Il gioiello e la rosa: intervista per ripercorrere la simbologia di questo fiore nella storia del gioiello

Il gioiello e la rosa: intervista per ripercorrere la simbologia di questo fiore nella storia del gioiello

MONDO – Maggio. Il mese delle rose. Il mese nel quale Angelo Poliziano ambienta la celebre Ballata delle Rose dove una giovane donna racconta alle amiche di essersi trovata in un meraviglioso giardino pieno di rose, il cui profumo e bellezza inebrianti sono un invito a godere appieno dell’amore e della gioventù prima che queste svaniscano. La rosa, anche nel gioiello, a partire dalla Mesopotamia, è stata veicolo di simboli, portavoce di significati storici, protagonista di meravigliosi gioielli iconici ed ancora oggi è interprete della ricerca di designers contemporanei. Nell’intervista a Bianca Cappello, storica e critica del gioiello, ripercorriamo la simbologia di questo fiore lungo il corso della storia.

Il gioiello e la rosa
Ritratto di Sir Thomas More, di Hans Holbein il Giovane 1527

Quando compaiono le prime rose nel gioiello?

La Natura è stata la prima fonte di ispirazione del gioiello e, fino dagli albori dell’oreficeria, foglie e fiori compaiono in modo importante nei gioielli. La forma radiale del fiore è anche un diretto richiamo all’ancestrale sintetizzazione dell’astro solare e della luce e forse è anche per questo che i fiori sono uno dei soggetti preferiti nell’oreficeria di tutti i tempi. Per via della forte astrazione non è dato sapere se i primi fiori rappresentati fossero esattamente rose, sicuramente però le rose selvatiche sono autoctone sia nel Mediterraneo che in Asia, culla della civiltà. Le prime rappresentazioni di fiori nei gioielli le troviamo a partire dal XXV secolo a.C. e chissà se non avessero in mente le rose; “Io sono la rosa di Saron” si legge nel Cantico dei Cantici, un sublime componimento ebraico composto intorno a X secolo a. C mettendo assieme poesie e testi sacri dell’Antica Mesopotamia.

Di che tipologia di rose si trattava?

La rappresentazione della rosa nel gioiello seguiva la flora presente nel luogo in cui venivano realizzati gli ornamenti. Nel bacino del Mediterraneo le rose rappresentate nel gioiello erano le rose canine, caratterizzate da cinque petali. In Asia, in particolare nella regione del Caucaso, erano rose damascene o di Damasco, rose caratterizzate da molti più petali rispetto alla rosa canina.

Qual è stata la simbologia della rosa nel gioiello nel corso del tempo?

Nella cultura del Mediterraneo sono presenti le rose già a partire dall’Antica Grecia. Pensiamo ai diademi dedicati ad Hera. A questo proposito, uno dei più meravigliosi rinvenuti è il Diadema Aureo, un diadema che, probabilmente incoronava la statua della dea e che presenta rami e foglie con bacche di rosa intrecciati, completamente realizzati in oro. Oggi questo pezzo fa parte del “tesoro di Hera” e lo si può ammirare all’interno del Museo Archeologico Nazionale di Crotone. Durante questo periodo, tra il VI ed il IV secolo a.c. la rosa, non è soltanto stata affiancata ad Hera, simbolo dell’amore generativo, ma anche a Venere, simbolo dell’Amore istintivo suscitato dalla Bellezza. Nel X libro delle Metamorfosi, il poeta latino Ovidio, narra il mito di Venere e Adone. Secondo una versione di questo mito, Venere è intenta a togliersi la spina di una rosa dal piede quando vede Adone e se ne innamora perdutamente.

La rosa diventa quindi il simbolo di un amore scatenante. Anche nel Barocco e nel Manierismo ritroviamo questa interpretazione della rosa. Giovan Battista Marino, poeta e letterato napoletano del XVI secolo scrive: “Rosa, riso d’amor, del ciel fattura” ricollegandosi proprio a Venere e alla simbologia collegata con il mito greco. In epoca Etrusca la forte influenza culturale greca si manifesta anche attraverso i decori floreali dei frontoni dei templi che presentano anche rose, simbolo di forza vitale e di amore. A partire dal Medioevo poi, era consuetudine da parte del Papa regalare una rosa d’oro ad una personalità importante che si era distinta per la sua cristianità. Una molto bella si trova a Siena, disegnata da Gian Lorenzo Bernini, ma a partire dal mille fino al XIX secolo se ne trovano numerosissime in tutto il mondo cristiano. Nel Medioevo, la rosa presenta una duplice simbologia: da una parte simbolo di amore passionale, dall’altra simbolo di amore spirituale. Nella letteratura cristiana si tramanda che nel Paradiso Terrestre vi fossero bellissime rose senza spine ma che a seguito della disubbidienza di Adamo ed Eva e alla loro cacciata, Dio mise le spine alle rose per ricordare loro in eterno cosa avevano perso e che da quel momento non ci sarebbe stato godimento senza sofferenza o pericolo. Per questo sempre nella religione cristiana la Vergine Maria che ha concepito Gesù senza macchiarsi del peccato originale è chiamata “rosa senza spine”.

