Incontri d’arte: Dipingere lo stupore di Concetta Resta

Incontri d’arte: Dipingere lo stupore di Concetta Resta

SPOLETO – Nell’ambito della 66° edizione del Festival dei due mondi, Spoleto si veste di arte. Pullulano infatti le iniziative a favore della promozione di artisti contemporanei. Abbiamo avuto l’occasione di incontrare ed intervistare una delle artiste coinvolte, l’architetto Concetta Resta a cui abbiamo rivolto alcune domande.

Concetta Resta insieme alla Prof.ssa Cencetti nell’ambito di Incontri d’Arte

L’architetto è una delle pittrici coinvolte nel progetto annuale della galleria La Bottega dell’Arte che ogni anno presenta una collettiva di artisti che espongono le  proprie opere pittoriche e scultoree.

La  sua personale di pittura ha un titolo suggestivo, Dipingere lo stupore e come sottotitolo Città. Ci spieghi meglio.

Questo fa parte di un progetto che ho. Ho voluto rivedere, a partire dal 2011 che è una data significativa per me per motivi personali, i quadri che ho fatto fino ad oggi e mi sono resa conto che, in realtà, io negli anni ho dipinto in maniera diversa anche con diverse  tecniche che ho voluto sperimentare, però la costante è proprio lo stupore che io provo di fronte a un paesaggio, un cielo, una strada o una fuga prospettica anche un’ombra mi crea stupore e quindi dipingere lo stupore  è il leitmotiv del progetto che ho,  dividendo per gli  argomenti affrontati dal 2011 ad oggi. Città, Luci e Ombre, il Viaggio e poi ci saranno Finestre, Alberi e le Case in cui  ho abitato.

Lei è anche architetto, immagino che il tema della città sia legato anche a questo.

Il fatto che Città faccia pensare al mio essere architetto e dico questo perché io sono architetto, non è che lo faccio così mi sento, può essere sicuramente una coincidenza non casuale, però involontaria nel senso che probabilmente l’occhio che professionalmente uso anche nell’ambito artistico influisce in questo senso. Nello specifico delle città sorprende anche me perché in realtà la vita in città a me pesa. Io amo la vita all’aria aperta, nella natura. E’ un voler scoprire anche nella città lo stupore.

Come è stato sottolineato in occasione del vernissage dalla Professoressa Francesca Cencetti, ciò che colpisce nei dipinti è l’assenza di figure umane. E’ una scelta  artistica di base o è stata dettata da circostanze particolari? Non posso fare a meno di notare che nel corso degli ultimi anni a causa della pandemia abbiamo visto gli spazi urbani svuotati dalle persone e questo fatto ci ha rivelato un aspetto nuovo e imprevisto.

Devo ammettere che durante la pandemia non ho sofferto particolarmente l’assenza delle persone come incontri di strada, per il motivo che dicevo prima io osservo gli spazi più che le persone. Spazi chiusi e aperti. Devo dire che ho anche in mente un progetto sulle figure.

Prossimi progetti?

Voglio sviluppare i temi sulla città, sulle ombre, sulle finestre, sulle case, sulle figure. Voglio sentirmi libera di farlo avendo sperimentato dal figurativo all’astratto. Mi dico che astraggo il figurativo. Infatti un’altra serie di opere che ho realizzato si chiama archisie che sono architetture fantastiche. Anche nel paesaggio io ne astraggo le linee, le ombre, i colori cerco il senso e mi faccio stupire dal senso delle cose.

Anna Maria Di Francesco
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