestazione identificata con il gusto per la “riscoperta dell’antico”, la quale, in epoca rinascimentale, ha costituito a Roma il caposaldo del collezionismo d’arte classica.
Itinerario fra i Marmi Torlonia
Un viaggio nel tempo per una narrazione senza tempo, che guida il visitatore sala per sala inebriandolo di emozioni, negli spazi di Villa Caffarelli ricchi di una storia finalmente accessibile e fruibile. Novantasei opere fra le oltre seicento della collezione, novantasei Marmi Torlonia che donano una traccia generale della ricchezza e della vastità di una raccolta plasmatasi dal 1800 e sfortunatamente da quasi un secolo non più resa accessibile ai visitatori.
L’allestimento è stato accuratamente studiato e si ispira al Catalogo del Museo Torlonia del 1884/1885, propagandosi dalle basi della Villa ed estendendosi lungo secoli di storia. Parallelamente, di cruciale importanza sono stati gli interventi di restauro attuati sugli stessi Marmi Torlonia, riportati agli antichi splendori per comunicare agli occhi del pubblico un vero e proprio ritorno alla vita.
In apertura della visita troviamo l’unica opera in bronzo della collezione, un Germanico rinvenuto nel 1874, posto contestualmente a quella che è divenuta un po’ il simbolo della mostra sui Marmi Torlonia: una stupefacente galleria di busti imperiali, una vera e propria carrellata di ritratti dall’estremo realismo espressivo e dei particolari, posti in ordine cronologico. È possibile così, trovarsi tête a tête con gli imperatori romani, i quali sembra quasi ci stiano osservando e stiano per prendere la parola.
L’itinerario fra i Marmi Torlonia procede tra rilievi, Ninfe, Satiri, statue, gruppi scultorei e sarcofagi imponenti. Spicca in particolar modo Eirene e Ploutos (“Pace e Ricchezza”), la copia di un originale in bronzo, di Cefisodoto (370 a.C. circa), il padre di Prassitele.
Nucleo centrale dell’esposizione sono le due grandi raccolte risalenti al XVIII secolo: quella di Villa Albani e quella appartenuta a Bartolomeo Cavaceppi, a cui segue quella contenente gli antichi pezzi appartenuti a Vincenzo Giustiniani, raffinato e approfondito esperto d’arte autore di numerosi saggi scritti.
La sua testa in marmo bianco viene attribuita a Gian Lorenzo Bernini: è proprio lei, quella dell’imponente Statua di caprone, in cui l’animale pone le zampe distese e la testa leggermente flessa verso sinistra. Appare finemente sagomata da ciocche, elemento significativo che svela la firma del genio del Bernini.
Da non dimenticare, fra i tanti Marmi Torlonia in mostra, la Statuetta di Artemide Efesia del II d.C., ma anche il Rilievo con scena di bottega dello stesso anno, manufatto dagli eccellenti attributi, il quale fungeva da ornamento di un rilievo funerario intitolato ad una facoltosa dama, padrona di una macelleria; d’impatto stravagante è senz’altro il linguaggio utilizzato sull’opera, la quale mostra una donna abbigliata da raffinata signora greca, circondata tuttavia da carcasse di animali.
La visita termina con l’emozione finale, quella che apre alla vista dell’Esedra dei Musei Capitolini dove, in occasione dell’esposizione sono state poste le statue in bronzo che Sisto IV regalò al popolo romano nel 1471, una sorta di primitivo presupposto dell’istituzione dei Musei Capitolini, primo museo pubblico al mondo, avvenuta su decisione di Clemente XII nel 1733.
Non può mancare una capatina allo shop, dove, riportando alla propria mente quello che è stato per centotrentacinque anni l’unico immenso catalogo dell’ultima grande collezione principesca d’arte antica di Roma, è possibile sfogliare il volume edito da Electa, una sorta di libro della rinascita della collezione dei Marmi Torlonia, il quale ripercorre le tappe del viaggio che ha condotto le opere fino ad oggi.
Un capolavoro sopito per quasi un secolo, silenziosamente in attesa di tornare a splendere.
- Kenneth Branagh e il suo Belfast al cinema – 28 Febbraio 2022
- This is Us. L’adattamento italiano non riuscito – 27 Febbraio 2022
- Bizzarre e divertenti curiosità sul Carnevale che forse non conoscevamo – 25 Febbraio 2022