La rosa, come uno dei fiori simbolo della Madonna, viene direttamente trasferito nel gioiello attraverso il rosario. I rosari più antichi venivano infatti realizzati con il legno di rosa proprio per questa simbologia. Nella poesia cortese francese, ad esempio nel Roman de La Rose scritto nel XIII secolo, vediamo invece l’aspetto più “profano” della rosa. Cogliere “la rosa del giardino” significa godere in pieno dell’amore di una dama e spesso le scene d’amore si svolgono in giardini chiusi, segreti, recintati. Durante il Rinascimento, la Natura viene filtrata dalla razionalità ma talvolta si possono riconoscere delle forme che possono assomigliare alla rosa e ai suoi petali. In Inghilterra tra il 1455 ed il 1485, assistiamo ad una sanguinosa guerra civile che vede come protagonisti due famiglie avversarie, gli York, rappresentati dalla rosa bianca ed i Lancaster, rappresentati dalla rosa rossa. Quando sale al trono Enrico VII, pone fine all’odio tra le due famiglie. Ritroviamo infatti in molti ritratti, Enrico VII rappresentato con le rose in mano. Da questo momento anche nella gioielleria di corte inglese compare la rosa in oro e smaltata di rosso all’esterno e di bianco all’interno, in simbolo di unione. Emblematico è il collare cerimoniale indossato da Sir Thomas More nel ritratto realizzato da Hans Holbein il Giovane e che ha come pendente una gigantesca rosa d’oro. Nel corso del ‘500 viene creata in Olanda, la Rosa Centifolia.

La Rosa nell'arte
Alma Tadema e i pittori 800 inglese Collezione Pérez Simon foto MyWhere

Questa rosa, caratterizzata da molti petali ha avviato un corposo interesse verso la rosa e le sue ibridazioni. Questa rosa è stata poi ripresa dai maestri orafi del ‘700 e dell’ ’800 con spille che rappresentano la rosa Centifolia in pavé di diamanti, dando un senso di numerosità dei petali attraverso la moltitudine di gemme incassate. I gioielli in questo periodo rispecchiano infatti lo sfarzo e la potenza di paesi come l’Olanda, l’Inghilterra, La Spagna e la Francia che avevano numerose colonie in Asia, Africa e India, proprio dove venivano estratti i diamanti e le pietre preziose. In questo periodo i colori dei gioielli che rappresentano la rosa e non solo, vengono ricreati con accostamento di pietre preziose.

Il gioiello e la rosa foto Mywhere
La Rosa protagonista nella natura morta alla Reggia di Caserta, esemplare unico dell’architettura del ‘700

Durante il Romanticismo, la rosa raggiunge il suo massimo exploit essendo particolarmente amata dalla Regina Vittoria d’Inghilterra e sia nella versione ibrida sia nella versione selvatica diventa uno dei soggetti preferiti delle sontuose tiare in diamanti dell’Ottocento e della Belle Epoque. Arrivando al ‘900, il mondo della natura diviene un importante oggetto di studio e di divulgazione scientifica.

 

foto Mywhere la rosa nell arte Art Nouveau Mucha
Il Museo Mucha dedicato alla vita e all’opera di Alfons Mucha, l’esponente di fama mondiale dello stile Art Nouveau a Praga. foto Mywhere

