MANN: una meraviglia piena di meraviglie!

MANN: una meraviglia piena di meraviglie!

NAPOLI – Il MANN è sicuramente una delle meraviglie partenopee (e del mondo), non solo per la quantità e il valore delle sue collezioni di arte antica, ma anche per il sapiente e ben curato allestimento. Qui vi racconto la mia visita ed il mio stupore dinanzi a co tanta bellezza!

La storia del museo e delle sue collezioni risale al tempo del re Carlo III di Borbone, divenuto re di Napoli nel 1734, ma fu soprattutto sotto i suoi successori che le collezioni reali, distribuite fra Napoli, Roma e Parma vennero riunite in un unico luogo. Queste opere, insieme ai capolavori che tra il XVIII e il XIX secolo venivano scoperti a Pompei, Ercolano e Stabia, presero la via per questo museo che fu inaugurato nel 1816 con il nome “Museo Reale Borbonico”.

Dei vari direttori che ne furono a capo, fu Ettore Pais che all’inizio del ‘900 risistemò le collezioni secondo criteri moderni che ancora oggi sono alla base dell’allestimento del MANN.

Quando poi nel 1957 le collezioni di pittura vennero trasferite a Capodimonte, il museo fu definitivamente concepito come struttura per ospitare le collezioni reali ma più limitatamente al contesto archeologico partenopeo.

Ho scelto di iniziare la mia visita del MANN partendo dal piano interrato dove è raccolta la collezione egizia, seconda in Italia dopo quella di Torino (2500 oggetti dal periodo dinastico al quello bizantino!). I pezzi provengono da varie donazioni e/o acquisti, dei quali la parte più cospicua è quella del Cardinal Borghese. Dopo la prima interessante sezione dedicata ai reperti epigrafici sui più svariati argomenti riguardanti la vita pubblica e privata (Tavole di Eraclea, Meridiana di Stabia) delle aree della Magna Grecia e non solo, si passa alla sezione egizia vera e propria. Si tratta di ritrovamenti in varie città dell’Italia meridionale (Ercolano, Pompei, Benevento, Cuma, Locri)che testimoniano gli stretti legami tra la cultura romana e quella egizia soprattutto dal II secolo a.C. Muoversi in un mondo così vasto e articolato come quello egizio non è semplice, ma qui tutto è presentato in modo organico e chiaro, con continui pannelli didattico-descrittivi accanto a ogni argomento trattato, dalla mummificazione, ai rituali, alle statuette-ritratto, ai canopi, ai caratteri geroglifici etc. Ovviamente nella collezione sono presenti anche papiri, tra cui una nota a parte merita la cosiddetta Charta Borgiana, il primo papiro greco pubblicato in Italia.

Torno al piano terra del MANN dove, nel grandioso atrio riallestito nel 2009, domina imperiosa la Testa Carafa, spettacolare scultura di testa di cavallo, recentemente attribuita dalla critica a Donatello, dopo essere stata creduta per secolo un’opera dell’antichità. E le sculture antiche non mancano davvero, appena visitiamo le sale di tutta la parte destra del piano terra, occupata dalla mirabile Collezione Farnese. Ovunque volgi lo sguardo c’è un capolavoro visto tante volte su libri e manuali d’arte, e ora sono qui quasi uno a fianco all’altro, non sai da dove cominciare! Così passano in rassegna il gruppo de I Tirannicidi, la Venere Callipigia, Antinoo, il bicromo Apollo Citaredo, la copia del possente Ercole di Lisippo, fino ad arrivare alla sala del celeberrimoToro Farnese, una meravigliosa messa in scena marmorea che regna incontrastata nella sala, catalizzando lo sguardo del visitatore per la sua intricata e articolata composizione.

Testa Carafa
Testa Carafa

Segue poi il corridoio dei busti ritratto delle celebrità del mondo classico greco e romano: da Omero a quello di Giulio Cesare, dal pragmatico Vespasiano, all’energetico Caracalla, fino a quello più meditativo di Marco Aurelio, ripreso in varie età.

Ma la raccolta Farnese del MANN non finisce qui: non si può lasciare questa sezione del museo senza aver visto i tesori dell’arte glittica, che hanno come “top guest”la splendida Tazza Farnese.

Spostandoci nel cortile ci attendono in fila sotto il porticato diverse sculture greco-romane dell’area campana: anche qui siamo circondati da pregevoli copie di celeberrime opere della Grecia antica, come il Doriforo trovato a Pompei (riconosciuta come una delle copie migliori dall’originale in bronzo di Policleto). Ma quella che ruba la mia attenzione più di ogni altra è la Afrodite Sosandra! Mi devo sforzare a immaginare l’originale in bronzo, perché trovo che il bianco del marmo le dona molto conferendo appieno alla figura quei caratteri di essenzialità e solennità tipici dello Stile Severo.

