Bertozzi e Casoni, alchimisti contemporanei

Bertozzi e Casoni, alchimisti contemporanei

IMOLA – Fino al 18 febbraio 2024 c’è la mostra di Bertozzi e Casoni a Palazzo Tozzoni. Un’occasione unica per ammirare l’opera di due grandi artisti.

Bertozzi e Casoni sono due artisti iconici. Ecco dunque un’ avvertenza per il lettore:

questo sarà un articolo pieno di superlativi, perché non ho trovato modo più adatto per descrivere l’arte di Bertozzi e Casoni, eccezionali alchimisti contemporanei.

 

E’ del poeta il fin la meraviglia!

Niente di più vero ancora e sempre. L’attenzione deve essere catturata, l‘emozione accesa, la fantasia scossa.anche noi, moderni internauti, lo sperimentiamo costantemente, sempre bersagliati come siamo da immagini e situazioni estreme.

Il famoso duo artistico romagnolo Bertozzi e Casoni è maestro egregio nell’arte difficile dello stupore.

Il loro mondo è fatto di forti contrasti e di cortocircuiti visivi, di inganni del reale che superano la fantasia e che, a seconda, divertono, spiazzano, meravigliano, disturbano, aprono gli occhi e la mente. Inducono libertà di pensiero. E l’ironia è l’ingrediente che fa lievitare il tutto”.

(Claudia Pedrini Del Monte Casoni)

di Bertozzi e Casoni

La Mostra

L’occasione per ammirarli sta nella grande mostra sviluppata in tre sedi che la città di Imola dedica loro fino al 18 febbraio 2024.

La ceramica è il loro fondamento, il materiale più versatile che ci sia; tant’è vero che fin dalla notte dei tempi e in ogni parte del globo l’uomo si è dedicato alla produzione di oggetti in terracotta, utensili e sculture. Non a caso è proprio con l’argilla che il Divin Creatore stesso crea addirittura l’Uomo. Bertozzi e Casoni sanno profittare della malleabilità assoluta di questo elementoche permette la mimesi perfetta e con tecniche raffinatissime ottengono prestazioni plastiche spettacolari e spericolate. Sotto le loro mani la proteiforme ceramica muta aspetto riuscendo ad assumere forme più diverse e strabilianti, imitando la natura, vegetale e animale, oltre agli oggetti industriali soprattutto nel loro degrado.

Per Morandi, 2020 (part) ceramica policroma, Foto Nazario Spadoni

Fin dagli anni ottanta Bertozzi e Casoni vivono una lunga e fruttuosa esperienza nella manifattura ceramica: gli oggetti prodotti allora, molti dei quali esposti ora al Museo di San Domenico, sprigionano una gioiosa freschezza pervasa da un intelligente spirito ironico,come dimostrano le Ballerine figurette stilizzate e sinuose, quasi liquide, dal volto fumettistico. Negli anni novanta collaboreranno con la Cooperativa ceramica di Imola, e saranno tanti gli oggetti d’uso prodotti, all’insegna dell’alto artigianato e dell’incontro tra arte e design. Poi nei tardi anni novanta il radicale cambio di passo: infrangendo regole secolari e preconcetti rivoluzionano letteralmente la ceramica artistica.

Una visione di enorme attualità e importanza, che attraverso la meraviglia mette in discussione le nostre categorie mentali e ci interroga continuamente”

Diego Galizzi curatore della mostra e direttore Musei di Imola.

Servizio di Bertozzi e Casoni

Bertozzi e Casoni a Palazzo Tozzoni 

Il fascinoso Palazzo Tozzoni è il cuore della mostra a Imola. Negli spazi della signorile dimora dove sono conservati gli arredi antichi originali, ogni sala ospita a sorpresa opere di Bertozzi & Casoni. Un inserimento riuscitissimo in un rincorrersi tra realtà e finzione, tra ciò che resta nella memoria storica e ciò che si consuma e si corrompe, tra vita e morte. Nella continuità dell’ambiente della casa-museo emergono come iceberg le loro creazioni coloratissime e gettano un grido silenzioso e spiazzante.

