Intervista visionaria a Mick Odelli: “Io, YouTube, la Mindfulness e le neuroscienze”

Intervista visionaria a Mick Odelli: “Io, YouTube, la Mindfulness e le neuroscienze”

ITALIA – L’experience Designer ripercorre con noi la sua carriera. Con lui parliamo di YouTube, di Mindfullness, di neuroscienze, di Memorabile e molto altro. 

Come si fa a definire Mick Odelli? Creativo? Certo. Storyteller? Pure. Punto di riferimento nel campo delle installazioni artistiche immersive? Conoscitore estremo delle neuroscienze? Non c’è dubbio. YouTuber? Sarebbe riduttivo, anche se il suo canale JustMick100 mila iscritti e milioni di visualizzazioni totali – è un vero e proprio “caso” della rete e ogni giorno o quasi, ispira migliaia di persone.

La verità è che Mick Odelli è un visionario, un curioso in costante aggiornamento e il suo auto-appellativo – Experience Designer – spiega perfettamente la sua essenza.

Conobbi la sua arte nel 2019, mentre guardavo video a caso su YouTube. Mi capitò di imbattermi in un’installazione sensoriale. Si chiamava Sync ed era stata presentata alla White Fashion Week di Milano. Portava appunto la  firma di Mick e quasi mi commosse. Non era uno spot classico e anche un po’ ipocrita del mondo della moda sulla sostenibilità (il fashion, dopo il petrolio è l’industria che più di tutte danneggia l’ambiente)  ma era un insieme potente di emozioni, immersività e soluzioni concrete.

Per conoscere la storia del fondatore di Drawlight – punto di riferimento nella creazione di installazioni artistiche e dei media immersivi customizzabili – sono andato ad intervistarlo. Con Mick abbiamo ripercorso la sua particolare carriera all’insegna dell’innovazione. Con Mick abbiamo parlato di Mindfulness, di Drawlight, del suo canale YouTube, del rapporto (unico) con la sua community e di Memorabile, il suo nuovo percorso che ci conduce, come se fosse un viaggio, alla scoperta dell’interazione umana completa.

Ciao Mick, è un piacere averti tra le righe di MyWhere. Come definiresti il canale JustMick a chi non lo conosce?

Ciao a tutti, è un piacere! Sul mio canale parlo di consapevolezza e di conoscenza di se stessi attraverso le neuroscienze, lo storytelling e l’interazione tra esseri umani. Pongo domande a me stesso, si potrebbe dire che JustMick è un self-help per me: mi aiuto condividendo i miei pensieri e i miei interrogativi, per scoprire costantemente che tante persone si pongono le stesse domande. In fondo, credo che sia per questo che il canale generi così interesse, perché tratta di temi su cui rimuginiamo tantissimo e lo facciamo insieme, per ritrovarci certo, ma anche per renderci conto che siamo tutti uguali.

Cosa ti ha spinto ad aprire il canale JustMick? 

Da un po’ di anni facevo lo speaker, parlavo sui palchi e prendevo parte a incontri e conferenze da più di 100 persone. Tutto questo aveva dei limiti, almeno per come sono fatto: non avevo modo di rimanere collegato con queste persone, magari qualcuno poteva diventare un mio cliente spinto dal fascino dell’aspetto neuroscientifico e della sensorialità, ma non potevo rimanere connesso con tutti. Quindi, un po’ per necessità e un po’ perché mi accorgevo che queste tematiche affascinavano sempre di più e non c’erano molti esperti in grado di parlarne in rete, ho deciso di aprire JustMick.

E il successo non ha tardato ad arrivare…

JustMick mi è letteralmente esploso dalle mani. Nel giro di un anno, nel 2019, è passato da 0 a 100 mila iscritti. Le persone volevano che si parlasse di questi contenuti e volevano condividerli in una community. Ricordo che in quel periodo si diceva che YouTube fosse saturo oppure che per avere successo fosse obbligatorio generare un contenuto al giorno per far felice l’algoritmo. Io a queste cose non ho mai pensato, anzi, quando mi capita attraverso le mie consulenze, ai miei clienti dico sempre: dimenticate gli algoritmi, cercate di focalizzarvi su quello che producete e sulla sua unicità. L’audience non deve essere un’ossessione, può arrivare dopo un giorno o dopo 3 anni. La qualità e l’unicità, scusate se mi ripeto, sono indipendenti da tutto, sono caratteristiche immutabili e fondamentali per ogni progetto.