Doriforo
Doriforo

Finita la visita alle sculture di area campana, mi dirigo al primo piano per vedere le pitture pompeiane, ma mi arresto subito al livello del mezzanino appena intravedo qualcosa di cui sono particolarmente appassionata: i mosaici. Sistemati dal 2001 come sezione a parte, la collezione musiva, per l’eccezionalità e la bellezza dei suoi reperti, occupa ben cinque stanze, considerata come una sorta di wunderkammer. Dal famoso pannello Cave canem alle nature morte e scene nilotiche, è tutto un girare gli occhi senza sapere dove scegliere di fermarli. Finché non si arriva al capolavoro della Battaglia di Isso l’ enorme mosaico (m 5,82×3,13) che decorava il peristilio della Casa del Fauno a Pompei. Un’opera che fa strabiliare non solo per la bellezza del disegno, ma anche per la tecnica usata, un opus vermiculatum le cui tessere non arrivano ai 2mm per lato!

Mosaico dalla Casa del Fauno
Mosaico dalla Casa del Fauno

Per un altro genere di….”stupore”, si può passare all’adiacente “Gabinetto segreto”, dove è raccolta una collezione di pitture, disegni, sculture di piccola e media grandezza di soggetto erotico. “Segrete” , appunto, perché ai tempi della loro scoperta queste opere destarono un certo imbarazzo causando non poche dispute per una adeguata collocazione, finché dal secondo dopoguerra restarono inaccessibili fino al 1967.

Dopo una veloce visita alle sale dedicate alla numismatica, arrivo al primo piano dove mi aspettano altre meraviglie, sistemate prevalentemente secondo criteri geografici. Comincio da quella proveniente dagli spettacolari scavi di Villa dei Papiri a Ercolano (il cui proprietario è ancora oggetto di dibattito fra gli storici), che nel XVIII secolo hanno riportato alla luce una numerosa quantità di sculture in bronzo e, in misura minore, anche in marmo, e oggi occupano ben 2 grandi sale e 2 minori del primo piano. Tra questi capolavori spiccano per la pregevole fattura i Corridori, Hermes a riposo , il Satiro dormiente mentre per la serie dei busti-ritratto con figure di filosofi, politici e altri personaggi famosi, è difficile scegliere dove soffermarsi, tanto sono espressivi e intensi! Tutti, senza eccezioni.

Passo nelle sezioni della parte opposta del MANN e dopo le sale che espongono ceramiche e quelle dedicate al culto di Iside a Pompei, arrivo nell’area dove è esposta una delle più notevoli collezioni di pitture murali al mondo: quelle provenienti dalle case vesuviane di Pompei, Ercolano e Stabia.

Dalla Villa di Arianna, alla Casa di Gavio Rufo, alla Casa di Meleagro etc., eccoci difronte alla storie dei miti più famosi come quello di Teseo e di Perseo, ma anche alle storie legate alla città di Troia, a personaggi greci e troiani, come Ifigenia, Paride, Enea. Tutto il mondo della mitologia viene dispiegato con splendide gamme di colori nei riquadri del III e IV stile delle pareti. Non sempre gli artisti raggiungono livelli eccelsi nel disegno, ma in tutte le immagini si trova un grande senso narrativo e un bel tono cromatico.

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E se per i più eruditi questo è evidente, per chi non è un “addetto ai lavori” vengono in aiuto i vari pannelli descrittivi posti di volta in volta vicino alle opere, che descrivono e spiegano i contenuti dei dipinti e lo sviluppo dello stile pittorico.

E a corollario di tutte queste pitture, i cui meravigliosi rossi, neri, azzurri, ocra e verdi fanno a gara per contendersi l’attenzione dello spettatore, non poteva mancare la ricostruzione del sito più famoso di questi ritrovamenti: il modellino di Pompei. Collocato a parte in una grande stanza, è sapientemente riprodotto con scala 1:100, con dovizie di particolari modellati e dipinti per ogni abitazione o edificio. Veramente incredibile!

L’ora di pranzo è già passata da un pezzo, ma l’entusiasmo di aver visto tante cose belle non mi fanno neanche sentire al momento né la fame né la stanchezza delle gambe (perché un museo del genere non è possibile visitarlo in poco tempo). Se pianificate una visita al MANN ed ai musei di questa bellissima città non perdetevi l’occasione di alloggiare nel cuore del centro storico, nel bellissimo Palazzo Caracciolo che con il suo sapore antico vi farà immergere nella Napoli tradizionale e contemporanea.

Se invece, mentre passeggiate per la via dei Musei, siete alla ricerca di scorci suggestivi da vedere e fotografare, vi suggeriamo di attraversare la città servendovi della metropolitana e sostando nelle varie fermate dell’arte. È un’esperienza unica al mondo, che potete fare solo a Napoli!

Io intanto riprendo il mio cammino. Fuori c’è uno splendido sole e mi aspettano ancora altre meraviglie, ma il profumo delle varie pizzerie mi rapisce come il richiamo del sibilla….cedo e, eccomi qua, seduta a gustare un bel pezzo di pizza!

MANN Museo Archeologico Nazionale di Napoli

Piazza Museo 19 – Napoli

https://www.museoarcheologiconapoli.it/it/

 

Giuliana D'Urso

2 Responses to "MANN: una meraviglia piena di meraviglie!"

  1. Anna Billi   21 Ottobre 2017 at 13:36

    Confesso la mia ignoranza,non sapevo che il Mann fosse lo scrigno di tante bellezze. Articolo interessante ed esaustivo,scritto da una mano entusiasta. Fa proprio venire la voglia di prendere un treno e venire a visitarlo.

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  2. Pingback: Riscoprire Gli Etruschi e il MANN al tempo del Coronavirus - Formiche.net

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