Anish Kapoor, a Firenze sono andati in scena l’irreale e l’inverosimile

Anish Kapoor, a Firenze sono andati in scena l’irreale e l’inverosimile

FIRENZE – Nella cornice rinascimentale di Palazzo Strozzi a Firenze sono sbarcate le opere di uno degli artisti contemporanei più importanti al mondo, Anish Kapoor. La mostra “Untrue Unreal”, che ha chiuso i battenti il 4 febbraio, ci ha catapultati negli ultimi 40 anni di ricerche e di lavoro del visionario maestro indo britannico.

Anish Kapoor Photo by Francesco Ensabella MyWhere
Svayambhu. Anish Kapoor. Untrue Unreal Palazzo Strozzi

Anish Kapoor rappresenta sicuramente uno degli artisti contemporanei più discussi. Insignito di vari riconoscimenti e presente con le sue opere nelle maggiori gallerie del mondo, Kapoor gioca ad infrangere le regole del reale creando delle contrapposizioni che a volte sono solo apparenti.

Concavo e convesso, vero e falso, colori accesi e nero più nero. Sono solo alcune delle illusioni che inducono l’osservatore a mettere in discussione l’essenza stessa della materialità degli oggetti.

Biografia di un visionario

Nato a Mumbai nel 1954 da padre indiano e madre israeliana irachena, ha vissuto tra l’India ed Israele, dove per due anni frequenta una scuola di elettronica. Si trasferisce poi nel Regno Unito dove si iscrive alla scuola d’arte e dove trascorre la maggior parte della sua vita. Kapoor è molto legato anche all’Italia, non a caso a Venezia ha sede la Fondazione che porta il suo nome. Nel 2022 è stato protagonista della Biennale, esponendo molte delle sue opere alla Galleria dell’Accademia. 

Data la natura multiculturale delle sue origini la sua vita è impregnata di riti induisti, ebraici ed arabi. Il misticismo dei luoghi della sua infanzia e della sua adolescenza ha un impatto molto forte sulla sua intera carriera artistica. Nelle sue opere ritroviamo elementi di ognuna delle culture con cui è venuto a contatto negli anni, reinterpretate e riproposte al pubblico come strumento di riflessione.

Attraversare le stanze di Palazzo Strozzi è stato come fare un viaggio a ritroso nel tempo diventando testimoni dell’evoluzione artistica di Kapoor attraverso la scoperta degli argomenti e dei temi a lui più cari.

L’uso intenso dei colori

Uno degli elementi caratteristici della sua ricerca è l’uso estremo dei colori. Dalla fine degli anni ‘70 in poi riscopre le sue origini indiane che ritroviamo proprio nell’uso di colori sgargianti e di pigmenti puri che ricoprono molte delle sue opere, e nel legame spirituale tra terreno e divino. Nell’ambientazione Rinascimentale di Palazzo Strozzi con il suo rigore architettonico, emergono queste suggestive forme pigmentate di giallo e rosso in un’apparente contrapposizione, mostrandoci la possibilità di nuovi spazi sottostanti.

Anish Kapoor, Palazzo Strozzi
To Reflect an Intimate Part of Red, Anish Kapoor

Il rosso è una costante in molti dei suoi lavori. E’ il colore della terra, del sangue e dell’interno del corpo umano. E’ un colore, che secondo l’artista, crea un’oscurità quasi più profonda di quella creata dal nero. Il rosso non viene visto solo con gli occhi ma viene percepito dai sensi come passione e pericolo. Ecco la serie di opere “First Milk“, “Three Days of Mourning” e “Tongue Memory” con la loro rappresentazione della materia organica, della fisicità sanguigna in un’alternanza di vita e di morte.

Anish Kapoor, Palazzo Strozzi
First Milk, Anish Kapoor

Vantablack, il nero più nero

Così come il rosso anche il nero, specialmente questo nero così unico, diventa elemento fondamentale del linguaggio metaforico di Anish Kapoor.

Questo particolare materiale è composto da nanotubi in carbonio ed assorbe il 99,95 % della luce. Inventato nel 2014 per scopi militari, l’artista ne ha acquistato l’esclusiva per uso artistico attirandosi non poche critiche da alcuni colleghi.

Le caratteristiche fisiche di questo materiale sfidano la percezione visiva immediata creando illusioni ottiche. In occasione della mostra “Untrue, Unreal” di Palazzo Strozzi è stato possibile ammirare alcune delle opere della serie black works, realizzate con il famoso Vantablack, tra cui “Void Pavilion VII“, appositamente creata da Anish Kapoor per l’occasione. Al cospetto di queste forme geometriche l’osservatore si interroga sui reali contorni degli oggetti. Il risultato è la scomparsa della terza dimensione risucchiata dal colore stesso che ci obbliga a guardare nell’abisso visibile al suo interno. Chi guarda può essere scaraventato in un mondo privo di luce oppure in un mondo ricco di possibilità. E’ in questo dualismo che risiede il dialogo tra l’opera e il pubblico.  

Specchio delle mie brame

Untrue Unreal Palazzo Strozzi
Mirror, Anish Kapoor

Un’altro tema ricorrente nelle opere di Kapoor sono le sculture riflettenti, spesso realizzate in acciaio inossidabile. La sua opera più iconica di questa serie è sicuramente il mastodontico “Cloud Gate” che ha ridisegnato lo skyline del Millennium Park di Chicago. A Palazzo Strozzi le più contenute “Mirror”, “Vertigo” e “Newborn” mirano a creare l’illusione di una nuova dimensione oltre le leggi della fisica. Queste opere specchianti riflettono ed alterano lo spazio circostante creando una realtà parallela a disposizione dello spettatore della quale lo spettatore stesso è parte integrante.

Come sempre Palazzo Strozzi è sede di importati eventi artistici come lo è stata questa mostra con la quale Firenze, culla del Rinascimento, ha duellato in un’eterna sfida tra rigore e ambiguità a dimostrazione che lo scopo dell’arte è negli occhi di chi la guarda.

 

In homepage Non Object Black, Anish Anish Kapoor. Photo by Francesco Ensabella

Tutte le foto del servizio sono Photo by Francesco Ensabella per MyWhere

Veronica Ciancolini

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