Ci racconti la storia di DrawLight, il tuo studio immersivo?

E’ un’attività che va avanti da 12 anni. Siamo partiti creando arti visive per primi o quasi, proponendo installazioni che la gente poteva apprezzare o meno, sempre però a livello soggettivo. Col tempo, lavorando sempre più con clienti che avevano bisogno di oggettività, mi sono detto: come possiamo passare dal creare qualcosa di bello – concetto totalmente soggettivo – a creare qualcosa che provochi un certo effetto o risultato? Dovevamo cambiare focus, e per farlo, ci siamo orientati su varie tecnologie.

Cioè?

La nostra forza è stata quella di non limitarci a proporre installazioni sugli edifici, bensì continuare a sperimentare il nuovo, il diverso; penso ad esempio alla realtà aumentata o a quella virtuale, o ancora agli ologrammi. Sperimentavamo però sempre con un obiettivo: capire cosa provocassero nelle persone.

Mick Odelli
Inaugurazione del Melinda Golden Theatre. L’esperienza immersiva creata da ©️DrawLight

In poche parole, come funziona il nostro cervello?

Siamo passati da voler provocare wow effect ad emozionare le persone e a cambiargli lo stato d’animo attraverso le nostre opere. Il nostro obiettivo era rispondere ad un’unica domanda: come facciamo a cogliere l’attenzione della gente, a farla rallentare e distrarre dalla loro routine e dalla tecnologia? Era il 2016 e a DrawLight, iniziammo a focalizzarci sugli stati d’animo, inserendo l’elemento neuroscientifico, non il classico neuromarketing e non me ne voglia nessuno, bensì fornendoci del supporto di una ricercatrice di neuroscienze con la quale collaboro tutt’oggi. In sostanza, come funzioniamo? Come si passa da uno stato d’animo all’altro? E come si spingono le persone a voler esplorare i nostri percorsi?

Trovo molto interessante il concetto di rallentare le persone da una realtà frenetica e ipertecnologica.

Sì, è sicuramente uno dei nostri elementi chiave. Abbiamo sviluppato percorsi che spingessero le persone ad orientarsi, a uscire dalla zona di comfort. È stato divertente per noi  e per loro, anche perché se ci pensi, i nostri percorsi ricordano un po’ i viaggi dell’eroe, nei film e nei libri.

In che senso?

Prima facciamo in modo che le persone si trovino in una situazione dove si possano identificare, poi le facciamo “cadere” in una sorta di disequilibrio leggero, in modo che si debbano concentrare sulla situazione. A questo punto le persone sono catturate e quindi diventano coinvolte ed attive, diventano gli eroi del proprio viaggio. Saranno loro a voler passare all’ambiente successivo, a volerne sapere di più, non sarai tu spingerle a farlo. Insomma, il concetto è di attrarre, non spingere ed è un principio particolare, un risultato che quando riesci ad ottenere hai fatto bingo: hai raggiunto la motivazione intrinseca – come si dice nel campo delle neuroscienze – un elemento chiave della comunicazione, a tutti i livelli.

Mick Odelli

Beh, in questo senso, non posso non chiederti qualcosa su Memorabile, il tuo nuovo videocorso, un viaggio che ci insegna come creare un’esperienza umana completa.

Assolutamente sì, Memorabile è un viaggio che si fa assieme, dove si scoprono tutte le sfaccettature di un’interazione tra 2 o più esseri umani. Da una parte, ci focalizziamo sul comprendere la consapevolezza di cosa creiamo quando interagiamo con gli altri esseri umani, dall’altra, cerchiamo di capire come fare per estendere al massimo le capacità che abbiamo di esprimerci con il prossimo. Non è un percorso superficiale, tutt’altro, ci vuole molta consapevolezza di sé ed empatia.

Viviamo in un mondo in cui ci dicono che il contenuto è re – “content is king” – io però vado controcorrente: il contenuto conta, è il principio attivo di tutto quello che crei ma a fare la differenza è come lo impacchetti. Quest’ultimo aspetto, per me, vale il 70% della comunicazione.

E come possiamo fare per impacchettare al meglio il nostro contenuto?

Bisogna cercare di attirare l’attenzione, creando un’esperienza sensoriale per fare in modo che quel contenuto coinvolga e crei lo stato d’animo giusto nell’interlocutore. Per riuscirci occorre capire quali siano gli stati mentali delle persone, è inevitabile. Si chiama strategia empatica.