Come la impressionante testa mozzata di cervo le cui lunghe corna sono invece rami di ciliegio fiorito, deposta e offerta su una grande piatto rinascimentale (richiamo forse alla testa mozza di san Giovanni Battista?). E come i sublimi vasetti di fiori che fanno il verso, ma a tutto tondo, a quelli delicati Giorgio Morandi; e le rose raccolte chissà con quanta fatica con un grosso paio di guantoni da boxeur e protette allo stesso tempo. Tutti seducenti, anche se il mio preferito è l’elegantissimo vaso sferico con i ranuncoli, perfetto nella forma, nei colori e nelle proporzioni.

Disgrazia con orchidea azzurra, 2018 (part), ceramica policroma, Foto Daria Galli

L’arte della ceramica 

Dagli anni duemila gli Artisti affinano la loro sapienza tecnica mimetica ricercando sempre di oltrepassare i limiti tecnici della ceramica, e indagando tutto ciò che appare caduco e perituro. Tante sono le loro natura morte, potenti Vanitas contemporanee: fatte di avanzi di cibo, stoviglie sporche, rifiuti quotidiani, sporcizia, spazzatura, il trash fino al massimo del disfacimento suggerito da pile di ossa e teschi. Citiamo solo Resistenza 2 e Avanzi, i resti di una cena movimentatasu una grande tavola imbandita, e lo straordinario Sorpresa (uovo di Pasqua) abbagliante nello splendore della carta dorata un magnifico invitante uovo di cioccolata al latte che serba però al suo interno uno scheletrino di rettile… e così il peccato di gola è subito punito.

La busta della spesa appena appoggiata su tavolo in cucina è già infestata da viscidi lumaconi voraci. E nel caldo ambiente dellantica biblioteca del conte Tozzoni ci aspetta un legnosissimo Pinocchio seduto su una catasta di libri, tutte edizioni delle sue avventure tradottein molte lingue: un lungo puntuto naso è piantato su un volto incartapecorito dalla rughe. Non ricordo è il titolo rivelatore dell’istallazione, il decrepito burattino quasi tutto di legno non è riuscito a diventare completamente umano, solo il volto segnatissimo dall’età è di carne, ma il naso allungato tradisce la sua natura pervicacemente mentitrice, sarà vero che non si ricorda?

Adesso, 2009, ceramica policroma, Foto Nazario Spadoni

 

Imola accoglie l’arte della ceramica

La Rocca Sforzesca racchiude l’ultima tappa dell’esposizione imolese, ed è l’acuto finale! Nel Castello, fulgido esempio di architettura fortificata di epoca medievale e rinascimentale, attraverso gli spoglianfratti, le scale, i lunghi ambulacri scoscesi si giunge nel cuore di una delle grosse torri, e là sotto la secolare volta in mattoni ci appare all’improvviso una scena molto emozionante: un corpo pende nel vuoto, un impiccato penzola da un fastoso lampadario antico. E’ un giovane fauno suicida. Il simbolo classico della pulsione erotica, della passione e della vitalità, secondo la nostra antica tradizione classica: La morte dell’eros. Un’istallazione dalla lunga gestazione, un’opera che per anni è stata una vera sfida inventiva e tecnica per il duo Bertozzi e Casoni. La bramosia frenetica della voluttà coniugata simultaneamente con la sconfitta definitiva. Un’immagine sconvolgente.

Così e con molte altre magnifiche sorprese ci presentano il loro mondo, così ci offrono la riflessione profonda sul nostro mondo, caduco ed effimero, di una seducente bellezza, ma in continuo pericolo perché il veleno si nasconde ovunque. E la fine è nota.

 

Silvia Camerini Maj

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