L’Art Nouveau, particolarmente ispirato dalla cultura dell’estremo oriente, vede protagonisti gli iris, le passiflore, le orchidee, le camelie, i crisantemi ma anche la rosa, proprio per la simbologia di cui si è caricata nel corso dei secoli, ha uno spazio importante. A questo proposito, nel 1909 René Lalique realizza una iconica spilla/pendente “The Kiss” realizzato con un cammeo in vetro fuso bianco traslucido rappresentante i volti di profilo di due giovani amanti incoronati da ghirlande di rose, che si stanno per baciare. La cornice del cammeo è in argento a forma di ramo di rose senza fiori con sole spine. Questo pezzo diventa emblematico della complessità del rapporto tra uomo e donna e dei rapporti amorosi, allusione al piacere ma anche alla sofferenza e al dolore. La donna infatti, a partire dall’inizio del ‘900 diviene sempre più emancipata. Consapevole, anche, della sua sensualità. L’uomo che avverte questo cambiamento inizia a guardare la donna con occhi diversi. In questi anni la rosa è un elemento decorativo ricorrente nell’arte della Secessione Viennese, nello Jugendstil tedesco e nord europeo e anche in Inghilterra ed in Scozia con il Glasgow Movement. Qui la forma della rosa viene massimamente astratta fino a divenire una cifra decorativa quasi onnipresente soprattutto nelle opere di Charles Rennie Mackintosh.

Nel corso del ‘900 la ritroviamo in tutta l’alta gioielleria da Cartier a Boucheron, a Mellerio a Van Cleef & Arpels a Chaumet, solo per fare qualche nome. Con l’arrivo del tailleur, le donne iniziano a sfoggiare spille spesso floreali anche a forma di rosa. A partire dagli anni ’90 uno dei trend nel settore è quello di realizzare gioielli con l’utilizzo di elementi naturali come rametti, fiori e rose che, dorati in galvanica, diventano bracciali e spille. Nel gioiello contemporaneo di ricerca ritroviamo la rosa non solo come simbolo di Bellezza ma anche di Dolore per le sue spine, volendo in questo fiore vedere la dualità tra Bene e Male.

collezione CANTO PER UNA ROSA di Simona Rinciari

A questo proposito, l’artista del gioiello Simona Rinciari, ha recentemente realizzato una collezione (qui in foto) interamente dedicata alla rosa proprio seguendo questo suo aspetto di Bellezza, Dolore e Fragilità, utilizzando parti di rosa trattate con procedimento segreto ed elementi in oro e in argento.

Grazie a Bianca Cappello, per averci accompagnato in questo spaccato storico riguardante la rosa nel gioiello. Ancora una volta il gioiello materializza la stretta connessione con l’evoluzione della storia e della vita dell’uomo.

Laura Inghirami

6 Responses to "Il gioiello e la rosa: intervista per ripercorrere la simbologia di questo fiore nella storia del gioiello"

  1. Letizia   14 Maggio 2020 at 10:38

    Postato oggi sulla pagina Facebook del Museo del Bijou. Brave, Laura e Bianca!! Grazie <3

    Rispondi
  2. Lamberto Cantoni
    Lamberto   22 Maggio 2020 at 07:26

    Aldilà della simbologia della rosa, giustamente segnalata nell’articolo di Laura, ho sempre pensato che utilizzare la sua forma donasse al gioiello una proprietà sinestetica interessante. Voglio dire che, in un certo senso, a livello di ricezione, l’immagine mentale della rosa può evocarne la sua qualità più ineffabile cioè il “profumo”. Il “gioiello profumato” mi pare che possa offrire all’artefatto un posizionamento percettivo del tutto particolare, meno decorativo, più intimo.

    Rispondi
  3. Cinzia   22 Maggio 2020 at 15:21

    Bellissimo ricordare oggi, con Santa Rita, quanto La Rosa sia importante e farlo con quello che scrivi qui “La rosa, come uno dei fiori simbolo della Madonna, viene direttamente trasferito nel gioiello attraverso il rosario. I rosari più antichi venivano infatti realizzati con il legno di rosa proprio per questa simbologia”

    Rispondi
  4. Rosanna   22 Maggio 2020 at 15:25

    Non conoscevo l’artista del gioiello Simona Rinciari, e l’ho cercata su web dove ho trovato un altro bellissimo articolo di Repubblica che raccontava la sua maestria. Grazie MyWhere di offrire sempre spunti interessanti

    Rispondi
  5. Simona   22 Maggio 2020 at 15:27

    Devo essere sincera, mi aspettavo più foto di gioielli con rose. Anche perché ne esistono tantissimi. Ad esempio quello con i gioielli con il cuore era un articolo molto più ricco…

    Rispondi
  6. Antonio Bramclet
    Antonio   27 Maggio 2020 at 15:28

    Non nego il fascino delle rose di Simona Rinciari, ma a me sembrano gioielli tristi, melanconici. Può darsi che dal vivo cambino. Ma visti in fotografia non li consiglierei mai a donne inclini alla depressione.

    Rispondi

Leave a Reply

Your email address will not be published.