Mick Odelli

D’accordo, ma come fai a stuzzicarli?

Soprattutto utilizzando la macchina corpo. Spesso, per colpire una persona, pensiamo alle parole più belle e impattanti possibili, trascurando l’aspetto sensoriale e il contesti che sono in realtà fattori fondamentali.

Sono elementi che trovano una risposta dal punto di vista neuroscientifico perché di fatto Memorabile – che ragiona proprio su come essere memorabili – ragiona su come funziona la memoria, quindi su una serie di elementi che ci portano a ricordare le cose a lungo termine. Io non faccio altro che elencarli e spiegare come si fa ad attivarli utilizzando tecniche di storytelling, comunicazione, persuasione, addirittura di seduzione.

Negli scorsi mesi abbiamo dedicato numerosi articoli alla Mindfulness e lo stesso hai fatto anche tu sul tuo bellissimo canale.

Il mio obiettivo per quanto riguarda la Mindfulness è quello di spiegare come funzioni realmente. Spesso pensiamo che questa pratica si consumi imitando il classico monaco tibetano che vive nel presente, ma qui siamo in Occidente e le cose vanno sempre contestualizzate. È per questo che spiego sempre che la Mindfulness non è “tu nel qui ed ora” ma è un esercizio continuo, un po’ come la palestra, che ha come obiettivo quello di riportarsi nel “qui”.

Il cervello è un muscolo, funziona come un bicipite, ovviamente con le dovute differenze. Deve creare continue connessioni neurali. Man mano che pratichi la Mindfulness la tua mente va per la tangente e inizia ad elaborare pensieri vari. È chiaro quindi che più tu non sei capace di stare nel “qui ed ora” più sarai portato a fare un esercizio che riporti nel “qui ed ora”.

Quindi, più la mente viaggia più ho la possibilità di abituarla a riportarsi nel presente, a portarsi nel focus.

Quali vantaggi offre questa pratica?

I vantaggi sono tanti: imparare ad avere focus nelle cose, in un periodo in cui siamo iperstimolati dalla tecnologia che continua a portarci “fuori” da quello che stiamo facendo.

Questo poi è un tema che mi tocca direttamente. Io tendo ad essere una persona molto mentale e quando conosco persone tendo più a parlare e ad argomentare che a concentrarmi sull’aspetto sensoriale. In quarantena questa tendenza è aumentata per tutti, essendo vietati i contatti, e abbiamo riflettuto molto di più su noi stessi arrovellandoci spesso nei nostri pensieri. Ci siamo dimenticati ancora di più che per l’uomo, l’elemento animale è fondamentale e la connessione sensoriale  – dal tatto al gusto, dagli odori all’ascolto – non va mai sottovalutata. Anche in questo senso la Mindfulness è utilissima perché ci aiuta ad usare i nostri sensi e a sentire noi stessi nel modo più completo possibile.

Qual è il tuo video che ha riscontrato maggior successo? 

Grazie per la domanda, mi fa piacere rispondere! Il video che ha ottenuto più interazioni  è senza dubbio quello legato alla Mindfulness in cui spiego in maniera “occidentale” e semplice cosa sia. Spiego quanto in verità appartiene a tutti noi e quanto sia qualcosa che puoi praticare in qualunque momento, basta pensare a quello che stai facendo mentre mangi, cammini e continuare a fare esercizio di riportarti nel presente. Ha avuto grande riscontro sia da psicologi che da ragazzi che si approcciano a questo mondo.

E quello a cui sei più legato?

È dura rispondere ma ne dico due: il primo è quello sulla Dissoluzione dell’Ego che spiega cos’è l’ego e come possiamo scioglierlo per tornare ad essere curiosi e senza pregiudizi. È un elogio all’essere umano.

Il secondo è “Sei Solo”, video che analizza il concetto di solitudine e che sottolinea non solo quanto sia comune questo sentimento al contrario di quello che si pensa, ma anche quanto la solitudine possa essere un punto di forza per capire sé stessi. Se sai gestirla non ti circonderai mai di relazioni superficiali che fungeranno solo da sottofondo nella tua vita. E, se sai gestirla, ti contornerai solo di amicizie e legami veri.

Insomma, siamo soli, ma lo siamo tutti assieme.

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Paolo Riggio

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